Tutta la sorellanza di Autonomie e Ambiente piange l'improvvisa scomparsa di Beppe Di Bello, un grande attivista territorialista e ambientalista, che era da alcuni anni in dialogo con noi.
Le nostre più sentite condoglianze ai suoi familiari e amici e al suo movimento "Liberiamo la Basilicata".
Rilanciamo questo significativo ricordo pubblicato da Basilicata 24:
https://www.basilicata24.it/2024/11/peppino-di-bello-un-attivista-a-petto-nudo-una-persona-per-bene-143603/
Beppe Di Bello sarà ricordato durante la nostra IV assemblea generale a Imola e, sin da ora, preghiamo gli amici di "Liberiamo la Basilicata" e del Comitato Charta di Melfi di restare strettamente in contatto con noi, per trovare insieme un modo appropriato di ricordare le sue lotte e la sua grande umanità all'interno del nostro Forum 2043.
Che la Provvidenza lo accolga nel suo seno e il suo ricordo ci sia d'esempio.
Imola, 25 novembre 2024 - a cura della segreteria interterritoriale
Rilanciamo qui le sette sfide di emancipazione e riscatto, nel Sud, in Europa, per tutti, che sono state elaborate da Melfi 2023:
1) una nuova generazione di severe leggi europee antitrust, contro i giganti;
2) ritorno alla gestione locale autonoma di beni comuni e servizi pubblici essenziali, contro le multiutility;
3) rendere più elastico e accessibile il credito, anche alle famiglie e alle piccole imprese (i giganti fanno già ora quello che vogliono), anche ponendo fine al risiko bancario e tornando a favorire l'esistenza di istituti bancari locali noprofit;
4) la drastica semplificazione degli adempimenti richiesti alle medie, piccole e piccolissime imprese, imprese sociali e startup;
5) la critica radicale alla ZES unificata, che vediamo come un nuovo vicereame;
6) confronto con la BCE perché in regioni diverse possano vigere tassi d’interesse diversi, perché l’economia di una regione più povera non può sopportare lo stesso tasso di una regione ricca (petizione europea 941/2018 primo firmatario Canio Trione);
7) messa in discussione radicale del dogma della "competitività" fra territori, che genera inesorabilmente pochi vincenti e lo spopolamento e l'impoverimento di tutti i territori "perdenti".
Melfi, 22 novembre 2023 (Santa Cecilia)
Dopo l’incontro di Melfi 2023 (27/10/2023), cittadini, attivisti, studiosi, amministratori del Sud, insieme al Patto Autonomie e Ambiente e all’Alleanza Libera Europea (European Free Alliance), ispirati dai valori della Charta di Melfi 2019, dai principi anticolonialisti e internazionalisti della Carta di Algeri 1976, dall’autonomismo e dal confederalismo europeo della Carta di Chivasso 1943, hanno riaffermato i’impegno per una Europa di popoli, regioni e territori, dove si realizzino riscatto economico e sociale con riforme economiche a vantaggio di molti e non di pochi; per la ricostruzione della democrazia contro il centralismo autoritario e i suoi strumenti di sorveglianza universale; per la protezione delle tradizioni e delle identità locali; per la salvaguardia dell’ambiente e di tutti i beni comuni che vogliamo consegnare intatti alle generazioni future.
1 Vogliamo essere presenti in Europa, con nostri rappresentanti, non per piàtire aiuti o fondi, ma per pretendere riforme, che sono l’unica vera alternativa al declino, allo spopolamento, alla distruzione ambientale, alla cancellazione delle nostre identità: è tempo di una nuova stagione di lotta antitrust, ben più radicale di qualsiasi altra che sia stata realizzata sin qui nella storia del capitalismo, contro tutte le concentrazioni di potere economico, industriale e finanziario; i giganti della globalizzazione, con il loro capitalismo massificante, autoritario, predittivo e induttivo dei comportamenti – e non più solo dei consumi materiali - sono incompatibili con la democrazia e con il bene comune locale, europeo e globale.
2 Vogliamo impegnarci per restituire sovranità alle comunità locali e ai territori, a partire dal potere di organizzare e gestire in proprio servizi pubbliciuniversali eamministrazione dei beni comuni, che devono essere sottratti alle c.d. multiutility e alle concentrazioni di potere finanziario; in ogni bioregione vogliamo il maggior decentramento possibile e lo spezzettamento dei gestori dell’acqua pubblica e degli altri monopoli naturali in compagnie pubbliche locali, sotto il controllo dei cittadini residenti, che ne sono sovrani, non meri utenti o consumatori.
3 La parabola storica del risiko bancario è giunta, nella Repubblica italiana e nell’Unione Europea, alle estreme conseguenze, producendo posizioni dominanti incontrollabili, elite chiuse in bolle di lusso e di potere, non più al servizio delle persone, delle imprese, delle comunità: un fallimento epocale a cui dobbiamo porre urgentemente rimedio con norme severe anti-concentrazione, con la conservazione e quando necessario con il ripristino di una rete diffusa di banche locali noprofit, votate a consentire a tutti ciò che attualmente è possibile solo agli stati e ai potenti: ottenere prestiti a condizioni non solo favorevoli, ma soprattutto elastiche (si ricordano, a titolo di esempio, le lotte di Canio Trione e altri per consentire il pagamento d’interessi senza restituzione del capitale).
