Autonomie per tutti non per pochi

Autore: Canio Trione - Bari, 24 agosto 2023

Riflessionidi Canio Trione,riprese dalsuo volume “L’economia virale” (Napoli, 2021, Giammarino Editore) edai suoibrillantiinterventi su https://bariseranews.it/,adattate al contesto del Forum 2043.Non èineluttabile chel’avanzamento tecnologico e finanziario debba ridurre e non espandere le autonomie personali, sociali, territoriali, afferma convintamente Canio Trione, con la forza della sua preparazione economica e la passione con cuipromuove il bene delle persone,la prosperità delle piccole imprese, l’azionecivico-politicalocale, competente e responsabile, per il bene delle generazioni future.

Dopo che la Repubblica Italiana è entrata in un’area valutaria grande ma anche disfunzionale come l’Eurozona, i territori, le piccole imprese, le famiglie e le persone soffrono. E’ una ripetizione in grande scala di quanto accadde ai territori del Sud che furono unificati nello stato dei Savoia. Ai problemi dell’unificazione del mercato europeo si aggiungono le storture della globalizzazione, in cui i capitali sono liberi di muoversi ma restano accumulati in depositi virtuali che, per quanto le elite che li controllano conducano una vita lussuosa oltre l’immaginabile, non potranno mai essere spesi, né investiti.

Senza entrare in tecnicalità, ci sono stime che ci raccontano un mondo in cui la ricchezza reale prodotta sarebbe ormai di 100 trilioni (convertiti tutti in dollari) l’anno (il PIL globale), mentre altri 400 trilioni esisterebbero come ricchezze virtuali (la ricchezza finanziaria globale), a cui però nessuno può ragionevolmente accedere in questa situazione politica internazionale.

La nostra risposta a questo stato abnorme delle cose non può essere la nostalgia o il mugugno, ma la comprensione di ciò che è insostenibile e può essere ragionevolmente corretto perché le persone comuni possano vivere.

Le tecnostrutture del capitalismo internazionale possono persino predire e indurre consumi, con le tecnologie esistenti, ma esse incarnano un nuovo autoritarismo economico-sociale-finanziario.

Nell’impegno delle forze civiche, ambientaliste, territorialiste che si stanno raccogliendo nel Patto Autonomie e Ambiente e che s’incontrano nel Forum 2043 per portare avanti i valori umanistici della Carta di Chivasso, c’è evidentemente grande attenzione per il tema delle autonomie come fatto istituzionale. Concentrarsi sugli aspetti istituzionali è certamente la via maestra che si è sempre seguita, ma il mondo è cambiato molto e in peggio.

Oggi le istituzioni – globali, europee, dello stato repubblicano italiano - sono totalmente corrotte nel senso proprio del termine. In esse si mediano gli interessi e si soddisfano i desideri dei più forti. Con il controllo dei dati e dei media, nessuna di esse ha più alcun bisogno di rispondere ai cittadini, come dovrebbe essere secondo la minima educazione civica in cui siamo cresciuti e secondo la Costituzione vigente (tanto riverita quanto tradita).

Costruire o ricostruire una democrazia come governo del popolo attraverso i suoi rappresentanti, è aspirazione che non può essere abbandonata, ma non basta più. Ammesso e non concesso che sia mai stato sufficiente.

Quindi chi si impegna per le autonomie, se vuole proporsi come modello di governo del futuro, deve acquisire -anche se non condividere- questa drammatica realtà e impegnarsi a superarla. Sicuramente servono governi locali più forti degli attuali, ma essi, nello stato attuale delle cose, sarebbero comunque, una alla volta, preda facile degli interessi delle elite globali.

Il contenuto insopprimibile dell’azione politica futura deve continuare a essere la difesa delle identità, delle diversità, della bellezza, dell’umanità delle specificità locali. Queste azioni politiche però devono incontrarsi e unirsi nel comune interesse a contrastare fermissimamente la omologazione, l'appiattimento, la uniformizzazione.

Dobbiamo insieme resistere a forze omologanti potentissime come quelle che abbiamo visto plasticamente in azione durante la pandemia Covid-19, quando pochissimi grandi monopoli farmaceutici hanno ordinato alle organizzazioni internazionali, alla Commissione europea, ai governi nazionali, di somministrarci i loro farmaci indistintamente e e obbligatoriamente, come se gli esseri umani fossero polli in batteria.

Questa capacità livellatrice è di gran lunga più profonda e pervadente del comunismo reale o di altre esperienze totalitarie della modernità, perché essa non si afferma con la violenza, ma con il controllo delle menti e dei cuori.

Attraverso le narrazioni diffuse globalmente dalle grandi concentrazioni mediatiche, il controllo e la sorveglianza universale resi possibili dalle nuove tecnologie, l’efficacia della repressione ottenuta attraverso il controllo di banche dati globali (che possono letteralmente farci “scadere”, come se gli esseri umani fossero una “password”), le concentrazioni di potere della modernità, i centralisti, ci trasformano in tutti in numeri. La pressione del conformismo, su scala globale, ci priva di identità e pensiero.

Non si accontentano dell’ubbidienza. Vogliono che la pensiamo come loro e che ci adeguiamo (compliance!) prima ancora che essi abbiano trasformato i loro progetti in ordini.

Ovviamente nell’umanità globalizzata possono diffondersi viralmente anche idee di resistenza, non solo di obbedienza, quindi la situazione è seria, ma forse non totalmente compromessa.

Su questo punto possiamo essere d’aiuto, unendo forze territoriali, sociali, culturali, per incidere sulla vita, a partire dalle persone più umili, dalle periferie della globalizzazione.

Dobbiamo dircelo chiaramente: abbiamo poco tempo. Non ci è concesso di tergiversare.

Siamo dentro una deriva rapidissima.

Sul piano monetario, va avanti la concentrazione del potere bancario (poche stanze dei bottoni possono chiudere i conti di ogni potenziale dissidente).

Sul piano economico, si continua a favorire i potentati privati transnazionali.

Sul piano culturale e mediatico, le nostre menti sono invase da ciò che viene prodotto e distribuito da pochissime centrali produttive globali.

Non c’è tempo per immaginare chissà quali organizzazioni o istituzioni nuove, dobbiamo da subito influenzare la politica per salvare la sanità fisica e mentale della persona umana e delle comunità locali in cui essa vive e lavora, nella loro preziosa specificità, dal cibo al divertimento, dal vestito alle cure, dal parlare quotidiano fino alla libertà di culto.

Tutto ciò è possibile, purché ci uniamo in percorsi concreti di difesa delle autonomie, da condividere tra di noi, senza indugi.

Dobbiamo contrastare la pandemia della cultura dell’emergenza, rifiutandoci di avallare l’accavallarsi di risposte emergenziali. Dobbiamo riportare tutte le attuali istituzioni a una normalità in cui si sia in grado di gestire anche le sfide più difficili, senza ulteriori concentrazioni di ricchezze e di potere.

Dobbiamo ripristinare una sfera incomprimibile di libertà d’azione per l’individuo, perché egli sia in grado, dal basso e dal piccolo, di reagire prontamente e autonomamente ai cambiamenti.

Dobbiamo restituire credito e agibilità alle piccole e medie imprese locali e ai loro primi clienti, che sono poi i loro concittadini. Perché esse tornino a fiorire devono essere liberate di tutti gli oneri impropri che sono stati imposti (magari giustamente) alle imprese più grandi.

L’economia deve essere liberata dalle catene della finanza. La tecnologia deve alleggerire la vita della persona e non renderla schiava. Le istituzioni devono tornare al servizio della persona.

Questo è il nostro cantiere, al lavoro.

- Autonomia per tutti, non per pochi -di Canio Trione -Bari, 24 agosto 2023

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Foto di Canio Trione tratta da:

https://www.scriptamoment.it/2020/04/27/intervista-a-canio-trione-economista-leconomia-che-verra/

 

Dibattito sulle autonomie ospitato da Il Nuovo Trentino

Autore: Mauro Vaiani, Claudia Zuncheddu, Ciro Lomonte, Roberto Visentin - 28 febbraio / 3 marzo 2023

Grazie all'impegno personale di Piercesare Moreni e alla lungimiranza del direttore Paolo Mantovan, Il Nuovo Trentino ha pubblicato quattro interventi in quattro giorni nel quadro di un dibattito sul futuro dell'autonomia del Trentino, che è cruciale per il futuro di tutte le autonomie nello stato italiano e forse anche oltre. Per gentile concessione del quotidiano trentino, pubblichiamo qui, in ordine cronologico, i quattro articoli, scritti rispettivamente dal dott. Mauro Vaiani (28 febbraio 2023), dalla dott.ssa Claudia Zuncheddu (1 marzo 2023), dall'arch. Ciro Lomonte (2 marzo 2023) e dal vicepresidente EFA-ALE e presidente Autonomie e Ambiente (AeA) Roberto Visentin (3 marzo 2023). Si avverte che: i testi qui riprodotti sono quelli integrali inviati dagli autori. Sulle pagine de Il Nuovo Trentino potrebbero essere stati soggetti a minimi ritocchi per esigenze d'impaginazione.

