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Toscana

Da Livorno e Firenze: il civismo toscano per leggi elettorali più giuste

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, dalla Toscana, una dichiarazione congiunta sulla necessità di riprenderci la rappresentanza e ricostruire la democrazia dal basso, resa da importanti esponenti dell'autonomismo e del civismo.

Livorno –Firenze,2 maggio 2024

Civismo toscano: uniti per riprenderci la democrazia

Comunicato congiunto di
Città Diversa Livorno, RiBella Firenze, OraToscana (Autonomie e Ambiente-EFA)

La lista civica Città Diversa (Livorno), la lista civica RiBella Firenze e la rete territorialista OraToscana (membro della rete Autonomie e Ambiente-EFA) si sono incontrate per rafforzare la propria collaborazione civica interterritoriale.

La democrazia italiana sta declinando vistosamente. Ne è un ulteriore conseguenza l’assenza dalle schede elettorali europee, di molti movimenti ed anche di quella lista europea dei territori che tanti movimenti civici, ambientalisti, autonomisti, stavano preparando, con la famiglia politica europea dei territori, EFA (European Free Alliance), prima che la maggioranza di centrodestra intervenisse con il decreto taglia-liste (decreto-legge n. 7 / 29 gennaio 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 38 / 2024). Le regole del gioco sono state sinistramente cambiate a partita iniziata, nel silenzio assordante dei media e di gran parte del sistema politico italiano.

Non necessariamente il nostro mondo civico toscano avrebbe presentato una lista in più, ma avrebbe potuto contribuire, con pari dignità e con esponenti preparati, in coalizione con altre forze sociali e territoriali, alle importanti elezioni europee del prossimo 8-9 giugno, che si tengono contemporaneamente alle nostre elezioni comunali.

Il prossimo Parlamento europeo dovrà prendere decisioni importanti per una Europa meno burocratica, meno dominata dagli interessi della grande finanza, più democratica, più rispettosa delle diversità e degli interessi dei territori, delle comunità locali, delle piccole imprese, delle famiglie, delle persone comuni.

La voce della Toscana, e in particolare del nostro civismo toscano, con le regole cambiate in corsa, non potrà essere presente direttamente. Speriamo comunque nell’elezione in Italia e in Europa di persone che credono nei territori, nella pace, nel lavoro, nelle autonomie, ma in ogni caso non resteremo in disparte: continueremo il nostro lavoro politico, nei nostri comuni e con nuove forme di collaborazione interterritoriale.

Per ripristinare la democrazia, per riprenderci la rappresentanza, per trasmettere i valori civici, ambientalisti, territorialisti alle generazioni future, abbiamo deciso insieme di partecipare – grazie alla generosità e al senso civico di tante persone - alle elezioni comunali di Livorno (con la lista Città Diversa), a Firenze (con la lista RiBella Firenze), oltre che essere di aiuto e di sostegno alle decine di altre liste civiche indipendenti che si sono attivate, dal basso, per il bene del proprio comune.

Abbiamo inoltre deciso di aderire al Comitato Referendario per la Rappresentanza, che ha depositato il 23 aprile scorso quattro quesiti per abbattere il famigerato Rosatellum (a suo tempo voluto da tutti i partiti, di sinistra, centro e destra, e mai da essi messo in discussione).

Diciamo basta ai parlamentari “nominati” da pochi capi di partito. E’ tempo di riprenderci la rappresentanza e di tornare a far scegliere ai cittadini i loro rappresentanti, territorio per territorio.

Il Comitato Referendario per la Rappresentanza si ispira alle lotte dell’avvocato Felice Besostri, che per il suo impegno contro le leggi elettorali ingiuste e incostituzionali si è guadagnato la fama di “difensore dei diritti elettorali dei cittadini”. Besostri è spirato a Milano il 6 gennaio scorso, ma il suo lavoro per avere in Italia e in Europa più democrazia e più autonomie personali, sociali, territoriali, per tutti, continua!

 

p.Città Diversa Livorno
Marco Cannito

p. RiBella Firenze
Riccardo Galimberti

p. OraToscana (Autonomie e Ambiente-EFA)
Mauro Vaiani

 

Dibattito sulle autonomie ospitato da Il Nuovo Trentino

  • Autore: Mauro Vaiani, Claudia Zuncheddu, Ciro Lomonte, Roberto Visentin - 28 febbraio / 3 marzo 2023

Grazie all'impegno personale di Piercesare Moreni e alla lungimiranza del direttore Paolo Mantovan, Il Nuovo Trentino ha pubblicato quattro interventi in quattro giorni nel quadro di un dibattito sul futuro dell'autonomia del Trentino, che è cruciale per il futuro di tutte le autonomie nello stato italiano e forse anche oltre. Per gentile concessione del quotidiano trentino, pubblichiamo qui, in ordine cronologico, i quattro articoli, scritti rispettivamente dal dott. Mauro Vaiani (28 febbraio 2023), dalla dott.ssa Claudia Zuncheddu (1 marzo 2023), dall'arch. Ciro Lomonte (2 marzo 2023) e dal vicepresidente EFA-ALE e presidente Autonomie e Ambiente (AeA) Roberto Visentin (3 marzo 2023). Si avverte che: i testi qui riprodotti sono quelli integrali inviati dagli autori. Sulle pagine de Il Nuovo Trentino potrebbero essere stati soggetti a minimi ritocchi per esigenze d'impaginazione.

1) Martedì 28 febbraio 2023 - Mauro Vaiani (OraToscana, segreteria di Autonomie e Ambiente)

Titolo: Il Trentino non è autonomia "etnica"

INT 2023 02 28 Vaiani 1Testo

Quella della Provincia di Trento è per molti aspetti l’autonomia più avanzata e più ammirata della nostra Repubblica. Dall’esterno – chi scrive è un Toscano che vive e lavora in Toscana – non la vediamo affatto come una autonomia “etnica”, come l’ordinamento originale di un cantone montano, come l’autogoverno di un territorio in qualche modo marginale o periferico, che si sia trovato nella Repubblica Italiana per un accidente della storia e che quindi avrebbe bisogno di un qualche ordinamento speciale.

Al contrario, l’autonomia trentina è comprensibile e quindi ammirata in tutti gli altri territori, perché si è realizzata in una territorio percepito come “italiano” e comunque non periferico, ma al contrario ben inserito nella principali reti economiche e sociali della globalizzazione e dell’integrazione europea.

