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Bakur

Morire di centralismo autoritario

Con il passare delle ore il catastrofico terremoto che ha colpito molti territori turchi, curdi e siriani, nella notte fra il 5 e il 6 febbraio 2023, si rivela nella sua terrificante gravità.

Le forze sorelle e i gruppi civici, autonomisti e ambientalisti della rete Autonomie e Ambiente, attraverso la presidenza, esprimono tutta la possibile solidarietà.

Seguiamo la vicenda attraverso i collegamenti internazionali di Alleanza Libera Europea (ALE, European Free Alliance), in particolare con la forza politica localista, interculturale, federalista, libertaria del Partito Democratico dei Popoli, che è il movimento del sistema politico turco a cui siamo più vicini.

Questa immensa tragedia deve essere una occasione di riflessione e, per tutte le cancellerie dell'Europa e del Mediterraneo, di ripensamento. Questo potrebbe essere il momento per una tregua immediata, a carattere umanitario, di ogni conflitto in corso, dallo Yemen ai territori palestinesi, dal Nagorno-Karabakh (Artsakh) alla linea del fronte russo-ucraino.

E' davanti agli occhi di tutti che di centralismo autoritario si muore di più che di un terremoto, per quanto terribile. Non ci riferiamo solo al fatto che i territori curdi del Bakur e del Rojava, oltre a molte altre province sotto giurisdizione turca e siriana, erano già state martoriate dalle guerre combattute dai regimi contro i loro stessi popoli. C'è qualcosa di più profondo.

Le cronache dai luoghi del dolore, come quelle dell'ottimo Mariano Giustino (corrispondente di Radio Radicale) ci informano di un'amara verità: quei regimi centralisti autoritari hanno lasciato licenza di costruire e inquinare, ma non hanno mai permesso la formazione di servizi locali decentrati, autonomi, forti, gli unici che possano assicurare la resilienza delle comunità locali nei momenti di crisi.

Il centralismo è autoritario sempre, paralizzante in tempi di crisi.

Il presidenzialismo è sempre prolifico di opere faraoniche, inutili e, in caso di disastri naturali, assassine.

Il militarismo è sempre pericoloso e d'inciampo di fronte alle necessità di operare capillarmente nei territori colpiti da eventi tragici.

Vedere intere province distrutte dalla guerra, inquinate, divise dalle persecuzioni politiche, lasciate prive di autorità locali civili e democratiche, oltre che di servizi locali di protezione civile e di assistenza, sia di monito per tutti.

Per noi è una spinta profonda a continuare le nostre battaglie civiche, ambientaliste, autonomiste.

 

 

 

Si può battere il presidenzialismo!

La Turchia al voto, domani 14 maggio 2023. Grazie all'alleanza di tutte le opposizioni, i popoli di Istanbul e dell'Anatolia possono battere il presidenzialismo, il centralismo, l'autoritarismo, con tutti i veleni che essi hanno liberato nella repubblica turca. La lunga marcia delle minoranze linguistiche, culturali, religiose, sociali, verso lo stato di diritto e per il ripristino delle autonomie personali, sociali, territoriali, domani farà un decisivo passo in avanti.

Al Partito Democratico dei Popoli (HDP), partito amico nostro e di tutta l'Alleanza Libera Europea (EFA), il partito dei Curdi e dei Turchi democratici e autonomisti, degli Armeni e delle altre minoranze, dei giovani e delle donne, delle comunità di cittadinanza attiva nelle maggiori città, riconosciamo di essere stato capace di disseminare cultura politica, valori civili, speranza di emancipazione per gli oppressi. A causa delle vessazioni subite dal blocco di potere del presidente Erdogan, l'HDP partecipa a queste elezioni con una nuova sigla: Partito della Sinistra Verde (YSP), ma la sostanza non cambia e tutto lascia pensare che sarà più decisivo che mai.

Riconosciamo al dott. Kemal Kılıçdaroğlu , il candidato unitario delle opposizioni alla presidenza della repubblica turca, presidente delPartito Popolare Repubblicano, di origine curda e di religione alevita, già protagonista della marcia per la giustizia del 2017, quando il potere di Erdogan era al massimo, di essere stato un umile e fermo portavoce di una svolta verso le libertà e la giustizia.

Dopo il pacifico rovesciamento di Erdogan, ci aspettiamo una transizione rapida: l'amnistia per tutti i prigionieri politici, l'abolizione del presidenzialismo, il ritorno in carica di tutti i sindaci deposti, la cancellazione delle leggi contro le diversità linguistiche e culturali, il ritorno degli esiliati, il reintegro dei professori e dei funzionari che furono licenziati con la grande caccia alle streghe seguita al tentato "golpe" del 2016.

E sarà solo l'inizio di una stagione nuova per quel grande e stupendo angolo del mondo, a cavallo fra Europa e Asia.

A cura della segreteria - Firenze, 13 maggio 2023

 

POST SCRIPTUM dopo due settimane - Firenze 28 maggio 2023

Selahattin Demirtaş, il leader del Partito Democratico dei Popoli (HDP), dalla prigione in cui è rinchiuso, ha offerto un commento a caldo dopo che si sono consolidati i risultati del ballottaggio in Turchia. Erdogan ha faticato ma ha vinto ancora, purtroppo.

Non sono state solo "elezioni", ma uno scontro fra coloro che sono fedeli al sistema Erdogan contro tutti gli altri. La relativa correttezza della raccolta dei voti non cancella la disparità mediatica, economica, di agibilità politica. Non si può dimenticare quante persone che hanno criticato questo ventennio sono in esilio, in prigione, o comunque perseguitate dai giudici del regime.

Demirtaş ha messo in luce la sostanziale disparità del campo di gioco, ma in cui comunque era necessario scendere, in modo intelligente, pragmatico, serio.

Demirtaş ha infine fatto appello alla perseveranza e alla resistenza. La lotta nonviolenta per una migliore repubblica per Istanbul, Smirne, l'Anatolia, i Curdi del Bakur, va avanti, con nonviolenza e amore.

Approfondimento:

https://medyanews.net/kurdish-politician-defies-defeat-calls-for-undeterred-fight-for-democracy/