1) Martedì 28 febbraio 2023 - Mauro Vaiani (OraToscana, segreteria di Autonomie e Ambiente)

Titolo: Il Trentino non è autonomia "etnica"

INT 2023 02 28 Vaiani 1Testo

Quella della Provincia di Trento è per molti aspetti l’autonomia più avanzata e più ammirata della nostra Repubblica. Dall’esterno – chi scrive è un Toscano che vive e lavora in Toscana – non la vediamo affatto come una autonomia “etnica”, come l’ordinamento originale di un cantone montano, come l’autogoverno di un territorio in qualche modo marginale o periferico, che si sia trovato nella Repubblica Italiana per un accidente della storia e che quindi avrebbe bisogno di un qualche ordinamento speciale.

Al contrario, l’autonomia trentina è comprensibile e quindi ammirata in tutti gli altri territori, perché si è realizzata in una territorio percepito come “italiano” e comunque non periferico, ma al contrario ben inserito nella principali reti economiche e sociali della globalizzazione e dell’integrazione europea.

In ogni altro territorio dove è presente un movimento civico autonomista o anche solo vagamente territorialista, l’autonomia del Trentino è vista come una fonte di ispirazione. Sbagliamo a vedervi così? Non lo crediamo affatto.

E’ stato autolimitante e alla lunga distruttivo, per gli stessi autonomisti del Trentino e di altre realtà alpine, pensare al proprio autogoverno come una necessaria e speciale solidarietà fra gente di montagna.

Nella Provincia di Trento sono affidate alle amministrazioni locali molte responsabilità e la necessità di far funzionare concretamente cose essenziali alla vita quotidiana. Poiché chi governa è molto vicino a chi è governato, nel tempo si sono selezionati pubblici funzionari e un personale politico le cui prestazioni sono molto superiori alla media italiana (e anche a quella di parecchi stati europei).

Sarebbe semplicistico continuare a credere che la buona qualità dell’autogoverno locale a Trento sia una eredità culturale dell’antica solidarietà montanara o di altre, pur preziose, eredità storico-culturali.

E’ stato decisivo, invece, aver trattenuto sul territorio poteri, risorse, competenze. Questo ha significato per il Trentino una accumulazione di capitale sociale in pochi decenni! Una trasformazione moderna, che va ben oltre la rivendicazione di identità e tradizioni.

Le vostre montagne erano povere quanto e forse più di quelle del nostro Appennino, dopo la Seconda guerra mondiale, ma oggi, dopo decenni di autogoverno, la situazione è completamente cambiata.

Il vostro territorio è fra i più benestanti d’Europa, mentre le nostre province appenniniche, che sono state governate da autorità centrali (e spesso centraliste) chiuse nei loro palazzi romani (o milanesi, o, più recentemente, bruxellesi), si sono spopolate, impoverite, degradate. Qua e là magari i nostri territori peninsulari sono stati fatti oggetto di una qualche rinascita artificiale, turistica o connessa con la “signorilizzazione” (“gentrification”, direbbero i più globalizzati), ma il “buon ritiro” in montagna è assolutamente insufficiente a restituire vitalità a comunità locali romagnole, toscane, umbre, marchigiane, abruzzesi, campane, lucane o calabresi, che continuano a declinare.

Non si dovrebbe chiudere l’autonomismo entro il recinto dell’autodifesa di una comunità montanara. Nelle contraddizioni della globalizzazione, tutti i territori, anche le pianure, le coste, le isole, persino le città più grandi e più ricche, hanno bisogno di un maggior autogoverno, che significhi controllo sui propri beni comuni, sui servizi pubblici locali, sulla pubblica istruzione, su un servizio sanitario capillare, sui faticosi ma necessari processi di transizione ambientale, perché ogni territorio resti abitabile e sia consegnato intatto alle generazioni future.

Nel nostro Forum 2043 ci stiamo preparando al centenario della Carta di Chivasso del 1943, perché consideriamo che quelle antiche parole autonomiste e confederaliste scritte da resistenti antifascisti alpini siano più vive e più attuali che mai per tutti e dappertutto.

Come ha scritto Walter Pruner, in suo contributo al nostro Forum 2043, anche a Trento sono arrivate la crisi della partecipazione civile e l’eclissi della diligenza nelle elite, che mettono in pericolo anche l’autonomia italiana di maggior successo.

Gli errori della politica italiana (ed europea) sono tanti e non possono certo essere trattati qui: il declino del pluralismo nei media, ormai in mano a poche centrali globali di conformismo; le vergognose leggi elettorali, che impediscono ai cittadini di scegliere liberamente i loro leader locali; la distruzione dei partiti politici popolari. I contraccolpi negativi sono arrivati a far danni anche in Trentino, lasciando spazio a varie forme di populismo (non solo quello leghista o pentastellato, sia chiaro, ma anche a un certo populismo “dall’alto” in stile renziano), oltre che, più recentemente, a una destra piena di idee centraliste, presidenzialiste, nazionaliste, tutte drammaticamente vecchie e sbagliate.

Il Trentino, ha scritto Walter Pruner al Forum 2043, “all’opzione autonomista ha preferito l’allineamento con Roma, con un voto oltremodo prevedibile e reso incontendibile a causa di un incontinente lassismo politico, in Trentino non meno che nella più generale scena italiana.”.

La fase politica che stiamo vivendo ha bisogno di più autonomie personali, sociali, territoriali, non certo di meno. Ciò che però nessun autonomismo dovrebbe più fare, a nostro parere, è isolarsi.

I nostri ideali hanno grandi padri e madri trentine: la Repubblica delle Autonomie, l’Europa delle regioni, il confederalismo per un mondo emancipato dal colonialismo, dall’autoritarismo, dal militarismo.

Coloro che li condividono devono tornare a fare rete tra di loro, consapevoli e fieri del proprio passato, ma consapevoli che la posta in gioco è altissima e richiede un supplemento d’anima: un futuro più “trentino”, cioè una vita comunitaria a misura di persona umana, non solo per i Trentini, ma per tutti, dappertutto.

 

2) Mercoledì 1 marzo 2023 - Claudia Zuncheddu (Sardigna libera, attivista per la salute e per l'autogoverno della Sardegna)

Titolo: Ondate di populismi e naufragi autonomisti

INT 2023 03 01 Zuncheddu

I processi di globalizzazione in corso, per poter attuare il proprio dominio economico e culturale, necessitano dell’eliminazione di qualsiasi identitàe diversità, di ogni forma di dissenso,di autonomia personale, sociale, territoriale. Tuttavia la storia delle varie comunitànon è così facilmente cancellabile. Ha determinato fenomeni di appartenenza e di condivisione culturale, sociale ed economica, che tutt’ora, nonostante i processi di disgregazione violenta della globalizzazione,persistonodandosostanza, dal locale al globale, a diversità cheintendono organizzarsiin modo differente.

L’esperienza di autonomia del Trentino è per gli autonomisti e per tutti i movimenti identitari che mettono in discussione il centralismo dello Stato italiano, un buon esempio diautogoverno. E’ un’esperienza di emancipazione che va ben oltre le sabbie mobili del localismo in cuiin moltivorrebbero veder scomparire le autonomie.

AllaSardegna, a differenzadelTrentino,è stato impedito peroltre 70 annidi attuare le previsioni delloStatutospeciale. A certificare questo, sin dalla conquista formale dell’Autonomia,sono statel’imposizione di attività militari in 24 mila kmq di territorio sardo (62% della militarizzazione italiana), l’imposizione di una cultura industrialeestranea agli interessi dell’Isola, la creazione di “bolle” turistiche gestite da capitali stranieri, decretando sino a oggi uno status coloniale, con altissimi costi in termini sociali, economici, ambientali e sanitari.

L’ ”antistorico successo di Fratelli d’Italia” è un’anomalia politica che nondeve mettere in discussione l’esperienza autonomista alla base dell’emancipazione del Trentino,né delle speranze di altri territori, come la Sardegna, il cui autogoverno è rimasto incompiuto.

ll fenomeno della perdita di capacità progettualedei partiti, con il confondersi dei valori di destra e di sinistra, nel nome diunapretesa unità nazionaleo della rigidità dei vincoli esterni, ha generato governia cui hanno partecipato tutte le forze politiche, compresa l’antipolitica realtà dei Cinque Stelle,ma che sono risultati troppo simili nel governo dell’esistente.Lo star fuori “formalmente” di Fratelli d’Italia da questi governi e la diffusa sfiducianella possibilità di un miglioramento reale delle condizioni economiche e sociali, hapremiato elettoralmente questa formazione dianticamatrice neofascista,così come prima aveva premiato altre forze.

Queste ondate anti-sistema hanno avuto ripercussioni in tutte le regioni, senza esclusione di quelleautonome, conil connessosvilimento dell’autonomia del personale politico locale, e quindidell’ autogoverno e autodeterminazione delle comunità.

