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Trentino

Aspettando Chivasso - Lettera dal Trentino

In attesa dell'incontro politico del prossimo 16 dicembre 2023 a Chivasso, riceviamo e pubblichiamo un intervento inviatoci dal Trentino da Fausto Valentini, animatore della pagina sociale "Primavera dell'Autonomia". Quelle di Fausto Valentini sono parole che incarnano e attualizzano nell'oggi i valori della Carta di Chivasso.

L’Autonomia è solo un privilegio economico o qualcosa di più profondo?

L’autonomia è un termine molto ampio e vasto, che evoca una certa ambiguità nella gente trentina.

L’autonomia si compone giuridicamente di uno statuto, di un insieme di leggi, di disposizioni istituzionali per consentire necessariamente l’autoregolamentazione tra comunità autonoma e stato centrale, ma coinvolge un sentimento che insieme è “cultura e vita” di sentirsi autonomi. Potremo avere importanti meccanismi che favoriscono la nostra autonomia, ma se non ci sentiamo autonomi questi ”ingranaggi” si inceppano, finendo inevitabilmente di svuotarsi di significato.

Se nelle nostre comunità cittadine o rurali, percepiamo come un “privilegio” l’autonomia, significa che siamo prossimi a non avere più alcuna speranza di sfuggire alla globalizzazione. In Trentino dobbiamo capire se abbiamo la capacità di produrre una “cultura” dell’appartenenza all’autonomia e alla responsabilità di essa attraverso la partecipazione sociale politica dei trentini.

Stiamo vivendo una “deriva centralista”, e molti sono convinti che per essere “efficienti” bisogna mettere vasti territori sotto un’unica amministrazione, cioè sotto un unico ente.

Restando attenti e vigili, davanti a certi argomenti che possono minare la nostra autonomia, potremo essere protagonisti della nostra “comunità trentina”, ma se ci illudiamo che il potere centrale possa risolvere tutti i problemi, saremo già sconfitti in partenza.

Il Trentino non si difende costruendo barricate o presidiando confini, perché arroccandoci saremo sempre marginali e residuali, perché sia in pochi e con il risultato di essere anche deboli.

Dobbiamo “noi” valorizzare la “cultura dell’Autonomia” insieme agli “ingranaggi e meccanismi legislativi”, sia per sentirsi autonomi, sia guardando con attenzione cosa significhi la parola “Autonomia”, occupandoci essenzialmente di temi concreti e reali.

I trentini devono interpretare il senso di autonomia come strumento per garantire il buon governo, e non certo ispirarsi al concetto di centralismo livellatore, ma intendere che ciascuna realtà territoriale si rafforza appoggiandosi all’altra in una condivisione e relazione di “mutuo aiuto”.

Fausto Valentini

Dal Trentino, 6 dicembre 2023

 

 

 

Centenario di Pruner

Omaggio a Heinrich (Enrico) Pruner, nel centernario della nascita

Ripubblichiamo qui, pressoché integralmente, un omaggio a Heinrich (Enrico) Pruner che fu scritto l'anno scorso dal figlio Walter Pruner, in preparazione del centenario della nascita: 24/01/1922 - 24/01/2021.  Ringraziamo Piercesare Moreni e Walter Pruner per la segnalazione.

Omaggio a Heinrich (Enrico) Pruner

La lunga marcia di avvicinamento verso l’Autonomia passa oggi attraverso il ricordo di un uomo che questa marcia iniziò, il 25 luglio 1948, con la fondazione del Partito Popolare Trentino Tirolese, e condusse fino alla sua scomparsa.

Enrico Pruner nacque a Frassilongo il 24 gennaio 1922: la comunità politica trentina, non solo quella autonomista, rimase l’8 settembre 1989 orfana di un politico che mise al centro della sua narrazione politica la persona, l’ Autonomia, l’Europa. Il suo orizzonte politico fu il benessere del singolo in un contesto di Autonomia diffusa ai territori e in un quadro di Europa dei popoli. Visione europeista ante litteram, azione politica tra la gente e per la gente, lettura di contesto e capacità di rapido cambio di passo ma non di rotta, lesse anche da sognatore l’attualità di allora in chiave di visione virtuosa di Trentino autonomista, orgoglioso e solidale.

Una eredità politica coerente ma complessa, quella lasciata dal leader mocheno, al quale una intera Comunità può guardare con gli occhi di chi l’Autonomia intese quale forma autentica e sincera di autogoverno, oltre ogni interesse di parrocchia.

La parte biografica del suo poliedrico impegno, che lo ha visto più che calcare, interpretare il proscenio della politica regionale per otto legislature, dalla 2^ alla 9^, è ampiamente nota.

Forse lo sono meno alcuni tratti di contorno che in ognuno di noi performano il nostro essere uomo e donna sociali. Non c’è persona senza una dimensione politica che non sia influenzata da quella personale. Portati di esperienze individuali sociali, culturali, familiari, fanno parte del bagaglio anche politico del singolo ad ogni livello, dal semplice elettore allo statista internazionale.

