4 anni di Autonomie e Ambiente, 80 anni di Chivasso

Dalla newsletter del Patto Autonomie e Ambiente uscita oggi, sabato 11 novembre 2023, festa di San Martino:

Chivasso non è un posto per vecchi

San Martino, 11 novembre 2023

Buona festa di San Martino a tutte le persone che seguono il nostro Patto Autonomie e Ambiente. La nostra sorellanza è nata proprio 4 anni fa, l'11 novembre 2019, e oggi è impegnata con la nostra famiglia politica europea, la European Free Alliance, per le elezioni europee del giugno 2024.

Siamo un'alleanza bambina ma, come nel mito etrusco di Tagete, abbiamo i capelli bianchi, simbolo di chi si lascia ispirare da una saggezza antica, quella della Carta di Chivasso, che sta per compiere 80 anni: 19 dicembre 1943 - 19 dicembre 2023.

Le parole confederaliste, ambientaliste, territorialiste, anticentraliste, antinazionaliste di Chivasso sono più attuali e necessarie che mai. Se si vuole davvero una Repubblica delle Autonomie e una Europa dei popoli, delle regioni, dei territori, si riparte da quelle, insieme.

Salvate questa data nel vostro calendario di impegno civico, ambientalista, territorialista: sabato 16 dicembre 2023. Celebreremo l'ottantesimo anniversario di un documento che ha ancora tanto da dire alle generazioni future: 

 

 

 

Per seguire il PATTO AUTONOMIE E AMBIENTE, per la Repubblica delle Autonomie, per l'Europa dei Popoli e per la pace, fate iscrivere amici, sostenitori, attivisti a questa lista postale.Il modulo di adesione è in fondo a ogni pagina del nostro sito. E' fondamentale essere collegati, in vista delle elezioni europee 2024.

Per comunicare con noi e per associarvi ad Autonomie e Ambiente:

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https://www.autonomieeambiente.eu 

 

 

A Melfi al lavoro per una Europa diversa

Si sono svolti oggi a Melfi i lavori del Patto Autonomie e Ambiente, in collaborazione con l'Alleanza Libera Europea (European Free Alliance, EFA), i promotori della Charta di Melfi e gli attivisti e i dirigenti di diversi movimenti del Sud.

Il Patto Autonomie e Ambiente, la sorellanza dei territorialisti della Repubblica Italiana che fa riferimento alla famiglia politica europea dei popoli senza stato e degli autonomisti civici del continente, parteciperà alle elezioni europee del prossimo 9 giugno 2024 e l'incontro di oggi a Melfi, città simbolo di cultura, tradizioni, libertà del Sud, è stato una tappa importante nel lavoro preparatorio. A Melfi, attraverso la Charta di Melfi 2019, gli attivisti territorialisti del Sud hanno avviato una sintesi fra i valori della Carta di Chivasso del 1943 e i principi internazionalisti e anticolonialisti della Carta di Algeri del 1976. Da queste radici profonde sta crescendo in tutti i territori della Repubblica Italiana un nuovo, competente, coraggioso territorialismo a difesa delle aspirazioni di autogoverno di tutti, dappertutto.

L'incontro si è aperto con un commosso minuto di silenzio, dedicato alle vittime di tutte le guerre, alla liberazione di tutti gli ostaggi, alla fine delle persecuzioni politiche con la necessaria amnistia (a partire dalla Catalogna), al ritorno degli esiliati. Fra le tante crisi in cui i territorialisti invocano il cessate-il-fuoco, la riapertura del dialogo, la ricerca di compromessi, si è voluta ricordare la vergognosa cacciata degli Armeni dalla loro terra ancestrale dell'Artsakh (Nagorno-Karabakh) a causa del neonazionalismo azero.

Erano in discussione i temi di una piattaforma economico-sociale molto innovatica - che non esitiamo a definire audace e di cui diffonderemo presto una sintesi più ampia - per la difesa delle diversità e biodiversità e per le autonomie  personali, sociali, territoriali, come via maestra per l'emancipazione e il riscatto del Sud e di tutti i territori emarginati, oppressi, spopolati e impoverita d'Europa e del mondo.

Alcuni dei temi trattati: una radicale contrapposizione alle concentrazioni di potere finanziario e industriale, con una nuova legislazione antitrust quale l'Europa non ha mai conosciuto, che né socialisti né popolari hanno mai nemmeno lontanamente avuto il coraggio di promuovere; l'adesione a proposte innovative come la Petizione europea 941/2018 (primo firmatario Canio Trione), sulla necessità di dare credito a persone, imprese e comunità a tassi d'interesse diversi a seconda delle diversità territoriali; il rifiuto della Zona economica speciale unitaria per il Sud, la Sicilia, la Sardegna (ZES), che i territorialisti vedono come un nuovo e pericoloso vicereame centralista.

Non ci sono ricette centraliste, grandi progetti, opere faraoniche che possano risolvere magicamente i problemi dei territori che sono impoveriti dalla globalizzazione. Anzi il centralismo continua a favorire le grandi imprese costruttrici del Nord, la ulteriore penetrazione dei prodotti del Nord o delle multinazionali, orge di ferro e cemento come il Ponte di Messina, quindi ulteriori perdite di buona terra, paesaggio e identità.

Altri temi sono stati discussi e messi all'ordine del giorno dei prossimi incontri di lavoro del Patto Autonomie e Ambiente nel Sud: semplificazioni, resistenza al centralismo digitale, amministrazione locale dei servizi pubblici e dei beni comuni, controllo locale della produzione di energia rinnovabile, "compro Sud", riforme nella gestione degli immensi debiti pubblici che sono insostenibili e rendono l'Europa schiava di una dipendenza tossica da ossessioni austeritarie.

All'incontro di Melfi sono arrivati contributi e saluti dall'arch. Ciro Lomonte (segretario dei Siciliani Liberi), da Samuele Albonetti (presidente promotore del movimento politico territoriale Rumâgna Unida), Giuseppe (Beppe) Di Bello (il coraggioso ambientalista e territorialista del movimento "Liberiamo la Basilicata), Alessandro Citarella (Meridionalisti federalisti europei, Meridem).

Nella foto di corredo al post i partecipanti all'incontro finale con la stampa: ROBERTO VISENTIN (presidente Patto Autonomie e Ambiente); MAURO VAIANI (studioso e attivista toscano, vicepresidente Patto Autonomie e Ambiente); LORENA LOPEZ DE LACALLE, presidente del partito politico europeo Alleanza Libera Europea - Free European Alliance; GINO GIAMMARINO (editore, attivista, referente del Patto Autonomie e Ambiente nel Sud).

Fra i molti che hanno partecipato e contribuito ai lavori ricordiamo: Canio Trione (economista, attivista, autore del libro  “L’economia Virale”, pubblicato dalla Giammarino editore nel 2021; Stefano Bouché (movimento Lupi del Sud, da oggi associato al Patto Autonomie e Ambiente); Michele Tarantino (associazione culturale Libero Sud); Antonio Caputo (noto napoletanista sin dai tempi della prima Lega Sud); Stanislao Napolano (circolo l'Unione); Giovanni Poggiali (presidente del Movimento per l'Autonomia della Romagna).

