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Contro il centralismo

Amarezza dei cristiani friulani per il no al messale

Trieste, 17 novembre 2023 - "La Conferenza episcopale italiana (Cei) non ha approvato il Messale in lingua friulana, un riconoscimento atteso da molti anni, per il quale molto si sono spesi i sacerdoti di Glesie Furlane, e che l'esito della votazione della Cei di ieri rinvia ancora una volta. I vescovi italiani continuano a negare alle friulane e ai friulani il diritto naturale (che è un diritto di ogni popolo) di poter pregare nella propria lingua madre, utilizzando il friulano nella celebrazione della messa". Lo ricordano, in una nota, il capogruppo del Patto per l'autonomia-Civica F-VG, Massimo Moretuzzo, e Diego Navarria, componente del direttivo e già presidente dell'Assemblea della comunità linguistica friulana: "Esprimiamo profonda amarezza per quanto accaduto - si legge ancora nella nota - auspicando una ampia mobilitazione da parte della società friulana per denunciare la netta contrarietà a una decisione che è anche negazione di una identità culturale, quella friulana, le cui radici affondano nel Patriarcato di Aquileia".

 

Aspettando Chivasso - 75 anni della Dichiarazione universale

In attesa dell'incontro politico del prossimo 16 dicembre 2023 a Chivasso, ricordiamo i 75 anni della Dichiarazione universale dei diritti della persona umana. Perché siamo decentralisti, territorialisti, confederalisti, autonomisti? Fra le molte ragioni, c'è anche questa: gli stati sono quasi tutti centralisti e autoritari, specie i più grandi, quelli sottomessi alle grandi potenze, quelli corrotti dalle multinazionali e dalle centrali internazionali del terrore.

I paradigmi dell'oppressione nel mondo contemporaneo sono spesso meno ovvi, visibili, interpretabili di quello che vorremmo. Condividiamo tuttavia le osservazioni internazionali che giudicano relativamente più liberi e più civili paesi piccoli o estremamente decentrati: Svizzera, Nuova Zelanda, Danimarca, Estonia, Irlanda, Finlandia, Canada, Australia, Svezia e Lussemburgo (Human Freedom Index 2023).

La persona umana non può essere pienamente libera se non è anche parte di una comunità locale che si autogoverna. Questo, a nostro parere, è implicito nell'art. 2 della Dichiarazione universale, che vi invitiamo a rileggere, e in molti altri documenti internazionali. Per un mondo meno violento, meno inquinato, meno oppressivo, la via maestra è quella dell'autogoverno libero e responsabile di tutti dappertutto.

Chivasso, 10 dicembre 2023

75° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani

 

 

 

 

Attacco ai diritti politici ed elettorali - aggiornamento

Continua in Senato, nella Commissione Affari Costituzionali, presieduta dal senatore ferrarese di Fratelli d'Italia Alberto Balboni, la conversione in legge del decreto Meloni-Piantedosi per le elezioni europee e amministrative previste per i giorni 8 e 9 giugno del 2024. In questo contesto i senatori di Fratelli d'Italia Marco Lisei, Costanzo Della Porta, Andrea De Priamo e Domenica Spinelli hanno sottoscritto un emendamento che, lasciando immutato (cioè altissimo, 150.000) il numero delle firme necessarie per partecipare alle elezioni europee, riduce drasticamente i soggetti esonerati dalla raccolta firme. Viene tolto l'esonero a forze storiche dell'autonomismo, a Più Europa, a movimenti civici locali che pure hanno rappresentanti in Parlamento, alle famiglie politiche minori, inclusa la nostra EFA.

Una ultima versione dell'emendamento si presentava meno drastica. Nel tardo pomeriggio di oggi sta circolando la notizia di un ritiro del contestato emendamento.

Sarebbe necessaria questa resipiscenza, perché cambiare le leggi elettorali a poco più di tre mesi dal voto, è veramente avventato. Denota un disprezzo, o almeno una ignoranza profonda, di cosa tiene in piedi un ordinamento costituzionale liberale.

La presidenza di Autonomie e Ambiente e il segretariato di EFA stanno seguendo la situazione.

Per seguire i dettagli di questa grave vicenda, consigliamo sempre di seguire uno dei blog più competenti in materia elettorale, quello del prof. Gabriele Maestri:

https://www.isimbolidelladiscordia.it/2024/02/elezioni-europee-la-stretta-sulle.html

Roma - Firenze, 20 febbraio 2024 - a cura della segreteria interterritoriale

 

Attenti alla dittatura dei "buoni"

Udine,16 luglio2021

Diritto di voto per i diciottenni anche al Senato

Attenti ai “buoni”

Un messaggio della Presidenza collegiale di Autonomie e Ambiente

La recente legge costituzionale che ha abbassato a 18 anni l’età per il voto al Senato, attesa da tempo per aumentare la partecipazione dei giovani alla vita politica democratica, era una di quelle cose da “buoni” a cui era difficile dire di no.

Eppure, in una repubblica grande e complessa come quella italiana, è necessario domandarsi se questo ritocco della Costituzione non rischi di aggiungere argomenti a favore di coloro che dicono che il Senato è un doppione della Camera, ora che hanno la stessa base elettorale. Quello che ci viene presentato come un ampliamento dei diritti democratici, potrebbe rivelarsi un ben mascherato ma non meno pericoloso disegno centralista e autoritario.

Il governo ha accentrato sempre più poteri. Sempre più spesso il Parlamento è costretto alla mera ratifica dei suoi decreti. Con la riduzione del numero dei parlamentari si è drasticamente ridotta la rappresentanza dei territori e delle diversità politiche, sociali e culturali. Gli elettori non hanno da decenni la possibilità di scegliere le persone, ma solo sigle, cartelli e “leader” soli al comando. Con la legge elettorale si vorrebbe forzare, per uno schieramento che prevalesse sugli altri, una attribuzione artificiosa dei seggi che gli assicuri una maggioranza in entrambe le camere. Questa è una deriva, nonuna manutenzione delle istituzioni.

Continuando così si arriverà presto a dire che il Senato è un doppione della Camera, quindi lo si potrebbe anche abolire. Eliminato il Senato eletto su base regionale, il passo successivo potrebbe essere la messa in discussione delle regioni e della stessa Repubblica delle Autonomie.

Incidentalmente, dopo anni di qualunquismo e di “uno vale uno”, ora ci troviamo in un tempo di rivalutazione della competenza, che però non è affatto, si badi, una fase di allargamento della partecipazione e rafforzamento della democrazia, tanto meno delle autonomie territoriali e sociali. Una opinione pubblica, impaurita e impoverita, stanca di improvvisazione e incapacità, viene spinta ad affidarsi all’ennesimo “salvatore della patria”.

Il conformismo dei media, i monopoli tecnologici e farmaceutici, la gestione centralista della crisi pandemica, la pretesa di gestione tecnocratica del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) devono destare preoccupazione, perché le decisioni sono prese da elite sempre più ristrette.

Restiamo vigili, perché troppi “buoni” sono subalterni all’idea che l’uomo solo al comando sia “progresso” per questa Repubblica (e magari un giorno persino per l’intera Unione Europa).

Contro la minaccia del centralismo autoritario dobbiamo continuare la nostra lotta per l’autogovernodei territori. Nell’attuale Repubblica delle Autonomie non dobbiamo solo difenderci, ma passare all’attacco, anche con il rilancio dell’ideale di un Senato delle Regioni, come ampia e potentecamera rappresentativa delle diversità territoriali di questo stato.