La nascita di Enrico nel cuore della Valle dei Mocheni è un dato determinante per comprenderne il carattere e la sua cultura interetnica. Alcuni semplici spunti. La povertà, la estrema arretratezza economica, l’insistenza di un dato linguistico diverso rispetto alla comunità trentina cui apparteneva, con un idioma identitario totalmente differente e che induceva nella migliore delle ipotesi la comunità altra ad un sospetto, ad una diffidenza preventiva, indussero la gens mochena a vivere, obtorto collo, da un lato il disagio di dover difendere una propria evidente peculiarità per nulla capita dalla mentalità nazionalista e post fascista del dopoguerra; dall’altra ad obbligarsi all’ adozione di adeguati contrappesi alla ricerca di un proprio riscatto sociale ed economico indurito, in questa gara della grande ricostruzione post bellica, da una indigenza e limitatezza di partenza senz’altro molto più grave che altrove.

All’interno di questo panorama il giovane Heinrich Pruner, come veniva chiamato fin da bambino, conclusi gli studi obbligatori, a soli 14 anni venne inviato al Liceo in lingua tedesca di Bolzano, con i soldi faticosamente accantonati dal papà Stephan, kromer come tantissimi capifamiglia mocheni, una sorta di venditore porta a porta che a piedi raggiungeva i masi dell’Alto Adige per vendere di ogni bene, rientrando due volte all’anno con i parchissimi guadagni ottenuti.

La bicicletta per raggiungere da Frassilongo la stazione di Pergine Valsugana, per qualche mese mimetizzata tra la vegetazione circostante, alla volta di Bolzano, il giovane quindicenne l’avrebbe poi ripresa da lì a molto tempo a Natale e Pasqua per rientrare nella sua Frassilongo solo per le pause scolastiche.

Ultimo di cinque figli, ancora adolescente rimase orfano di madre. L’unica donna di famiglia, la sorella maggiore Irma, entrò nel ruolo di madre e come accadeva normalmente in Valle, privata nella stragrande maggioranza dei casi della presenza del padre lavoratore fuori sede, ne diventò anche mater familias.

Conclusi gli studi liceali in lingua tedesca, passò a quelli universitari laureandosi a Bologna in Agraria. Convolerà a nozze il 2 maggio 1956 con Emma Pallaoro, con cui avrà quattro figli, Cristina, Sonia, Walter e Nadia.

E’ in questo connubio forte tra cultura rurale vissuta in prima persona, cultura universitaria fuori il proprio piccolo cortile di valle, e la curiosità insita nell’indole di Heinrich, che si formò l’approccio popolare alla politica. Quell’approccio che lo rese robusto e forgiato. Capace di rapportarsi empaticamente con l’ultimo dei contadini come con il primo dei funzionari. Con l’ultimo dei diseredati come con il capo di Partito. Storici i suoi comizi e le disfide con avversari sempre rispettati ma mai destinati di regalie o cortigianerie. Il cambio di passo, lo sguardo istrionico, la scelta dei tempi scenici e della metafora adatta lo hanno reso comprensibile ad ogni latitudine e longitudine sociale.

Quattro probabilmente le fasi politiche fondamentali, tra loro comunicanti, che si possono azzardare:
- Il periodo asarino formativo con la nascita del PPTT (Partito Popolare Trentino Tirolese) e la sua candidatura ed elezione a consigliere regionale nel 1952.
- Il periodo del governo regionale con l’assessorato alle Foreste e Agricoltura (1960/64) e il sanguinoso periodo delle bombe degli anni ‘60. Periodi di schedature, censure, informative e pedinamenti di cui fu vittima lo stesso Pruner.
- Gli anni ’70 e il secondo Statuto. Le grandi intuizioni della seconda metà degli anni ‘70 con le battaglie sugli espropri, la Pirubi, i terreni ex Sloi, le Asuc, la lingua tedesca nelle scuole elementari, la Samatec, le acciaierie di Borgo Valsugana, l’uranio in Val Rendena, contro il confino in domicilio coatto dei malavitosi e le manifestazioni di Sant’Orsola e Trento.
- La spaccatura del Partito dei primi anni ‘80 e la ricomposizione lenta e dolorosa con il Congresso di unificazione del gennaio 1988.

Un forte vento europeista lo sospinse agli inizi degli anni ‘80 sul fronte “estero” con accelerazioni politiche di illuminata intuizione, originalità e modernità. Oltre ai rapporti stretti con la Baviera di Strauss, quelli con Jacques Chirac in Francia, i Catalani ed i Baschi in Spagna, alimentò l’impegno per l’Europa delle Regioni e dei popoli, con lo sguardo verso la Mitteleuropa ed il Tirolo quale approdo naturale.

La rete di contatti coi partiti federalisti europei lo fecero un antesignano delle successive e postume declinazioni euroregionali. Ma è anche all’interno dei confini nazionali che coltivò ambizioni di stretta collaborazione coi partiti autonomisti dello Stivale, da quello friulano alla Unione Piemonteisa, dalla Sardegna alla Valle D’Aosta, dai movimenti siciliani a quelli veneti.