La dirigente e attivista di Siciliani Liberi, Eliana Esposito, che è anche una apprezzata musicista, ha portato un importante contributo culturale, oltre che politico, cantando dal vivo il suo brano "Nta lu funnu di lu mari", in siciliano, dedicato alle vittime della conquista della Sicilia e del Napoletano da parte di patrioti italiani che poi si rivelarono parte di un disegno colonialista, oltre che a tutti gli oppressi dalle forze di ogni centralismo autoritario.

Franco Cacciatore, giornalista di Melfi e profondo conoscitore della storia del Melfitano, ha trasmesso ai partecipanti alcune perle della storia del suo territorio, della bella città di Melfi, antica capitale normanna, fòro delle costituzioni federiciane, città negletta dal centralismo italiano ma tuttora faro di cultura e identità lucana.

Gino Giammarino ha annunciato la formazione di un "Comitato Charta di Melfi" in cui si riuniranno tutte le persone associate e associande al Patto Autonomie e Ambiente per la prosecuzione del lavoro politico e per l'organizzazione della campagna elettorale per le Europee.

Lorena López de Lacalle, la presidente EFA, ha concluso i lavori ricordando i valori che la nostra famiglia politica promuove in tutta Europa e nel mondo: la promozione di forme di autogoverno per tutti dappertutto (un mondo di repubbliche sorelle, in pace fra di loro e con l'ambiente); l'unità europea nella diversità; l'emancipazione delle società umane (anche le più piccole, anche quelle minoritarie) dall'umiliazione e dalla paura, per tener desta la speranza di un mondo migliore per tutti.

Nel simbolo di EFA c'è una "E" rovesciata (orientata a sinistra invece che a destra), che è il simbolo della volontà dei territorialisti di promuovere un profondo cambiamento attraverso l'autodeterminazione dei popoli, dei territori, delle regioni.

 

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Si ringrazia https://www.facebook.com/lucanetwebtv/ e il giornalista Vittorio Laviano per aver assicurato una documentazione audiovideo dell'evento.

Melfi, 27 ottobre 2023 - a cura della segreteria territoriale

 

Buon congresso Union Valdôtaine

L'Union Valdôtaine (UV) è da oggi a congresso e il Patto Autonomie e Ambiente ha inviato alla presidenza del congresso, alla presidente Cristina Machet e all'on. Franco Manes (rappresentante della Valle d'Aosta alla Camera dei deputati), un messaggio di saluto, a firma del presidente Roberto Visentin, che potete leggere qui.

Altri importanti partiti territoriali storici sono degenerati in caricature dell'autonomismo, in gran parte a causa delle relazioni inquinanti con il leghismo populista e nazionalista. Il PSDAZ e il PATT sono irriconoscibili, dopo pochi anni di salvinismo.

L'Union Valdôtaine invece è un organismo politico vivo, plurale, frequentato da giovani e donne, oltre che da persone di tutti i milieu. Guida la regione autonoma, tutelando i servizi pubblici essenziali e i beni comuni in un momento storico difficilissimo, in cui ai vertici della Repubblica sono salite elite di cultura centralista.

La UV è' tornata in EFA, famiglia politica di cui è stata una delle fondatrici, insieme al Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia e ai Siciliani Liberi (queste ultime forze guida del nostro Patto Autonomie e Ambiente).

Sta infine guidando un processo di ricomposizione e riunificazione di tutte le componenti dell'autonomismo valdostano.

Tanti sinceri auguri di buon lavoro alla nostra forza sorella maggiore.

Prato, 28 ottobre 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

 

 

Concluso a Strasburgo il congresso ALE-EFA

Si è concluso ieri a Strasburgo il congresso di Alleanza Libera Europea-European Free Alliance (ALE-EFA), la famiglia politica europea dei popoli, dei territori, delle regioni, di coloro che credono nella sussidiarietà, nell'autodeterminazione, nelle autonomie personali, sociali, territoriali, resistendo a ogni forma di centralismo. I lavori si sono svolti il 13 e il 14 ottobre 2023, nella storica capitale dell'Alsazia, città simbolo della riconciliazione e della costruzione della casa comune europea.

Per ALE-EFA è stato il primo raduno congressuale politico-elettorale nella sua storia ultraquarantennale (come prevedono gli statuti, il partito politico europeo ha sin qui celebrato delle assemblee generali che coinvolgevano un pubblico molto più ristretto di soli delegati delle forze politiche assorellate).

Il congresso ha ratificato all'unanimità un agile manifesto per le elezioni europee del prossimo 9 giugno 2024, che sarà reso pubblico a breve.

Inoltre sono state scelte e presentate all'opinione pubblica europea due persone che saranno il ticket degli autonomisti europei per la presidenza della prossima Commissione europea, cioè quelli che la stampa europea chiama gli "spitzenkandidaten" (nella foto sotto): la giovane attivista Maylis Roßberg (Rossberg) del partito regionale Südschleswigsche Wählerverband (SSW), che rappresenta l'autonomismo danese dello stato dello Schleswig-Holstein (uno dei sedici Bundesländer della Repubblica Federale Tedesca);  Raül Romeva i Rueda, economista e dottore di relazioni internazionali, già parlamentare civico-ecologista europeo dal 2004 al 2014 (gruppo Verdi-Ale), già consigliere agli affari esteri della Generalitat (il governo regionale della Catalogna) ai tempi del referendum per l'indipendenza catalana del 1 ottobre 2017 (consultazione duramente repressa dallo stato post-franchista), perseguitato politico imprigionato dalla Spagna per due anni, dalla fine del 2017 alla fine del 2019, oggi aderente al partito Esquerra Republicana de Catalunya (ERC).

2023 10 14 Maylis e Raul spitzenkandidaten ALE EFA

Maylis Roßberge Raül Romeva i Ruedahanno ottenuto il consenso unanime, anzi l'entusiasmo dal congresso, per il loro impegno per un'Europa diversa, per tutti non per pochi (#ForAll è stato uno degli hashtag più popolari del congresso).

Non senza fatica, il congresso ha lavorato su un documento di approfondimento e lavoro politico, non impegnativo per tutte le formazioni politiche che fanno parte dell'Alleanza ma che ha ottenuto il consenso della maggioranza delle forze sorelle. La basca presidente ALE-EFA, Lorena López de Lacalle Arizti, il catalano segretario generale Jordi Solé i Ferrando (che è anche il capogruppo dei parlamentari europei di ALE-EFA, che sono una componente del gruppo Verdi-ALE nel Parlamento europeo) e il giovane consulente politico scozzese Paul Butcher hanno supervisionato questo delicato momento di confronto politico-programmatico. Segnaliamo alcune questioni su cui il dibattito è stato complesso e l'apporto delle forze politiche territoriali della Repubblica Italiana è stato particolarmente ficcante: l'impegno per il superamento del nucleare (non solo per i suoi rischi intrinseci, ma anche per le sue connessioni con il centralismo politico-economico);  il nitido rifiuto di ogni forma di presidenzialismo europeo (l'elezione diretta di capi politici europei sarebbe dominata dai media e dalle lobby, una caricatura della democrazia); la necessità di passare dal pur necessario supporto all'Ucraina all'ancora più urgente "cessate il fuoco", per evitare non solo la distruzione dei territori contesi, ma pericoli ancora più grandi per l'Europa e per il pianeta.