In ogni altro territorio dove è presente un movimento civico autonomista o anche solo vagamente territorialista, l’autonomia del Trentino è vista come una fonte di ispirazione. Sbagliamo a vedervi così? Non lo crediamo affatto.

E’ stato autolimitante e alla lunga distruttivo, per gli stessi autonomisti del Trentino e di altre realtà alpine, pensare al proprio autogoverno come una necessaria e speciale solidarietà fra gente di montagna.

Nella Provincia di Trento sono affidate alle amministrazioni locali molte responsabilità e la necessità di far funzionare concretamente cose essenziali alla vita quotidiana. Poiché chi governa è molto vicino a chi è governato, nel tempo si sono selezionati pubblici funzionari e un personale politico le cui prestazioni sono molto superiori alla media italiana (e anche a quella di parecchi stati europei).

Sarebbe semplicistico continuare a credere che la buona qualità dell’autogoverno locale a Trento sia una eredità culturale dell’antica solidarietà montanara o di altre, pur preziose, eredità storico-culturali.

E’ stato decisivo, invece, aver trattenuto sul territorio poteri, risorse, competenze. Questo ha significato per il Trentino una accumulazione di capitale sociale in pochi decenni! Una trasformazione moderna, che va ben oltre la rivendicazione di identità e tradizioni.

Le vostre montagne erano povere quanto e forse più di quelle del nostro Appennino, dopo la Seconda guerra mondiale, ma oggi, dopo decenni di autogoverno, la situazione è completamente cambiata.

Il vostro territorio è fra i più benestanti d’Europa, mentre le nostre province appenniniche, che sono state governate da autorità centrali (e spesso centraliste) chiuse nei loro palazzi romani (o milanesi, o, più recentemente, bruxellesi), si sono spopolate, impoverite, degradate. Qua e là magari i nostri territori peninsulari sono stati fatti oggetto di una qualche rinascita artificiale, turistica o connessa con la “signorilizzazione” (“gentrification”, direbbero i più globalizzati), ma il “buon ritiro” in montagna è assolutamente insufficiente a restituire vitalità a comunità locali romagnole, toscane, umbre, marchigiane, abruzzesi, campane, lucane o calabresi, che continuano a declinare.

Non si dovrebbe chiudere l’autonomismo entro il recinto dell’autodifesa di una comunità montanara. Nelle contraddizioni della globalizzazione, tutti i territori, anche le pianure, le coste, le isole, persino le città più grandi e più ricche, hanno bisogno di un maggior autogoverno, che significhi controllo sui propri beni comuni, sui servizi pubblici locali, sulla pubblica istruzione, su un servizio sanitario capillare, sui faticosi ma necessari processi di transizione ambientale, perché ogni territorio resti abitabile e sia consegnato intatto alle generazioni future.

Nel nostro Forum 2043 ci stiamo preparando al centenario della Carta di Chivasso del 1943, perché consideriamo che quelle antiche parole autonomiste e confederaliste scritte da resistenti antifascisti alpini siano più vive e più attuali che mai per tutti e dappertutto.

Come ha scritto Walter Pruner, in suo contributo al nostro Forum 2043, anche a Trento sono arrivate la crisi della partecipazione civile e l’eclissi della diligenza nelle elite, che mettono in pericolo anche l’autonomia italiana di maggior successo.

Gli errori della politica italiana (ed europea) sono tanti e non possono certo essere trattati qui: il declino del pluralismo nei media, ormai in mano a poche centrali globali di conformismo; le vergognose leggi elettorali, che impediscono ai cittadini di scegliere liberamente i loro leader locali; la distruzione dei partiti politici popolari. I contraccolpi negativi sono arrivati a far danni anche in Trentino, lasciando spazio a varie forme di populismo (non solo quello leghista o pentastellato, sia chiaro, ma anche a un certo populismo “dall’alto” in stile renziano), oltre che, più recentemente, a una destra piena di idee centraliste, presidenzialiste, nazionaliste, tutte drammaticamente vecchie e sbagliate.

Il Trentino, ha scritto Walter Pruner al Forum 2043, “all’opzione autonomista ha preferito l’allineamento con Roma, con un voto oltremodo prevedibile e reso incontendibile a causa di un incontinente lassismo politico, in Trentino non meno che nella più generale scena italiana.”.

La fase politica che stiamo vivendo ha bisogno di più autonomie personali, sociali, territoriali, non certo di meno. Ciò che però nessun autonomismo dovrebbe più fare, a nostro parere, è isolarsi.

I nostri ideali hanno grandi padri e madri trentine: la Repubblica delle Autonomie, l’Europa delle regioni, il confederalismo per un mondo emancipato dal colonialismo, dall’autoritarismo, dal militarismo.

Coloro che li condividono devono tornare a fare rete tra di loro, consapevoli e fieri del proprio passato, ma consapevoli che la posta in gioco è altissima e richiede un supplemento d’anima: un futuro più “trentino”, cioè una vita comunitaria a misura di persona umana, non solo per i Trentini, ma per tutti, dappertutto.

 

2) Mercoledì 1 marzo 2023 - Claudia Zuncheddu (Sardigna libera, attivista per la salute e per l'autogoverno della Sardegna)

Titolo: Ondate di populismi e naufragi autonomisti

INT 2023 03 01 Zuncheddu

I processi di globalizzazione in corso, per poter attuare il proprio dominio economico e culturale, necessitano dell’eliminazione di qualsiasi identitàe diversità, di ogni forma di dissenso,di autonomia personale, sociale, territoriale. Tuttavia la storia delle varie comunitànon è così facilmente cancellabile. Ha determinato fenomeni di appartenenza e di condivisione culturale, sociale ed economica, che tutt’ora, nonostante i processi di disgregazione violenta della globalizzazione,persistonodandosostanza, dal locale al globale, a diversità cheintendono organizzarsiin modo differente.

L’esperienza di autonomia del Trentino è per gli autonomisti e per tutti i movimenti identitari che mettono in discussione il centralismo dello Stato italiano, un buon esempio diautogoverno. E’ un’esperienza di emancipazione che va ben oltre le sabbie mobili del localismo in cuiin moltivorrebbero veder scomparire le autonomie.