In una dimensione di grande apertura, purtroppo da pochi in quella fase storica compresa, incarnò il destino di chi guarda avanti, oltre le turbolenze del presente, per immaginare il futuro e prefigurarne orizzonti, scenari e risposte. Volando oltre i gas di scarico del compromesso elettorale al ribasso o del populistico tornaconto di maniera.

A fianco della gente, mai sopra la gente.

Buon compleanno giovane Enrico Pruner.

(lo scritto di Walter Pruner è stato reso noto attraverso le reti sociali per il 99° compleanno di Heinrich Pruner, il 24/1/2021 - AeA lo recepisce pressoché integralmente per il centenario della nascita, il 21/1/2022 - ndr)

Fonte dello scritto:

https://www.facebook.com/100005963704891/posts/1842842682591171/?d=n

 

Dibattito sulle autonomie ospitato da Il Nuovo Trentino

  • Autore: Mauro Vaiani, Claudia Zuncheddu, Ciro Lomonte, Roberto Visentin - 28 febbraio / 3 marzo 2023

Grazie all'impegno personale di Piercesare Moreni e alla lungimiranza del direttore Paolo Mantovan, Il Nuovo Trentino ha pubblicato quattro interventi in quattro giorni nel quadro di un dibattito sul futuro dell'autonomia del Trentino, che è cruciale per il futuro di tutte le autonomie nello stato italiano e forse anche oltre. Per gentile concessione del quotidiano trentino, pubblichiamo qui, in ordine cronologico, i quattro articoli, scritti rispettivamente dal dott. Mauro Vaiani (28 febbraio 2023), dalla dott.ssa Claudia Zuncheddu (1 marzo 2023), dall'arch. Ciro Lomonte (2 marzo 2023) e dal vicepresidente EFA-ALE e presidente Autonomie e Ambiente (AeA) Roberto Visentin (3 marzo 2023). Si avverte che: i testi qui riprodotti sono quelli integrali inviati dagli autori. Sulle pagine de Il Nuovo Trentino potrebbero essere stati soggetti a minimi ritocchi per esigenze d'impaginazione.

1) Martedì 28 febbraio 2023 - Mauro Vaiani (OraToscana, segreteria di Autonomie e Ambiente)

Titolo: Il Trentino non è autonomia "etnica"

INT 2023 02 28 Vaiani 1Testo

Quella della Provincia di Trento è per molti aspetti l’autonomia più avanzata e più ammirata della nostra Repubblica. Dall’esterno – chi scrive è un Toscano che vive e lavora in Toscana – non la vediamo affatto come una autonomia “etnica”, come l’ordinamento originale di un cantone montano, come l’autogoverno di un territorio in qualche modo marginale o periferico, che si sia trovato nella Repubblica Italiana per un accidente della storia e che quindi avrebbe bisogno di un qualche ordinamento speciale.

Al contrario, l’autonomia trentina è comprensibile e quindi ammirata in tutti gli altri territori, perché si è realizzata in una territorio percepito come “italiano” e comunque non periferico, ma al contrario ben inserito nella principali reti economiche e sociali della globalizzazione e dell’integrazione europea.

In ogni altro territorio dove è presente un movimento civico autonomista o anche solo vagamente territorialista, l’autonomia del Trentino è vista come una fonte di ispirazione. Sbagliamo a vedervi così? Non lo crediamo affatto.

E’ stato autolimitante e alla lunga distruttivo, per gli stessi autonomisti del Trentino e di altre realtà alpine, pensare al proprio autogoverno come una necessaria e speciale solidarietà fra gente di montagna.

Nella Provincia di Trento sono affidate alle amministrazioni locali molte responsabilità e la necessità di far funzionare concretamente cose essenziali alla vita quotidiana. Poiché chi governa è molto vicino a chi è governato, nel tempo si sono selezionati pubblici funzionari e un personale politico le cui prestazioni sono molto superiori alla media italiana (e anche a quella di parecchi stati europei).

Sarebbe semplicistico continuare a credere che la buona qualità dell’autogoverno locale a Trento sia una eredità culturale dell’antica solidarietà montanara o di altre, pur preziose, eredità storico-culturali.

E’ stato decisivo, invece, aver trattenuto sul territorio poteri, risorse, competenze. Questo ha significato per il Trentino una accumulazione di capitale sociale in pochi decenni! Una trasformazione moderna, che va ben oltre la rivendicazione di identità e tradizioni.

Le vostre montagne erano povere quanto e forse più di quelle del nostro Appennino, dopo la Seconda guerra mondiale, ma oggi, dopo decenni di autogoverno, la situazione è completamente cambiata.