 

Per approfondimenti e contatti:

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(Fonte della foto: https://www.senato.it/)

Contro la deriva presidenzialista

Nota della presidenza di Autonomie e Ambiente
contro il presidenzialismo in ogni versione
Udine, 12 agosto 2022

 

1. Autonomie e Ambiente (AeA), come sorellanza di forze civiche, ambientaliste, autonomiste, decentraliste e territorialiste, pur non partecipando ancora e in quanto tale alle elezioni politiche generali, ha già ottenuto un risultato politico di grande rilievo: abbiamo contribuito a un dibattito pubblico in cui ciascuna forza politica che si candida alle elezioni del 25 settembre 2022 è costretta a essere esplicita riguardo alla deriva del presidenzialismo, una forma di governo che noi combatteremo sempre, a ogni costo e in ogni modo.

2. La nostra Costituzione e gli Statuti delle regioni contengono già in nuce le condizioni necessarie per fare dello stato italiano, qui e ora, in questa generazione, una autentica Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, che resista nel tempo alla pericolosa deriva della verticalizzazione del potere.

3. Non occorre essere autonomisti per essere contrari al presidenzialismo, ma si eviti di rendersi ridicoli raccontando alle comunità locali e ai territori che sarebbe possibile coniugare presidenzialismo e nuove forme di autonomia locale.

4. Non vogliamo un capo eletto direttamente in una competizione che sarebbe inevitabilmente gestita da grandi concentrazioni di potere finanziario e mediatico, come già purtroppo accade in molti luoghi del mondo, pur retti da ordinamenti formalmente democratici, ma in cui la fiducia tra governanti e governati è in una crisi storica di cui non si intravede la fine.

5. Lo stato italiano è già percorso da storiche pulsioni centraliste e autoritarie: un “sindaco d’Italia” ne diventerebbe inevitabilmente l’ennesimo e pericoloso podestà.

6. Non abbiamo bisogno di un presidente eletto direttamente, né in Italia, né in Europa, semplicemente perché la nostra Repubblica e tanto più il nostro continente sono troppo diversificati e complessi per essere gestiti da un potere concentrato in poche mani.

7. Vogliamo, al contrario, ripristinare regole minime di partecipazione dal basso alla vita politica, una informazione più plurale e più critica, restituire ai cittadini il potere di scegliere i propri leader locali, vedere le assemblee elettive rafforzate a scapito dei governi.

A cura della presidenza di Autonomie e Ambiente - AeA

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Gli aspiranti faraoni d'Italia riparlano di ponte sullo stretto

I se-dicenti competenti del centralismo stanno di nuovo pensando a una opera faraonica, il ponte sullo Stretto di Messina. Finisce per essere sempre evocata da coloro che vogliono autocelebrarsi, dai regimi che vogliono consolidarsi, ma questa HYBRIS (ὕβϱις) resta invisa ai popoli di Calabria e Sicilia, di dubbia realizzabilità tecnica, controversa per gli scienziati della terra, oltre che totalmente incompatibile con una seria svolta ambientale. Chi invece vuole riportare autogoverno e buongoverno, come il Movimento Siciliani Liberi, si occuperà di cose che solo un forte e competente governo territoriale può fare, come raddoppiare il binario unico tra Messina e Palermo e completare le infrastrutture necessarie per liberare le enormi potenzialità dell’economia locale siciliana.

Pubblichiamo qui integralmente, in proposito, un intervento dell’architetto Ciro Lomonte, in dialogo con il prof. Nikos Salíngaros, apparso su Il Covile, prestigiosa testata di riflessione critica sui guasti della modernità.

Lo Stretto di Messina è sempre piú largo

Pubblicato su Il Covile – rivista diretta da Stefano Borselli - https://www.ilcovile.it/

ANNO XVI N°925 - 10 OTTOBRE 2016

L’articolo di Nikos Salíngaros a proposto del Ponte sullo Stretto di Messina mostra che questa grande sfida dell’ingegno umano, se venisse vinta, potrebbe produrre vantaggi a flussi di comunicazione che non tengono in considerazione le reali necessità dei due territori che si fronteggiano. Forse. Il prof. Salíngaros considera un asse verticale che piegherebbe a Sud verso Palermo.

Altri considerano che si potrebbe dare vita ad un asse orizzontale Tunisi – Palermo – Messina – Bari – Durazzo – Atene – Istanbul, intersecantesi con il primo.

Ci sono ragioni di opportunità politica da tenere in considerazione. Ma ci sono anche questioni tecniche non risolte. Sotto lo Stretto passano diverse faglie di carattere distensivo. Tali strutture tettoniche sono caratterizzate da particolari movimenti orizzontali dovuti ai continui spostamenti delle tre placche continentali interessate. Le problematiche di sicurezza non riguardano soltanto i violenti terremoti che periodicamente si verificano in quella zona. L’ultimo è stato quello del 1908,

che ha cancellato la Messina dei Vicerè.

Il mito greco di Scilla e Cariddi ha il suo fondamento nel fenomeno macroscopico dei venti che soffiano forte in quella zona e delle correnti marine che costringono i piloti delle navi a governarle prudentemente alla deriva quando l’attraversano.

Questa è la ragione per cui non si possono realizzare piloni al centro dello Stretto. Ciò rende necessaria la costruzione di una campata unica, quasi il doppio della piú lunga realizzata sino ad oggi.

Gli stessi venti renderebbero difficile l’apertura costante del Ponte, anche perché si tratta di un viadotto pensato sia per il traffico gommato sia per quello su rotaie. Le forti oscillazioni di un ponte strallato, con le forze centrifughe che ne derivano, specie per i treni, costringerebbero a tenerlo chiuso per un numero totale di giorni all’anno stimato in sei mesi.

C’è davvero la sicurezza di possedere già le conoscenze e la tecnologia necessarie per realizzare un Ponte a campata unica di 3.300 metri? Qualunque governo che si volesse lanciare nell’impresa lo farebbe per motivi propagandistici, con il rischio verosimile di lasciarla incompleta.

Aldilà delle conseguenze che il Ponte avrebbe su Reggio Calabria (che non è visitata neppure da chi usa i traghetti, anche se adesso c’è il richiamo del Museo Archeologico, con i Bronzi di Riace) e Messina (che invece attualmente ha un qualche rapporto con i turisti in transito), questa megastruttura è mal rapportata alla viabilità delle due Regioni che unirebbe. La ferrovia Messina-Palermo è ancora a binario unico! Un treno che passasse a velocità sostenuta sul Ponte sarebbe poi costretto a fermarsi ad ogni stazione per attendere il passaggio di altri convogli. In generale le ferrovie siciliane sono un disastro. Pochi pendolari prendono il treno, perché i tempi di percorrenza sono biblici. Tutto ciò ha favorito (e forse dietro c’è una volontà precisa) la diffusione enorme dei veicoli privati. I tragitti fra i vari centri dell’Isola si realizzano in pullman privati (sovvenzionati dalla Regione) o in automobile. È chiaro cosa questo comporti per il traffico, soprattutto nella fase di ingresso nelle città. In Calabria la situazione non è migliore.