Il congresso ha confermato la solidarietà internazionale come cifra costitutiva dell'identità dell'Alleanza. C'è stato un commosso omaggio agli Armeni dell'Artsakh (Nagorno-Karabakh), che sono stati cacciati dalle loro terre ancestrali dallo sciovinismo azero, una tragedia che non sarà dimenticata, come vorrebbero i fascisti centralisti delle grandi potenze. E' stato confermato il supporto di ALE-EFA per la causa dell'autogoverno della RASD (Repubblica Araba Saharawi Democratica) e dei curdi. E' stata espressa piena solidarietà per le vittime israeliane e palestinesi della violenza, del terrorismo, della guerra, auspicando che si continui a lavorare per la pacifica convivenza fra Gaza, Israele e Cisgiordania.

Sono stati ricordati con commozione dal congresso una madre e un padre del nostro movimento europeo per l'autogoverno di tutti dappertutto: Winifred Margaret (Winnie) Ewing (1929–2023), a lungo deputata europea per la Scozia, che meritò il nomignolo di Madame Écosse; Max Simeoni (1929–2023), medico e politico còrso, già parlamentare europeo per la Corsica, uno dei padri della rinascita dell'autogoverno dell'isola.

Ricordiamo infine i partecipanti provenienti dalla Repubblica Italiana. Erano rappresentate tre forze politiche territoriali cruciali per il futuro della Repubblica delle Autonomie, da Sicilia, Valle d'Aosta e Sardegna.

Il Movimento Siciliani Liberi è stato rappresentato da Elena Gumino (Giuvintú Siciliana Lìbira), Alfonso (Alessandro) Nobile ed Eliana Esposito (foto sotto).

2023 10 14 delegazione Siciliani Liberi

Per la Valle d'Aosta era presente la Union Valdôtaine (UV), rappresentata da Frédéric Piccoli, Diego Bovard e dalla giovane Sylvie Hugonin.

Infine, per il Friuli-Venezia Giulia, era presente il Patto per l'Autonomia (PA-F-VG), rappresentato da Roberto Visentin (che è anche vicepresidente EFA e presidente della nostra rete Patto Autonomie e Ambiente) e, per il giovanile, Gabriele Violino.

Il Patto per l'Autonomia F-VG ha voluto portare al congresso due delegati da altri territori in cui non ci sono ancora forze politiche territoriali strutturate e assorellate a EFA: Silvia (Lidia) Fancello, che in Sardegna è la rappresentante di EFA e AeA; Mauro Vaiani, il garante di OraToscana e, nel Patto Autonomie e Ambiente, impegnato a coordinare la segreteria interterritoriale.

Nella foto di gruppo in alto a sinistra, di corredo al post, da sinistra: Diego Bovard (UV), Gabriele Violino (PA-F-VG), Sylvie Hugonin (UV), Maylis Rossberg (EFA spiztenkandidatin), Frédéric Piccoli (UV), Silvia Lidia Fancello (EFA-AeA in Sardegna), Mauro Vaiani (OraToscana).

A cura della segreteria interterritoriale - Prato, 15 ottobre 2023

 

Forum Isole EFA sulla crisi abitativa nelle zone turistiche

In Frisia, l'11 novembre 2023, si è tenuto l'ultimo incontro del Forum Isole EFA, dedicato alla crisi dell' "housing", cioè dell'abitare nelle zone con massicce presenze turistiche. Di seguito pubblichiamo una sintesi dei lavori.

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Terschelling è un’isola di 4.700 abitanti, sul Mare del Nord. E’ un luogo ameno, che attrae molto turismo. Fa parte della Frisia, una delle province che costituiscono lo stato dei Paesi Bassi (quello che comunemente chiamiamo Olanda). EFA (European Free Alliance) lo ha scelto per un seminario di studio sull’ “housing”, ovvero la crisi degli alloggi dovuta alla pressione turistica.

Il problema esiste in tutti i continenti. Si sono studiati casi che spaziano dalla Malesia agli USA, passando per Europa e Mediterraneo.

La prospettiva, da parte dei proprietari di seconde case, di guadagni rapidi, gonfiati oltremisura in alcuni periodi dell’anno, senza la responsabilità della gestione legata ad un unico affittuario, costituisce il nocciolo del problema.

Per coloro che traggono benessere dall’accoglienza turistica, parlare di “problema” risulterà fastidioso, ma ciò che è un bene per alcuni non lo è necessariamente se praticato da troppi. Come ha ricordato la presidente dell’EFA, Lorena Lopez De La Calle, prima o poi la politica tutta e a ogni livello dovrà fare i conti con questo fenomeno negativo creato proprio dall’eccesso di turismo (overtourism).

Del problema alloggi fa parte anche il fenomeno – più antico e forse più studiato, ma mai risolto – della “signorilizzazione” (gentrification) dei centri storici e dei quartieri più residenziali.

Il tema è scottante anche nei territori turistici e nelle città d’arte – grandi e piccole – nello stato italiano.

Deve essere affrontato, anche con l’aiuto di fondi europei. Si devono avere più alloggi (meglio se riutilizzando edifici esistenti) riservati alla popolazione stabilmente residente. Non solo alloggi popolari per gli ultimi, ma più alloggi per tutti, perché anche le classi medie non possono più permettersi di abitare nei territori colpiti dall’eccesso di turismo di oggi e dalla “signorilizzazione” di ieri.

Al seminario ha contribuito Emilia Maggio, che segue il Forum Isole su incarico dei Siciliani Liberi. Per ciò che riguarda la Sardegna, la rappresentante EFA Silvia Fancello (la nostra Lidia), ha illustrato la situazione: il calvario di intere famiglie che da maggio a settembre sono costrette a lasciare l’alloggio in quanto questo viene affittato spezzettando i mesi e le settimane, a volte anche solo per qualche giorno. Spesso queste persone devono spostarsi nei paesi limitrofi o accontentarsi di vivere in locali non idonei ad una civile abitazione. Anche coloro che vengono ingaggiati per lavorare nella stagione turistica vengono costretti a vivere in situazioni precarie, oppure sono costretti a rinunciare al lavoro, perché lo stipendio non può coprire le spese dell’alloggio.

Si ricordi, come caso doloroso ed emblematico, che nel 2013, durante l’alluvione che colpì la Sardegna, un’intera famiglia di origini brasiliane, figli, padre e madre, tutti impiegati nel settore turistico, morirono annegati nello scantinato dove abitavano, proprio alle porte della Costa Smeralda.

Nei diversi territori dello stato italiano la discussione sul tema è ancora al livello delle parole. Ne parlano politici locali e regionali, ma tutti aspettano che faccia qualcosa il governo centrale. C’è ignavia, ma ci sono anche le conseguenze sempre presenti e sempre pericolose della complessità dell’ordinamento italiano, dovuta al centralismo autoritario e alla metastasi legislativa che caratterizzano l’Italia.

Piccoli segnali sono arrivati da Firenze, Venezia, ma anche Milano, dove le amministrazioni comunali hanno finalmente fatto divieto di affittare per meno di due giorni nei centri storici. Una goccia nell’oceano, ma dimostra che la sensibilità al problema sta finalmente emergendo.

Una notizia che segnala una inversione di tendenza viene da New York, dall’isola più costosa del mondo: il tribunale di Manhattan, dal 5 settembre 2023, ha vietato l’affitto per un lasso di tempo inferiore ai trenta giorni.

L’azione di realtà globali come AirBnB è sotto scrutinio, perché essa rischia di configurarsi come pratica abusiva di albergatore e dovrà essere punita con la stessa severità. In questa ricerca di un cambiamento politico, infatti, registriamo un segnale positivo da Federalberghi, che subisce una concorrenza sleale e chiede al governo Meloni di porre fine a questa sorta di “Far West”.