In Sardegna, per esempio, l’onda lunga della Legasalviniana alle elezioni regionali del 2019, ha contribuito alla vittoria del centrodestrainalleanzacon ilPsd’Az.Quest’ultimo però non era più ilpartito storico dell’autonomiasarda, ma una mera appendice del salvinismo.Ilpresidente Solinas,passato dalcentrodestra alla guida del Psd’Az, haincarnatoquestaderiva, imbarcando nel partitole seconde e terze file del centrodestra italiano.Ora lo stesso accadrà, in molti territori, con la parabola crescente di Fratelli d’Italia.

Per lamancataautonomia,la Sardegna è il territorio più spopolato d’Italia, trai più impoveriti e più inquinati(dove siregistra,fra l’altro, la più alta percentuale di rinunce alle cure sanitarie, in primis per ragioni economiche).Nessun territorio, nemmeno il Trentino, è al riparo da un simile declino, venendo a mancare una politica autonoma e autonomista,

In tutti i territori sipuò e sideve resistere,magari conoscendoci e cooperando di più, restando attaccati a una antica enuovaideadiautonomia diffusa e interconnessa in modo solidale,con un respiro europeo e internazionale.

 

3) Giovedì 2 marzo 2023 - Ciro Lomonte (segretario del Movimento Siciliani Liberi)

Titolo: Le Dolomiti viste dall'Etna, il fuoco dell'autogoverno

INT 2023 03 02 Lomonte

Una delle caratteristiche da noi ammirate nei politici autenticamente autonomisti di Trento e di Bolzano è la loro capacità di farsi eleggere al Parlamento Italiano senza essere costretti a farsi rappresentare da partiti centralisti. Quando gli eletti autonomisti vengono sollecitati a dare un supporto al voto di maggioranze traballanti, chiedono in cambio benefici per i rispettivi territori, non per sé stessi. Un comportamento coerente che ha garantito benessere e sviluppo a due comunità da tempo in vetta alle classifiche della qualità della vita.

Ci si potrebbe chiedere come mai i siciliani – non parliamo di Siciliani Liberi, forza politica ancora troppo giovane e troppo debole per essere presente nelle istituzioni – non abbiano mai fatto altrettanto per la propria terra. Eppure sono sempre stati numerosi in Parlamento. Hanno espresso capi di Governo, ministri e ultimamente pure un Presidente della Repubblica, tutti assolutamente ignavi o passivi riguardo alla “questione finanziaria siciliana”. I media nascondono la realtà che la Sicilia è trattata come una colonia interna, a cui vengono sottratti ogni anno 10 miliardi di euro provenienti dalle stesse tasse dei siciliani. E i rappresentanti isolani dei partiti centralisti tacciono.

L’istituzione dell’autonomia speciale siciliana (1946) e la nuova Costituzione repubblicana (1948) non hanno funzionato come l’autonomia trentina, proprio per il rifiuto del governo centrale di porre fine alla sottrazione di risorse dall’Isola verso lo stato centrale. Oggi sembra incredibile, ma il Regno di Sicilia (1130-1816) è stato una realtà fiorente e sviluppata per circa settecento anni, uno degli stati più ricchi del mondo, prima di essere soppresso dai Borbone e poi, definitivamente, dal Regno d’Italia. A suo tempo la Sicilia era terra d’immigrazione. L’emigrazione dei siciliani è iniziata dopo il 1860 (come pure altri gravi guasti, come la mafia, fenomeno studiato a fondo da alcuni storici quali Francesco Benigno).

L’attuale assetto statuale è sorretto da forze poderose: i vincoli internazionali (militari, non solo politici); i rapporti economici di dipendenza; le strutture statali che sono ancora centraliste e prefettizie; il monopolio dell’educazione e dell’informazione. Non sono mancate neppure brutalità e violenza, perché i siciliani si sono ribellati, in alcuni momenti storici, ma sono stati repressi.

Il fuoco dell’aspirazione all’autogoverno non è certo spento, come non è mai spento il nostro vulcano che domina la Piana di Catania. È lì, cova ininterrottamente e prima o poi avrà porrà fine alle conseguenze negative del colonialismo interno.

Tutti i territori aspirano a maggior autogoverno e tuttavia servono metodo, astuzia, costanza, perché il centralismo è forte.

Le richieste di maggiore autonomia, la cosiddetta “autonomia differenziata” chiesta da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, sono anch’esse minate da una grave incomprensione di come concretamente si costruiscano processi di autogoverno. Le tasse sul fatturato di un’azienda che ha sede fiscale a Milano, per esempio, non sono “lombarde”. Esse dovrebbero restare nei territori dove si producono beni e manufatti. Senza principi seri di territorializzazione delle imposte, le aspirazioni di queste grandi regioni saranno (giustamente) liquidate come “secessione dei ricchi” e quei territori resteranno ostaggio del centralismo italiano.

Le autonomie a cui guardiamo con ammirazione, per ciò che hanno realizzato con grande sacrificio e sagacia, quella di Trento come anche quella di Bolzano, non si sentano al sicuro. Il centralismo è pronto a riprendersi ciò che è stato costretto a lasciarvi gestire con le vostre forze e secondo la vostra volontà (da accordi internazionali, non da buoni sentimenti filo-autonomisti, che erano e sono ancora minoritari nella politica italiana).

Trento e Bolzano non si lascino omologare, conservino le loro solide politiche locali (ammirevoli, per inciso, quelle che sono in essere per la famiglia e la natalità, la sanità e la vecchiaia, l’agricoltura e la cultura). Restino d’esempio, in un mondo che tende a sopprimere le identità territoriali in nome di una globalizzazione massificante e disumanizzante. Per noi è necessario promuovere forme di collaborazione più intense fra i politici di Trento e di Bolzano ed i nostri – intendiamo quelli sinceramente impegnati nello sviluppo dei rispettivi territori – all’interno di contesti come la rete “Autonomie e Ambiente”.

4) Venerdì 3 marzo 2023 - Roberto Visentin (vicepresidente ALE-EFA, presidente di Autonomie e Ambiente in rappresentanza del Patto per le Autonomie Friuli-Venezia Giulia)

Titolo: Autonomisti trentini, avete perso la bussola

INT 2023 03 03 Visentin

Non riesco mai a dimenticare che spesso o meglio quasi sempre chi vince le elezioni ed arriva a governare, lo fa grazie a demerito o incapacità degli avversari, più che per meriti propri.

Il successo prima dei “salviniani” e poi di Fratelli d’Italia, persino in Trentino, una delle province di più antica e operosa cultura autonomista, è certamente connesso con una stanchezza e una sfiducia generali, che hanno spinto troppi elettori in tutta la Repubblica e in molte altre parti d’Europa, a smettere di votare o a dare un voto di protesta a forze immature e a leader populisti.

Va tuttavia messo in conto anche agli autonomisti trentini, che evidentemente si sono limitati a gestire, ma hanno smesso di investire nella coesione sociale delle loro comunità locali.

I Sudtirolesi hanno un collante etnico, che per ora attenua i loro problemi, che in Trentino non c’è (e anzi non c’è nella maggior parte dei territori dello stato italiano – compreso il mio Friuli - se non nell’immaginazione di qualche frangia identitaria).

Questi anni di crisi e declino, dovuti alle contraddizioni della globalizzazione, stanno conducendo alla disgregazione delle comunità locali, dei loro legami sociali, del loro sentirsi responsabili del proprio territorio.

I recenti successi di partiti centralisti sono anche responsabilità di autonomisti locali incapaci di comunicare in un mondo che cambia. Si sono persi troppi anni, anche in Trentino, pensando che la propria autonomia speciale fosse il frutto di qualcosa di, appunto, “speciale”: la cultura “montanara”, o le tradizioni dell’ “arco alpino”, o i legami storici con il “popolarismo austro-tedesco”. Fantasie, non politica, che hanno impedito di vedere l’affievolirsi, giorno dopo giorno, della capacità delle comunità locali di garantire inclusione, emancipazione, senso di appartenenza.

Questo obliga tutta la nostra area politica, cioè le persone e i movimenti che, almeno dalla Carta di Chivasso del 1943 in poi, credono nelle autonomie, a studiare e faticare di più; a riflettere criticamente e autocriticamente su perché da quasi venticinque anni (dai tempi del Titolo V del 2001) la Repubblica delle Autonomie è messa sempre più in discussione, invece di avanzare; a mettere in discussione il nostro linguaggio e la nostra postura autonomista. Senza un cambiamento profondo e senza un altrettanto profondo rinnovamento generazionale, si diventa un peso morto, invece che un motore, per la causa autonomista.

Mi sia consentito di essere brutale: si può rimanere al potere anche senza avere un progetto per la propria terra, come è successo al PSDAZ (succede in politica di non sapere più come sistemare le cose che non vanno e allora ci si riduce a sistemare se stessi). Anche altri partiti autonomisti, anche lo storico PATT, sono a rischio di fare la fine del PSDAZ.

Non definirei antistorico il successo di Fratelli d’Italia in Trentino. E’ al contrario la conseguenza dell’abbandono del campo da parte di chi dovrebbe rappresentare i territori, lasciando spazio a esponenti di un centralismo vecchio e fallimentare, che non porterà da nessuna parte.