AllaSardegna, a differenzadelTrentino,è stato impedito peroltre 70 annidi attuare le previsioni delloStatutospeciale. A certificare questo, sin dalla conquista formale dell’Autonomia,sono statel’imposizione di attività militari in 24 mila kmq di territorio sardo (62% della militarizzazione italiana), l’imposizione di una cultura industrialeestranea agli interessi dell’Isola, la creazione di “bolle” turistiche gestite da capitali stranieri, decretando sino a oggi uno status coloniale, con altissimi costi in termini sociali, economici, ambientali e sanitari.

L’ ”antistorico successo di Fratelli d’Italia” è un’anomalia politica che nondeve mettere in discussione l’esperienza autonomista alla base dell’emancipazione del Trentino,né delle speranze di altri territori, come la Sardegna, il cui autogoverno è rimasto incompiuto.

ll fenomeno della perdita di capacità progettualedei partiti, con il confondersi dei valori di destra e di sinistra, nel nome diunapretesa unità nazionaleo della rigidità dei vincoli esterni, ha generato governia cui hanno partecipato tutte le forze politiche, compresa l’antipolitica realtà dei Cinque Stelle,ma che sono risultati troppo simili nel governo dell’esistente.Lo star fuori “formalmente” di Fratelli d’Italia da questi governi e la diffusa sfiducianella possibilità di un miglioramento reale delle condizioni economiche e sociali, hapremiato elettoralmente questa formazione dianticamatrice neofascista,così come prima aveva premiato altre forze.

Queste ondate anti-sistema hanno avuto ripercussioni in tutte le regioni, senza esclusione di quelleautonome, conil connessosvilimento dell’autonomia del personale politico locale, e quindidell’ autogoverno e autodeterminazione delle comunità.

In Sardegna, per esempio, l’onda lunga della Legasalviniana alle elezioni regionali del 2019, ha contribuito alla vittoria del centrodestrainalleanzacon ilPsd’Az.Quest’ultimo però non era più ilpartito storico dell’autonomiasarda, ma una mera appendice del salvinismo.Ilpresidente Solinas,passato dalcentrodestra alla guida del Psd’Az, haincarnatoquestaderiva, imbarcando nel partitole seconde e terze file del centrodestra italiano.Ora lo stesso accadrà, in molti territori, con la parabola crescente di Fratelli d’Italia.

Per lamancataautonomia,la Sardegna è il territorio più spopolato d’Italia, trai più impoveriti e più inquinati(dove siregistra,fra l’altro, la più alta percentuale di rinunce alle cure sanitarie, in primis per ragioni economiche).Nessun territorio, nemmeno il Trentino, è al riparo da un simile declino, venendo a mancare una politica autonoma e autonomista,

In tutti i territori sipuò e sideve resistere,magari conoscendoci e cooperando di più, restando attaccati a una antica enuovaideadiautonomia diffusa e interconnessa in modo solidale,con un respiro europeo e internazionale.

 

3) Giovedì 2 marzo 2023 - Ciro Lomonte (segretario del Movimento Siciliani Liberi)

Titolo: Le Dolomiti viste dall'Etna, il fuoco dell'autogoverno

INT 2023 03 02 Lomonte

Una delle caratteristiche da noi ammirate nei politici autenticamente autonomisti di Trento e di Bolzano è la loro capacità di farsi eleggere al Parlamento Italiano senza essere costretti a farsi rappresentare da partiti centralisti. Quando gli eletti autonomisti vengono sollecitati a dare un supporto al voto di maggioranze traballanti, chiedono in cambio benefici per i rispettivi territori, non per sé stessi. Un comportamento coerente che ha garantito benessere e sviluppo a due comunità da tempo in vetta alle classifiche della qualità della vita.

Ci si potrebbe chiedere come mai i siciliani – non parliamo di Siciliani Liberi, forza politica ancora troppo giovane e troppo debole per essere presente nelle istituzioni – non abbiano mai fatto altrettanto per la propria terra. Eppure sono sempre stati numerosi in Parlamento. Hanno espresso capi di Governo, ministri e ultimamente pure un Presidente della Repubblica, tutti assolutamente ignavi o passivi riguardo alla “questione finanziaria siciliana”. I media nascondono la realtà che la Sicilia è trattata come una colonia interna, a cui vengono sottratti ogni anno 10 miliardi di euro provenienti dalle stesse tasse dei siciliani. E i rappresentanti isolani dei partiti centralisti tacciono.

L’istituzione dell’autonomia speciale siciliana (1946) e la nuova Costituzione repubblicana (1948) non hanno funzionato come l’autonomia trentina, proprio per il rifiuto del governo centrale di porre fine alla sottrazione di risorse dall’Isola verso lo stato centrale. Oggi sembra incredibile, ma il Regno di Sicilia (1130-1816) è stato una realtà fiorente e sviluppata per circa settecento anni, uno degli stati più ricchi del mondo, prima di essere soppresso dai Borbone e poi, definitivamente, dal Regno d’Italia. A suo tempo la Sicilia era terra d’immigrazione. L’emigrazione dei siciliani è iniziata dopo il 1860 (come pure altri gravi guasti, come la mafia, fenomeno studiato a fondo da alcuni storici quali Francesco Benigno).

L’attuale assetto statuale è sorretto da forze poderose: i vincoli internazionali (militari, non solo politici); i rapporti economici di dipendenza; le strutture statali che sono ancora centraliste e prefettizie; il monopolio dell’educazione e dell’informazione. Non sono mancate neppure brutalità e violenza, perché i siciliani si sono ribellati, in alcuni momenti storici, ma sono stati repressi.

Il fuoco dell’aspirazione all’autogoverno non è certo spento, come non è mai spento il nostro vulcano che domina la Piana di Catania. È lì, cova ininterrottamente e prima o poi avrà porrà fine alle conseguenze negative del colonialismo interno.

Tutti i territori aspirano a maggior autogoverno e tuttavia servono metodo, astuzia, costanza, perché il centralismo è forte.

Le richieste di maggiore autonomia, la cosiddetta “autonomia differenziata” chiesta da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, sono anch’esse minate da una grave incomprensione di come concretamente si costruiscano processi di autogoverno. Le tasse sul fatturato di un’azienda che ha sede fiscale a Milano, per esempio, non sono “lombarde”. Esse dovrebbero restare nei territori dove si producono beni e manufatti. Senza principi seri di territorializzazione delle imposte, le aspirazioni di queste grandi regioni saranno (giustamente) liquidate come “secessione dei ricchi” e quei territori resteranno ostaggio del centralismo italiano.