L’argomento “housing” è uno dei molti dibattuti dal “Forum delle Isole“, struttura politica di EFA, costituita nel 2021, impegnata per far emergere nell’Unione Europea i problemi specifici delle isole, ambientali, economici, sociali, oltre a ribadire il nostro tradizionale interesse verso le minoranze etniche, linguistiche e in genere verso l’autodeterminazione delle comunità e degli esseri umani.

Fra i relatori e le relatrici del convegno ricordiamo: Lorena Lopez De La Calle, presidente EFA; Francoise Alfonsi di “Femu a Corsica“, eurodeputato in EFA; Jan Arends presidente di FNP, Partito Nazionale della Frisia; Frank De Boer vicepresidente EFA e componente del FNP; Gea Van Essen, assessora all’Housing di Terschelling; Chris Van Hes assessore all’Housing all’unione dei comuni del sud est Frisia; Sijbe Knol ministro responsabile del nord est Frisia; Bert Koonstra, assessore per l’Housing del nord est Frisia; Sierdjan Koster, docente di economia geografica nella facoltà di Scienze Spaziali all’università di Groningen; Sita Land-Dotinga componente del parlamento frisone eletta con il FNP; Anton Nilsson, rappresentante a Bruxelles delle isole Aland e consigliere rappresentante della Finlandia presso il parlamento europeo; Caroline Van De Pol, sindaca di Terschelling; Barbara Steenbergen capo del collegamento con l'UE dell'Unione internazionale degli inquilini; Matthijs De Vries ministro responsabile delle quattro isole frisone; le già citate Emilia Maggio e Silvia Lidia Fancello.

 

A cura della segreteria interterritoriale del Patto Autonomie e Ambiente
Olbia, 17 novembre 2023

Franco Manes: freniamo sul cibo sintetico

Franco Manes, deputato eletto della Valle d'Aosta (lista VALLÉE D'AOSTE - AUTONOMIE PROGRÈS FÉDÉRALISME) è intervenuto oggi alla Camera in favore di una frenata in materia di cibi sintetici (fra i quali la carne coltivata). Della nostra cultura delle autonomie personali, sociali, territoriali, non fanno parte inutili proibizionismi, ma quello della produzione industriale di cibo sintetico è un terreno minato, su cui deve prevalere il principio di precauzione. Manes ha ricordato oggi alla Camera quanto sia delicato e prezioso il rapporto fra l'essere umano, le tradizioni agricole e di produzione animale, il territorio. Al di là dei limiti evidenti del disegno di legge presentato dal ministro Lollobrigida, oggi all'esame dell'aula, non si può e non si deve dare per scontata l'accettazione della "libera circolazione" di cibo sintetico, magari con denominazioni ambigue e fuorvianti, nel mercato comune continentale. Il tema dovrà essere attentamente sorvegliato in sede europea e anche in molte sedi internazionali, in difesa della produzione locale e tradizionale e dell'integrità delle nostre economie locali, che vogliamo conservare vive per il bene delle generazioni future.

A cura della segreteria interterritoriale - Roma, 16 novembre 2023

 

 

 

I nostri araldi per le europee 2024

Nel recente congresso di Strasburgo, Maylis Roßberg e Raül Romeva sono stati approvati all'unanimità come i due Spitzenkandidaten dell'Alleanza Libera Europea (European Free Alliance, EFA), il partito politico europeo a cui il nostro Patto Autonomie e Ambiente è strettamente connesso.

Chi è uno  Spitzenkandidat nel sistema politico europeo? Letteralmente la parola tedesca significa "candidato guida". E' una figura di punta, individuata da ciascuna famiglia politica europea, come candidato alla presidenza della Commissione Europea, in occasione delle prossime elezioni europee del giugno 2024. Non c'è alcun automatismo istituzionale (la nomina del presidente è riservata al consiglio dei capi di stato, al momento), ma il messaggio che queste designazioni politiche lanciano a tutti i popoli europei è sicuramente importante: il voto popolare conta per scegliere fra le diverse correnti politiche, che non sono tutte uguali e non vedono tutte il futuro dell'Europa nello stesso modo.

EFA vuole l'Europa come grande confederazione di diversità, nel rispetto delle biodiversità, una grande famiglia di popoli, territori, regioni, impegnata per la pace e per il bene delle generazioni future, attraverso strutture politiche di libertà e realtà economiche di giustizia. Per EFA e per il Patto Autonomie e Ambiente diversità, libertà, giustizia si reggono l'una con l'altra, per fermare ogni centralismo autoritario (a partire dalla urgente necessità di porre fine alle persecuzioni politiche, che ci sono in tutta Europa, ma in particolare in Catalogna dove le nostre forze sorelle lottano per l'amnistia).

I due Spitzenkandidaten di EFA, Raül Romeva e Maylis Roßberg, ne rappresentano la diversità interna e l'attaccamento dei nostri movimenti territoriali al principio di autodeterminazione e autogoverno per tutti, dappertutto. Sono i nostri araldi, messaggeri di pace, rispetto delle diversità e delle biodiversità, libertà e giustizia, per le prossime elezioni europee del 2024.

Raül Romeva (52 anni, della Catalogna) è già stato parlamentare europeo. E' stato membro del governo catalano al tempo del referendum di autodeterminazione del 2017 e per questo è stato in prigione. Incarna, anche come ex prigioniero politico, i nostri ideali di autogoverno democratico, da perseguire in ciascun territorio con metodi nonviolenti. Votare per l'autodeterminazione non può essere mai un crimine.

Maylis Roßberg (23 anni, della minoranza danese in Germania) è stata segretaria del movimento giovanile del partito regionale Südschleswigsche Wählerverband (SSW), che rappresenta l'autonomismo danese dello stato dello Schleswig-Holstein. E' una donna giovane, colta, brillante, che rappresenta la speranza che i nostri valori autonomisti si trasmetteranno e verranno anzi abbracciati sempre di più dalle generazioni future.

Per un approfondimento, sul sito EFA c'è un ampio commento in lingua inglese:

https://e-f-a.org/2023/10/23/maylis-rosberg-and-raul-romeva-efa-spitzenkandidaten/

A cura della segreteria interterritoriale - Bruxelles, 25 ottobre 2023

Invito a Melfi - 27 ottobre 2023

Amministratori, attivisti, studiosi e cittadini appassionati di autonomie personali, sociali, territoriali, si incontrano a Melfi per un incontro pubblico, voluto da alcuni degli autori della Charta di Melfi, dal Patto Autonomie e Ambiente, con la partecipazione dell'Alleanza Libera Europea-European Free Alliance (ALE-EFA). L'appuntamento per i partecipanti è presso l'albergo HOSTEL IL TETTO, piazza IV novembre a Melfi, nel cuore della Lucania, per venerdì 27 ottobre 2023 alle ore 9.30. La stampa è invitata alle 11.30 per documentare la conclusione dei lavori.