L’autonomia non è di sinistra o di destra e nessuno può rivendicare il diritto di rappresentarla in esclusiva, ma è inaccettabile che i ciarlatani di “prima gli italiani” e “via le accise dalla benzina”, siano considerati credibili come amministratori di comunità complesse come lo sono tutte le autonomie locali di questa Repubblica, non solo quelle speciali.

La proposta di autonomia differenziata fatta dall’autore del “Porcellum“ andrebbe definita con la stessa parola da lui suggerita – porcata – se fosse una cosa seria, cosa che ovviamente non è. Serve solo a fomentare tensioni e divisioni, a uso e consumo di chi vuole portare lo stato italiano verso il presidenzialismo, cioè una deriva centralista per noi inaccettabile.

Lo scontro c’è e va affrontato a viso aperto, tra chi persegue un progetto centralista e chi invece crede nell’autogoverno dei territori.

In Autonomie e Ambiente stiamo costruendo una rete politica interterritoriale per una nuova generazione civica, ambientalista, territorialista. Siamo e restiamo estranei a ogni nordismo, sudismo, alpinismo, montanarismo. Il nostro progetto, per tutti i territori della Repubblica e d’Europa, è “contro nessuno ma in favore di se stessi”.

 

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Domande dagli autonomisti di Monza e Brianza

I prossimi 22 e 23 ottobre 2023 il collegio senatoriale n. 6 della Lombardia, che coincide con la provincia di Monza e Brianza, va al voto per le elezioni suppletive. Si deve eleggere una nuova persona al Senato della Repubblica, che vada a occupare il posto dello scomparso Silvio Berlusconi.

Il collegio è geograficamente molto ristretto, ma ha una popolazione di 800.000 abitanti ed è formato da 55 comuni. E' tradizionalmente una costituency dominata dal centrodestra, ma nella vita amministrativa locale conosce anche una importante presenza di civismo, specie nei centri minori.

L'elezione del nuovo senatore avverrà con il sistema maggioritario più semplice, quello che nella cultura anglosassone è chiamato first-past-the-post (indicato anche con l'abbreviazione FPTP), cioè un sistema uninominale secco a turno unico. L'espressione "first-past-the-post" significa letteralmente "il primo oltre il palo" (ispirata dal linguaggio delle corse dei cavalli).

Il bipolarismo verticistico che è purtroppo prevalente nella nostra Repubblica cercherà probabilmente di riproporre (imporre, sarebbe più corretto scrivere) i soliti candidati scelti dai vertici. Tuttavia, essendoci stavolta (nelle suppletive e purtroppo solo in esse) la possibilità di candidarsi anche per figure civiche indipendenti, ci si augura un confronto plurale, dove faccia la differenza il valore della persona, come dovrebbe essere peraltro sempre nelle elezioni dei nostri rappresentanti.

Cittadini di quel territorio, di animo autonomista e con simpatia per il nostro patto Autonomie e Ambiente, ci hanno chiesto di rendere pubbliche alcune loro domande squisitamente politiche ai candidati di questo vasto collegio uninominale, che riportiamo nell'ordine in cui ci sono arrivate.

1) Cosa pensano della svolta presidenzialista proposta dall'attuale maggioranza di destra e da alcune componenti del centro e, fino a ieri, anche della sinistra? Come è noto, il nostro mondo è assolutamente contrario alle elezione diretta di un capo della Repubblica, che si risolverebbe in un circo mediatico dominato da opache concentrazioni di potere e ricchezza.

2) Cosa pensano - in generale - dell'autonomia differenziata chiesta dalla Regione Lombardia con il conforto del referendum consultivo del 22 ottobre 2017? A noi pare ingiusto che le disposizioni costituzionali del 2001 siano rimaste così a lungo inattuate, in particolare quelle fondamentali, relative all'autonomia fiscale e tributaria, che sono la premessa indispensabile per tutto il resto.

3) Cosa pensano - in particolare - del disegno di legge Calderoli (che contiene una sorta di autonomia "a scadenza", graziosamente promessa dal governo più centralista della storia della Repubblica)?

4) Cosa pensano della povertà che avanza per chi lavora e per chi è in pensione? Pare assolutamente insufficiente stabilire un salario minimo (peraltro da fame) mentre siamo di fronte a una perdita così massiccia di potere d'acquisto per la maggioranza della popolazione.

5) Cosa pensano del declino, da decenni, in particolare in Lombardia, di una sanità che sia veramente pubblica e prossima? Pare assurdo che proprio nella regione più ricca e più avanzata della Repubblica, che è meta di costosi "viaggi della speranza" da tutti gli altri territori verso i propri ospedali (anche pubblici, ma soprattutto convenzionati e privati), manchino medici di famiglia e ambulatori di vicinato.

6) Cosa pensano di proporre in Senato riguardo alla necessaria fuoriuscita dal fossile? 

7) Cosa pensano di proporre in Senato riguardo alla metastasi normativa (europea, statale, regionale, delle autorità, degli enti locali) che soffoca le autonomie personali, sociali, economiche, territoriali?

Non interessano, precisano i nostri simpatizzanti, risposte lunghe e articolate. Sappiamo benissimo che non ci sono soluzioni "italiane" (tanto meno "europee") ai problemi dei diversi territori. E' anche evidente che nessun candidato senatore potrà mai fornire risposte tecniche e finanziarie dettagliate, finché non sarà in carica e avrà quindi sul proprio tavolo i fascicoli e i dossier. Sarebbe però molto civile ricevere delle risposte da cui si capisca, all'incirca, che formazione, che preparazione, che convinzione politica abbia ciascuno dei candidati.

Il sito di Autonomie e Ambiente, se arriveranno delle risposte, si impegna a pubblicarle assicurando a tutti uno spazio ragionevole.

Desio, 24 agosto 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

 

In ricordo di Michela Murgia

Ieri, 10 agosto 2023, Michela Murgia ci ha lasciato prematuramente. La scrittrice era nata a Cabras in Sardegna il 3 giugno 1972. Aveva parlato pubblicamente della gravità della sua malattia. L'autrice del romanzo "Accabadora" era una intellettuale impegnata su molti fronti delle autonomie personali, sociali, territoriali. Non c'era bisogno di essere sempre d'accordo con lei, per stimarla.

Per il nostro mondo civico, ambientalista, territorialista, Michela Murgia è stata una figura importante. Ha condotto una generosa campagna come candidata indipendentista alla presidenza della regione autonoma della Sardegna nelle elezioni del 16 febbraio 2014. Con un programma di innovativo autogoverno della sua terra, ottenne il 10,32% (76.000 voti).

Nel prezioso archivio di Radio Radicale c'è anche la registrazione della chiusura della sua campagna elettorale di quasi dieci anni fa: https://www.radioradicale.it/scheda/403661/elezioni-regionali-in-sardegna-chiusura-della-campagna-elettorale-di-michela-murgia.

 

 

La centralità dei territorialisti in Spagna

A parte il prof. Stefano Ceccanti e pochi altri osservatori più attenti, nel dibattito pubblico italiano pochi hanno compreso la centralità delle forze politiche territorialiste in Spagna. La competizione fra centralismo e territorialismo, grazie anche a leggi elettorali molto più delle nostre rispettose della volontà degli elettori nei diversi collegi locali, è da anni importante almeno quanto la tradizionale contrapposizione fra destre e sinistre.

La nuova presidente del Congresso dei deputati di Spagna, Francina Armengol (nella foto, fonte Wikipedia), è una socialista cresciuta politicamente nella regione autonoma delle Baleari. E' stata eletta grazie al voto delle forze territorialiste, sia quelle più progressiste che quelle più moderate, sia quelle più radicali nella proposizione di progetti di autogoverno, sia quelle più tradizionalmente autonomiste.

Con le destre del Partito Popolare e di Vox nessun partito territorialista vuole collaborare, nemmeno gli autonomisti più moderati di origine cristiano-sociale o liberale, con la motivazione squisitamente e strettamente politica che esse sono centraliste (in questo, purtroppo, in assoluta continuità con il franchismo).

Alcune delle forze territorialiste sono più note, perché sono attive in antiche nazioni oppresse dal centralismo spagnolo, i Paesi Baschi, la Catalogna, la Galizia, ma ce ne sono altre in molte altre regioni del Regno di Spagna.

Dagli uffici della nostra famiglia politica europea, l'Alleanza Libera Europea (ALE - European Free Alliance, EFA), apprendiamo che Pedro Sánchez, il leader socialista uscente, potrebbe quindi restare alla guida del Regno di Spagna, formando una coalizione di una quindicina di partiti, di sinistra, centrosinistra e territorialisti.

Il Blocco Nazionale Galiziano (BNG) ha un seggio. La Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) ha sette seggi. Gli indipendentisti catalani di Junts (formazione prevalentemente centrista guidata dal presidente in esilio Puigdemont) ha anch'essa sette seggi. Euskal Herria Bildu (EH Bildu), coalizione basca progressista a cui fa riferimento la presidente europea di EFA, Lorena López de Lacalle, ha ottenuto sei seggi.