Le autonomie a cui guardiamo con ammirazione, per ciò che hanno realizzato con grande sacrificio e sagacia, quella di Trento come anche quella di Bolzano, non si sentano al sicuro. Il centralismo è pronto a riprendersi ciò che è stato costretto a lasciarvi gestire con le vostre forze e secondo la vostra volontà (da accordi internazionali, non da buoni sentimenti filo-autonomisti, che erano e sono ancora minoritari nella politica italiana).

Trento e Bolzano non si lascino omologare, conservino le loro solide politiche locali (ammirevoli, per inciso, quelle che sono in essere per la famiglia e la natalità, la sanità e la vecchiaia, l’agricoltura e la cultura). Restino d’esempio, in un mondo che tende a sopprimere le identità territoriali in nome di una globalizzazione massificante e disumanizzante. Per noi è necessario promuovere forme di collaborazione più intense fra i politici di Trento e di Bolzano ed i nostri – intendiamo quelli sinceramente impegnati nello sviluppo dei rispettivi territori – all’interno di contesti come la rete “Autonomie e Ambiente”.

4) Venerdì 3 marzo 2023 - Roberto Visentin (vicepresidente ALE-EFA, presidente di Autonomie e Ambiente in rappresentanza del Patto per le Autonomie Friuli-Venezia Giulia)

Titolo: Autonomisti trentini, avete perso la bussola

INT 2023 03 03 Visentin

Non riesco mai a dimenticare che spesso o meglio quasi sempre chi vince le elezioni ed arriva a governare, lo fa grazie a demerito o incapacità degli avversari, più che per meriti propri.

Il successo prima dei “salviniani” e poi di Fratelli d’Italia, persino in Trentino, una delle province di più antica e operosa cultura autonomista, è certamente connesso con una stanchezza e una sfiducia generali, che hanno spinto troppi elettori in tutta la Repubblica e in molte altre parti d’Europa, a smettere di votare o a dare un voto di protesta a forze immature e a leader populisti.

Va tuttavia messo in conto anche agli autonomisti trentini, che evidentemente si sono limitati a gestire, ma hanno smesso di investire nella coesione sociale delle loro comunità locali.

I Sudtirolesi hanno un collante etnico, che per ora attenua i loro problemi, che in Trentino non c’è (e anzi non c’è nella maggior parte dei territori dello stato italiano – compreso il mio Friuli - se non nell’immaginazione di qualche frangia identitaria).

Questi anni di crisi e declino, dovuti alle contraddizioni della globalizzazione, stanno conducendo alla disgregazione delle comunità locali, dei loro legami sociali, del loro sentirsi responsabili del proprio territorio.

I recenti successi di partiti centralisti sono anche responsabilità di autonomisti locali incapaci di comunicare in un mondo che cambia. Si sono persi troppi anni, anche in Trentino, pensando che la propria autonomia speciale fosse il frutto di qualcosa di, appunto, “speciale”: la cultura “montanara”, o le tradizioni dell’ “arco alpino”, o i legami storici con il “popolarismo austro-tedesco”. Fantasie, non politica, che hanno impedito di vedere l’affievolirsi, giorno dopo giorno, della capacità delle comunità locali di garantire inclusione, emancipazione, senso di appartenenza.

Questo obliga tutta la nostra area politica, cioè le persone e i movimenti che, almeno dalla Carta di Chivasso del 1943 in poi, credono nelle autonomie, a studiare e faticare di più; a riflettere criticamente e autocriticamente su perché da quasi venticinque anni (dai tempi del Titolo V del 2001) la Repubblica delle Autonomie è messa sempre più in discussione, invece di avanzare; a mettere in discussione il nostro linguaggio e la nostra postura autonomista. Senza un cambiamento profondo e senza un altrettanto profondo rinnovamento generazionale, si diventa un peso morto, invece che un motore, per la causa autonomista.

Mi sia consentito di essere brutale: si può rimanere al potere anche senza avere un progetto per la propria terra, come è successo al PSDAZ (succede in politica di non sapere più come sistemare le cose che non vanno e allora ci si riduce a sistemare se stessi). Anche altri partiti autonomisti, anche lo storico PATT, sono a rischio di fare la fine del PSDAZ.

Non definirei antistorico il successo di Fratelli d’Italia in Trentino. E’ al contrario la conseguenza dell’abbandono del campo da parte di chi dovrebbe rappresentare i territori, lasciando spazio a esponenti di un centralismo vecchio e fallimentare, che non porterà da nessuna parte.

L’autonomia non è di sinistra o di destra e nessuno può rivendicare il diritto di rappresentarla in esclusiva, ma è inaccettabile che i ciarlatani di “prima gli italiani” e “via le accise dalla benzina”, siano considerati credibili come amministratori di comunità complesse come lo sono tutte le autonomie locali di questa Repubblica, non solo quelle speciali.

La proposta di autonomia differenziata fatta dall’autore del “Porcellum“ andrebbe definita con la stessa parola da lui suggerita – porcata – se fosse una cosa seria, cosa che ovviamente non è. Serve solo a fomentare tensioni e divisioni, a uso e consumo di chi vuole portare lo stato italiano verso il presidenzialismo, cioè una deriva centralista per noi inaccettabile.

Lo scontro c’è e va affrontato a viso aperto, tra chi persegue un progetto centralista e chi invece crede nell’autogoverno dei territori.

In Autonomie e Ambiente stiamo costruendo una rete politica interterritoriale per una nuova generazione civica, ambientalista, territorialista. Siamo e restiamo estranei a ogni nordismo, sudismo, alpinismo, montanarismo. Il nostro progetto, per tutti i territori della Repubblica e d’Europa, è “contro nessuno ma in favore di se stessi”.

 

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I podcast di Radio Onyx per Autonomie e Ambiente

Radio Onyx, una emittente svizzera di lingua italiana, intervista esponenti di Autonomie e Ambiente. Sono già disponibili le conversazioni con Mauro Vaiani (rappresentante di Comitato Libertà Toscana nella presidenza collegiale di AeA), Alfonso Nobile (rappresentante di Siciliani Liberi nello stesso organismo che regge AeA), Daniel Baissero (assistente nel Gruppo consiliare regionale del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia); Fabrizio Barnabè (Movimento per l'Autonomia della Romagna), Emiliano Racca (rappresentante di Liberi Elettori Piemonte nella presidenza AeA), Luca Azzano Cantarutti (Patto Autonomia Veneto), Julijan Čavdek (Slovenska Skupnost). E il viaggio nei diversi territori continua...