Il tema dei lavori sarà:

Una nuova economia virale
per i territori del Sud e dell’Europa,
per tutti, non per pochi

Interventi introduttivi di:

  • GINO GIAMMARINO, editore, attivista, referente del Patto Autonomie e Ambiente nel Sud
  • CANIO TRIONE, economista, attivista, autore del libro  “L’economia Virale” (pubblicato dalla Giammarino editore nel 2021)

Coordina: MAURO VAIANI, studioso e attivista, vicepresidente del Patto Autonomie e Ambiente

Conclude: LORENA LOPEZ DE LACALLE, presidente del partito politico europeo Alleanza Libera Europea - Free European Alliance

Saranno presenti dirigenti e rappresentanti di altre formazioni politiche territoriali impegnate, associate, associande, in dialogo con il Patto Autonomie e Ambiente, in vista delle elezioni europee 2024.

Importanti spunti per la discussione sono stati già diffusi, grazie a un lavoro coordinato da Gino Giammarino, dall'economista Canio Trione e da Mauro Vaiani (in coordinamento con gli studiosi che partecipano al Forum 2043, "think tank" civico, ambientalista e territorialista promosso dal Patto Autonomie e Ambiente).

Riassumiamo qui alcune delle tesi che saranno discusse:

Contro il gigantismo - A seguito della globalizzazione, l’economia è fagocitata da grandi conglomerati finanziari e da gigantesche multinazionali, incompatibili con la vitalità dell’economia locale, il bene comune, la democrazia.

Piuttosto che rovine, riforme - I giganti possono crollare sotto il peso delle loro disarmonie interne, certo, oppure per l’insostenibilità dell’economia globale distruttiva, ecocida e genocida, ma lascerebbero il mondo in rovina. Contro il conformismo dominante, contro il pensiero unico che in nome del “mercato” assiste impotente, vogliamo far parte di un movimento politico europeo che ponga una questione drammatica e urgente: i giganti sono troppo grandi per esistere, non troppo grandi per fallire.

Beni comuni, servizi pubblici e monopoli naturali - Nel campo dei beni comuni e dei servizi pubblici, a partire dall’acqua pubblica, siamo per il maggior decentramento possibile delle competenze e per lo spezzettamento dei gestori.

Banche al servizio non al potere - La parabola storica del risiko bancario è giunta, nella Repubblica italiana e nell’Unione Europea, alle estreme conseguenze, producendo posizioni dominanti incontrollabili, elite chiuse in bolle di lusso e di potere, non più in alcun modo al servizio delle persone, delle imprese, delle comunità: un fallimento epocale a cui dobbiamo porre urgentemente rimedio.

Pluralismo nel credito - Non ci interessa l’assistenzialismo, ma vogliamo un pluralismo creditizio ancora oggi sconosciuto: i mutui si allungano, certo, ma le banche pretendono di continuare a usare i soliti vecchi strumenti, mentre la società chiede forme radicalmente nuove di accesso al credito.

Attenuare i difetti dell’Eurozona - Non ci sottraiamo al grande e difficile processo di critica e correzione dei difetti intrinseci e strutturali di un’area valutaria forte ma non ottimale come l’Eurozona, ma vogliamo e dobbiamo cominciare a introdurre dei sollievi concreti. Si devono approntare, territorio per territorio, esperimenti di circolazione di credito locale agevolato con il fine di rendere possibile la partecipazione di tutti al mondo del lavoro e al consumo di beni locali. Si deve pensare, da subito, a rendere possibile che in regioni diverse non ci siano le stesse regole finanziarie e non vigano gli stessi tassi d’interesse: l’economia di una regione più povera non può sopportare lo stesso tasso di una regione ricca. Si veda in particolare la petizione Trione: Petition No 0941/2018 by Canio Trione - On reforming economic and monetary policy – https://www.europarl.europa.eu/petitions/en/petition/content/0941%252F2018/html/Petition-No-0941%252F2018-by-Canio-Trione-%2528Italian%2529-on-reforming-economic-and-monetary-policy.

Contro il nuovo vicereame ZES - Spesso, quando le autorità del centralismo italiano ed europeo parlano di “Sud” come di una realtà unitaria, il Meridione può tranquillamente aspettarsi altre ingiustizie. Analizziamo criticamente i limiti intrinseci la Zona Economica Speciale (ZES) unificata, che dovrebbe imporre le sue formule uniche a tutti i nostri territori (e anche alle isole di Sicilia e Sardegna).

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La Charta di Melfi è un documento giovane, pubblicato nel 2019, elaborato da attivisti per l'emancipazione dei territori del Sud dalla rassegnazione, dalla subalternità, dalla tristezza. Echeggia la Carta di Algeri del 1976, documento anticolonialista e internazionalista. Abbraccia i valori della Carta di Chivasso del 1943, il documento confederalista scritto ancora durante il tempo cupo dell'occupazione nazifascista dagli attivisti per l'autogoverno delle valli alpine, con parole di speranza per tutti i territori, prezioso testo di cui quest'anno celebriamo l'ottantesimo anniversario e che continua a ispirare un moderno territorialismo per il XXI secolo. 

Melfi abbraccia Chivasso e Algeri
e da Melfi si riparte per una Europa diversa
per tutti i popoli, per tutti i territori,
per la pace, per le generazioni future

Per informazioni e per preannunciare la propria partecipazione ai lavori:

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Contatto di Gino Giammarino, referente del Patto Autonomie e Ambiente nel Sud:

Luigi Giammarino (Gino) <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

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La Charta di Melfi

Autore: a cura di Gino Giammarino - Melfi, 4 ottobre 2023, Festa di San Francesco d'Assisi

Conentusiasmo pubblichiamo laCharta di Melfi,basandoci sull’edizione apparsa nel 2019 su QM – Quaderni Meridionali, rivista di approfondimento legata al blog Il Brigante, animata da Luigi Giammarino, il nostro Gino...

Il documentoesprime unasintesi politica e culturaleelaboratadai movimenti che siriunirononell’esperimento della Confederazione dei Meridionalisti Identitari (CMI),che ebbevitabrevema che ha segnato per molti attivisti per l’autogoverno dei territori del Sud un momento di svolta rispetto alla frammentazione, al folklorismo, alle ingenuità del loro passato.

Gino Giammarino presiedette la CMI e, dopo il fallimento di quel tentativo, ne ha traghettato le persone e le idee più valide verso l’incontro con i valori della Carta di Chivasso e la collaborazione politica e culturale con la sorellanza interterritoriale di Autonomie e Ambiente,contribuendo quindi anche all’enorme lavoro di rinnovamento intrapreso negli anni Venti dallaAlleanza Libera Europea – ALE (European Free Alliance – EFA).

La Charta di Melfiriaffermacon onestà intellettualee senza piagnisteila centralità del tema dell’autogoverno dell’intera macroregione meridionale,mettendola al riparo daitentativi di depistaggio,dalle chiacchiere inconcludenti, dallecortine fumogenealzatesia dasedicenti vecchi e nuovimeridionalisti,sia dai falsi federalisti in realtà populisti centralisti calati dal Nord,entrambisubalterni da sempre al centralismo italiano, più di recente anche al centralismo europeo e alpensiero unico di una globalizzazione ecocida e genocida.

Melfi è stata e sarà ancora luogo diincontri meridionalisti importantinel XXI secolo, scelto per il suo valore simbolico, essendo stata la città in cui furonoelaborate nel XIII secolo le ben note Costituzioni degli stati governati daFederico II di Svevia,l’illuminato imperatore romano-germanico, re di Sicilia e di Gerusalemme,signore e protettore, fra gli altri, degli stati del Sud.