È pur vero che un’opera di tale impatto potrebbe stimolare la costruzione di infrastrutture adeguate. Si diceva che alcuni per es. sognano un nuovo asse commerciale Palermo–Bari. Ma c’è ragione di essere scettici, per il semplice motivo che il Sud è trattato come una colonia da politici e finanzieri e la sua gente non ha ancora imparato a fare la voce grossa. Non sarebbe automatico lo sviluppo delle due testate del Ponte.

Le autostrade siciliane sono insufficienti anche al traffico veicolare. Solo un triangolo parziale è abbastanza ben collegato: Messina con Catania, Catania con Palermo (con tratti pessimi in perenne manutenzione), Palermo con Messina. C’è poi la Palermo–Mazara del Vallo, che – nel tratto dopo Trapani – è usata molto poco. I Graziano Delrio di turno diranno che è uno spreco. Ma glisseranno sul fatto che, se questa autostrada continuasse per Agrigento, Ragusa, Siracusa, Catania, le merci circolerebbero a velocità decente, come avviene oggi in Lombardia. I trasporti in Sicilia sono un disastro, anche solo fare una gita in Sicilia orientale è una scelta audace per un palermitano.

Alcuni rincareranno la dose: «È tutta colpa della Regione Siciliana!». Senza ricordare che l’Autonomia Siciliana del 1946 è un bluff che ha permesso alla nascente Repubblica Italiana di evitare che le tensioni indipendentiste mai sopite nell’Isola portassero ad una definitiva separazione. Il carrozzone che ne è nato (assistenzialismo, pubblico impiego e precariato in cambio di voti a favore dei grandi partiti nazionali) ha messo in ginocchio l’economia siciliana, incrementando il fe-

nomeno dell’emigrazione delle migliori menti. A beneficio dei governi centralisti, che hanno frenato le forze centrifughe con un perverso sistema clientelare.

Il vento sta cambiando. L’adesione crescente della gente al Movimento Siciliani Liberi attesta che il malcontento verso partiti sordi alle necessità reali cresce e la consapevolezza di essere stati derubati pure. A parte il fatto che il Sud ha ricevuto le briciole di ciò che è stato investito al Nord (con l’aggravante di sentirsi oggetto di elemosine non dovute), le infrastrutture in Sicilia non sono state realizzate perché non le si voleva realizzare.

In queste condizioni il Ponte sullo Stretto sarebbe un monumento velleitario di cui potrebbero rimanere due piloni incompleti – uno per ciascuna riva dello Stretto di Messina – a imperitura memoria. Molto meglio lavorare sulla condizione di insularità della Sicilia riconosciuta dall’Unione Europea e ricavarne tutti i vantaggi fiscali che condurrebbero ad una sostanziale ripresa economica.

 

Ciro Lomonte*

* Al momento in cui ripubblichiamo questo articolo (mercoledì 11 agosto 2021), l’architetto Ciro Lomonte è segretario del Movimento Siciliani Liberi, appena riconfermato dal II Congresso nazionale (https://www.autonomieeambiente.eu/news/50-ii-congresso-nazionale-siciliani-liberi).

Nota: L’immagine a corredo dell’articolo è un particolare del quadro “Ulisse affronta le Sirene e passa lo stretto di Scilla e Cariddi”, olio su tela di Ruggiero de' Ruggieri da Primaticcio, anch’esso estratto dal citato numero de Il Covile.

 

I sicari delle autonomie

Giancarlo Giorgetti viene presentato dai media come quello serio in una Lega Salvini allo sbando, come quello competente nel governo dei raccattati di Giorgia Meloni.

La scarsa stampa che s'interessa ai dettagli dell'azione quotidiana di amministrazione della Repubblica Italiana nell'Unione Europea per lo più lo loda, o comunque lo ritiene quello più in continuità con il governo Draghi, quello con cui si può ragionare, quello meno pericoloso per lo status quo.

Hanno ragione. Formatosi da ragazzo nella destra sociale, è da trent'anni in Parlamento, dove entrò salendo sul treno in corsa dei primi successi leghisti. Ha avuto un ruolo ai tempi di Bossi e Berlusconi. E' stato uno dei registi della svolta populista e nazionalista - e soprattutto opportunista - del salvinismo. Oggi è pienamente diventato ciò che era scritto nel suo destino: uno dei più silenziosi e abili sicari della Repubblica delle Autonomie. Il suo cursus honorum spiega più di tante parole come il leghismo sia potuto diventare la nemesi delle aspirazioni che aveva raccolto ai suoi inizi: la rovina delle autonomie e degli autonomismi in Italia e in Europa.

Le sue ultime iniziative, da ministro delle finanze del governo più centralista della storia della Repubblica, riscuotono poca attenzione dai media, ma sono coerenti: messa una pietra tombale sul federalismo fiscale; per le autonomie esistenti solo chiacchiere, a partire da quella siciliana, o addirittura sgambetti, come nel caso della Valle d'Aostasistemi forfettari e rottamazioni concesse a spese delle entrate locali; la minaccia di tornare addirittura a varare una nuova "Equitalia" centralizzata, come se le precedenti esperienze di centralismo non avessero già dimostrato di essere un disastro. Né va dimenticato il suo ruolo cruciale nella gestione centralista, autoritaria, avventata, antisociale, fiscalmente regressiva, anti-economica e infine brutalmente austeritaria del cosiddetto "bonus 110".

La posizione politica del ministro è forte, perché è in linea con i tempi. Il centralismo tecnocratico va alla grande, da Bruxelles, a Milano, a Roma, in tutti i campi e praticamente nell'intero arco delle forze politiche. Nel frattempo, a dispetto della volontà della maggioranza delle popolazioni locali, il Titolo V è affondato, grazie agli errori giuridici e politici dell'apprendista stregone e collega di partito di Giorgetti, il ministro Calderoli. Gli ideali della Repubblica delle Autonomie e dell'Europa delle Regioni, seminati da Matteotti, Chanoux, Calamandrei, Codignola, Olivetti, Maria De Unterrichter Jervolino e tanti, tantissimi altri, sono oggi calpestati. 

Persone di orientamento centralista sono al potere in ogni ambiente, ma il problema non sono loro.

Il problema siamo noi. Almeno nelle organizzazioni autonomiste, dobbiamo fare pulizia dei sicari delle autonomie.

Con Autonomie e Ambiente abbiamo riconquistato terreno e restituito aria e acqua alle radici autonomiste della Repubblica.

Abbiamo fatto un buon cammino e ora aspettiamo tutti gli altri, anche quelli rimasti indietro.

 

Milano, 25 luglio 2025 - San Giacomo apostolo

A cura della segreteria interterritoriale

 

Il centralismo paralizza, soffoca e infine uccide

  • Autore: Una pagina memorabile di Alexis de Tocqueville - Brandizzo, Caivano e Chivasso, 1 settembre 2023

Mentre la Repubblica delle Autonomie è in lutto per gli operai ferroviari di Brandizzo, che non esitiamo a chiamare vittime del centralismo, e osserviamo con tristezza che per "bonificare" una borgata distrutta dal centralismo, Caivano, si è invocata la passerella dei vertici del governo centrale e centralista, abbiamo voluto questo piccolo ma emblematico testo sul Forum 2043, che è come un interludio. Se arrivati fin qui abbiamo cominciato a capire, come lo capì Tocqueville all'alba della modernità industriale, che la vita umana, per restare tale, deve continuare a essere fondata sulla responsabilità dell'autogoverno al più basso livello possibile, allora vale la pena andare avanti, per salvare la nostra dignità umana, non solo la vita materiale e l'integrità del creato. Altrimenti, immaginatevi la peggior distopia e, siatene certi, ve la daranno. O territorialismo, o barbarie.