Qualche giorno dopo la loro messa in onda, saranno disponibili i podcast, sul canale YouTube di Autonomie e Ambiente.

Radio Onyx si ascolta via internet, grazie alla app TuneIn. Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/onyxradio.

Qui una guida ai podcast già disponibili:

1) Intervista a Mauro Vaiani (rappresentante di Comitato Libertà Toscana nella presidenza collegiale di AeA): cosa è Autonomie e Ambiente; la prospettiva dell'autogoverno di tutti dappertutto; non servono nuovi partiti nazionali, ma una nuova generazione di attivisti locali; nel breve termine AeA lotterà per il ritorno alla Costituzione e agli Statuti come essi sono; in prospettiva ogni territorio dovrà poter seguire il proprio percorso verso l'autogoverno e, insieme, puntiamo a una nuova repubblica ispirata al confederalismo; non ci contenteremo di niente di meno dell'autogoverno di cui godono comuni e cantoni svizzeri - Andata in onda lunedì 18 gennaio 2021.

2) Intervista ad Alfonso Nobile (rappresentante di Siciliani Liberi nella presidenza collegiale di AeA) : cosa vuol dire avere un partito per la Sicilia, Siciliani Liberi; in un mondo di forze politiche verticiste e autoritarie, lideristiche e personalistiche, Siciliani Liberi sta costruendosi come strumento per consentire la partecipazione dei cittadini siciliani al loro autogoverno; lo Statuto speciale della Sicilia è stato tradito, mentre, se attuato, può essere un esempio per tutti i territori - Andata in onda lunedì 25 gennaio 2021.

3) Intervista a Daniel Baissero (assistente del gruppo consiliare regionale del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia): il Patto, una forza autonomista giovane e innovativa, erede di aspirazioni antiche; impegnata per le comunità locali in una regione crocevia (dove si parlano friulano, italiano, sloveno e tedesco) - andata in onda lunedì 1 febbraio 2021.

4) Intervista a Fabrizio Barnabè (segreteria e coordinamento del Movimento per l'Autonomia della Romagna - MAR); il MAR, una lunga storia di promozione, per via democratica, attraverso un referendum, dell'autonomia della Romagna; in dialogo, con Autonomie e Ambiente, con le forze decentraliste di tutta Italia ed Europa; il caso emblematico del tradimento della volontà popolare di Montecopiolo e Sassofeltrio - in onda lunedì 8 febbraio 2021.

5) Intervista a Emiliano Racca (Liberi Elettori Piemonte); i Liberi Elettori del Piemonte stanno creando una nuova stagione autonomista in Piemonte, dal basso, attraverso la rinascita delle culture e delle lingue locali, entrando nei piccoli comuni per portare innovazione e buongoverno; il movimento sostiene le istanze di autogoverno che hanno radici profonde, basti pensare alla Carta di Chivasso, all'Ossola, alle comunità occitane, ai Walser, alla storia valdese, alle tante lotte per l'emancipazione sociale e la tutela ambientale delle valli alpine, alla rinascita della lingua e della cultura piemontese - in onda lunedì 15 febbraio 2021.

6) Intervista ad Alfredo Gatta (Pro Lombardia Indipendenza); la voce di un movimento storico nella regione più grande e popolosa della Repubblica Italiana, che cerca di coniugare antiche istanze di autogoverno con le nuove urgenze sociali e ambientali; l'impegno a superare gli errori del passato (nordismo miope, gestione verticistica del leghismo) - in onda lunedì 22 febbraio 2021.

7) Intervista a Luca Azzano Cantarutti (Patto Autonomia Veneto): la voce di un movimento nuovo in una regione come il Veneto dove la volontà popolare di autogoverno è massiccia, ma non riesce a trovare uno sbocco politico, attorno a un progetto di autonomia praticabile, dopo trent'anni di inconcludenza leghista e nordista - in onda lunedì 1 marzo 2021.

8) Intervista a Julijan Čavdek (Slovenska Skupnost): la parola a un esponente della minoranza slovena che vive in una trentina di comuni, ai confini tra Friuli e Venezia Giulia con la repubblica di Slovenia - in onda lunedì 8 marzo 2021.

9) In preparazione: intervista a Patrie Furlane.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il civismo che è qui per restare

  • Autore: Pierluigi Piccini - Siena, 6 luglio 2023

Pierluigi Piccini è oggi uno degli intellettuali più impegnati, attraverso il suo blog e il suo impegno nell’associazione civica “Per Siena”, in quella che dobbiamo chiamare, senza paura di apparire enfatici, una primavera del civismo nella Repubblica italiana. Il civismo di Siena, anche nelle ultime elezioni amministrativedel 14-15 maggio 2023, ha dimostrato di essere una presenza determinante: quasi 3.000 persone personalmente impegnate come sostenitrici e candidate, sette liste civiche a sostegno della candidatura civica indipendente di Fabio Pacciani, un risultato al primo turno di oltre 6.000 voti (22,65%). Dopo vent’anni di lavoro politico e culturale, il civismo di Siena non è riassorbibile, né riducibile agli schemi semplicistici delle piramidi politiche nazionali e costituisce un punto di riferimento per coloro che credono, maperdavvero, in una Repubblica di autonomie personali, sociali, territoriali. Il presente contributosviluppa,con alcuni adattamenti al contesto del Forum 2043,le riflessionidi Pierluigi Piccini del 12 giugno 2023, intitolateCi siamo dimenticati che si può essere democratici ma di destra e populisti ma di sinistra”.

 

Marco Da Milano (l’11 giugno 2023) sul quotidiano “Domani” scrive che gli schieramenti – intende quelli generali che si propongono in tutta Italia e anche in Europa, che sarebbero la sinistra, la destra, il centro – starebbero tornando e che ci sarebbero quindi nuove occasioni per le leadership nazionali, quella della Schlein (ma anche per quella della Meloni).

Eppure, mentre starebbero tornando la sinistra, la destra, il centro, è anche vero che ci siamo dimenticati che si può essere democratici, ma di destra, e populisti, ma di sinistra.

Tornano gli schieramenti – forse - ma continua ad aumentare la percentuale di persone a cui la sostanza politica di questi schieramenti sfugge e che vogliono essere protagoniste di qualcosa di diverso, da esse stesse creato, territorio per territorio.