4 Il fallimento storico e ripetuto di ogni tentativo di semplificazione fiscale ha origine in una drammatica dissonanza cognitiva che impedisce di vedere la realtà con realismo ed equità: non si possono trattare con le stesse regole fiscali attività lavorative e imprenditoriali di scala diversa, in condizioni diverse, su territori diversi; nella dimensione piccola, limitata nello spazio e magari anche nel tempo, deve esistere la possibilità di iniziare una attività imprenditoriale o di fornire una prestazione lavorativa, senza commercialisti, senza consulenti del lavoro, senza adempimenti burocratici, senza richiesta di autorizzazioni preventive, senza obblighi di esercitare funzioni come il sostituto d’imposta; medie, piccole e piccolissime imprese, startup, attività temporanee o stagionali, botteghe e laboratori in zone marginali e spopolate, realtà noprofit, imprese sociali tese all'inclusione di fragili e diversamente abili, laboratori familiari, amicali, vicinali, hanno diritto a essere trattati in modo radicalmente diverso dalle grandi aziende; fermo restando che tutti devono rispettare norme ambientali e di sicurezza, è solo nel tempo e nell'incremento delle dimensioni, quando e se un’attività ha avuto successo, che possono trovare giustificazione maggiori oneri normativi e fiscali.
5 Quando le autorità del centralismo italiano ed europeo parlano di “Sud” come di una realtà unitaria, i popoli del Meridione e delle isole possono tranquillamente aspettarsi altre ingiustizie, quindi rifiutiamo radicalmente il nuovo vicereame ZES (Zona economica speciale unitaria per il Sud, la Sicilia, la Sardegna); non ci sono ricette centraliste, grandi progetti, opere faraoniche che possano risolvere i problemi dei nostri diversi territori; anzi, questi interventi di solito favoriscono le grandi imprese costruttrici del Nord, ulteriore penetrazione dei prodotti del Nord o delle multinazionali, orge di ferro e cemento come il Ponte di Messina, quindi ulteriori perdite di buona terra, paesaggio e identità; la ZES centralista sarà, nella migliore delle ipotesi una riedizione delle chiacchiere, dei luoghi comuni, dell’assistenzialismo, nella peggiore un meccanismo che finirà per impoverirci e spopolarci ancora di più.
6 Non ci sottraiamo al risalente e complesso dibattito sui difetti intrinseci e strutturali di un’area valutaria forte ma non ottimale come l’Eurozona, ma vogliamo soprattutto cominciare a introdurre dei sollievi concreti, a partire dal rendere possibile che in regioni diverse possano vigere tassi d’interesse diversi; l’economia di una regione più povera non può sopportare lo stesso tasso di una regione ricca (petizione europea 941/2018 primo firmatario Canio Trione); lo statuto BCE e le attuali norme europee vanno rispettate, ma riportando ragionevolezza perché senza articolare nei territori (non stato per stato, ma territorio per territorio) una azione mirata contro i diversi tassi di inflazione e disoccupazione, la sostenibilità dell’Euro verrà meno.
7 L’esperienza meridionale della brutale unificazione italiana, gli squilibri registrati nella creazione del mercato europeo unificato, il commercio globale di merci-spazzatura prodotte sfruttando le persone e l’ambiente, sono lezioni che dovrebbero essere state apprese: il futuro dei territori che appartengono a un mercato comune non può essere ridotto a una continua competizione, che genera inevitabilmente aree perdenti, che si spopolano e s’impoveriscono, a vantaggio di poche capitali economiche vincenti; si deve invece favorire in ogni territorio una economia locale che abbia una solidità intrinseca e duratura; continuare come oggi, con regole assurdamente uguali per tutti, porterà solo a forme sempre più grevi di centralismo autoritario per assicurare continue, sempre più copiose – e fortemente impopolari - richieste di trasferimenti dai territori più favoriti a quelli che invece restano marginali.
I disastri di Cutro, di Caivano e quello di Brandizzo - in cui vicino alla cara Chivasso sono morti dei fratelli meridionali - non si affrontano con la calata da Roma di presidenti, ministri, sottosegretari, commissari straordinari, prefetti; è tempo di coraggio e di rivolta contro centralisti, chiacchieroni ritinti di verde o rossoverde, populisti, nazionalisti, ciarlatani che si candidano come “sindaci d’Italia” con il retropensiero di poterne diventare “podestà”; ciò che siamo, il meglio di ciò che abbiamo ereditato, il nostro patrimonio ambientale e culturale, è nato dall’ardimento di comunità che si autogovernavano, che rischiavano e che, con sacrificio, qualche volta realizzavano; seguendo le orme dei nostri antenati, impegniamoci per far sorgere una nuova generazione di imprenditori e creativi, esperti e studiosi, leader locali affezionati alla propria terra, amministratori coraggiosi e indipendenti, legislatori audacemente innovatori.
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