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Localismo

Contro i seminatori di discordia

Solo uno scatto di chi crede in qualcosa di profondamente umano e storicamente vincente, cioè le autonomie, potrà tramandare alle generazioni future un mondo a misura di persona umana.

Noi che crediamo nelle autonomie personali, sociali, territoriali, siamo oggi non solo minoranze, ma anche schiacciati da furiose ondate di conformismo, ma l'ultima parola nella storia del mondo, dell'Europa e dell'Italia, non la diranno i centralisti seminatori di discordia. Tutte le loro idee sono sbagliate e per quanto ossessivamente e testardamente essi le ripetano a reti unificate, esse non diventano "giuste".

Stiamo affrontando le conseguenze di una manovra politica messa in campo da chi, essendo ormai da trent'anni al potere, si è ormai convinto di poter praticare ogni sorta di furbizia. Le elite dei "nominati" dal Rosatellum sono ben salde, ma questo non trasforma i loro torti in ragione.

Appena giunte al potere, le destre hanno messo in atto una sorta di scambio fra tre iniziative: il premierato elettivo, l'elezione diretta del "podestà" d'Italia, a favore dei presidenzialisti di Fratelli d'Italia; un simulacro di riforma della giustizia a favore dei benpensanti di Forza Italia; la legge Calderoli, per tener buoni quei leghisti di periferia che non hanno ancora compreso cosa sia diventato il movimento neonazionalista di Salvini (o peggio di Vannacci).

Calderoli si è dimostrato, ancora una volta, il ciarlatano in capo. Ha scritto una legge di attuazione della cosiddetta "autonomia differenziata", che rende assolutamente irrealizzabili ulteriori autonomie nella Repubblica, ma allo stesso tempo viene venduta ai semplici militanti del Veneto e delle province lombarde come una norma di "attuazione". Tanto, oltre le semplificazioni mediatiche, nessuno avrà mai le capacità, o quanto meno il tempo, di approfondire.

La legge Calderoli (legge 26 giugno 2024, n. 86) viene presentata come "attuativa" dell'attribuzione di "ulteriori forme di autonomia" alle regioni, secondo le previsioni della riforma del Titolo V del 2001. Peccato che queste "ulteriori autonomie" siano semplicemente impossibili, in ogni materia, senza la piena attuazione di quanto disposto dall'art. 119 della Costituzione (entrate proprie, fondo perequativo). Sempre che questo basti, perché con la metastasi legislativa messa in atto dall'Unione Europea, l'intero impianto della sussidiarietà è completamente saltato.

Senza riforme profonde, a livello europeo e non solo italiano, i territori e le regioni ordinarie (e in misura diversa anche le regioni a statuto speciale) restano sotto il ricatto di vecchi e nuovi centralismi. Se ciò non bastasse, la legge Calderoli attribuisce addirittura al potere centrale la possibilità di dare "autonomie" a tempo, che possono essere revocate (art. 7 - durata delle "intese" non maggiore di dieci anni). Se possono essere revocate, che autonomie sarebbero?

Nessun vero autonomista potrà quindi mai difendere le norme Calderoli, che sono solo fumo negli occhi. Non è del resto una sorpresa, per chi ha un pochino di familiarità con la politica politicante: se la legge Calderoli non fosse stata inapplicabile o, al più, applicabile solo dietro stretto controllo del potere centrale, essa non sarebbe mai stata approvata dai centralisti che sono la maggioranza assoluta delle destre.

Dall'altra parte dello spettro politico stiamo assistendo a una mobilitazione contro la legge Calderoli in odio al leghismo e al salvinismo. La comprendiamo e nessun autonomista spenderà un solo attimo del suo tempo in difesa dell'imbroglio, ma è altrettanto chiaro che, alla guida dello schieramento di centinaia di migliaia di persone che hanno firmato la proposta di referendum abrogativo della legge Calderoli, ci sono vertici che sono centralisti tanto quanto le destre.

Siamo insomma stretti fra una destra centralista che ha saputo alzare una nebbia propagandistica per tenere buoni un po' di autonomisti moderati che ancora sono in area leghista, e un neocentralismo di sinistra che rincorre una facile vittoria cavalcando facili slogan contro l'egoismo delle tre regioni "ricche" - Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna - accusate di immaginare una "secessione dei ricchi".

Sta diventando una guerra fra due narrazioni entrambe propagandistiche. Finirà male, molto male, forse addirittura in un ennesimo e ancor più feroce scontro fra Nord e Sud della Repubblica, se il primo sarà egemonizzato dalle destre veterocentraliste e il secondo dalle sinistre neocentraliste.