 

"Cosa mi importa, dopotutto, che vi sia un'autorità sempre pronta, che veglia a che i miei piaceri siano tranquilli, che vola davanti a me per allontanare i pericoli dal mio cammino, senza che io abbia bisogno di pensare a tutto questo; se questa autorità, nel tempo stesso che allontana le più piccole spine sul mio passaggio, è padrona assoluta della mia libertà e della mia vita; se monopolizza il movimento e l'esistenza al punto che quando essa languisce, languisce tutto intorno a lei, che tutto dorme, quando essa dorme, che tutto perisce quando essa muore? Vi sono in Europa certe nazioni in cui l'abitante si considera come una specie di colono indifferente al destino del luogo in cui abita. I più grandi cambiamenti sopravvengono nel suo paese senza il suo concorso; egli non sa precisamente quel che è successo e ne dubita, poiché ha inteso parlare dell'avvenimento per caso. Non solo, ma il patrimonio del suo villaggio, la pulizia della sua strada, la sorte della sua chiesa e della sua parrocchia, non lo toccano affatto; egli pensa che tutte queste cose non lo riguardano in alcun modo, perché appartengono ad un estraneo potente, che si chiama il governo. Quanto a lui, non è che l'usufruttuario di questi beni, senza spirito di proprietà e senza idee di miglioramento. Questo disinteresse di se stesso si spinge tanto in là che se la sua sicurezza o quella dei suoi figli è compromessa, invece di cercare di allontanare il pericolo, egli incrocia le braccia per attendere che l'intera nazione venga in suo aiuto. Quest'uomo, del resto, benché abbia sacrificato completamente il suo libero arbitrio, non ama l'obbedienza più degli altri; si sottomette, è vero, al beneplacito di un impiegato, ma si compiace di sfidare la legge, come un nemico vinto, quando la forza si ritira. Così oscilla senza tregua fra la servitù e la licenza."

(fonte: Alexis de Toqueville, De la Démocratie en Amérique, Parigi, 1835-40. Edizione italiana: La democrazia in America, Rizzoli, Brescia,
1995, pp.96-97)

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A cura del gruppo di studio che coordina il Forum 2043 - Brandizzo, Caivano e Chivasso, 1 settembre 2043

L'immagine del "centralismo burocratico" di corredo a questa pagina è tratta da https://jovencuba.com/

 

Il Comitato Referendum per la Rappresentanza si organizza

Il Comitato Referendario per la Rappresentanza si organizza e si appresta a depositare in Cassazione i quesiti per abbattere il Rosatellum e frenare la deriva autoritaria, centralista, presidenzialista. Riceviamo e volentieri pubblichiamo dall'ufficio stampa del Comitato Besostri. Ricordiamo a tutti che è possibile DARE LA PROPRIA DISPONIBILITÀ al Comitato attraverso questo modulo raccolta dati.

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IL COMITATO REFERENDARIO CONTRO IL ROSATELLUM SI ORGANIZZA

Roma, 18 aprile 2024

Si è costituito il 17 aprile, presso lo Studio Notarile Fanfani-Pellegrino di Roma, il Comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato, il cosiddetto Rosatellum.

Ne hanno dato notizia l’ex senatore Enzo Palumbo, Paolo Antonio Amadio e Sergio Bagnasco, che sono stati fra i principali promotori dell'iniziativa, in continuità con il lavoro di Carlo Felice Besostri.

Il comitato promotore ha scelto Giorgio Benvenuto come presidente d'onore (nella foto).

2024 04 17 Giorgio Benvenuto presidente onore anti Rosatellum

La presidenza e rappresentanza legale è stata affidata a Elisabetta Trenta (nella foto).

Foto Ministro Trenta 

Vicepresidenti sono stati nominati Vincenzo (Enzo) Palumbo, Raffaele Bonanni, Sergio Bagnasco.

La segreteria organizzativa è stata affidata a Riccardo Mastrorillo, Luigi Spanu e Thomas Agnoli. Il tesoriere è Pietro Morace.

Tra i numerosi componenti figurano Enzo Paolini (storico collaboratore di Felice Besostri), Marco Cappato, Marco Perduca, Nella Toscano, il già citato Paolo Antonio Amadio, Nicola Bono, Erminia Mazzoni, Mario Walter Mauro, Francesco Campanella, Mauro Vaiani (vicepresidente segretario di Autonomie e Ambiente), Matteo Emanuele Maino. Molte altre persone di rilievo saranno cooptate ad horas nel comitato.

Nella mattina di martedì 23 aprile prossimo i quesiti saranno depositati in Cassazione. Alle ore 17:30, presso la sala stampa di Montecitorio, i promotori del referendum presenteranno agli organi d’informazione i quesiti referendari e la campagna per la raccolta delle 500.000 firme necessarie per abbattere il #Rosatellum, legge elettorale ingiusta e incostituzionale, contribuendo così a frenare la deriva centralista e autoritaria del c.d. "premierato" (che sarebbe l'elezione diretta di una sorta di podestà d'Italia).

Nella foto sotto: Mauro Vaiani, Sergio Bagnasco, Enzo Palumbo, Enzo Paolini, in un momento dei lavori di costituzione del Comitato Besostri.

 2024 04 17 un momento della costituzione anti Rosatellum

 

Fonte: Ufficio Stampa del Comitato Referendario per la Rappresentanza

Per info e contatti

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E' già aperta una pagina del comitato sulle reti sociali:

https://www.facebook.com/profile.php?id=61558308164893

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La necessaria alternativa al neonazionalismo, a vecchi e nuovi centralismi, ai traditori della sussidiarietà

Il discorso della presidente Giorgia Meloni al Meeting di Rimini lo scorso 27 agosto 2025 è stato rivelatore. L'aspirante podestà d'Italia ha espresso, in modo pacato ma inequivocabile, la sua cultura politica centralista, venendo peraltro lungamente applaudita da una platea che ha evidentemente smarrito il suo antico attaccamento ai principi umani e cristiani della sussidiarietà.

Ha parlato dell'Italia come "nazione", oscurando sfacciatamente la verità storica che il nazionalismo italiano è stato la nostra rovina. Ciò che abbiamo ricostruito, dopo il disastro, è una Repubblica di autonomie, dove si è cercato, nonostante le contraddizioni e i guasti della modernità e della globalizzazione, di proteggere le diversità locali, regionali, culturali, linguistiche, che sono una esigenza insopprimibile di una vita veramente umana.

Secondo la presidente, l'Italia-nazione sta rioccupando il suo posto a fianco delle altre nazioni, ma quali sarebbero queste altre nazioni? Gli stati "mononazionali" sono una eccezione (spesso sinistra). I nostri vicini europei e mediterranei che prosperano sono ordinamenti che rispettano le autonomie e le diversità. Quelli dove si praticano forme di neonazionalismo e centralismo sono tutti in declino, a rischio di involuzioni autoritarie, quando non già sprofondati nella violenza, nel terrorismo, nella guerra.

