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ecomostri

èVento di Saccargia

Autonomie e Ambiente sarà presente sabato 15 giugno 2024 all' "èVento" di Saccargia, contro la speculazione eolica.

Via gli ecomostri dai luoghi della storia e basta con l'estrazione neocoloniale di risorse dalla Sardegna.

2024 06 15 STRISCIONE EOLICO

https://radiolina.it/event/evento-di-saccargia-levento-contro-la-speculazione-energetica/

A Saccargia sabato 15 giugno 2024 dalle ore 14:30 alle 20:30.

èVento di Saccargia

Un Appello al Popolo Sardo per Difendere il Territorio

Il Coordinamento dei Comitati Sardi contro la speculazione energetica lancia un appello urgente al popolo sardo: uniamoci per proteggere la nostra Terra dalla speculazione energetica.

L’evento, “Ѐ-Vento di Saccargia”, si terrà sabato 15 giugno presso la Basilica della Santissima Trinità di Saccargia, in occasione della Giornata Mondiale del Vento.- -

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Olbia, 12 giugno 2024 - a cura di Sardigna Pro S'Europa - coordinamento AeA in Sardegna

Manifestazione contro l'aeroporto-ecomostro di Firenze

Riceviamo e volentieri aderiamo all'invito della forza sorella OraToscana di aderire a una manifestazione popolare unitaria contro l'ultimo ecomostro che classi dirigenti centraliste, autoritarie, prepotenti vorrebbero costruire: un nuovo aeroporto nella già martoriata Piana di Pistoia-Prato-Firenze. Sarebbe un'orgia di movimento terra, cemento, ferro, un'altra follia faraonica stile Ponte di Messina, più piccola ma non meno drammatica per il suo impatto sulla vita quotidiana di un milione di Toscani. Un'avventatezza che preoccupa profondamente, ancor più immotivata se si considera che la Toscana ha già un aeroporto intercontinentale sottoutilizzato a Pisa.

A cura della segreteria interterritoriale - Campi Bisenzio, 26 settembre 2023

Per approfondire:

https://x.com/rete_aea/status/1706643331483115943/

https://diversotoscana.blogspot.com/2023/09/manifestazione-contro-laeroporto.html

 

Pratobello '24, un simbolo per tutti coloro che vogliono decidere da sé su di sé

Ha avuto un grande successo popolare la proposta di legge regionale d'iniziativa popolare per porre un freno alla speculazione eolica in Sardegna. La proposta è meglio nota come "Pratobello '24", un nome che evoca la lotta degli anni '60, condotta dalle donne di Orgosolo sui loro pascoli alti, in cui impedirono la realizzazione di una base militare. Hanno firmato oltre 200.000 cittadini sardi, ciascuno di loro in persona (non c'è al momento in Sardegna qualcosa di analoga alla piattaforma pubblica istituita dalla Repubblica Italiana). Un risultato storico in una regione dove, alle ultime regionali del febbraio scorso, ci sono stati solo 690.000 voti validi a liste e candidati.

Questa proposta di legge verrà consegnata il 2 ottobre 2024 alla Regione Autonoma di Sardegna e si può immaginare che sarà un momento di grande festa popolare.

La Pratobello 2024 non ha avuto successo per la sua portata giuridica (è impervio scrivere una legge che possa incidere davvero sulla metastasi legislativa europea e italiana) ma perché è diventata il simbolo di una esigenza umana profonda, popolare e universale: essere certi, per il nostro bene ma soprattutto per quello delle generazioni future, che sul territorio, la sua fragilità, le sue risorse, la sua bellezza, le decisioni verranno prese da tutti coloro che lo abitano, con la partecipazione diretta di quelle che sono le reti di cittadinanza più attiva e attraverso autorità locali forti e competenti.

Certo, tutto è amplificato in Sardegna, una terra che è storicamente e strutturalmente trattata come una colonia interna, sin dalle origini della modernità. Una "natzione" che, ancora oggi, nonostante i fiumi di parole che sono scritte a tutela delle diversità e delle autonomie nelle norme internazionali, europee e italiane, in molti vorrebbero cancellare. Un territorio che si vorrebbe sfruttare e cementificare come si fa in ogni altra periferia dell'Italia. Una regione il cui statuto speciale è rimasto largamente inattuato e, a partire da quando è iniziata l'attuazione delle norme europee sulla libera circolazione dei grandi capitali e sull'austerità per tutte le autonomie locali, sempre più sistematicamente tradito. Una comunità a cui i media nazionali, da quasi trent'anni, concedono un unico diritto politico-elettorale: quello di scegliere fra il candidato governatore nominato a Roma dal centrosinistra o quello nominato a Milano dal centrodestra.

Ciò che però la Pratobello '24 evoca non vale solo per la Sardegna!