Altre forze territorialiste, che fanno parte o sono vicine a EFA, hanno ottenuto seggi partecipando alla coalizione Sumar: Més Compromís di Valencia, Més per Mallorca, Chunta Aragonesista.

L'esperienza della coalizione Sumar, troppo poco conosciuta in Italia, è stata particolarmente interessante e innovativa. L'alleanza è guidata da Yolanda Diaz, esponente della sinistra e vicepresidente del governo di Pedro Sánchez, ma non è una ristretta e asfittica alleanza di vertici rossoverdi. Essa ha saputo riassorbire e superare l'esperienza di populismo - tanto centralizzata quanto incompetente - di Podemos. Ad essa hanno contribuito tanti movimenti locali, quali Más Madrid, Chunta Aragonesista, Coalició Compromís, Més-Compromís, Iniciativa del Poble Valencià, Verds Equo del País Valencià, En Comú Podem, Catalunya en Comú, Iniciativa del Pueblo Andaluz, Izquierda Asturiana, Més per Mallorca, Més per Menorca, Partido Drago Canarias. A Sumar hanno dato appoggio esterno realtà civiche locali come Barcelona en Comú, Zaragoza en Común, Ganemos Jerez, Ara Eivissa, Compostela Aberta, Marea Atlántica, Valladolid Toma la Palabra, Leganemos, Sí Se Puede - Canarias.

2023 08 20 coalicionSumar

Le forze territorialiste sono state quindi decisive, nel rappresentare le loro comunità, nell'essere promotrici di riforme, nel reagire e nello sconfiggere il centralismo e in particolare l'estremismo di Vox.

La situazione spagnola, in conclusione, anche in vista delle elezioni europee del 2024, è uno stimolo per noi che ci stiamo attivando per un patto civico, ambientalista, territorialista, anticentralista e impegnato per le autonomie, l'ambiente, l'Europa, la pace. Insieme, ci riprenderemo il posto che ci spetta nella Repubblica delle Autonomie e nell'Europa dei popoli, dei territori, delle regioni.

 

Roma - Madrid, 20 agosto 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

 

La società dei piccoli per le piccole società

Un invito di OraToscana, in collaborazione con la segreteria interterritoriale e la presidenza, a tutti i dirigenti delle forze sorelle, agli associati, agli associandi, ai partecipanti ai lavori del Forum 2043, ai membri dei gruppi di lavoro - quello per le elezioni europee e quello per la Sanità Pubblica e Prossima:

Vigilia di San Francesco, martedì 3 ottobre 2023, ore 21

OraToscana, in occasione del suo II anniversario (la rete civica fu fondata il 4 ottobre 2021), in collaborazione con il Patto Autonomie e Ambiente, organizza un amichevole momento di condivisione online sul tema

La società dei piccoliper le piccole società

Ascoltiamoci gli uni con gli altri, la sera di vigilia della festa di San Francesco d'Assisi, con libertà e spontaneità, dandoci la possibilità di far risuonare ciò che ci sta a cuore e ciò che stiamo organizzando per riprenderci il posto che ci spetta nel futuro di questo stato italiano e dell'Unione Europea, per la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, per l'Europa dei Popoli, per la pace e per l'integrità del creato, fedeli alla Carta di Chivasso.

Noi non siamosolodalla parte dei piccoli, noi siamo i piccoli:
bambini, anziani, malati, diversamente abili, persone e famiglie diverse, libere e responsabili; piccole imprese, piccoli commercianti, artigiani di bottega, coltivatori diretti; abitanti di piccoli comuni e paesini; membri di minoranze e piccoli popoli; orgogliosi cittadini di piccole patrie e matrie. Abbiamo formato una società di realtà politiche territoriali, non importa quanto piccole, per il buongoverno e per l’autogoverno delle nostre piccole società, per il bene comune qui e ora, ma soprattutto per lasciare i nostri paesi e la Madreterra abitabili per le generazioni future.

Il link all'adunanza online sarà distribuito attraverso il canale Telegram del Forum, i gruppi di lavoro, le stanze Whatsapp di collegamento.

Per maggiori informazioni:

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Lavoro giustizia pace - Buon Primo maggio 2023

Buon Primo maggio 2023!

La festa internazionale dei lavoratori è da noi dedicata a ciò che stava a cuore ai nostri padri, sin dai tempi di Émile Chanoux e della Carta di Chivasso, cioè l'impegno interclassista per l'emancipazione dei contadini, degli operai, degli artigiani, di tutti i lavoratori, attraverso tre linee di azione politica:

1) assicurare a chiunque la possibilità di continuare a vivere nella sua terra, valorizzando l'economia locale e ponendo fine alle migrazioni forzate;

2) combattere lo spopolamento delle montagne e di ogni altro territorio che non sia "competitivo" nella globalizzazione, promuovendo sfere di economia locale liberate dalla necessità di competere sul mercato europeo o internazionale;

3) dare piena attuazione alle autonomie personali, sociali e territoriali, perché le comunità locali abbiano poteri sufficienti a trattenere sul proprio territorio quanto è necessario per le generazioni future.

A cura della segreteria di Autonomie e Ambiente - Primo maggio 2023

L'immagine a corredo di questo post è quella dedicata al lavoro, la giustizia, la pace, riprodotta sulle tessere del sindacato autonomo valdostano SAVT per il 2023.

 

No all'impraticabile autonomia differenziata, ma dopo?

Gino Giammarino, il rappresentante AeA per Napoli e per tutta la circoscrizione Sud ha avuto più di una occasione per partecipare a incontri pubblici di critica all'autonomia differenziata, così come proposta attualmente dal ministro leghista Calderoli. Una di queste occasioni è stata l'incontro al Gambrinus di Napoli dell'11 luglio scorso, promosso dal deputato rossoverde Francesco Emilio Borrelli (nella foto Gino Giammarino in quella occasione).

Giammarino ha ribadito con chiarezza la posizione maturata all'interno della sorellanza e del nuovo allargato patto promosso da Autonomie e Ambiente, insieme a EFA, per le prossime elezioni europee del 2024. Una posizione articolata ma chiara, che può essere riassunta in questi punti: 1) l'autonomia differenziata proposta dal leghismo di Salvini e Calderoli è impraticabile; è solo uno specchietto per le allodole che verrà fatto luccicare ancora per un po', per tenere tranquilli i non pochi amministratori locali autonomisti che sono ancora prigionieri dell'imbroglio politico del centralista e presidenzialista Salvini; 2) come hanno denunciato importanti costituzionalisti (Cassese, Olivetti, Palermo), la sua attuazione, nei termini proposti da Calderoli, potrebbe avere risvolti neocentralisti; 3) come denunciato da molti territorialisti, l'impostazione leghista lascia intatti, anzi rischia di cristallizzare, i guasti del colonialismo interno e le attuali disparità economiche e sociali.

Ciò detto, con Gino Giammarino e con tutta la nostra rete per le autonomie e per l'ambiente, dobbiamo esporci nel delineare un'alternativa autonomista, mentre nelle sinistre, nel centro, nelle destre dominano prospettive pericolose di ricentralizzazione, centralismo e presidenzialismo.

La nostra proposta positiva, per lo sviluppo di tutte le autonomie personali, sociali e territoriali, per la piena attuazione della Repubblica delle Autonomie, si fonda su pilastri ben più solidi:

1) La territorializzazione delle imposte, che è già prevista in Costituzione e negli Statuti speciali, ma che è stata osteggiata in ogni modo, sia a livello del centralismo italiano, che nel mercato comune europeo, che nella globalizzazione; facciamo un esempio, semplice e forse triviale: se si chi compra un televisore in Aspromonte, almeno l'IVA di quell'acquisto deve restare in Aspromonte e, ovunque l'azienda produttrice di quel televisore abbia sede legale e fiscale (Milano, Lussemburgo, o anche le Cayman), essa deve pagare una tassa sul suo profitto e una parte di quel contributo deve restare in Aspromonte.

2) La piena attuazione della solidarietà interterritoriale, prevista dalla Costituzione (terzo comma dell'art. 119: La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante).

3) La separazione dei poteri e l'attribuzione di precise responsabilità, in attuazione del principio di sussidiarietà, come sancito nell'art. 5 del Trattato sull’Unione Europea e dall'art. 118 della Costituzione: si deve sempre partire dall'attribuire funzioni amministrative ai comuni, l'istituzione più vicina al cittadino, salvo che, per assicurarne l'esercizio, sulla base di principi di sussidiarietà, non sia opportuno che esse vengano svolte da associazioni intercomunali o da autorità ancora più ampie.

Siamo ad una svolta storica, in Italia e in Europa: ancoriamoci alla Carta di Chivasso e riattiviamo processi di autogoverno e buongoverno dal basso, oppure continueremo a declinare, a impoverirci, a emigrare, a subire ingiustizie, sotto i commissari, le agenzie, le burocrazie sempre più alte e lontane, i leader mediatici, gli aspiranti duci di sempre nuove forme di centralismo autoritario.