Siamo moltitudine di individui, che dovrebbero comprare occasionalmente prodotti preconfezionati e messi sul mercato elettorale, o siamo persone capaci ancora di cittadinanza attiva?

Il polo civico di Siena, che si è riproposto ancora una volta e con forza, è un fenomeno locale, che risente delle dimensioni e delle peculiarità del nostro contesto locale, eppure è anche parte di un fenomeno esteso, presente in tutta Italia e in realtà anche oltre.

Siamo stati un movimento di ricostruzione dal basso di una politica fondata sulla serietà, la competenza, la ricerca della mediazione fra interessi legittimi, la protezione dei beni comuni con un occhio particolarmente attento alle generazioni future.

Eppure siamo stati trattati con disprezzo dal PD, che ha considerato il civismo come un intruso, mentre loro incarnerebbero la politica vera, quella dei partiti. Il loro attacco è stato rivolto in una unica direzione, la nostra. Errore imperdonabile, perché un autentico problema del PD è esattamente la capacità di costruire alleanze con forze autonome e innovative, diverse e soprattutto realmente rappresentative, come appunto il nostro civismo.

Come abbiamo già scritto più volte il bipolarismo non paga, perché c’è sempre bisogno di forze intermedie che non si accontentino di slogan generali, proposte semplicistiche, contrapposizioni mediatiche. Forse intermedia che non sono sempre partitiche, ma sempre più spesso, come è accaduto a Siena, civiche.

Territori ed Europa, nazioni e globalizzazione, ceti medi impoveriti ed elite, diritti individuali e sociali, sono sono soltanto alcune delle antinomie in essere, per le quali non ci sono facili ricette. Non le hanno i conservatorismi, i sovranismi, i populismi. Non le ha la sinistra, il cui sguardo sulla società non è più complessivo, anche se vorrebbe ancora essere egemonico.

Il civismo, che è stato ed è sicuramente anche fluidità, moderazione e pragmatismo, sta maturando e consolidando una una base valoriale.

Stiamo tornando a fare politica a partire dal patrimonio della Costituzione (seguendo uno stimolo, fra tanti altri, come quello di Giuseppe Cotturri, sul fare cittadinanza attiva contro ogni forma di populismo).

I cittadini, con i loro movimenti civici, potrebbero cambiare molte cose, nella loro vita quotidiana, nelle loro amministrazioni locali, nei loro territori, se si riprendesse il cammino verso la piena attuazione, fra gli altri, dell’art. 118 della Costituzione:

Art. 118. Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.

La direzione del cambiamento è già indicata nella Costituzione e in altri documenti che nel tempo si sono aggiunti per rispondere a bisogni fondamentali di fronte alla complessità della contemporaneità, come le convenzioni internazionali sui diritti politici e sociali, la Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei, le carte internazionali sui diritti del malato e di altre persone umane fragili, i moltissimi documenti che raccomandano la responsabilità sociale e ambientale delle imprese (i diritti e i doveri di “cittadinanza” dell’impresa). Il cambiamento ha già una direzione, che non è data in astratto, ma viene data da concrete battaglie di cittadinanza.

La Costituzione è anche il terreno d’incontro con le realtà civiche, ambientaliste, autonomiste di questo Forum 2043, che rileggono e rilanciano la Carta di Chivasso del 1943, perché ciò che allora gli antifascisti di montagna chiesero per le loro valli, “valeper tutte le regioni italiane, per i piccoli popoli che formano quel tutto che è il popolo italiano” (Émile Chanoux).

Questo è un terreno di lavoro, difficile ma affascinante, che potrebbe determinare, per chi lo condivide e lo fa proprio, anche nuove alleanze e un rilancio effettivo della democrazia partecipata. Su questo il civismo continuerà a lavorare, e non solo a livello locale, ritrovando radici, restituendo significato alle parole, ritrovando capacità di governo, senso del dovere civico, dedizione ai beni comuni e alla res publica

Pierluigi Piccini

(pubblicato il 6 luglio 2023)

 

Seguite il blog di Pierluigi Piccini: https://pierluigipiccini.it/

Visitate il sito dell'associazione civica Per Siena: https://persiena.it/

Per approfondire l'esperienza della coalizione civica che ha candidato Fabio Pacciani alle elezioni comunali di Siena del 14-15 maggio 2023: https://diversotoscana.blogspot.com/2023/05/per-la-rivoluzione-civica-di-siena.html

La fonte della foto è https://www.radiosienatv.it/

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Manifestazione contro l'aeroporto-ecomostro di Firenze

Riceviamo e volentieri aderiamo all'invito della forza sorella OraToscana di aderire a una manifestazione popolare unitaria contro l'ultimo ecomostro che classi dirigenti centraliste, autoritarie, prepotenti vorrebbero costruire: un nuovo aeroporto nella già martoriata Piana di Pistoia-Prato-Firenze. Sarebbe un'orgia di movimento terra, cemento, ferro, un'altra follia faraonica stile Ponte di Messina, più piccola ma non meno drammatica per il suo impatto sulla vita quotidiana di un milione di Toscani. Un'avventatezza che preoccupa profondamente, ancor più immotivata se si considera che la Toscana ha già un aeroporto intercontinentale sottoutilizzato a Pisa.

A cura della segreteria interterritoriale - Campi Bisenzio, 26 settembre 2023

Per approfondire:

https://x.com/rete_aea/status/1706643331483115943/

https://diversotoscana.blogspot.com/2023/09/manifestazione-contro-laeroporto.html

 

Memoria e liberazione

 

La Giornata della memoria del 27 gennaio 2023 viene ricordata dalle forze civiche, ambientaliste, autonomiste, come momento di consapevolezza che furono i grandi stati centralisti e autoritari ad organizzare persecuzioni, deportazioni e sterminio. Senza una enorme stato burocratizzato, industrializzato, militarizzato, interamente mobilitato, capace di invadere e occupare per anni l'intera Europa, non ci sarebbe stato l'abisso della "soluzione finale", non sarebbe stata possibile la Shoah. Non dobbiamo deflettere dal nostro sostegno a tutti i popoli del mondo in cammino verso la liberazione, in lotta contro.l'oppressione che è sempre possibile nei grandi stati centralisti. Vale per tutti i territori, non solo per chi resiste, si ribella e muore in Russia, Ucraina, Cina, Iran, Etiopia, Nigeria, America Latina. Vale anche per le nostre lotte decentraliste in Italia, in Europa e nei paesi dell'Occidente.