La presidente Meloni ha rivendicato l'intervento del centralismo per rimediare alla crisi di alcuni territori, come Caivano, ma con questo argomento ha sfidato il buon senso e la sua - temporanea - fortuna politica. Quante Caivano possono essere emancipate dalla povertà e dalla violenza dall'intervento diretto di un governo centralista? Una, forse. Alcune, forse ma improbabile. E tutte le altre migliaia di periferie che stanno degradando, che si stanno impoverendo e spopolando, in cui sono a rischio interi patrimoni culturali e ambientali? Il centralismo non ne conosce neppure il numero, figuriamoci i problemi.

L'annuncio di alcune misure "nazionali", come un "piano casa" (un sempreverde propagandistico), sono stati particolarmente imbarazzanti. Non esistono soluzioni "italiane" per i problemi dei nostri diversi territori, dove si spazia dall'eccesso di cementificazione e speculazione, all'estremo opposto di abbandono, incuria, isolamento e spopolamento. Il declino non potrà mai essere fermato, senza sussidiarietà e responsabilità. Non è sorprendente, peraltro, come tutti questi neonazionalisti italiani (non solo quelli di Fratelli d'Italia, sia chiaro) siano tutti così ciechi e miopi rispetto all'esigenza di tutelare le nostre economie locali.

Dobbiamo smontare questo neonazionalismo centralista italiano, perché mette in discussione l'autonoma e originale azione politica dei leader locali per promuovere una vita veramente a misura di persona umana per le generazioni future, una vita radicata in comunità locali - di nascita o di elezione - coese e solidali, rispettose del proprio patrimonio culturale e del proprio ambiente naturale.

Nonostante il coro conformista della maggior parte dei media, nessun centralismo, nessun neonazionalismo, nessuna concentrazione di potere e di ricchezza stanno migliorando la vita quotidiana degli esseri umani. Anzi, nonostante tutta la retorica "green", la stanno mettendo sempre più in pericolo, distruggendo gli ecosistemi locali e minacciando il creato con i loro ecomostri e i loro arsenali pieni di armi di distruzione di massa. Tutte le grandi potenze - ma anche molte medie e piccole - sono autocrazie dove le persone, le famiglie, le piccole imprese, i coltivatori diretti, gli artigiani, le comunità locali, sono semplicemente stordite dalla propaganda, impoverite, oppresse.

Le nostre vecchie democrazie europee non fanno eccezione, visto che cresce come un cancro la concentrazione del potere nelle mani di pochi leader, tecnocrati e magnati.

Non dubitiamo che la presidente Meloni sarà abile, prudente e moderata, ma non facciamoci illusioni. Alla fine della sua stagione politica, cittadini e comunità si ritroveranno tutti meno autonomi e più dipendenti dallo stato.

Lavoriamo quindi, tutti noi che crediamo nell'autonomia delle persone e dei territori, a contribuire a una svolta politica. E' una sfida ineludibile, che riguarda non solo le personalità indipendenti e autonome dal bipolarismo "all'italiana", ma anche molti di coloro che stanno al momento partecipando a esperienze politiche e amministrative insieme al centrodestra e al centrosinistra. E' un cantiere in cui c'è bisogno di tanto lavoro da parte di tanti, superando gli attuali steccati.

L'Italia e l'Europa sono fatte di autonomie e non possiamo lasciare che i neonazionalisti, i centralisti, i tecnocrati le distruggano, perché dopo il passaggio di questi barbari del nostro essere autonomi, e quindi veramente italiani ed europei, non resterebbe più niente.

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Prato, mercoledì 3 settembre 2025, San Gregorio Magno - a cura della segreteria interterritoriale

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La cartina riprodotta a fianco del post è una famosa mappa dei territori italiana realizzata dal grande cartografo inglese John Cary nel 1799, dove sono descritte le diversità italiane com'erano prima della Rivoluzione francese e delle invasioni napoleoniche. Quila fonte su Wikipedia. Qui una versione a più alta definizione.

 

La Repubblica non ha bisogno di un podestà

Udine - Firenze - Roma, 27 ottobre 2022

Autonomie e Ambiente è e resterà contraria a ogni forma di presidenzialismo, semipresidenzialismo, elezione diretta del cosiddetto "sindaco" d'Italia.

In uno stato già profondamente centralista e non privo di venature autoritarie come il nostro, qualsiasi elezione diretta di un capo con poteri esecutivi, una persona sola al comando, rappresenterebbe l'inizio della fine della Repubblica delle Autonomie.

Siamo controvento, si dirà, rispetto alla spinta alla verticalizzazione che si registra da decenni in ogni campo della vita pubblica, ma noi siamo cittadini attivi nei territori, che vediamo e tocchiamo con mano ogni giorno i guasti delle spinte alla concentrazione di potere e ricchezze nelle mani di pochi. Non possiamo e non vogliamo ignorare i disastri del centralismo nella vita sociale a ogni livello e in ogni campo.

Non lasceremo il futuro dei nostri territori nelle mani di leader centrali, scelti in grandi competizioni mediatiche, che sono sempre più spettacolari, ma anche sempre più opache rispetto a chi le finanzia e le organizza.

Noi crediamo che gli elettori e gli eletti debbano potersi conoscere profondamente ed essere strettamente connessi, prima e dopo le elezioni, così come insegna la storia delle forme di autogoverno di maggior successo nella storia mondiale: i piccoli stati, le province autonome, le istituzioni confederali con i loro organi collegiali, come quelle della Svizzera.

In troppi, non solo nel nuovo governo Meloni appena formatosi in Italia, che si preannuncia come il più centralista della storia della Repubblica, progettano una qualche forma di elezione diretta di un capo per l'Italia. Qualcuno, in una sorta di sinistra competizione a chi centralizza di più, vagheggia persino l'elezione diretta di un presidente dell'Unione Europea. Di fronte a tanta avventatezza, con pazienza e con fermezza, dobbiamo ricordare che nessuna comunità politica moderna, grande, variegata e plurale, potrà mai essere bengovernata da leader solitari scelti attraverso una selezione mediatica. La storia contemporanea di Stati Uniti, Francia, Turchia, Brasile, Sudafrica, Indonesia, dovrebbe pur insegnare qualcosa.

Molti dei movimenti civici, ambientalisti, localisti e territoriali che fanno riferimento ad Autonomie e Ambiente stanno mettendo in discussione l'elezione diretta dei capi degli esecutivi anche nelle regioni e nelle città grandi e medie, perché si moltiplicano anche nei nostri territori i casi in cui sindaci e governatori sono ormai imposti dai poteri forti e dai media, più che essere eletti da una selezione democratica dal basso.

In questa XIX legislatura sono purtroppo presenti pochissimi parlamentari autonomisti e indipendenti, a causa dell'orrenda e incostituzionale legge elettorale nota come "Rosatellum", ma nei territori sono presenti molte realtà civiche, ambientaliste, autonomiste, territorialiste che condividono i nostri ideali: la Repubblica delle Autonomie e l'Europa delle regioni, dei territori, dei popoli.

Di fronte alla deriva presidenzialista non siamo impreparati e non ci troveranno divisi, inariditi e dispersi.

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A cura della segreteria di Autonomie e Ambiente:

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Approfondimenti:

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La truffa taglialiste passa dal Senato alla Camera

Come in una Federazione Russa qualsiasi, la Repubblica Italiana è diventata un posto dove si cancellano le liste elettorali minori e i loro sgraditi candidati.