Napoli, 22 luglio 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

 

 

Nuova Costituente in difesa dei territori

E' in corso a Milano il congresso di Nuova Costituente, una realtà politico-culturale in cui si sono raccolti intellettuali e attivisti, prevalentemente di matrice liberale classica ma non solo, che negli anni sono sempre stati apertamente autonomisti o comunque vicini agli autonomisti e ai movimenti territoriali decentralisti.

Ricorderete l'intervento di Carlo Lottieri, uno dei promotori, alla nostra II Assemblea generale di Autonomie e Ambiente, nel marzo del 2021.

Siamo sempre stati fianco a fianco nella dedizione alla causa dell'autogoverno della Catalogna.

Hanno affrontato, studiato e maturato una critica al globalismo, con le sue insopportabili concentrazioni di ricchezza e di potere, che tolgono ogni significato alle autonomie personali, sociali e territoriali. Del liberalismo dei mercati locali aperti e competitivi, che lascia spazio agli attori più creativi ma anche più responsabili nei confronti dei loro territori e delle generazioni future, resta ben poco nella società globalizzata del XXI secolo. E' difficile continuare a credere nel "liberalismo" globalizzato, dopo aver assistito alla gestione della pandemia come una emergenza da affrontare con metodi centralisti e autoritari, alla fine "risolta" attraverso l'imposizione di pochi prodotti farmaceutici, comprati da pochi grandi monopolisti globali (le cosiddette "big pharma"), imposti ope legis a miliardi di esseri umani.

Al congresso di Nuova Costituente, non avendo potuto partecipare, per una serie di impegni pregressi nei diversi territori, nessun rappresentante della presidenza di Autonomie e Ambiente, Roberto Visentin ha mandato un messaggio scritto che riportiamo di seguito integralmente:

 

Al Primo Congresso di Nuova Costituente
Milano, 18 Giugno 2022

Cari amici di Nuova Costituente, riuniti nel vostro primo congresso, vi salutiamo e vi auguriamo buon lavoro. Siete una delle poche realtà politico-culturali veramente decentraliste. Siete schierati nitidamente dalla parte dell’autogoverno libero e responsabile di ciascun territorio. Anche fosse solo per questo, fra di noi devono moltiplicarsi le occasioni di incontro e di collaborazione.

Avremmo voluto restituirvi la visita che ci avete fatto alla nostra II Assemblea generale dello scorso marzo 2021, con l’intervento di Carlo Lottieri. Una serie di impegni presi precedentemente al vostro invito ha ridotto le nostre disponibilità, impegni a cui si sono aggiunti alcuni importanti ballottaggi in cui siamo impegnati in diverse città.

Senza nascondere ma anzi valorizzando le nostre diversità, siamo sicuri che lavoreremo insieme sui problemi di questo secolo: la deriva centralista e autoritaria dello stato italiano e degli altri; la degenerazione tecnocratica delle istituzioni dell’Unione Europea; gli abusi delle concentrazioni di potere finanziario globale. E dobbiamo trovare il modo di farlo senza farci etichettare dai media come forze estreme, come antieuropeisti, come sovranisti che vogliono “ancora più Italia”. Proprio noi, che sin dall’inizio della storia di questa Repubblica siamo i propugnatori dei principi confederalisti della Carta di Chivasso!

Fra i temi su cui potremmo lavorare insieme, ne segnaliamo con candore uno che a noi pare estremamente concreto: cerchiamo alleati in tutta la Repubblica per opporci al presidenzialismo, in ogni forma e declinazione. Di più, vorremmo lavorare a ogni livello per diminuire i già troppo ampi poteri degli esecutivi, rafforzando gli organi collegiali, le assemblee rappresentative, la democrazia locale, la partecipazione dei cittadini al più basso livello possibile. Fateci sapere, attraverso i vostri documenti congressuali, cosa ne pensate!

A presto, quindi, e ancora buon lavoro.

Firenze - Udine, 16 aprile 2022

Roberto Visentin

(presidenza di Autonomie e ambiente)

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Per una sanità pubblica e prossima

Parte oggi, giovedì 7 settembre 2023, un gruppo di lavoro politico interterritoriale per una sanità PUBBLICA e PROSSIMA in tutti i territori della Repubblica delle Autonomie. Cominciamo dalle cose semplici, necessarie, urgenti: ogni persona ha diritto a un medico di fiducia, che la aiuti ad ammalarsi di meno, non solo a curarsi; ogni comunità locale ha diritto a un ambulatorio sanitario di prossimità. Senza ricostruire questi due fondamentali presidi, aggiornandoli alle esigenze di oggi, le autorità locali non potranno gestire adeguatamente le strutture più complesse, dalle case della salute agli ospedali più specializzati.

Dobbiamo ritornare umani, anche in sanità. Il servizio sanitario pubblico deve tornare a essere una missione di solidarietà e coesione sociale. E' tempo di dire basta all'aziendalismo, al trattamento delle persone come numeri o come bestiame, alla ricerca sconsiderata del profitto attraverso la vendita di farmaci e dispositivi medicali.

Con questo gruppo di lavoro politico interterritoriale, il Patto Autonomie e Ambiente si fa carico in Europa, nello stato italiano, nelle regioni e province autonome, nei comuni, di un radicale rovesciamento di mentalità, per conservare quanto di buono c'è stato fin qui, fermare il declino, avviare la ricostruzione di una sanità pubblica, prossima, a misura di persona umana.

C'è un centralismo anche in sanità, che è ancora più autoritario e crudele di altri, perché priva la persona umana di un sostegno nei momenti più cruciali e difficili: la nascita, la crescita, la sovranità sul proprio corpo, la malattia, l'incidente, l'invecchiamento, una morte dignitosa quando è giunto il momento. Questo centralismo sanitario viene mascherato da una martellante propaganda sulla necessità di austerità, sulla pretesa che la tecnologia e il digitale possano sostituire il rapporto umano, sull'arrogante presunzione di regolare tutto da pochi centri di potere - peraltro condizionati dagli interessi delle grandi multinazionali.

Il gruppo di lavoro politico interterritoriale viene promosso dalla presidenza, in attuazione delle decisioni della II e della III assemblea generale del nostro Patto Autonomie e Ambiente, in collaborazione con il Forum 2043 e con autorevoli attivisti per la sanità pubblica nei diversi territori, prima fra tutte Claudia Zuncheddu, la nostra associata impegnata da sempre per la sanità pubblica di prossimità, una battaglia che nel suo territorio è intimamente legata alle lotte per l'autogoverno della Sardegna.

La partecipazione è aperta ad attivisti, operatori, amministratori, cittadini che credono nei valori della Carta di Chivasso e nelle autonomie personali, sociali, territoriali.

Per restare informati, è necessario iscriversi alla newsletter di Autonomie e Ambiente.

Per coloro che vogliono contribuire operativamente, è stato aperto un gruppo Telegram pubblico:

https://t.me/PattoAeASanitaPubblicaProssima

Rimanete collegati.

Quella per la sanità pubblica e prossima è una campagna cruciale, dove si manifestano immediatamente i vantaggi di una maggiore vicinanza fra amministrati e amministratori, con forme di autogoverno al più basso livello possibile.

Udine - Venezia - Milano - Torino - Firenze - Cagliari - Napoli - Palermo, 7 settembre 2023

A cura della segreteria interterritoriale del Patto Autonomie e Ambiente

 

Primi spunti di lavoro per la sanità pubblica e prossima

Impegno del Patto Autonomie e Ambiente a lavorare politicamente per la sanità pubblica e prossima: primi spunti di lavoro

Venezia – Milano – Firenze – Roma – Napoli – Palermo – Cagliari, 11 settembre 2023

Siamo impegnati, come sorellanza di forze, gruppi e persone impegnate politicamente nei territori della Repubblica italiana e in Europa, per una sanità pubblica e prossima, gratuita e universale, sostenuta dalla ricerca pubblica, indipendente dalle multinazionali, gestita valorizzando merito e competenza, autodeterminata dalle persone, autogovernata dalle autorità locali, capillarmente presente in ogni territorio andando incontro alle reali necessità delle popolazioni.

Per questo abbiamo costituito il gruppo di lavoro politico interterritoriale per una Sanità Pubblica e Prossima, costituito da persone competenti e impegnate: amministratori, studiosi, operatori, attivisti della resistenza territoriale contro l’austerità e le chiusure dei presidi.

Concretizzeremo i principi di autonomia politica, culturale ed economica della Carta di Chivasso in progetti che pongano fine all’attuale metastasi normativa, alla burocrazia che soffoca le persone, ai disastri del centralismo sanitario (europeo, italiano e in atto in molte sanità regionali), che provoca insieme degrado, sprechi, incuria dei beni pubblici e umiliazione delle persone umane.

Nel nostro lavoro politico, per mettere in grado il Patto Autonomie e Ambiente di fare proposte competenti e serie, mettendo ben a fuoco le responsabilità del disastroso stato della sanità pubblica, mai ci vedrete a fare “iniziative” insieme a coloro che della sanità sono stato sino a oggi i carnefici: tecnocrati internazionali, partiti centralisti, alta e media dirigenza sanitaria conformista e prona alle multinazionali, capi di sindacati ripiegati su posizioni corporative.