Massimo Moretuzzo, candidato civico, ambientalista, autonomista, alla presidenza della regione Friuli Venezia Giulia, ha ricordato il nostro impegno per una memoria che sia risveglio e liberazione, partecipando alla cerimonia di commemorazione per le vittime della Shoah alla Risiera di San Sabba,a Trieste.

In Toscana, gli esponenti civici, ambientalisti, autonomisti, raccogliendo un suggerimento della lista Un Cuore per Vecchiano e della rete OraToscana, celebrano la Giornata della memoria ricordando che siamo entrati nell'85° anno da quando furono firmate le infami leggi razziali del 1938, dall'infame Savoia, nella reggia di San Rossore (qui un post storico).

In Piemonte il mondo civico, ambientalista, autonomista, di difesa delle culture e delle lingue alpine, coordinato dai Liberi Elettori Piemonte, si avvia a promuovere, insieme con il Forum 2043, un anno di studi e celebrazioni dell'80° anniversario della Carta di Chivasso, che contiene parole vive, oggi più attuali che mai, contro il centralismo autoritario e per la promozione dell'autogoverno di tutti dappertutto.

Alla riflessione contro il centralismo autoritario, che fa strage di diritti e quindi di popoli, hanno contribuito i recenti incontri di Forlì del Movimento per l'Autonomia della Romagna (XXIV assemblea del 21 gennaio 2023, con la commemorazione di Stefano Servadei), e l'assemblea di Siciliani Liberi a Pergusa (22 gennaio 2023, nel settimo anniversario della loro costituzione).

 

 

OraToscana

Promossa membro effettivo dalla III assemblea generale del 10 giugno 2023

Associazione di fatto - Membro osservatore dal giugno 2022 (raccoglie attivisti toscani che hanno partecipato alla fondazione e quindi è ad honorem fondatore)

OraToscana

rete di amicizia politica, civismo, ambientalismo, autonomismo,
per l’autogoverno della Toscana

OraToscana si è costituita come associazione politica di fatto il 4 ottobre 2021, dopo il buon esito della nostra partecipazione come attivisti civici, ambientalisti e autonomisti alle elezioni comunali di Vecchiano, impegnati per la lista “Un Cuore per Vecchiano” (7,24% dei voti in una comunità di circa 12.000 abitanti).

Non siamo tuttavia nuovi alla politica. Siamo piuttosto gli eredi di un impegno civico, ambientalista, autonomista di lungo corso, che risale in modo diretto al civismo ambientalista movimentista degli anni ‘90 e degli anni 2000, ma ha in realtà radici ancora più profonde nel socialismo autonomista di Tristano Codignola, nell’autonomismo che era presente in tutti i partiti popolari del secondo dopoguerra del XX secolo, nell’esperienza antifascista e anticentralista del CTLN (Comitato Toscano di Liberazione Nazionale).

In tempi più recenti siamo stati protagonisti del comitato “Toscani per il No” nel confronto referendario che portò alla bocciatura, il 4 dicembre 2016, del centralismo della orrenda riforma Renzi-Boschi-Verdini.

Siamo stati gli animatori degli anni del Comitato Libertà Toscana 2017-2020, esperienza confederale terminata nel 2021 (non da noi). Una esperienza che non rinneghiamo e di cui anzi stiamo conservando i principi e i programmi e portando avanti le azioni.

I nostri attivisti sono stati promotori, tra le altre iniziative politico-elettorali, del Patto per la Toscana 2020. Dopo la nostra ingiusta esclusione dalle elezioni regionali di quell'anno, abbiamo continuato il dialogo con le altre reti civiche toscane, come i Liberi Fiorentini di Fabrizio Valleri, esponenti storici dell'ambientalismo toscano, alcune figure di Orgoglio Toscana e Toscana Civica, il gruppo dei Socialisti Autonomisti della Toscana, il Terzo Polo Civico di Siena, l'esperienza di Onda Etica di Pistoia e tante altre realtà toscane, ai confini della Toscana e oltre.

Sosteniamo quelle che sono state le più importanti riscoperte autonomiste dell'inizio del secolo: la rivoluzione paesana e la rivoluzione rionale. Nel XXI si stanno definitivamente affermando, in ogni territorio del mondo, capacità di autogoverno dal basso al più basso livello possibile, quello del proprio vicinato, villaggio, suburbio, quartiere, contrada, rione. Per le sue intuizioni e capacità, per averci aiutato a riscoprire un antico autonomismo toscano, oltre che una moderna visione decentralista internazionale, Mauro Vaiani, intellettuale e attivista, oltre che uno dei fondatori della rete Autonomie e Ambiente, è il nostro garante.

Stiamo lavorando perché le intuizioni di Mauro Vaiani per un "autogoverno di tutti dappertutto" e per una “Toscana che si autogoverni almeno come il Trentino” diventino una realtà politica per il bene delle generazioni future.

Con il pretesto delle emergenze sanitarie e della guerra, si sta rafforzando un greve centralismo autoritario, che mette in pericolo la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali in Italia, l’Europa delle regioni, dei popoli, dei territori, oltre che la pace e la giustizia tra i popoli del mondo. OraToscana lavora per fermare questa pericolosa deriva.

Settarismo ed estremismo ci sono assolutamente estranei e non coltiviamo certo l’idea della politica come una marcia solitaria e autoreferenziale, ma siamo e restiamo liberi da ogni condizionamento o anche solo influenza da parte di ogni partito centralista italiano.

Ci manteniamo collegati tra di noi principalmente attraverso il canale Telegram: https://t.me/OraToscana, ma ci trovate sulla maggior parte dei social.

Il 5 maggio 2022 abbiamo chiesto ad Autonomie e Ambiente di accoglierci come osservatori. Il procedimento si è chiuso il 14 giugno 2022. Le forze sorelle di Autonomie e Ambiente ci conoscono e sanno di poter contare su di noi.

Il nostro simbolo, che ha come sfondo le tre pale bianche in campo rosso, ispirate dalla antica "Bella insegna" del barone Ugo di Toscana, i cui colori sono stati poi conservati negli stemmi delle repubbliche di Firenze, Pisa, Siena, Lucca e di moltissimi liberi comuni toscani, è stato creato dalla scrittrice e attivista sarda Silvia Lidia Fancello.