Il vostro territorio è fra i più benestanti d’Europa, mentre le nostre province appenniniche, che sono state governate da autorità centrali (e spesso centraliste) chiuse nei loro palazzi romani (o milanesi, o, più recentemente, bruxellesi), si sono spopolate, impoverite, degradate. Qua e là magari i nostri territori peninsulari sono stati fatti oggetto di una qualche rinascita artificiale, turistica o connessa con la “signorilizzazione” (“gentrification”, direbbero i più globalizzati), ma il “buon ritiro” in montagna è assolutamente insufficiente a restituire vitalità a comunità locali romagnole, toscane, umbre, marchigiane, abruzzesi, campane, lucane o calabresi, che continuano a declinare.

Non si dovrebbe chiudere l’autonomismo entro il recinto dell’autodifesa di una comunità montanara. Nelle contraddizioni della globalizzazione, tutti i territori, anche le pianure, le coste, le isole, persino le città più grandi e più ricche, hanno bisogno di un maggior autogoverno, che significhi controllo sui propri beni comuni, sui servizi pubblici locali, sulla pubblica istruzione, su un servizio sanitario capillare, sui faticosi ma necessari processi di transizione ambientale, perché ogni territorio resti abitabile e sia consegnato intatto alle generazioni future.

Nel nostro Forum 2043 ci stiamo preparando al centenario della Carta di Chivasso del 1943, perché consideriamo che quelle antiche parole autonomiste e confederaliste scritte da resistenti antifascisti alpini siano più vive e più attuali che mai per tutti e dappertutto.

Come ha scritto Walter Pruner, in suo contributo al nostro Forum 2043, anche a Trento sono arrivate la crisi della partecipazione civile e l’eclissi della diligenza nelle elite, che mettono in pericolo anche l’autonomia italiana di maggior successo.

Gli errori della politica italiana (ed europea) sono tanti e non possono certo essere trattati qui: il declino del pluralismo nei media, ormai in mano a poche centrali globali di conformismo; le vergognose leggi elettorali, che impediscono ai cittadini di scegliere liberamente i loro leader locali; la distruzione dei partiti politici popolari. I contraccolpi negativi sono arrivati a far danni anche in Trentino, lasciando spazio a varie forme di populismo (non solo quello leghista o pentastellato, sia chiaro, ma anche a un certo populismo “dall’alto” in stile renziano), oltre che, più recentemente, a una destra piena di idee centraliste, presidenzialiste, nazionaliste, tutte drammaticamente vecchie e sbagliate.

Il Trentino, ha scritto Walter Pruner al Forum 2043, “all’opzione autonomista ha preferito l’allineamento con Roma, con un voto oltremodo prevedibile e reso incontendibile a causa di un incontinente lassismo politico, in Trentino non meno che nella più generale scena italiana.”.

La fase politica che stiamo vivendo ha bisogno di più autonomie personali, sociali, territoriali, non certo di meno. Ciò che però nessun autonomismo dovrebbe più fare, a nostro parere, è isolarsi.

I nostri ideali hanno grandi padri e madri trentine: la Repubblica delle Autonomie, l’Europa delle regioni, il confederalismo per un mondo emancipato dal colonialismo, dall’autoritarismo, dal militarismo.

Coloro che li condividono devono tornare a fare rete tra di loro, consapevoli e fieri del proprio passato, ma consapevoli che la posta in gioco è altissima e richiede un supplemento d’anima: un futuro più “trentino”, cioè una vita comunitaria a misura di persona umana, non solo per i Trentini, ma per tutti, dappertutto.

 

2) Mercoledì 1 marzo 2023 - Claudia Zuncheddu (Sardigna libera, attivista per la salute e per l'autogoverno della Sardegna)

Titolo: Ondate di populismi e naufragi autonomisti

INT 2023 03 01 Zuncheddu

I processi di globalizzazione in corso, per poter attuare il proprio dominio economico e culturale, necessitano dell’eliminazione di qualsiasi identitàe diversità, di ogni forma di dissenso,di autonomia personale, sociale, territoriale. Tuttavia la storia delle varie comunitànon è così facilmente cancellabile. Ha determinato fenomeni di appartenenza e di condivisione culturale, sociale ed economica, che tutt’ora, nonostante i processi di disgregazione violenta della globalizzazione,persistonodandosostanza, dal locale al globale, a diversità cheintendono organizzarsiin modo differente.

L’esperienza di autonomia del Trentino è per gli autonomisti e per tutti i movimenti identitari che mettono in discussione il centralismo dello Stato italiano, un buon esempio diautogoverno. E’ un’esperienza di emancipazione che va ben oltre le sabbie mobili del localismo in cuiin moltivorrebbero veder scomparire le autonomie.

AllaSardegna, a differenzadelTrentino,è stato impedito peroltre 70 annidi attuare le previsioni delloStatutospeciale. A certificare questo, sin dalla conquista formale dell’Autonomia,sono statel’imposizione di attività militari in 24 mila kmq di territorio sardo (62% della militarizzazione italiana), l’imposizione di una cultura industrialeestranea agli interessi dell’Isola, la creazione di “bolle” turistiche gestite da capitali stranieri, decretando sino a oggi uno status coloniale, con altissimi costi in termini sociali, economici, ambientali e sanitari.