Noi eravamo, noi siamo, noi saremo

Eravamo una nazione, un insieme di popoli, con culture, lingue e tradizioni diverse ma con un’unica matrice, un unico stato, senza emigrazione, con istruzione organizzata, assistenza medica diffusa ed un esercito di difesa. Cose come camorra e mafia erano piccoli ricettacoli residuali non influenti. Diventammo colonia di soggetti affamati, feroci, fortemente indebitati e guerrafondai della peggiore specie, con menti rivolte alle guerre, lontane dalla cultura e dal miglioramento della società.

Oggi siamo sopravvissuti, ci siamo ancora: nonostante tutto. Con noi è stato usato dal nuovo stato “liberatore” l’iter che usarono i romani con gli irpini e i sanniti: dopo aver distrutto il più possibile popoli e insediamenti, imposero la damnatio memoriae, tentando di cancellare una civiltà intera, e alla storia sostituirono la menzogna. Stiamo strappando via il velo dell’oblio, riscoprendo faticosamente la verità storica e cancellando quella sequela di bugie fatte scrivere anche sui libri di testo, dalle scuole elementari alle università, nei saggi e nei racconti.

Come per altri popoli colonizzati, hanno resistito i racconti orali, le tradizioni, la lingua e l’arte, la musica, l’artigianato. Inoltre, si stanno ritrovando verbali e registri storici di menti libere, di uomini di governo dell’epoca, con annessi conti economici, libri, storie e i registri dell’anagrafe religiosa, anch’essa sottomessa e distrutta dal nuovo nefasto ordine unitario.

Nonostante tutto, oggi noi siamo! E continuando l’opera di riappropriazione della nostra cultura, delle nostre lingue scritte e parlate, stiamo lentamente ricostruendo una realtà di popolo.

Realizzeremo la nostra unità se essa sarà fondata sulle tradizioni e sulla volontà di rappresentarci da soli, perché i nostri interessi sono solo i nostri.

In questo modo saremo di nuovo ciò che eravamo un tempo. E che ci spetta di essere.

Europa e Mediterraneo dei popoli

Siamo una terra di mezzo tra due culture diverse: quella europea e quella mediterranea, e non rinneghiamo nessuna delle due.

In Europa facciamo parte del folto numero delle “colonie interne” in una serie di stati, mentre con il Mediterraneo abbiamo in comune la volontà di affrancarci dal termine “colonizzazione”.

In questo siamo vicini a popoli, regioni e stati che già si sono affrancati, anche dallo stato italiano, e che conoscono la nostra storia e ci riconoscono nelle nostre rivendicazioni.

Abbiamo radici forti che sono sopravvissute e vogliono affermarsi nuovamente, per questo vogliamo una Europa diversa da quella attuale, che vorrebbe invece un insieme di stati con potere assoluto e centralizzato sui popoli. Allo stato attuale infatti abbiamo dei sistemi statali in Europa che tendono a rinunciare alla loro autonomia e libertà di scelta della visione del modello sociale più gradito. Questa coercizione di fatto è attuata attraverso l’uso nefasto dei bilanci e dei debiti, con un sistema politico del tutto asservito a banchieri e multinazionali. E’ l’esatto contrario della democrazia e della volontà dei cittadini di scegliersi con quali regole e in quale ambiente vivere.

Connessi con la Carta di Algeri, dichiarazione universale dei diritti dei popoli

Riconosciamo e ci riconosciamo nella Carta di Algeri (1976), “DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DEI POPOLI”, poiché questa si basa non più solo sui diritti universali del singolo individuo ma sugli stessi diritti resi “collettivi”, ovvero: tutti i popoli del mondo hanno pari diritto alla libertà ed alla loro autodeterminazione.

Questa Carta è fondamentale perché è stata redatta considerando i "diritti economici" contro le pretese coloniali di coloro i quali hanno usato o usano la forza della coercizione per mantenere lo status coloniale “di fatto” ancora oggi.

Abbiamo due tipi di colonizzazione, una “internazionale”, sul modello della Libia o l’Eritrea per l’Italia, o come l’Algeria per la Francia, ed una “interna”, come ancora oggi accade per il “Mezzogiorno d’Italia”, o ex Stato sovrano delle Due Sicilie, o anche per alcuni paesi interni sottomessi (Scozia e Galles al Regno Unito, Corsica e Bretagna alla Francia, ad esempio), dove esiste una marginalità, che oggi viene descritta come “discriminazione territoriale” ma che merita di essere descritta come stato di “colonia interna”.

La Carta di Algeri è composta da 30 articoli, di cui in particolare rivendichiamo:

L’imprescrittibilità e l'inalienabilità dell'esercizio del diritto,il diritto all’autodeterminazione perché è in corso una dominazione coloniale, di fatto storicamente razzista”;

Il nostro popolo ha diritto ad un governo che rappresenti tutti i cittadini senza distinzione di razza, sesso, opinione o colore, e che sia capace di assicurare il rispetto effettivo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti”;

Rivendichiamo il rispetto del nostro diritto all’autodeterminazione legandolo ai principi generali del diritto internazionale, configurando così la violazione di tale diritto come una trasgressione di obblighi nei confronti dell'intera comunità internazionale e in taluni casi, come ad esempio il appropriarsi delle ricchezze dei territori distruggendoli e lasciandoli inquinati, addirittura come un crimine internazionale”;

Spetta al nostro popolo far valere le sue ragioni in caso di violazione dei propri diritti attraverso la lotta politica, sindacale”;

Noi scegliamo di utilizzare la lotta nonviolenta in ogni sua forma per tutelare i nostri diritti”;

Infine, siamo per una visione d’insieme della lotta coordinata tra i popoli oppressi e discriminati, ed il ripristino dei diritti nei fatti è un dovere che deve gravare su tutti i membri della comunità internazionale come attività strategica di lungo termine”

 

Di fatto, la carta di Algeri afferma il diritto all'autodeterminazione in tutte le sue forme e implicazioni. La preoccupazione ossessiva per la tutela dell'integrità territoriale viene posta in secondo piano: l'istanza libertaria dei popoli prevale sulle esigenze della sovranità degli stati. A garanzia dell'autodeterminazione si legittima non solo il ricorso alla forza da parte dei movimenti di liberazione nazionale, ma anche l'intervento di terzi.

Nel nostro caso per fortuna abbiamo la possibilità di esercitare in forma democratica e nonviolenta ogni forma di azione per raggiungere gli scopi che ci prefiggiamo, la tutela della nostra terra, l’integrità dei nostri territori ed una vita non più fatta di emigrazione e da cittadini di serie inferiore, che pur pagando più degli altri ricevono meno. Recuperare la nostra identità e la nostra libertà ed autonomia significa rimuovere le sempre più visibili le catene che abbiamo ai polsi ed ai portafogli.

Agenda unitaria per i territori del Sud

Dividi et impera, con ascari al servizio politico ed amministrativo dei colonizzatori, è sempre stata la strategia di lungo periodo di chi ci tiene ancora in pugno. Abbiamo cultura, informazione, economia ed anche politica autoctone, ma fino ad ora sono state slegate tra loro, ed il non fare rete ci lascia dipendenti e subordinati a sistemi decisionali ed organizzativi di matrice coloniale e comunque a noi del tutto alieni.

Per questo motivo la Charta diventa agenda di eventi, ciclici, collegati, riconosciuti e riconoscibili con certezza, e che operano nella direzione del cambiamento positivo delle nostre terre migliorando le condizioni complessive delle nostre popolazioni.