Il lavoro inizia con la definizione di un obiettivo politico ambizioso e insieme minimale: il pieno dispiegamento di una sanità territoriale di prossimità.

Di seguito alcuni stimoli di lavoro, con prese di posizioni che oggi a molti appariranno lunari ma che invece devono tornare a essere terrestri, anzi territoriali:

1 La sanità, secondo il Patto Autonomie e Ambiente, deve essere pubblica e prossima, per la salute di oggi e il bene delle generazioni future.

2 La persona umana ha diritto ad avere un medico generale di fiducia, che la assista nel rispetto della sua autonomia costituzionale (Art. 32).

3 Al medico di famiglia deve essere garantita autonomia professionale, scientifica, logistica, economica, oltre che autorità nel sistema sanitario pubblico (Art. 33).

4 Il medico di famiglia deve seguire e visitare ciascuna persona che gli si è affidata, anche a domicilio se necessario, facendo quanto in suo potere perché ella si ammali il meno possibile.

5 Ogni comunità locale deve avere un suo ambulatorio locale pubblico, dove i cittadini possano incontrare facilmente il proprio medico di fiducia, o un suo sostituto, oltre che una segreteria e una infermeria per le necessità più comuni.

6 A nessun cittadino può essere imposto di avere una propria identità digitale per accedere alla sanità pubblica, perché sarà la segreteria del suo ambulatorio di riferimento, se e quando necessario, ad aiutarlo ad accedere ai servizi digitalizzati.

7 Nessun medico che decide di lavorare nella sanità pubblica territoriale può svolgere attività a pagamento

8 Nessun medico della sanità pubblica territoriale può partecipare ad attività informative o formative che non siano organizzate da una università pubblica.

9 Dopo il pieno dispiegamento della sanità territoriale di prossimità, le autorità territoriali potranno più ragionevolmente dimensionare le strutture sanitarie per cure più intensive, complesse, specialistiche, secondo principi costituzionali di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione (Art. 118).

10 Non chiediamo alla sanità pubblica territoriale di porre rimedio ai guasti prodotti da una società malata: non ci saranno mai risorse sanitarie sufficienti per curare esseri umani avvelenati e rovinati dal degrado ambientale, dal consumismo sfrenato, dal pensiero unico indotto dalle multinazionali e dai loro media.

11 Per fermare le tendenze ecocide, genocide e suicide del nostro tempo, il Patto Autonomie e Ambiente è impegnato in un programma più generale per le autonomie personali, sociali, territoriali, in continuità con i valori della Carta di Chivasso, che sono alla radice del nostro umanesimo autonomista.

 

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Toscana, animo!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da OraToscana

Nella notte fra il 2 e il 3 novembre 2023 molte comunità della Toscana hanno affrontato i pericoli e le sofferenze dell'alluvione, pochi mesi dopo la sorella Romagna, pochi giorni dopo altri territori, come il Milanese e il Parmigiano.

Il fattore scatenante è stato una pioggia insistente e violenta, portata dalla perturbazione Ciaran, sulla zona più abitata e cementificata della Toscana, da Pontedera alla piana di Pistoia-Prato-Firenze, fino all'imbocco della Val di Bisenzio. E' importante essere consapevoli, prima di addentrarci nei confronti con il passato, che inmezzo secolo la cementificazione dei suoli si è quadruplicata (si veda questo studio WWF) e nelle zone interessate da questa crisi la situazione è forse anche peggiore.

In poche ore è caduta acqua quanto nel lontano e terribile 1966 ne avevamo avuta nell'arco di intere lunghe giornate. I cumulati del 2 novembre 2023 sono arrivati fino a 200 mm in tre-quattro ore. Nel novembre 1966 la stazione di Badia Agnano, nell'alta valle dell'Arno, registrò un valore record di oltre 430 mm, ma in 48 ore, non in 4.

Non importa essere esperti per capire che 20 cm di pioggia in un'area coperta di edifici diventano rapidamente un metro d'acqua davanti alla porta di casa.

Non è inutile ricordare che molti si sono ritrovati allagati non per la rottura di qualche argine, ma perché le fognature e gli scarichi si sono trasformati in fontane che restituivano i liquami in eccesso. Questo è accaduto anche in edifici relativamente recenti come l'ospedale di Prato o il centro commerciale dei Gigli di Campi Bisenzio.

Nel Forum 2043 abbiamo pubblicato riflessioni approfondite sulla serietà e la gravità del riscaldamento dell'atmosfera terrestre (quello che i media comunicano, spesso banalizzandolo, come cambiamento climatico con riferimento alla moltiplicazione di eventi estremi e che, per inciso, non risolveremo certo comprandoci delle macchine elettriche).

E' davanti ai nostri occhi una cruda realtà: se sul suolo c'è più cemento e nell'atmosfera c'è più energia, siamo di fronte non a una disgrazia imprevedibile, ma a una situazione permanentemente pericolosa.

Non è il momento delle polemiche, ma della necessaria solidarietà verso coloro che hanno avuto danni (e lutti, sette vittime al momento in cui diffondiamo questo scritto), oltre che della gratitudine per la rete della protezione civile territoriale, che non va mai confusa con il cialtronismo e l'incompetenza del governo centralista e dei suoi improbabili ministri. Soprattutto nei piccoli comuni, la protezione civile locale, fatta di volontari, pompieri, forze dell'ordine, tecnici delle diverse amministrazioni, esperti e scienziati conoscitori del posto, è stata ancora una volta determinante per salvare vite.

Verrà il momento in cui i rappresentanti che abbiamo eletto negli enti locali, dovranno spiegare se e cosa avrebbero potuto fare meglio, riguardo ai loro doveri di manutenzione quotidiana dell'esistente, di gestione degli allarmi, di organizzazione degli aiuti, di programmazione a breve termine dell'uso del territorio. Dare la colpa solo al fato o alla meteorologia (che non è una scienza esatta), non sarà più sufficiente. Una manutenzione migliore è sempre possibile e può fare la differenza (basti pensare all'impegno per la pulizia dell'alveo del fiume-torrente Bisenzio, che risale ai tempi di Fabrizio Mattei), ma, come ci permettiamo di dire più avanti, non è certo sufficiente.

Una cosa va detta con chiarezza al presidente Eugenio Giani e al sindaco metropolitano Dario Nardella: sarebbe molto grave se nemmeno dopo questa crisi prendesse avvio un ripensamento rispetto ai loro progetti di ulteriore cementificazione della piana tra Firenze e Prato, in particolare (ma non solo) per la sciagurata idea di un nuovo aeroporto a Peretola.

Tuttavia, di fronte alla pericolosità della situazione, non bastano la pur necessaria frenata su qualche progetto folle, né una mera messa a punto della manutenzione dell'esistente.

Occorre una svolta politica e culturale profonda, che a nome di OraToscana, rete di civismo, ambientalismo, autonomismo e territorialismo, vorremmo sintetizzare in due punti:

1) restituzionedi spazio all'acqua, con un programma audace di allargamento degli alvei,  riapertura dei corsi d'acqua e delle gore tombate, rinaturalizzazione del territorio (con conoscenza della storia e dell'ambiente, con competenza scientifica, con progetti a lungo termine, con serietà, insomma);

2) riappropriazione da parte delle comunità locali, dei singoli comuni o delle loro associazioni intercomunali, di tutte le competenze che oggi sono frammentate, oltre che delle risorse che oggi sono scarse ma purtroppo anche disperse fra troppi attori.

Sull'adesione a questi due punti OraToscana è pronta a sostenere, nella primavera del 2024 in cui vanno al rinnovo centinaia di enti locali in Toscana e in tutta la Repubblica, ogni candidatura che si dimostri capace di rinnovamento civico, ambientalista, territorialista.

Non è più il tempo di essere "green" a chiacchiere, di progetti assurdi di ulteriore cementificazione, di svendita di beni comuni, di esternalizzazione di servizi pubblici essenziali in società anonime con la testa lontana dal territorio (come la c.d. "multiutility" in formazione in Toscana).

Non c'è un solo strumento edilizio in vigore in Toscana che possa restare così come oggi. Non è più accettabile che ci sia una frammentazione di competenze in aziende verticalizzate ed esternalizzate (una con il compito di pulire sotto un tombino, l'altra con il compito di pulire sopra il caditoio, come avviene oggi).

Saremo al fianco di quanti si sentiranno impegnati per un cambiamento profondo e andremo di traverso a tutti gli altri. Contateci.

Prato, sabato 4 novembre 2023 - aggiornato domenica 5 novembre 2023

Mauro Vaiani Ph.D.

garante di OraToscana

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Tre maestri ci spiegano l'impraticabilità dell'autonomia differenziata e l'imbroglio leghista contro tutte le autonomie

Raccogliamo qui le voci di tre maestri di diritto costituzionale, che sono anche tre persone amiche delle autonomie: Francesco Palermo, Marco Olivetti, Sabino Cassese.