L’ ”antistorico successo di Fratelli d’Italia” è un’anomalia politica che nondeve mettere in discussione l’esperienza autonomista alla base dell’emancipazione del Trentino,né delle speranze di altri territori, come la Sardegna, il cui autogoverno è rimasto incompiuto.

ll fenomeno della perdita di capacità progettualedei partiti, con il confondersi dei valori di destra e di sinistra, nel nome diunapretesa unità nazionaleo della rigidità dei vincoli esterni, ha generato governia cui hanno partecipato tutte le forze politiche, compresa l’antipolitica realtà dei Cinque Stelle,ma che sono risultati troppo simili nel governo dell’esistente.Lo star fuori “formalmente” di Fratelli d’Italia da questi governi e la diffusa sfiducianella possibilità di un miglioramento reale delle condizioni economiche e sociali, hapremiato elettoralmente questa formazione dianticamatrice neofascista,così come prima aveva premiato altre forze.

Queste ondate anti-sistema hanno avuto ripercussioni in tutte le regioni, senza esclusione di quelleautonome, conil connessosvilimento dell’autonomia del personale politico locale, e quindidell’ autogoverno e autodeterminazione delle comunità.

In Sardegna, per esempio, l’onda lunga della Legasalviniana alle elezioni regionali del 2019, ha contribuito alla vittoria del centrodestrainalleanzacon ilPsd’Az.Quest’ultimo però non era più ilpartito storico dell’autonomiasarda, ma una mera appendice del salvinismo.Ilpresidente Solinas,passato dalcentrodestra alla guida del Psd’Az, haincarnatoquestaderiva, imbarcando nel partitole seconde e terze file del centrodestra italiano.Ora lo stesso accadrà, in molti territori, con la parabola crescente di Fratelli d’Italia.

Per lamancataautonomia,la Sardegna è il territorio più spopolato d’Italia, trai più impoveriti e più inquinati(dove siregistra,fra l’altro, la più alta percentuale di rinunce alle cure sanitarie, in primis per ragioni economiche).Nessun territorio, nemmeno il Trentino, è al riparo da un simile declino, venendo a mancare una politica autonoma e autonomista,

In tutti i territori sipuò e sideve resistere,magari conoscendoci e cooperando di più, restando attaccati a una antica enuovaideadiautonomia diffusa e interconnessa in modo solidale,con un respiro europeo e internazionale.

 

3) Giovedì 2 marzo 2023 - Ciro Lomonte (segretario del Movimento Siciliani Liberi)

Titolo: Le Dolomiti viste dall'Etna, il fuoco dell'autogoverno

INT 2023 03 02 Lomonte

Una delle caratteristiche da noi ammirate nei politici autenticamente autonomisti di Trento e di Bolzano è la loro capacità di farsi eleggere al Parlamento Italiano senza essere costretti a farsi rappresentare da partiti centralisti. Quando gli eletti autonomisti vengono sollecitati a dare un supporto al voto di maggioranze traballanti, chiedono in cambio benefici per i rispettivi territori, non per sé stessi. Un comportamento coerente che ha garantito benessere e sviluppo a due comunità da tempo in vetta alle classifiche della qualità della vita.

Ci si potrebbe chiedere come mai i siciliani – non parliamo di Siciliani Liberi, forza politica ancora troppo giovane e troppo debole per essere presente nelle istituzioni – non abbiano mai fatto altrettanto per la propria terra. Eppure sono sempre stati numerosi in Parlamento. Hanno espresso capi di Governo, ministri e ultimamente pure un Presidente della Repubblica, tutti assolutamente ignavi o passivi riguardo alla “questione finanziaria siciliana”. I media nascondono la realtà che la Sicilia è trattata come una colonia interna, a cui vengono sottratti ogni anno 10 miliardi di euro provenienti dalle stesse tasse dei siciliani. E i rappresentanti isolani dei partiti centralisti tacciono.

L’istituzione dell’autonomia speciale siciliana (1946) e la nuova Costituzione repubblicana (1948) non hanno funzionato come l’autonomia trentina, proprio per il rifiuto del governo centrale di porre fine alla sottrazione di risorse dall’Isola verso lo stato centrale. Oggi sembra incredibile, ma il Regno di Sicilia (1130-1816) è stato una realtà fiorente e sviluppata per circa settecento anni, uno degli stati più ricchi del mondo, prima di essere soppresso dai Borbone e poi, definitivamente, dal Regno d’Italia. A suo tempo la Sicilia era terra d’immigrazione. L’emigrazione dei siciliani è iniziata dopo il 1860 (come pure altri gravi guasti, come la mafia, fenomeno studiato a fondo da alcuni storici quali Francesco Benigno).

L’attuale assetto statuale è sorretto da forze poderose: i vincoli internazionali (militari, non solo politici); i rapporti economici di dipendenza; le strutture statali che sono ancora centraliste e prefettizie; il monopolio dell’educazione e dell’informazione. Non sono mancate neppure brutalità e violenza, perché i siciliani si sono ribellati, in alcuni momenti storici, ma sono stati repressi.