Quindi fare rete, sia settorialmente che trasversalmente, ci da e ci darà la forza dell’unione e della coesione di tanti soggetti. Facendo massa, intessendo relazioni critiche e positive viene prodotta, sia classe dirigente, che rappresentanza politica propria, che deve esistere unicamente per gli interessi territoriali, modello questo già esistente e vincente in altre aree euro-mediterranee.

Per questo anche l’area politica di riferimento è solo territoriale, fuori da quelle “nazionali italiane”. Qui i soggetti esistenti e certamente riconoscibili per la causa del Sud poco hanno potuto per la divisione, troppo spesso indotta dall’esterno e sostenuta da chi vuole che i nostri territori (che erano uno stato) non abbiano una rappresentanza propria, unitaria e legata a quella rete trasversale della società che prima abbiamo descritto.

Per questo motivo gli stessi soggetti che hanno fatto nascere la Charta di Melfi hanno prima creato e poi superato il Coordinamento dei Movimenti per il Sud diventando una Confederazione dei Movimenti Identitari (CMI).

Questo soggetto politico, basato proprio sulle caratteristiche di forte rispetto tra le diversità di visione politica dell’organizzazione della società, come anche quelle linguistiche e culturali, può mettere insieme le diverse anime politiche che lottano per la comune causa dei nostri territori.

L’informazione e la comunicazione sono e saranno il pilastro e il motore delle attività svolte oggi e che si attueranno, di comune accordo, per realizzare qui da noi ciò che già altrove è stato realizzato o è in via di realizzazione.

Aderire alla Charta di Melfi

Singoli cittadini, associazioni, da quelle di fatto a quelle organizzate e strutturate, imprenditori, artisti, enti Locali, uomini di cultura, organizzazioni politiche con caratteristiche compatibili con lo spirito e gli obiettivi della Charta possono aderirvi riconoscendola e identificandosi con essa.

Così essi stessi diventano soggetti che finalmente fanno sinergicamente rete per migliorarsi e per cambiare la faccia ed i contenuti della nostra società.

Attraverso il recupero e della nostra identità, a partire dalla lingua locale, passando per le tradizioni e la cultura, sempre originali ed autoctone, saranno costruite l’economia, l’arte, l’ambiente, e ogni altra cosa che decideremo di avere attraverso la nostra autodeterminazione.

Se noi tutti assieme lo vogliamo, saremo di nuovo ciò che eravamo:
un popolo e una terra.

Il valore del “RISPETTO”

Divide et impera: ne siamo stati vittime ma anche artefici. Ce lo hanno imposto per meglio sottometterci alle logiche coloniali - romane ieri, europee oggi - ma abbiamo finito per adottare anche tra di noi il modello della delegittimazione per svilire l’operato degli altri o per cercare di impedire loro di attuare quello che cercavano di fare.

Tutto questo, oggi, risulta incoerente ed inaccettabile. Non si può contestare un modello per poi costruirne uno identico ma di senso contrario. Dunque una rivoluzione culturale meridionale non può non partire da un termine e da un valore, quello del “Rispetto”, che diventa punto di riferimento ideale per ogni azione politica e culturale che voglia mettersi in campo per la “Causa” meridionale.

Un rispetto dovuto per quanti, briganti di oggi, lavorano alla soluzione definitiva della “Questione Meridionale” con onestà intellettuale e senza compromessi con chi ci ha messo in ginocchio. E che, con questi comportamenti, innalzeranno la Charta a modello di ispirazione e motivazione a fare rete in maniera sana e costruttiva.

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Pubblicata integralmente sul Forum 2043 a cura di Gino Giammarino, con minimi aggiustamenti formali, il 4 ottobre 2023.

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No all'elezione diretta del premier

La proposta di riforma costituzionale presentata alcuni giorni fa dal governo Meloni è peggio di quanto si era immaginato ed era piuttosto difficile: https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-57/24163 .

Si conferma la prospettiva inquietante di una elezione diretta, quindi meramente mediatica, del presidente del potere esecutivo. Se realizzato, per la scelta della guida della Repubblica si terrebbero non più elezioni, ma referendum tra simulacri indicati dai comitati elettorali, di centrodestra o centrosinistra non cambierebbe nulla, condizionati da concentrazioni di potere finanziario. Vogliono i cittadini ridotti a tifosi e la politica ridotta a uno spettacolo.

Si tenta anche di cristallizzare uno dei peggiori sistemi elettorali d'Europa, che consente ai capi del centrodestra, del centrosinistra (o anche di eventuali terzi incomodi), di nominare direttamente come parlamentari solo persone a loro fedeli.

Un antico antiparlamentarismo e tutte le elite antiautonomiste dello stato italiano cercano una rivincita. Dobbiamo contrastare questi rigurgiti.

Per il Patto Autonomie e Ambiente opporsi a ogni forma di elezione mediatica di un capo del potere esecutivo è un impegno fondamentale, che ci distingue praticamente da tutti gli altri, i quali, chi più chi meno, si sono tutti baloccati con l'idea di una elezione diretta di un sindaco d'Italia, che ne diventerebbe, inevitabilmente, il podestà.

Grazie al cielo si stanno schierando contro il premierato elettivo molte organizzazioni, ma il Patto Autonomie e Ambiente è l'unica forza che si oppone non per schieramento o posizionamento politico dell'ultim'ora, ma per difendere le autonomie personali, sociali, territoriali, che sono indispensabili per assicurare una vita davvero umana alle generazioni future.

Il premierato proposto sarebbe la fine della Repubblica delle Autonomie e della speranza di costruire una Europa dei popoli, in cui abbiano voce direttamente le nostre regioni e i nostri territori, non gli attuali stati centralisti.

Rammentiamo qui i principali interventi della nostra rete contro questo sciagurato tentativo di rendere lo stato italiano ancora più centralista e autoritario di quanto già sia:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/62-no-all-uomo-solo-al-comando

https://www.autonomieeambiente.eu/news/86-contro-la-deriva-presidenzialista

https://www.autonomieeambiente.eu/news/95-la-repubblica-non-ha-bisogno-di-un-podesta

https://www.autonomieeambiente.eu/news/149-no-all-elezione-mediatica-di-un-podesta-d-italia

https://www.autonomieeambiente.eu/news/160-per-la-libertas-europea

A cura della segreteria interterritoriale - Prato, 5 novembre 2023

 

 

Toscana, animo!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da OraToscana

Nella notte fra il 2 e il 3 novembre 2023 molte comunità della Toscana hanno affrontato i pericoli e le sofferenze dell'alluvione, pochi mesi dopo la sorella Romagna, pochi giorni dopo altri territori, come il Milanese e il Parmigiano.

Il fattore scatenante è stato una pioggia insistente e violenta, portata dalla perturbazione Ciaran, sulla zona più abitata e cementificata della Toscana, da Pontedera alla piana di Pistoia-Prato-Firenze, fino all'imbocco della Val di Bisenzio. E' importante essere consapevoli, prima di addentrarci nei confronti con il passato, che inmezzo secolo la cementificazione dei suoli si è quadruplicata (si veda questo studio WWF) e nelle zone interessate da questa crisi la situazione è forse anche peggiore.