Il decreto truffa dove, con un emendamento promosso da Fratelli d'Italia, si sono cambiate le regole del gioco a meno di 90 giorni dal voto, passa dal Senato alla Camera.

Una mezza dozzina di liste, fra cui la nostra del PATTO AUTONOMIE AMBIENTE, promossa da Autonomie e Ambiente e da EFA, si sono ritrovate dalla sera alla mattina private di condizioni d'accesso alle elezioni che erano in vigore da ormai un decennio.

Mai perdere la speranza che una maggioranza di avventati possa rinsavire, ma la verità è che il danno è stato fatto e sarà difficilmente rimediabile.

In tutti i territori nostre figure rappresentative stanno valutando la possibilità di scendere in campo come indipendenti in altre liste.

Tutta la rete Autonomie e Ambiente lotterà, se possibile con ancora maggiore determinazione, per porre fine a questo sinistro bipolarismo, alle sue leggi elettorali ingiuste, alle sue ipocrisie, alle sue truffe.

Qui potete trovare la documentazione sul decreto truffa voluto dai senatori di Fratelli d'Italia.

Qui la presa di posizione di EFA.

Qui le nostre proteste.

Qui un approfondimento sui dettagli del decreto truffa, sull'autorevole sito del dott. Gabriele Maestri, I simboli della discordia.

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Milano - Venezia - Roma - Napoli - Palermo, 17 marzo 2024 - a cura della segreteria interterritoriale

 

Maid in Itali

La nostra parte autonomista e territorialista, civica e ambientalista, è stata capace di collaborazione e compromesso, con persone e gruppi sia di sinistra, che di centro, che di destra. E' accaduto, in alcune parti dello stato, anche con una vecchia generazione di "missini" che erano persone attaccate al loro territorio e competenti amministratori.

Questa ultima generazione di "fratelli d'Italia", invece, ci sta trasmettendo qualcosa di diverso e di negativo: un senso di arretramento, quasi psicologico e culturale prima ancora che politico.

Come se, nella loro ridotta politico-culturale, avessero coltivato una "cancel culture" di destra.

Il fascismo è l'autobiografia dello stato italiano, ma ci sono ancora - non solo a destra in verità - persone che non hanno mai veramente preso atto della rottura della Costituzione del 1948.

Anche coloro che non si ispirano, come noi, ai valori della Carta di Chivasso, devono comunque farsene una ragione: l'Italia unificata dai Savoia è finita nella tragedia e nell'infamia; è iniziato, dopo la Liberazione, il cammino verso la Repubblica delle Autonomie e la confederazione europea.

La nuova repubblica è e dovrà essere sempre di più, come vogliono la Costituzione e le leggi, plurilingue e in particolare attenta a valorizzare tutte le madrelingue, non importa quanto minoritarie.

Che da persone importanti del partito della presidente Meloni, che pure hanno voluto il ministero del "Made in Italy", arrivi una goffa proposta di legge contro i "forestierismi", con punizioni per chi non usa correttamente la lingua italiana, è quindi, oltre che ridicolo, anche un tantino preoccupante.

Dalla segreteria - 1 aprile 2023

Per approfondire:

https://www.lastampa.it/politica/2023/03/31/news/rampelli_lingua_italiana_multa-12731092/

https://www.facebook.com/AssembladaOccitanaValadas/posts/pfbid02rzKtktd4so4H5SXNAyz7g1kZjynzjV9cfGXSH1pHwTJRhg4FNoGDmTHpewXZtw3sl

https://www.facebook.com/MauroVaianiProfiloPubblico/posts/pfbid0RnYsPQPr5mHKLGrnoZ9uZQP1DQMrFta2vr88dy4wy4acLGARuYWFZYJqQrvnTDdQl

 

 

 

 

Manifestazione contro l'aeroporto-ecomostro di Firenze

Riceviamo e volentieri aderiamo all'invito della forza sorella OraToscana di aderire a una manifestazione popolare unitaria contro l'ultimo ecomostro che classi dirigenti centraliste, autoritarie, prepotenti vorrebbero costruire: un nuovo aeroporto nella già martoriata Piana di Pistoia-Prato-Firenze. Sarebbe un'orgia di movimento terra, cemento, ferro, un'altra follia faraonica stile Ponte di Messina, più piccola ma non meno drammatica per il suo impatto sulla vita quotidiana di un milione di Toscani. Un'avventatezza che preoccupa profondamente, ancor più immotivata se si considera che la Toscana ha già un aeroporto intercontinentale sottoutilizzato a Pisa.

A cura della segreteria interterritoriale - Campi Bisenzio, 26 settembre 2023

Per approfondire:

https://x.com/rete_aea/status/1706643331483115943/

https://diversotoscana.blogspot.com/2023/09/manifestazione-contro-laeroporto.html

 

Memoria e liberazione

 

Il Giorno della memoria del 27 gennaio 2023 viene ricordato dalle forze civiche, ambientaliste, autonomiste, come momento di consapevolezza che furono i grandi stati centralisti e autoritari ad organizzare persecuzioni, deportazioni e sterminio. Senza una enorme stato burocratizzato, industrializzato, militarizzato, interamente mobilitato, capace di invadere e occupare per anni l'intera Europa, non ci sarebbe stato l'abisso della "soluzione finale", non sarebbe stata possibile la Shoah. Non dobbiamo deflettere dal nostro sostegno a tutti i popoli del mondo in cammino verso la liberazione, in lotta contro.l'oppressione che è sempre possibile nei grandi stati centralisti. Vale per tutti i territori, non solo per chi resiste, si ribella e muore in Russia, Ucraina, Cina, Iran, Etiopia, Nigeria, America Latina. Vale anche per le nostre lotte decentraliste in Italia, in Europa e nei paesi dell'Occidente.

Massimo Moretuzzo, candidato civico, ambientalista, autonomista, alla presidenza della regione Friuli Venezia Giulia, ha ricordato il nostro impegno per una memoria che sia risveglio e liberazione, partecipando alla cerimonia di commemorazione per le vittime della Shoah alla Risiera di San Sabba,a Trieste.

In Toscana, gli esponenti civici, ambientalisti, autonomisti, raccogliendo un suggerimento della lista Un Cuore per Vecchiano e della rete OraToscana, celebrano la Giornata della memoria ricordando che siamo entrati nell'85° anno da quando furono firmate le infami leggi razziali del 1938, dall'infame Savoia, nella reggia di San Rossore (qui un post storico).

In Piemonte il mondo civico, ambientalista, autonomista, di difesa delle culture e delle lingue alpine, coordinato dai Liberi Elettori Piemonte, si avvia a promuovere, insieme con il Forum 2043, un anno di studi e celebrazioni dell'80° anniversario della Carta di Chivasso, che contiene parole vive, oggi più attuali che mai, contro il centralismo autoritario e per la promozione dell'autogoverno di tutti dappertutto.

Alla riflessione contro il centralismo autoritario, che fa strage di diritti e quindi di popoli, hanno contribuito i recenti incontri di Forlì del Movimento per l'Autonomia della Romagna (XXIV assemblea del 21 gennaio 2023, con la commemorazione di Stefano Servadei), e l'assemblea di Siciliani Liberi a Pergusa (22 gennaio 2023, nel settimo anniversario della loro costituzione).