Il fuoco dell’aspirazione all’autogoverno non è certo spento, come non è mai spento il nostro vulcano che domina la Piana di Catania. È lì, cova ininterrottamente e prima o poi avrà porrà fine alle conseguenze negative del colonialismo interno.

Tutti i territori aspirano a maggior autogoverno e tuttavia servono metodo, astuzia, costanza, perché il centralismo è forte.

Le richieste di maggiore autonomia, la cosiddetta “autonomia differenziata” chiesta da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, sono anch’esse minate da una grave incomprensione di come concretamente si costruiscano processi di autogoverno. Le tasse sul fatturato di un’azienda che ha sede fiscale a Milano, per esempio, non sono “lombarde”. Esse dovrebbero restare nei territori dove si producono beni e manufatti. Senza principi seri di territorializzazione delle imposte, le aspirazioni di queste grandi regioni saranno (giustamente) liquidate come “secessione dei ricchi” e quei territori resteranno ostaggio del centralismo italiano.

Le autonomie a cui guardiamo con ammirazione, per ciò che hanno realizzato con grande sacrificio e sagacia, quella di Trento come anche quella di Bolzano, non si sentano al sicuro. Il centralismo è pronto a riprendersi ciò che è stato costretto a lasciarvi gestire con le vostre forze e secondo la vostra volontà (da accordi internazionali, non da buoni sentimenti filo-autonomisti, che erano e sono ancora minoritari nella politica italiana).

Trento e Bolzano non si lascino omologare, conservino le loro solide politiche locali (ammirevoli, per inciso, quelle che sono in essere per la famiglia e la natalità, la sanità e la vecchiaia, l’agricoltura e la cultura). Restino d’esempio, in un mondo che tende a sopprimere le identità territoriali in nome di una globalizzazione massificante e disumanizzante. Per noi è necessario promuovere forme di collaborazione più intense fra i politici di Trento e di Bolzano ed i nostri – intendiamo quelli sinceramente impegnati nello sviluppo dei rispettivi territori – all’interno di contesti come la rete “Autonomie e Ambiente”.

4) Venerdì 3 marzo 2023 - Roberto Visentin (vicepresidente ALE-EFA, presidente di Autonomie e Ambiente in rappresentanza del Patto per le Autonomie Friuli-Venezia Giulia)

Titolo: Autonomisti trentini, avete perso la bussola

INT 2023 03 03 Visentin

Non riesco mai a dimenticare che spesso o meglio quasi sempre chi vince le elezioni ed arriva a governare, lo fa grazie a demerito o incapacità degli avversari, più che per meriti propri.

Il successo prima dei “salviniani” e poi di Fratelli d’Italia, persino in Trentino, una delle province di più antica e operosa cultura autonomista, è certamente connesso con una stanchezza e una sfiducia generali, che hanno spinto troppi elettori in tutta la Repubblica e in molte altre parti d’Europa, a smettere di votare o a dare un voto di protesta a forze immature e a leader populisti.

Va tuttavia messo in conto anche agli autonomisti trentini, che evidentemente si sono limitati a gestire, ma hanno smesso di investire nella coesione sociale delle loro comunità locali.

I Sudtirolesi hanno un collante etnico, che per ora attenua i loro problemi, che in Trentino non c’è (e anzi non c’è nella maggior parte dei territori dello stato italiano – compreso il mio Friuli - se non nell’immaginazione di qualche frangia identitaria).

Questi anni di crisi e declino, dovuti alle contraddizioni della globalizzazione, stanno conducendo alla disgregazione delle comunità locali, dei loro legami sociali, del loro sentirsi responsabili del proprio territorio.

I recenti successi di partiti centralisti sono anche responsabilità di autonomisti locali incapaci di comunicare in un mondo che cambia. Si sono persi troppi anni, anche in Trentino, pensando che la propria autonomia speciale fosse il frutto di qualcosa di, appunto, “speciale”: la cultura “montanara”, o le tradizioni dell’ “arco alpino”, o i legami storici con il “popolarismo austro-tedesco”. Fantasie, non politica, che hanno impedito di vedere l’affievolirsi, giorno dopo giorno, della capacità delle comunità locali di garantire inclusione, emancipazione, senso di appartenenza.

Questo obliga tutta la nostra area politica, cioè le persone e i movimenti che, almeno dalla Carta di Chivasso del 1943 in poi, credono nelle autonomie, a studiare e faticare di più; a riflettere criticamente e autocriticamente su perché da quasi venticinque anni (dai tempi del Titolo V del 2001) la Repubblica delle Autonomie è messa sempre più in discussione, invece di avanzare; a mettere in discussione il nostro linguaggio e la nostra postura autonomista. Senza un cambiamento profondo e senza un altrettanto profondo rinnovamento generazionale, si diventa un peso morto, invece che un motore, per la causa autonomista.