Da Lucca, presentazione del 15 giugno 2022

Contatti:

https://t.me/OraToscana - https://twitter.com/oratoscana - https://www.facebook.com/OraToscana - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

A cura di Ione Orsini, Vecchiano (comoderatrice) e di Cristiano Pennesi, Santa Luce (comoderatore)

 

 

 

Toscana, animo!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da OraToscana

Nella notte fra il 2 e il 3 novembre 2023 molte comunità della Toscana hanno affrontato i pericoli e le sofferenze dell'alluvione, pochi mesi dopo la sorella Romagna, pochi giorni dopo altri territori, come il Milanese e il Parmigiano.

Il fattore scatenante è stato una pioggia insistente e violenta, portata dalla perturbazione Ciaran, sulla zona più abitata e cementificata della Toscana, da Pontedera alla piana di Pistoia-Prato-Firenze, fino all'imbocco della Val di Bisenzio. E' importante essere consapevoli, prima di addentrarci nei confronti con il passato, che inmezzo secolo la cementificazione dei suoli si è quadruplicata (si veda questo studio WWF) e nelle zone interessate da questa crisi la situazione è forse anche peggiore.

In poche ore è caduta acqua quanto nel lontano e terribile 1966 ne avevamo avuta nell'arco di intere lunghe giornate. I cumulati del 2 novembre 2023 sono arrivati fino a 200 mm in tre-quattro ore. Nel novembre 1966 la stazione di Badia Agnano, nell'alta valle dell'Arno, registrò un valore record di oltre 430 mm, ma in 48 ore, non in 4.

Non importa essere esperti per capire che 20 cm di pioggia in un'area coperta di edifici diventano rapidamente un metro d'acqua davanti alla porta di casa.

Non è inutile ricordare che molti si sono ritrovati allagati non per la rottura di qualche argine, ma perché le fognature e gli scarichi si sono trasformati in fontane che restituivano i liquami in eccesso. Questo è accaduto anche in edifici relativamente recenti come l'ospedale di Prato o il centro commerciale dei Gigli di Campi Bisenzio.

Nel Forum 2043 abbiamo pubblicato riflessioni approfondite sulla serietà e la gravità del riscaldamento dell'atmosfera terrestre (quello che i media comunicano, spesso banalizzandolo, come cambiamento climatico con riferimento alla moltiplicazione di eventi estremi e che, per inciso, non risolveremo certo comprandoci delle macchine elettriche).

E' davanti ai nostri occhi una cruda realtà: se sul suolo c'è più cemento e nell'atmosfera c'è più energia, siamo di fronte non a una disgrazia imprevedibile, ma a una situazione permanentemente pericolosa.

Non è il momento delle polemiche, ma della necessaria solidarietà verso coloro che hanno avuto danni (e lutti, sette vittime al momento in cui diffondiamo questo scritto), oltre che della gratitudine per la rete della protezione civile territoriale, che non va mai confusa con il cialtronismo e l'incompetenza del governo centralista e dei suoi improbabili ministri. Soprattutto nei piccoli comuni, la protezione civile locale, fatta di volontari, pompieri, forze dell'ordine, tecnici delle diverse amministrazioni, esperti e scienziati conoscitori del posto, è stata ancora una volta determinante per salvare vite.

Verrà il momento in cui i rappresentanti che abbiamo eletto negli enti locali, dovranno spiegare se e cosa avrebbero potuto fare meglio, riguardo ai loro doveri di manutenzione quotidiana dell'esistente, di gestione degli allarmi, di organizzazione degli aiuti, di programmazione a breve termine dell'uso del territorio. Dare la colpa solo al fato o alla meteorologia (che non è una scienza esatta), non sarà più sufficiente. Una manutenzione migliore è sempre possibile e può fare la differenza (basti pensare all'impegno per la pulizia dell'alveo del fiume-torrente Bisenzio, che risale ai tempi di Fabrizio Mattei), ma, come ci permettiamo di dire più avanti, non è certo sufficiente.

Una cosa va detta con chiarezza al presidente Eugenio Giani e al sindaco metropolitano Dario Nardella: sarebbe molto grave se nemmeno dopo questa crisi prendesse avvio un ripensamento rispetto ai loro progetti di ulteriore cementificazione della piana tra Firenze e Prato, in particolare (ma non solo) per la sciagurata idea di un nuovo aeroporto a Peretola.

Tuttavia, di fronte alla pericolosità della situazione, non bastano la pur necessaria frenata su qualche progetto folle, né una mera messa a punto della manutenzione dell'esistente.

Occorre una svolta politica e culturale profonda, che a nome di OraToscana, rete di civismo, ambientalismo, autonomismo e territorialismo, vorremmo sintetizzare in due punti:

1) restituzionedi spazio all'acqua, con un programma audace di allargamento degli alvei,  riapertura dei corsi d'acqua e delle gore tombate, rinaturalizzazione del territorio (con conoscenza della storia e dell'ambiente, con competenza scientifica, con progetti a lungo termine, con serietà, insomma);

2) riappropriazione da parte delle comunità locali, dei singoli comuni o delle loro associazioni intercomunali, di tutte le competenze che oggi sono frammentate, oltre che delle risorse che oggi sono scarse ma purtroppo anche disperse fra troppi attori.

Sull'adesione a questi due punti OraToscana è pronta a sostenere, nella primavera del 2024 in cui vanno al rinnovo centinaia di enti locali in Toscana e in tutta la Repubblica, ogni candidatura che si dimostri capace di rinnovamento civico, ambientalista, territorialista.

Non è più il tempo di essere "green" a chiacchiere, di progetti assurdi di ulteriore cementificazione, di svendita di beni comuni, di esternalizzazione di servizi pubblici essenziali in società anonime con la testa lontana dal territorio (come la c.d. "multiutility" in formazione in Toscana).

Non c'è un solo strumento edilizio in vigore in Toscana che possa restare così come oggi. Non è più accettabile che ci sia una frammentazione di competenze in aziende verticalizzate ed esternalizzate (una con il compito di pulire sotto un tombino, l'altra con il compito di pulire sopra il caditoio, come avviene oggi).

Saremo al fianco di quanti si sentiranno impegnati per un cambiamento profondo e andremo di traverso a tutti gli altri. Contateci.

Prato, sabato 4 novembre 2023 - aggiornato domenica 5 novembre 2023

Mauro Vaiani Ph.D.

garante di OraToscana

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