1) Intervista su Radio Radicale al professore Francesco Palermo su "L'autonomia differenziata: livelli essenziali, costi standard e necessarie asimmetrie", di Roberta Jannuzzi (9 febbraio 2023, durata: 15 min 38 sec). Il prof. Palermo spiega con chiarezza che da sempre la Repubblica delle Autonomie e le autonomie regionali hanno dei nemici. Le previsioni costituzionali in materia di autonomia territoriale sono pressoché tutte inattuate, spesso tradite. Né ci sono molte speranze che i testi Calderoli, pieni di limiti e contraddizioni (come peraltro lo erano i testi Boccia e prima ancora i testi Gentiloni), possano portarci da qualche parte.

2) Un breve intervento del professore Marco Olivetti (ordinario di Diritto Costituzionale alla LUMSA), nel corso del seminario tenutosi al CNEL lo scorso 17 maggio 2023, sul tema "Riforme istituzionali e forme di governo. Un confronto" (A cura di Pantheon e Delfina Steri - Organizzatori: Federalismi.it, Osservatorio sui processi di governo), ci avverte del fatto che il governo ha già troppo potere e sta svuotando la Repubblica delle Autonomie. Una voce molto controcorrente e quindi molto necessaria nel contesto di quella giornata in cui furono innalzati molti peana al presidenzialismo e a nuove forme di premiarato.

 3) Un ultimo richiamo del professore Sabino Cassese contro il rischio del centralismo è stata inserito nella sua indicazione numero 8 ai membri della Commissione LEP (livelli essenziali prestazioni). Imporre gli stessi LEP da un angolo all'altro della Repubblica, rischia di essere una grave limitazione delle autonomie esistenti, altro che favorire lo sviluppo di nuove economie. Cassese, nella sua lunga esperienza, è sempre stato un pacato difensore della Repubblica delle Autonomie (di cui non ha mai sposato interpretazioni radicali, sia chiaro, anzi in passato è già stato molto critico con i pasticci politico-giudiziari del leghismo e del centrodestra in materia di autonomie e altro). In una recente intervista ha tuttavia ricordato, olimpicamente, che sono stati i costituenti a volere una Repubblica di autonomie asimmetriche (https://www.ilgiornale.it/news/politica/lautonomia-differenziata-decisero-i-costituenti-2113856.html). Averle tradite con l'eterno ritorno del centralismo italiano, con l'elaborazione di nuove forme di centralismo tecnocratico europeo, con imbrogli politici come il miscuglio di parole autonomiste e fatti centralisti ("autonomia differenziata" + "presidenzialismo" = anelli al naso e più catene per tutti i territori) portato avanti dal governo Meloni, non pare essere una strada che condurrà da qualche parte. Somiglia più a una scivolosa deriva.

 

Raccomandiamo anche di rivedere sul Forum 2043 come abbiamo stigmatizzato l'autonomia differenziata come grande specchietto per le allodole, un grande imbroglio - politicamente parlando - ordito da un leghismo ormai in piena crisi d'identità e di legittimità:

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/104-autonomia-differenziata-specchietto-per-allodole

 

 


 

Una voce nella Repubblica contro la povertà del lavoro

Stiamo riorganizzando il nostro mondo civico, ambientalista, territorialista, delle autonomie, perché vogliamo avere una voce pacata e moderata in questa Repubblica, che abbiamo contribuito a fondare e a ispirare con i valori della Carta di Chivasso. Una voce che conti anche nella lotta al lavoro povero.

Gli attivisti delle autonomie personali, sociali, territoriali si candidano a porre fine a molti problemi sociali, perché siamo persone di buongoverno, di autogoverno, di resistenza alle storture della globalizzazione. Siamo amministratori fisicamente vicini alla nostra gente, al mondo del lavoro, ai nostri territori. Non viviamo nelle bolle di Bruxelles, Roma, Milano, ma nella bellezza e nella fatica quotidiana delle nostre economie locali.

Nella giungla normativa europea e italiana, ci sono già molte norme inattuate (sui minimi contributivi, sui contratti di riferimento, sull'equità delle pensioni, sul godimento effettivo di ferie e permessi, sui diritti dei lavoratori dipendenti, cooperatori e autonomi).

Aggiungere per legge anche un salario minimo orario di circa 9 o 10 Euro lordi, senza uno studio approfondito, senza prudenza, senza un enorme lavoro amministrativo e attuativo, senza studiare i contratti in vigore, senza tener conto delle diversità territoriali, finirebbe per essere un'altra grida manzoniana del solito centralismo - tecnocratico o populista che sia.

Eppure qualcosa bisogna fare, perché non meno di 700.000 i lavoratori sono privi di un serio contratto collettivo di riferimento, secondo alcune stime che si basano su dati INPS.

Qualcosa, ancora più urgentemente, bisogna fare per aumentare tutti gli stipendi e salari, a partire da quelli del lavoro manuale, che deve tornare ad essere onorato, rispettato, fatto in condizioni di sicurezza. I redditi da lavoro sono falcidiati dall'inflazione. Povertà e insicurezza dilagano, soprattutto per la guerra che il centralismo combatte, più o meno coscientemente, contro le piccole imprese e le autonomie locali.

In attesa che l'attuale governo e le attuali opposizioni escano dalle dichiarazioni di principio e si mettano al lavoro, noi facciamo nostre alcune considerazioni che sono circolate soprattutto nel mondo dei sindacati più vicini ai territori e agli umili:

  • si devono bandire gli appalti al ribasso, perché quegli appalti e i relativi subappalti vengono vinti da aziende che sfruttano i lavoratori più poveri che restano poveri pur lavorando;
  • le amministrazioni locali - i comuni e le regioni - devono porre fine alle finte esternalizzazioni; chi ha orecchi per intendere, intenda;
  • il legislatore deve porre mano alle regole della rappresentanza - settoriale, territoriale, aziendale - per restituire voce e dignità a tutti i lavoratori e a tutti i sindacati in cui essi liberamente si associano.

 

A cura della segreteria interterritoriale - Lucca, S.Lorenzo, 10 agosto 2023

La foto del post è tratta dal sito http://www.savt.org

 

 

 

Walter Pruner candidato in Trentino con Casa Autonomia

Walter Pruner, autonomista trentino, intellettuale impegnato per tutte le autonomie e associato ad Autonomie e Ambiente,  si è candidato per il consiglio provinciale del Trentino nella lista di Casa Autonomia. Le elezioni nella provincia autonoma si terranno domenica 22 ottobre 2023.

Walter Pruner non si era mai candidato. La sua è stata una decisione sofferta. Dopo la deriva autodistruttiva del PATT, il partito da cui gli autonomisti come Pruner sono stati costretti ad allontanarsi, non è e non sarà facile la ricostruzione di un autonomismo consapevole, fedele alle proprie radici, quelle dell'ASAR e della Carta di Chivasso, innovativo e aperto, adatto al XXI secolo.

Sono in corso diverse iniziative per rilanciare l'autonomismo trentino, ma fra di esse Casa Autonomia è quella più avanzata e quindi la naturale candidata a essere il principale terreno di ricostruzione.

Ha dichiarato Walter Pruner, in più occasioni dopo l'annuncio della sua candidatura, che non poteva più tirarsi indietro. Con l'incoraggiamento della sua famiglia, ha seguito il cuore e si è schierato in difesa di ciò che è stato costruito dagli autonomisti trentini, fra i quali non possiamo non ricordare suo padre Enrico.

Casa Autonomia si presenta in una alleanza democratica e autonomista insieme a praticamente tutto il centrosinistra, in alternativa alla giunta Fugatti e all'operazione a suo tempo iniziata dal leaderismo salvinista, quando impose la candidatura del suo proconsole per distruggere l'autonomia politica del Trentino, riducendolo a provincia obbediente al "capitano", esattamente come gli altri territori dove oramai spadroneggia il centralismo politico italiano.

Da ciò che resta del PATT, dopo averli visti partecipare a una operazione di tale miopia politica, c'era da aspettarsi di tutto e di tutto infatti è arrivato: persino l'alleanza con Fratelli d'Italia, la forza politica che, senza infingimenti, è la più chiaramente opposta agli ideali della Repubblica delle Autonomie. Avversari rispettabili, anche perché quasi mai ipocriti, ma esattamente all'opposto di ciò per cui è impegnato il nostro mondo autonomista, modernamente territorialista, ambientalista e civico.

Buon lavoro a Walter Pruner e alla lista Casa Autonomia, di cui più avanti pubblicheremo altri contributi per farne conoscere il respiro politico e gli impegni programmatici per il Trentino, quindi per tutta la Repubblica delle Autonomie e per l'Europa delle Regioni.

Trento, 17 agosto 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

Segnazioni di approfondimento:

https://www.facebook.com/walter.pruner

https://www.casaautonomia.eu/

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/98-la-piu-forte-autonomia-potrebbe-anche-autodistruggersi

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/96-fuori-dal-sottosviluppo-politico

Nella foto, Walter Pruner. Sotto, il simbolo di Casa Autonomia.

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