Mi sia consentito di essere brutale: si può rimanere al potere anche senza avere un progetto per la propria terra, come è successo al PSDAZ (succede in politica di non sapere più come sistemare le cose che non vanno e allora ci si riduce a sistemare se stessi). Anche altri partiti autonomisti, anche lo storico PATT, sono a rischio di fare la fine del PSDAZ.

Non definirei antistorico il successo di Fratelli d’Italia in Trentino. E’ al contrario la conseguenza dell’abbandono del campo da parte di chi dovrebbe rappresentare i territori, lasciando spazio a esponenti di un centralismo vecchio e fallimentare, che non porterà da nessuna parte.

L’autonomia non è di sinistra o di destra e nessuno può rivendicare il diritto di rappresentarla in esclusiva, ma è inaccettabile che i ciarlatani di “prima gli italiani” e “via le accise dalla benzina”, siano considerati credibili come amministratori di comunità complesse come lo sono tutte le autonomie locali di questa Repubblica, non solo quelle speciali.

La proposta di autonomia differenziata fatta dall’autore del “Porcellum“ andrebbe definita con la stessa parola da lui suggerita – porcata – se fosse una cosa seria, cosa che ovviamente non è. Serve solo a fomentare tensioni e divisioni, a uso e consumo di chi vuole portare lo stato italiano verso il presidenzialismo, cioè una deriva centralista per noi inaccettabile.

Lo scontro c’è e va affrontato a viso aperto, tra chi persegue un progetto centralista e chi invece crede nell’autogoverno dei territori.

In Autonomie e Ambiente stiamo costruendo una rete politica interterritoriale per una nuova generazione civica, ambientalista, territorialista. Siamo e restiamo estranei a ogni nordismo, sudismo, alpinismo, montanarismo. Il nostro progetto, per tutti i territori della Repubblica e d’Europa, è “contro nessuno ma in favore di se stessi”.

 

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Imparare a essere autocritici dal Friuli al Trentino e oltre

  • Autore: Roberto Visentin, presidente di Autonomie e Ambiente - Udine-Trento, domenica di Pasqua, 9 aprile 2023

Dal Friuli al Trentino e oltre, condividere esperienze per far crescere una nuova generazione autonomista

di Roberto Visentin (autonomista friulano, presidente di Autonomie e Ambiente)

Passate le elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia, condividiamo le nostre esperienze e segnaliamo i nostri errori, perché il tutto serva alla crescita dell’autonomismo in tutti i territori.

Il candidato autonomista Massimo Moretuzzo ha avuto, per la qualità del suo lavoro come esponente di opposizione in consiglio, il sostegno di gran parte del centrosinistra. Mentre il presidente uscente e ricandidato, Fedriga, aveva il sostegno della destra centralista.

Ricordando anche che in Friuli-VG la legge elettorale esclude dall’elezione il candidato presidente che arriva terzo, incentivando il bipolarismo, questa contrapposizione era praticamente obbligata.

La soddisfazione del buon risultato del Patto per l’Autonomia F-VG (che ha aumentato in voti e in seggi) non può far dimenticare le criticità di questa avventura elettorale.

Le scelte imposte dal sistema elettorale non sono mai indolori, per nessuno dei concorrenti.

Non c’è alcuna possibilità di dialogo con le attuali Lega Salvini e Fratelli d’Italia, per gli autonomisti. Sono due piramidi politiche ostili alle diversità territoriali e i loro esponenti periferici non sono quasi mai leader locali autonomi, ma spesso “yesmen” dei loro capi milanesi e romani.

Qualcuno di loro, con dichiarazioni di circostanza, si presenta diversamente, come “pro autonomia”, ma le loro opere e ancora di più le loro omissioni, rivelano il loro centralismo.

C’è invece dialogo con le molte anime del centrosinistra e con molti altri movimenti civici e ambientalisti. Tuttavia, alle strutture centrali del PD, partito che ha la maggiore forza strutturata residuale in quel campo, rimproveriamo di aver perso una occasione in Friuli-Venezia Giulia. Il PD ha oscurato la candidatura di una figura autonomista, civica, ambientalista, e soprattutto autonoma. Ha tentato persino di arruolarlo fra le proprie fila, durante la campagna elettorale. Sicuramente c’è riuscito mediaticamente, visto che dalla stampa italiana è scomparsa la realtà che il centrosinistra si era alleato con una forza politica orgogliosamente autonomista. Questo, in una regione dove l’elettorato autonomista è largamente maggioritario, non è stata una mossa felice, a nostro modesto parere.

Infine si è ripresentato il grande problema dell’astensionismo, che ha raggiunto il 55%. Vanno a votare praticamente solo gli integrati, i convinti, o i portatori di istanze molto mobilitanti, magari estreme. Non abbiamo alcuna ricetta in tasca, ma non ci rassegniamo al fatto che così tanti concittadini restino esclusi dalla vita politica locale (magari per essere invece mobilitati, dalla forza dei media, quando scenderà in campo il prossimo “salvatore” populista).