In ogni territorio fiumi di denaro privato e concentrazioni di potere pubblico sono sempre pronte a imporre dall'alto e da altrove impianti, infrastrutture, stravolgimenti della natura materiale e del paesaggio culturale. Ogni volta la narrazione dominante vuole imporre qualcosa per il "nostro" bene: lo sviluppo, la velocità dei trasporti, l'innovazione tecnologica, il nucleare di ultima generazione, la svolta "green"... Gli argomenti non mancano mai a chi ha quantità di denaro impensabili.

Pragmatismo, moderazione, capacità di accettare compromessi e di cercare soluzioni di buon senso, servono sempre. Non soffriamo certo della sindrome "Nimby". Nemmeno però i territori e le popolazioni locali possono essere soggette a (e spesso ingannate da) capitali internazionali e autorità lontane.

Rifiutiamo integralmente il metodo "Draghi" e norme come il decreto 199/2021, emanato dal governo di cui Alessandra Todde era viceministro allo "sviluppo economico".

Deve esserci resistenza. Resistere è difficile di fronte ai tiranni della globalizzazione, che dominano le menti prima ancora che comprare i terreni e corrompere i politici locali. Resistere è difficile, a meno che non ci si ancori a principi saldi: gli ecosistemi non si toccano; i beni culturali e naturali - compreso il paesaggio - non si deturpano; i territori non sono in vendita e non si danno nemmeno in concessione a chi li trasformerà irreversibilmente; gli impianti e le infrastrutture che si ritengono necessarie per gli interessi locali non possono essere altro che investimento e proprietà pubblica, perché alla fine del loro ciclo di vita solo l'autorità pubblica sarà in grado di rinnovarli o di ripristinare lo status quo ante (ammesso e non concesso che ciò sia possibile!).

Ciò che infine si decide di fare, giusto o sbagliato che sia, deve ricadere su chi lo ha deciso, secondo principi di sussidiarietà e solidarietà intergenerazionale.

Questa è la lotta non di un territorio, non di una singola comunità locale, non di qualcuna delle nostre regioni d'Europa contro altre, questa è una questione di autogoverno cruciale, concreta, vera, per tutti dappertutto.

L'avvio di una nuova stagione civile di autogoverno responsabile di ciascun territorio, secondo principi di sussidiarietà e solidarietà, sarà uno dei temi cruciali dell'assemblea di Imoladi Autonomie e Ambiente e del nostro impegno nei prossimi anni.

Olbia - Firenze - Udine, 30 settembre 2024

A cura di Silvia "Lidia" Fancello (AeA - EFA Sardegna), Mauro Vaiani (AeA - OraToscana), Roberto Visentin (presidente AeA - Patto Autonomia F-VG)

 

 

 

 

Sardegna chiama Europa: resistere insieme al colonialismo eolico

Durante l'intensa giornata di giovedì 16 maggio 2024 di EFA e Autonomie e Ambiente a Milano, è arrivato dalla Sardegna un appello intenso e drammatico contro l'ennesima sciagurata decisione del centralismo italiano. La Sardegna viene svenduta alla speculazione internazionale, stavolta nel nome di un "green", parola che assume connotazioni sempre più sinistre. Qui il testo integrale, portato a Milano da Silvia Lidia Fancello, rappresentante EFA-AeA in Sardegna.

 

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Sardegna chiama Europa

La Sardegna, la grande isola del Mediterraneo depositaria di millenarie tradizioni e di un patrimonio paesaggistico di inestimabile valore, il quale è parte integrante dell’identità dei sardi e incanta i visitatori, in questi giorni sta subendo un durissimo assalto d’impronta colonialista.

Società italiane e straniere vogliono realizzare centinaia di parchi eolici (oltre 700), con torri alte più del doppio dei maggiori campanili, la cui produzione di energia sarà enormemente superiore a ciò che l’isola produce e consuma attualmente (la Sardegna è già oggi un esportatore netto di energia, senza peraltro ricevere da questo alcun visibile vantaggio).

L’Italia ha avocato a sé il potere di decidere dove e come costruire tali impianti, perfino in zone limitrofe a siti archeologici e storici.

Le popolazioni locali, che si oppongono attraverso i propri sindaci e i comitati spontanei, non trovano ascolto presso l’attuale governo regionale il quale, non volendo spaventare gli investitori, rimane sostanzialmente inerte di fronte allo scempio che sta per abbattersi su questa terra.

I Sardi, come Europei, intendono partecipare all’obbiettivo di decarbonizzazione delle fonti energetiche entro il 2050, ma non certo sacrificare il proprio patrimonio naturale e storico, per divenire la “dinamo” d’Italia.

Per questo, unendo le nostre voci con quelle delle forze sorelle di Autonomie e Ambiente e di EFA, dobbiamo portare in Europa questa emergenza, chiedendo ascolto e solidarietà per fermare una paurosa speculazione.

Milano, 16 maggio 2024

a cura del Comitato di cordinamento Sardigna pro s’Europa