In poche ore è caduta acqua quanto nel lontano e terribile 1966 ne avevamo avuta nell'arco di intere lunghe giornate. I cumulati del 2 novembre 2023 sono arrivati fino a 200 mm in tre-quattro ore. Nel novembre 1966 la stazione di Badia Agnano, nell'alta valle dell'Arno, registrò un valore record di oltre 430 mm, ma in 48 ore, non in 4.

Non importa essere esperti per capire che 20 cm di pioggia in un'area coperta di edifici diventano rapidamente un metro d'acqua davanti alla porta di casa.

Non è inutile ricordare che molti si sono ritrovati allagati non per la rottura di qualche argine, ma perché le fognature e gli scarichi si sono trasformati in fontane che restituivano i liquami in eccesso. Questo è accaduto anche in edifici relativamente recenti come l'ospedale di Prato o il centro commerciale dei Gigli di Campi Bisenzio.

Nel Forum 2043 abbiamo pubblicato riflessioni approfondite sulla serietà e la gravità del riscaldamento dell'atmosfera terrestre (quello che i media comunicano, spesso banalizzandolo, come cambiamento climatico con riferimento alla moltiplicazione di eventi estremi e che, per inciso, non risolveremo certo comprandoci delle macchine elettriche).

E' davanti ai nostri occhi una cruda realtà: se sul suolo c'è più cemento e nell'atmosfera c'è più energia, siamo di fronte non a una disgrazia imprevedibile, ma a una situazione permanentemente pericolosa.

Non è il momento delle polemiche, ma della necessaria solidarietà verso coloro che hanno avuto danni (e lutti, sette vittime al momento in cui diffondiamo questo scritto), oltre che della gratitudine per la rete della protezione civile territoriale, che non va mai confusa con il cialtronismo e l'incompetenza del governo centralista e dei suoi improbabili ministri. Soprattutto nei piccoli comuni, la protezione civile locale, fatta di volontari, pompieri, forze dell'ordine, tecnici delle diverse amministrazioni, esperti e scienziati conoscitori del posto, è stata ancora una volta determinante per salvare vite.

Verrà il momento in cui i rappresentanti che abbiamo eletto negli enti locali, dovranno spiegare se e cosa avrebbero potuto fare meglio, riguardo ai loro doveri di manutenzione quotidiana dell'esistente, di gestione degli allarmi, di organizzazione degli aiuti, di programmazione a breve termine dell'uso del territorio. Dare la colpa solo al fato o alla meteorologia (che non è una scienza esatta), non sarà più sufficiente. Una manutenzione migliore è sempre possibile e può fare la differenza (basti pensare all'impegno per la pulizia dell'alveo del fiume-torrente Bisenzio, che risale ai tempi di Fabrizio Mattei), ma, come ci permettiamo di dire più avanti, non è certo sufficiente.

Una cosa va detta con chiarezza al presidente Eugenio Giani e al sindaco metropolitano Dario Nardella: sarebbe molto grave se nemmeno dopo questa crisi prendesse avvio un ripensamento rispetto ai loro progetti di ulteriore cementificazione della piana tra Firenze e Prato, in particolare (ma non solo) per la sciagurata idea di un nuovo aeroporto a Peretola.

Tuttavia, di fronte alla pericolosità della situazione, non bastano la pur necessaria frenata su qualche progetto folle, né una mera messa a punto della manutenzione dell'esistente.

Occorre una svolta politica e culturale profonda, che a nome di OraToscana, rete di civismo, ambientalismo, autonomismo e territorialismo, vorremmo sintetizzare in due punti:

1) restituzionedi spazio all'acqua, con un programma audace di allargamento degli alvei,  riapertura dei corsi d'acqua e delle gore tombate, rinaturalizzazione del territorio (con conoscenza della storia e dell'ambiente, con competenza scientifica, con progetti a lungo termine, con serietà, insomma);

2) riappropriazione da parte delle comunità locali, dei singoli comuni o delle loro associazioni intercomunali, di tutte le competenze che oggi sono frammentate, oltre che delle risorse che oggi sono scarse ma purtroppo anche disperse fra troppi attori.

Sull'adesione a questi due punti OraToscana è pronta a sostenere, nella primavera del 2024 in cui vanno al rinnovo centinaia di enti locali in Toscana e in tutta la Repubblica, ogni candidatura che si dimostri capace di rinnovamento civico, ambientalista, territorialista.

Non è più il tempo di essere "green" a chiacchiere, di progetti assurdi di ulteriore cementificazione, di svendita di beni comuni, di esternalizzazione di servizi pubblici essenziali in società anonime con la testa lontana dal territorio (come la c.d. "multiutility" in formazione in Toscana).

Non c'è un solo strumento edilizio in vigore in Toscana che possa restare così come oggi. Non è più accettabile che ci sia una frammentazione di competenze in aziende verticalizzate ed esternalizzate (una con il compito di pulire sotto un tombino, l'altra con il compito di pulire sopra il caditoio, come avviene oggi).

Saremo al fianco di quanti si sentiranno impegnati per un cambiamento profondo e andremo di traverso a tutti gli altri. Contateci.

Prato, sabato 4 novembre 2023 - aggiornato domenica 5 novembre 2023

Mauro Vaiani Ph.D.

garante di OraToscana

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Vi aspettiamo a Chivasso sabato 16 dicembre 2023

80 ANNI DELLA CARTA DI CHIVASSO, FONDAMENTO DI UNA EUROPA DIVERSA

La Carta di Chivasso del 19 dicembre 1943 compie 80 anni. E’ un documento ancora incredibilmente attuale, che parla all’oggi e ancora di più a chi vuole un domani dal volto umano, ricco di autonomie personali, sociali, territoriali. Ci parla di autogoverno e federalismo, libertà e partecipazione, economia e turismo sostenibile, lavoro e giustizia sociale, valorizzazione delle diversità e tutela delle biodiversità. A Chivasso si è prefigurata un’Europa diversa, di piccoli territori autonomi, che voltasse la pagina dei vecchi e beceri nazionalismi che l’avevano dilaniata. E’ un manifesto cruciale per chi lotta per il proprio autogoverno, per la solidarietà interterritoriale, per costruire una Europa confederale in cui ciascun territorio si senta sicuro e libero.

Per commemorarla, ci troviamo a Chivasso
sabato 16 dicembre2023prossimo.
Il punto d’incontro sarà alle ore 10 davanti a Palazzo Tesio, lungo Piazza d'Armi, a Chivasso

E' il luogo in cui si trovarono per scriverla alcuni attivisti autonomisti antifascisti, guidati da Émile Chanoux.

La Carta di Chivasso sarà il solido fondamento del nostro impegno comune per le elezioni europee del 2024, occasione per la quale ci faremo trovare pronti, con una lista capace di unire le nostre diversità e di dare voce al nostro impegno comune per le autonomie in Italia e in Europa, per la solidarietà e per la pace in tutto il mondo.

Tutti gli aderenti, gli associati, gli alleati, i simpatizzanti della sorellanza di Autonomie e Ambiente e di EFA sono invitati. E' gradita la presenza di vessilli territoriali e bandiere dei nostri movimenti locali.

Civass – Chivasso, 30 novembre 2023 (Sant’Andrea)

E' un invito del Patto Autonomie e Ambiente
con la partecipazione di European Free Alliance
e l’organizzazione da parte dei Liberi Elettori Piemonte

Per restare aggiornati sui dettagli dell’evento iscriversi al canale Telegram del Forum 2043:https://t.me/Forum2043

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