Autonomie e Ambiente non può che invitare ogni autonomista, territorialista, localista, anticentralista, a tenere una distanza critica dalla nebbia di questa guerra fra centralisti.

Non abbiamo le forze per impedire questo scontro fra tifoserie di un bipolarismo coatto, ma dobbiamo trovare il coraggio di prepararci a ricostruire, dopo che questi due eserciti avranno ricoperto di rovine l'Italia e l'Europa.

Contro coloro che spaccano, insultano, imbrogliano, riscattiamo le parole che il leghismo e il neocentralismo hanno infangato: autogoverno per tutti dappertutto; autonomie personali, sociali, territoriali; federalismo; confederalismo; sussidiarietà, a livello europeo non solo italiano.

La nostra proposta di autonomia è differente, è radicata nelle migliori tradizioni democratiche a partire dai valori di Chivasso, è capace di emancipare chi è rimasto indietro nella globalizzazione, è la cura alle divisioni e alle disumanizzazioni del nostro tempo, resterà in campo per il bene di tutti e dell'intero creato.

Per chi ha interesse ad approfondire altri rilievi critici, rispetto al conformismo da cui siamo bombardati:

 

Prato, 15 settembre 2024

Mauro Vaiani Ph.D.*

* Garante di OraToscana - Vicepresidente segretario di Autonomie e Ambiente

  

Presentazione della sorellanza Autonomie e Ambiente

(ultima modifica 23 dicembre 2024)

Autonomie e Ambiente (AeA) è una sorellanza di forze e gruppi politici territoriali, una rete di civismo, ambientalismo, storico autonomismo e moderno decentralismo.

E' stata registrata l’11 novembre 2019, dopo una lunga serie di contatti e incontri preliminari tra diverse forze italiane aderenti alla Alleanza Libera Europea, ALE (European Free Alliance, EFA) e altre forze locali attive in diversi territori dello stato italiano. La sorellanza ha tenuto la sua prima assemblea generale e si è presentata all'opinione pubblica a Udine il 21 febbraio 2020.

La rete unisce forze politiche locali e territoriali, autonomiste e civiche, ciascuna delle quali ha la propria storia di impegno per l'autogoverno e contro il centralismo: civica, localista, territorialista, autonomista, federalista, confederalista, anticolonialista, indipendentista.

Ciascuna delle forze sorelle è e resta una organizzazione autonoma, attiva secondo quanto stabilito dall'art. 49 della Costituzione. AeA associa movimenti, realtà, gruppi e singoli attivisti che ne condividono le finalità e sono gelosi della propria autonomia politica e territoriale. Autonomie e Ambiente è in rete anche con movimenti, gruppi, centri politico-culturali autonomisti che non partecipano alle elezioni nei loro territori.

AeA ha stabilito uno stretto rapporto politico con ALE-EFA, assumendo un ruolo di sostegno alle forze locali della Repubblica Italiana nel loro cammino di collaborazione e, in prospettiva, di adesione diretta alla famiglia politica europea dell'autogoverno di tutti dappertutto, del civismo, dell'ambientalismo, degli autonomismi, del confederalismo, delle aspirazioni delle comunità locali.

Le forze di AeA si sono unite nella sorellanza per condurre la Repubblica Italiana e l'Unione Europea verso un radicale decentralismo, cominciando dalla piena attuazione della Costituzione e degli Statuti regionali (speciali e ordinari) vigenti, che disegnerebbero una ideale Repubblica delle Autonomie, nel contesto di una Europa dei popoli, dei territori, delle regioni, ma che da decenni vengono costantemente disapplicati o addirittura traditi.

Le crisi del nostro tempo hanno reso drammaticamente evidente la necessità dell'autogoverno dei territori, anche a coloro che non hanno una formazione e una cultura autonomista o anticolonialista. Sta crescendo la consapevolezza globale che quanto è necessario per garantire alle generazioni future la pace e l'ambiente, la libertà e la giustizia, il cibo e l'acqua, la salute e la cultura, potrà essere realizzato solo attraverso forti, competenti e determinate autorità locali, capaci di cambiare le cose concretamente, territorio per territorio.

Per decenni e in particolare dopo la riforma costituzionale del 2001, che con tutti i suoi difetti può essere considerata comunque l'ultima riforma autonomista italiana, le promesse di decentramento e sussidiarietà sono state tradite da tutti: sinistre, destre, tecnici, politici, persino da vecchi e nuovi movimenti (il leghismo e i Cinque Stelle, fra gli altri) che pure erano cresciuti proprio proclamando di voler restituire più potere alle comunità locali e ai cittadini. Cosa è andato storto? E’ successo che tutti i partiti “nazionali”, cioè centralisti e verticisti, guidati da leader soli al comando o comunque da cerchie ristrette (non di rado avide del potere e delle ricchezze concentrate nelle istituzioni centraliste), hanno mostrato di essere carenti di competenza amministrativa e valori civici e autonomisti.