 

 

Morire di centralismo autoritario

Con il passare delle ore il catastrofico terremoto che ha colpito molti territori turchi, curdi e siriani, nella notte fra il 5 e il 6 febbraio 2023, si rivela nella sua terrificante gravità.

Le forze sorelle e i gruppi civici, autonomisti e ambientalisti della rete Autonomie e Ambiente, attraverso la presidenza, esprimono tutta la possibile solidarietà.

Seguiamo la vicenda attraverso i collegamenti internazionali di Alleanza Libera Europea (ALE, European Free Alliance), in particolare con la forza politica localista, interculturale, federalista, libertaria del Partito Democratico dei Popoli, che è il movimento del sistema politico turco a cui siamo più vicini.

Questa immensa tragedia deve essere una occasione di riflessione e, per tutte le cancellerie dell'Europa e del Mediterraneo, di ripensamento. Questo potrebbe essere il momento per una tregua immediata, a carattere umanitario, di ogni conflitto in corso, dallo Yemen ai territori palestinesi, dal Nagorno-Karabakh (Artsakh) alla linea del fronte russo-ucraino.

E' davanti agli occhi di tutti che di centralismo autoritario si muore di più che di un terremoto, per quanto terribile. Non ci riferiamo solo al fatto che i territori curdi del Bakur e del Rojava, oltre a molte altre province sotto giurisdizione turca e siriana, erano già state martoriate dalle guerre combattute dai regimi contro i loro stessi popoli. C'è qualcosa di più profondo.

Le cronache dai luoghi del dolore, come quelle dell'ottimo Mariano Giustino (corrispondente di Radio Radicale) ci informano di un'amara verità: quei regimi centralisti autoritari hanno lasciato licenza di costruire e inquinare, ma non hanno mai permesso la formazione di servizi locali decentrati, autonomi, forti, gli unici che possano assicurare la resilienza delle comunità locali nei momenti di crisi.

Il centralismo è autoritario sempre, paralizzante in tempi di crisi.

Il presidenzialismo è sempre prolifico di opere faraoniche, inutili e, in caso di disastri naturali, assassine.

Il militarismo è sempre pericoloso e d'inciampo di fronte alle necessità di operare capillarmente nei territori colpiti da eventi tragici.

Vedere intere province distrutte dalla guerra, inquinate, divise dalle persecuzioni politiche, lasciate prive di autorità locali civili e democratiche, oltre che di servizi locali di protezione civile e di assistenza, sia di monito per tutti.

Per noi è una spinta profonda a continuare le nostre battaglie civiche, ambientaliste, autonomiste.

 

 

 

No all'uomo solo al comando

Udine,18 dicembre 2021

Basta uomini soli al comando

Messaggio di fine anno 2021di Autonomie e Ambiente

Importanti studi ci avvertono che tra i cittadini della Repubblica sta crescendo il consenso al presidenzialismo.

Invece di allinearci al coro di chi auspica l’elezione del “podestà d’Italia”, Autonomie e Ambiente si mette di traverso.

Insieme a tutti coloro che credono nella Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, intendiamo moltiplicare i nostri sforzi per avvertire l’opinione pubblica che gli uomini soli al comando sono, nel migliore dei casi, un pericoloso miraggio.

Chiunque partecipi alla vita civica locale sa bene che l’elezione diretta dell’esecutivo non è sempre l’ottimale, né funzionale indipendentemente dalle dimensioni della comunità. Una cosa è eleggere il sindaco di un piccolo comune, o il presidente di un territorio circoscritto e coeso. Cosa ben diversa è eleggere direttamente il capo di una grande città, o di un territorio più vasto, o addirittura dell’intera Repubblica. Con il crescere delle dimensioni del collegio elettorale, si riduce la capacità di giudizio e di scelta del cittadino, aumenta il potere dei vertici dei partiti, le elezioni diventano sempre più condizionabili dal potere mediatico.

La Repubblica è già minata da eccessi di centralismo. Giunti alla fine del 2021 – ma purtroppo non dello stato di emergenza - i guasti dell’eccessiva concentrazione di potere in poche mani sono ormai davanti agli occhi di tutti. In sanità, per esempio, non c’è più una emergenza Covid, c’è piuttosto l’urgenza di ricostruire una sanità presente capillarmente territorio per territorio. Una missione che richiederebbe programmazione e lungimiranza, che possono essere messe in campo solo da forti e responsabili autonomie locali.

Le nostre forze politiche territoriali, insieme a una più ampia rete di iniziative civiche, ambientaliste e autonomiste con cui stiamo tessendo un dialogo in tutta la Repubblica, piuttosto che l’elezione diretta di un capo, pretendiamo invece che il Parlamento in carica metta mano per tempo a una legge elettorale più giusta, che restituisca ai cittadini il potere di scegliere donne e uomini che rappresentino i territori.

Auguri di cuore per le feste, buon Natale, buon anno nuovo 2022.

 

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Per un maturo e capillare civismo al servizio dei territori

Udine-Firenze-Napoli, 16 maggio 2023

Nota per la stampa

Un maturo civismo ambientalista e territorialista
cresce in ogni regione della Repubblica

Autonomie e Ambiente, rete italiana di forze politiche territoriali guidata dal Patto per l’Autonomia del Friuli-Venezia Giulia, si congratula con le moltissime forze civiche, attente ai problemi ambientali e sociali, che stanno crescendo in tutti i territori della Repubblica, dal Salento al Bellunese, dalla Toscana al Molise.

Si moltiplicano casi di movimenti civici locali di qualità, oltre che di successo, sia quando competono da soli, sia quando si alleano con i rappresentanti locali dei partiti. Praticamente in tutti i ballottaggi, le persone e le liste indipendenti dalle piramidi politiche romane o milanesi, saranno decisive.

I cittadini hanno storie e valori di sinistra, centro o destra, ma non esistono soluzioni di “centrosinistra” o “centrodestra” valide per tutti i territori e per tutte le emergenze di questo inizio secolo. La polarizzazione, così come semplificata sui media, è solo propaganda d’ignoranza e cristallizzazione di pregiudizi.

Sempre più cittadini trovano semplicemente inaccettabile la concentrazione di potere nelle mani di pochi capi di partiti e partitini “nazionali” e non vogliono più votare candidati paracadutati dall’alto e da altrove, o scegliere tra figure e slogan trasmessi dalle televisioni nazionali. E’ un importante risveglio, che potrebbe anche porre rimedio al crollo della partecipazione al voto.

Questo è anche, a nostro parere, un segnale importante in vista della resistenza che in tutti i territori si sta alzando contro le proposte di elezione diretta – quindi mediatica - di un capo per l’intera repubblica (presidente, premier, sindaco o podestà d’Italia che sia). La Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali, intende resistere alla deriva centralista e autoritaria.

Per sostenere questa primavera di senso civico, ambientalismo, autonomia politica, Autonomie e Ambiente promuove un serio e inclusivo confederalismo dal basso, radicato nella storia della Repubblica delle Autonomie voluta dai padri costituenti (e che san ben distinguere le persone e le esperienze serie dai ciarlatani e dai riciclati).

Da subito promuoveremo alcune riforme delle leggi elettorali per i comuni della Repubblica, che vadano incontro a questa crescente esigenza di serietà, autonomia, responsabilità (come quelle raccolte nella recente riflessione di OraToscana sul nostro Forum 2043, realtà di studio e ricerca politica per le autonomie).

