Ha avuto un grande successo popolare la proposta di legge regionale d'iniziativa popolare per porre un freno alla speculazione eolica in Sardegna. La proposta è meglio nota come "Pratobello '24", un nome che evoca la lotta degli anni '60, condotta dalle donne di Orgosolo sui loro pascoli alti, in cui impedirono la realizzazione di una base militare. Hanno firmato oltre 200.000 cittadini sardi, ciascuno di loro in persona (non c'è al momento in Sardegna qualcosa di analoga alla piattaforma pubblica istituita dalla Repubblica Italiana). Un risultato storico in una regione dove, alle ultime regionali del febbraio scorso, ci sono stati solo 690.000 voti validi a liste e candidati.
Questa proposta di legge verrà consegnata il 2 ottobre 2024 alla Regione Autonoma di Sardegna e si può immaginare che sarà un momento di grande festa popolare.
La Pratobello 2024 non ha avuto successo per la sua portata giuridica (è impervio scrivere una legge che possa incidere davvero sulla metastasi legislativa europea e italiana) ma perché è diventata il simbolo di una esigenza umana profonda, popolare e universale: essere certi, per il nostro bene ma soprattutto per quello delle generazioni future, che sul territorio, la sua fragilità, le sue risorse, la sua bellezza, le decisioni verranno prese da tutti coloro che lo abitano, con la partecipazione diretta di quelle che sono le reti di cittadinanza più attiva e attraverso autorità locali forti e competenti.
Certo, tutto è amplificato in Sardegna, una terra che è storicamente e strutturalmente trattata come una colonia interna, sin dalle origini della modernità. Una "natzione" che, ancora oggi, nonostante i fiumi di parole che sono scritte a tutela delle diversità e delle autonomie nelle norme internazionali, europee e italiane, in molti vorrebbero cancellare. Un territorio che si vorrebbe sfruttare e cementificare come si fa in ogni altra periferia dell'Italia. Una regione il cui statuto speciale è rimasto largamente inattuato e, a partire da quando è iniziata l'attuazione delle norme europee sulla libera circolazione dei grandi capitali e sull'austerità per tutte le autonomie locali, sempre più sistematicamente tradito. Una comunità a cui i media nazionali, da quasi trent'anni, concedono un unico diritto politico-elettorale: quello di scegliere fra il candidato governatore nominato a Roma dal centrosinistra o quello nominato a Milano dal centrodestra.
Ciò che però la Pratobello '24 evoca non vale solo per la Sardegna!
In ogni territorio fiumi di denaro privato e concentrazioni di potere pubblico sono sempre pronte a imporre dall'alto e da altrove impianti, infrastrutture, stravolgimenti della natura materiale e del paesaggio culturale. Ogni volta la narrazione dominante vuole imporre qualcosa per il "nostro" bene: lo sviluppo, la velocità dei trasporti, l'innovazione tecnologica, il nucleare di ultima generazione, la svolta "green"... Gli argomenti non mancano mai a chi ha quantità di denaro impensabili.
Pragmatismo, moderazione, capacità di accettare compromessi e di cercare soluzioni di buon senso, servono sempre. Non soffriamo certo della sindrome "Nimby". Nemmeno però i territori e le popolazioni locali possono essere soggette a (e spesso ingannate da) capitali internazionali e autorità lontane.
Rifiutiamo integralmente il metodo "Draghi" e norme come il decreto 199/2021, emanato dal governo di cui Alessandra Todde era viceministro allo "sviluppo economico".
Deve esserci resistenza. Resistere è difficile di fronte ai tiranni della globalizzazione, che dominano le menti prima ancora che comprare i terreni e corrompere i politici locali. Resistere è difficile, a meno che non ci si ancori a principi saldi: gli ecosistemi non si toccano; i beni culturali e naturali - compreso il paesaggio - non si deturpano; i territori non sono in vendita e non si danno nemmeno in concessione a chi li trasformerà irreversibilmente; gli impianti e le infrastrutture che si ritengono necessarie per gli interessi locali non possono essere altro che investimento e proprietà pubblica, perché alla fine del loro ciclo di vita solo l'autorità pubblica sarà in grado di rinnovarli o di ripristinare lo status quo ante (ammesso e non concesso che ciò sia possibile!).
Ciò che infine si decide di fare, giusto o sbagliato che sia, deve ricadere su chi lo ha deciso, secondo principi di sussidiarietà e solidarietà intergenerazionale.
Questa è la lotta non di un territorio, non di una singola comunità locale, non di qualcuna delle nostre regioni d'Europa contro altre, questa è una questione di autogoverno cruciale, concreta, vera, per tutti dappertutto.
L'avvio di una nuova stagione civile di autogoverno responsabile di ciascun territorio, secondo principi di sussidiarietà e solidarietà, sarà uno dei temi cruciali dell'assemblea di Imoladi Autonomie e Ambiente e del nostro impegno nei prossimi anni.
Olbia - Firenze - Udine, 30 settembre 2024
A cura di Silvia "Lidia" Fancello (AeA - EFA Sardegna), Mauro Vaiani (AeA - OraToscana), Roberto Visentin (presidente AeA - Patto Autonomia F-VG)