L'autonomismo vive anche di orizzontalità organizzativa. Da forze politiche organizzate in modo verticale, centralista e autoritario, non potranno mai essere realizzate riforme decentraliste, evidentemente. E' quindi missione fondamentale di Autonomie e Ambiente tenere in vita ed allargare una famiglia politica di forze politiche territoriali, che credano nelle autonomie personali, sociali, territoriali, dimostrandolo prima di tutto restando fedeli alla propria autonomia organizzativa, civica e politica. L'antico problema gandhiano della coerenza tra strumenti e fini va compreso, una volta per tutte: non accetteremo mai più "un partito" di autonomisti o con programmi autonomisti; vogliamo invece tanti partiti autonomisti, almeno uno per ciascun territorio. Se si crede davvero nella Repubblica delle Autonomie, in una nuova Europa delle regioni, dei territori e dei popoli, nel confederalismo e nel decentralismo internazionali, occorre confederalismo anche nell'organizzazione politica.

La rete confederale di Autonomie e Ambiente è e resterà governata collegialmente, con meccanismi di selezione di dirigenti competenti per l'oggi e di formazione di una nuova generazione di leader territoriali per il domani.

AeA è stata concepita attraverso un lungo dialogo preparatorio tra forze antiche e nuove, facendo tesoro delle preziose esperienze di collaborazione politica tra forze territoriali che ci sono state in passato, come le liste Federalismo, e altri sforzi congiunti portati avanti dalle forze autonomiste storiche nelle aule parlamentari e nella società.

La sorellanza si riconosce nei valori della Carta di Chivasso del 1943, che riechegga aspirazioni autonomiste ancora più risalenti: le tradizioni autonomiste e federaliste del Risorgimento (Cattaneo, Ferrari, Pisacane e tanti altri); l'anticolonialismo (in Sicilia, in Sardegna e oltre); nel neutralismo di socialisti, popolari, liberali, conservatori contrari all’ingresso del Regno d’Italia nella “Inutile Strage” 1915-1918; nella resistenza al centralismo nazionalista prima e fascista poi.

La Dichiarazione di Chivasso fu firmata il 19 dicembre 1943 a Chivasso, durante un convegno antifascista clandestino, a cui contribuirono, tra gli altri, figure come Émile Chanoux e Federico Chabod. Nella Carta di Chivasso fu sancita la rivolta contro “i venti anni di malgoverno livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di «Roma Doma»”, ma più in generale contro il centralismo, il colonialismo, il militarismo, che avevano caratterizzato lo stato unitario italiano, scatenando “OPPRESSIONE POLITICA, attraverso l'opera dei suoi agenti politici ed amministrativi (militi, commissari, prefetti, federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale, di cui furono solerti distruttori; ROVINA ECONOMICA...; DISTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE...”. La Carta di Chivasso propose “un regime repubblicano democratico a base regionale e cantonale”, con un evidente riferimento alla Confederazione Svizzera, come unica garanzia contro il ritorno della dittatura, considerata come una conseguenza diretta del centralismo autoritario italiano.

Autonomisti e federalisti furono eletti nella Costituente del 1946 e furono attivi negli anni della Ricostruzione. La generazione successiva partecipò all'istituzione delle regioni a cui si giunse nel 1970. Sono stati protagonisti delle lotte antipartitocratiche, antiautoritarie, anticentraliste che sono fiorite dopo il 1989.

Il nostro decentralismo contemporaneo, quindi, ha radici profonde, ricche, diverse, territorio per territorio. Le forze sorelle di Autonomie e Ambiente sono fedeli a queste radici e guardano con fiducia al futuro, perché, come amano dire gli attivisti dell’autogoverno della Catalogna, siamo “siamo qui per cambiare secolo, non solo per cambiare stato".

La lista aggiornata delle formazioni politiche sorelle e di tutte le realtà e persone a noi associate è mantenuta sul nostro sito (voce "rete").

Autonomie e Ambiente, attraverso il Forum 2043 e altre forme di collaborazione con altre reti civiche e politiche, sta allargando il proprio raggio d'azione, in vista della partecipazione alle prossime elezioni, a ogni livello in cui le leggi elettorali impongano la presentazione di cartelli interterritoriali.

Per approfondire:

 

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