In particolare appoggeremo norme che impediscano liste civetta formate all’ultimo momento da candidati non residenti (il cui unico interesse è piantare bandierine di partito). Per i piccoli comuni promuoveremo la possibilità di sperimentare forme di governo più snelle e più collegiali. Solleciteremo anche una riflessione critica sulla figura del sindaco, che concentra nelle proprie mani un potere eccessivo.

Autonomie e Ambiente è e sarà sempre di più un patto interterritoriale di civismoe ambientalismo, oltre che di autonomismo, impegnato per una democrazia, locale ed europea, più robusta e più rispettosa delle diversità e delle biodiversità.

Dalla Presidenza di Autonomie e Ambiente

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Regionali 2025: 12 simulacri per 6 regioni

Con l'eccezione della Valle d'Aosta, dove vigono regole più democratiche, le imminenti elezioni regionali di fine 2025 in sei regioni italiane (Veneto, Marche, Toscana, Campania, Puglia, Calabria) sono già state trasformate dal conformismo mediatico in altrettanti plebisciti fra le due principali piramidi che dominano la vita politica nella Repubblica, centrodestra e centrosinistra.

Sono i guai delle elezioni dirette in tempi di mediacrazia e di bipolarismo tossico all' "italiana". I due poli ci hanno imposto l'elezione diretta di "governatori" che la maggior parte degli elettori potrà solo vedere, figuriamoci valutare, in televisione o sulle reti sociali. La democrazia italiana ed europea viene erosa da forze potenti che ci vogliono polarizzati e divisi in tifoserie arrabbiate (e magari settarie e violente).

Fiumi di parole scorrono per demonizzare le autocrazie, ma nei fatti le normative elettorali e sul pluralismo dei media della Repubblica Italiana sono fra le peggiori d'Europa. E qualcuno vorrebbe addirittura peggiorarle, copiando la Francia o addirittura la Turchia.

Dodici candidati alla presidenza ci sono stati imposti dai due vertici. In alcuni l'arroganza dei capi della destra e della sinistra è tale che si riservano d'imporre il loro nominato all'ultimo momento. I prescelti sono persone, ma verranno usate come "simulacri", figure mediatiche, come nel grande romanzo distopico di Philip Dick.

La voce delle comunità politiche locali, più o meno organizzate in partiti, movimenti territoriali, realtà civiche locali, gruppi e candidature indipendenti, si è sentita poco e quelle poche volte è stata facilmente marginalizzata dalla concentrazione di potere politico, finanziario, mediatico, tecnologico.

Non intendiamo sminuire in alcun modo le persone dei dodici nominati. Avranno qualche possibilità di mostrare la loro competenza e la loro visione, se ne hanno. Nemmeno dubitiamo che alcuni di loro, se lasciati liberi dai capi politici che tiranneggiano, da Roma e da Milano, sul centrodestra e sul centrosinistra, avrebbero già fatto e potrebbero in futuro fare qualcosa di nuovo e di migliore per gli anziani, per le piccole imprese, per i territori marginali condannati dal centralismo allo spopolamento e all'impoverimento.

Né intendiamo in alcun modo incoraggiare alcuna forma di astensionismo o antipolitica. Con la nostra cultura politica autonomista restiamo in campo spes contra spem.  Con appositi focus su queste regionali ci impegneremo per far conoscere i pochi candidati indipendenti, civici, liberi, appassionati di autonomie, che ci sono. Ci esporremo per favorirli.

Ancona, sabato 13 settembre 2025 - a cura della segreteria interterritoriale

 

Fonte dell'immagine: https://roma.corriere.it/notizie/politica/25_agosto_21/tajani-candidati-regionali-76a44e2e-649c-4cda-bb16-32c1712ebxlk.shtml

Si può battere il presidenzialismo!

La Turchia al voto, domani 14 maggio 2023. Grazie all'alleanza di tutte le opposizioni, i popoli di Istanbul e dell'Anatolia possono battere il presidenzialismo, il centralismo, l'autoritarismo, con tutti i veleni che essi hanno liberato nella repubblica turca. La lunga marcia delle minoranze linguistiche, culturali, religiose, sociali, verso lo stato di diritto e per il ripristino delle autonomie personali, sociali, territoriali, domani farà un decisivo passo in avanti.

Al Partito Democratico dei Popoli (HDP), partito amico nostro e di tutta l'Alleanza Libera Europea (EFA), il partito dei Curdi e dei Turchi democratici e autonomisti, degli Armeni e delle altre minoranze, dei giovani e delle donne, delle comunità di cittadinanza attiva nelle maggiori città, riconosciamo di essere stato capace di disseminare cultura politica, valori civili, speranza di emancipazione per gli oppressi. A causa delle vessazioni subite dal blocco di potere del presidente Erdogan, l'HDP partecipa a queste elezioni con una nuova sigla: Partito della Sinistra Verde (YSP), ma la sostanza non cambia e tutto lascia pensare che sarà più decisivo che mai.

Riconosciamo al dott. Kemal Kılıçdaroğlu , il candidato unitario delle opposizioni alla presidenza della repubblica turca, presidente delPartito Popolare Repubblicano, di origine curda e di religione alevita, già protagonista della marcia per la giustizia del 2017, quando il potere di Erdogan era al massimo, di essere stato un umile e fermo portavoce di una svolta verso le libertà e la giustizia.

Dopo il pacifico rovesciamento di Erdogan, ci aspettiamo una transizione rapida: l'amnistia per tutti i prigionieri politici, l'abolizione del presidenzialismo, il ritorno in carica di tutti i sindaci deposti, la cancellazione delle leggi contro le diversità linguistiche e culturali, il ritorno degli esiliati, il reintegro dei professori e dei funzionari che furono licenziati con la grande caccia alle streghe seguita al tentato "golpe" del 2016.

E sarà solo l'inizio di una stagione nuova per quel grande e stupendo angolo del mondo, a cavallo fra Europa e Asia.

A cura della segreteria - Firenze, 13 maggio 2023

 

POST SCRIPTUM dopo due settimane - Firenze 28 maggio 2023

Selahattin Demirtaş, il leader del Partito Democratico dei Popoli (HDP), dalla prigione in cui è rinchiuso, ha offerto un commento a caldo dopo che si sono consolidati i risultati del ballottaggio in Turchia. Erdogan ha faticato ma ha vinto ancora, purtroppo.

Non sono state solo "elezioni", ma uno scontro fra coloro che sono fedeli al sistema Erdogan contro tutti gli altri. La relativa correttezza della raccolta dei voti non cancella la disparità mediatica, economica, di agibilità politica. Non si può dimenticare quante persone che hanno criticato questo ventennio sono in esilio, in prigione, o comunque perseguitate dai giudici del regime.

Demirtaş ha messo in luce la sostanziale disparità del campo di gioco, ma in cui comunque era necessario scendere, in modo intelligente, pragmatico, serio.

Demirtaş ha infine fatto appello alla perseveranza e alla resistenza. La lotta nonviolenta per una migliore repubblica per Istanbul, Smirne, l'Anatolia, i Curdi del Bakur, va avanti, con nonviolenza e amore.

Approfondimento:

https://medyanews.net/kurdish-politician-defies-defeat-calls-for-undeterred-fight-for-democracy/