Continueremo quindi ad aggiornare i nostri progetti e la loro narrazione, restando autonomisti e soprattutto autonomi politicamente e culturalmente, in Italia e in Europa.

Dovremo essere anche sempre più connessi tra di noi, fra i diversi territori, per porre un freno alle leggi elettorali antidemocratiche, all’incombente presidenzialismo, alla deriva centralista che stanno minando dall’interno la Repubblica delle Autonomie.

Il nostro linguaggio è moderato, la nostra cultura di governo è riformista, ma le nostre idee sulle autonomie personali, sociali, territoriali sono chiare, forti, mai ambigue. Forse sono una possibilità per far emergere una nuova generazione di leader autonomisti e riportare al voto tanti elettori delusi.

Udine - Trento, domenica di Pasqua, 9 aprile 2023

 

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2023 04 09 Roberto Visentin Il Nuovo Trentino

 

La più forte Autonomia potrebbe anche autodistruggersi?

  • Autore: Walter Pruner, autonomista trentino - Trentino, 29 novembre 2022

Una delle più forti e compiute autonomia della Repubblica Italiana potrebbe autodistruggersi?
Walter Pruner, autonomista trentino, in dialogo con gli attivisti e gli intellettuali del Forum 2043

 

Anche nel profondoNordest la temperatura sale, i ghiacciai si ritirano, si ritira pure la Politica: Politica entrata in fase letargica e da qualche tempo mostrante la corda. Ricorda a tutti che non esistono zone franche che per storia, tradizione, cultura, sono impermeabili al livellamento.

Arriva a Trento il vento centralista capitolino, arrivano i segnali di fumo, il fuoco lambisce i confini.

Arriva così un esito elettorale storico anche in Trentino, con il tricolore meloniano issato su una Terra di autonomia, una Terra che all’opzione autonomista ha preferitol’allineamento con Roma,con unvoto oltremodo prevedibile e reso incontendibile acausa di un incontinente lassismo politico, in Trentino non meno che nellapiù generalescena italiana.

La blindatura autonomista allombra dolomitica nulla ha ritenuto di porredi fronte al neo-populismo. Lo stesso che insegue londa della piazza, asseconda tutto nel segno del consenso, imbullona gli ideali riducendoli a merce di scambio in favore della monetizzazione del contingente, dell’ incasso elettorale immediato.

L’Autonomia che prevede il rispetto dei diritti ad ogni latitudine, all’interno di un contesto di autogestione solidale del territorio politico umano, territoriale e ambientale, abdica anche nella regione del Tirolo storico, cede le armi pure in quel Trentino delle peculiaritàe delle diversità.

Quelle diversità che rappresentarono nel tempo vere e proprie opportunità per laboratori di ideee realizzazioni, oggi vengono seppellite all’ombra di un oscurantismo che ha preferito il tatticismo autoreferente alla strategia di lungo corso. E così alla partita, a quella partita della grande scommessa in chiave autonomista, si è preferito l’autocongelamento operativo, attendista, nella speranza di comprendere quale opzione preferire, inseguendo l’interesse per una vittoria che, a prescindere da colore e contenuto, consentisse di staccare comunque ed a ogni prezzo la cedola più appetibile.

La speranza cheradici e ideali fortipotessero fungere da antidoto allappiattimento politico e alla desertificazionevaloriale si sta cosìrivelando illusoria,persinoin Trentino.

Nella Terra che fu di Alcide De Gasperi, nella regione sudtiroleseche è stata luogo diriconciliazione, ricostruzione esperimentazione virtuosa,alle porte dellaMitteleuropa,ci ritroviamooggi privi di una proposta politica originale, dopo esser stati a lungo un modello.

Dove è finito quello storico spirito coraggioso, allora avvolto nellorgoglio di una Terrache era presa a esempio da tanti altri territori? Perché questafiacchezza,questo appiattimento al livello politicoitaliano, senza più capacità propositiva?

Non è solol’esito matematico di questaultimatornata elettorale(le elezioni politiche del 25 settembre 2022) a far riflettere. Sono le motivazioni, solo apparentemente sconosciute, alla base della vittoria del neo-centralismo in una Terra di Autonomia, che allarmano. Solo apparentemente sconosciute perchè di fatto esse erano nellaria,anche se pochiimmaginavanosi sarebbero materializzate in queste proporzioni.

Ora Trentinoe Sudtiroloformano una regione formale edue province autonome,spesso incapaci di relazioni e sinergie.

La provincia autonoma di Bolzanoè asserragliata nella sua specialitàetnica.Può ancora permettersi di ingaggiare uno confronto rude con Roma, a testa alta, sapendo di poter contare sugaranzieinternazionali e contando,all’interno della provincia stessa,degli anticorpi sociali di un blocco popolare alla fine sufficientemente coeso anche se increscente fermento. Una sfida che nella peggiore delle ipotesi, anche in unnon improbabilebraccio di ferrocon un governo centralista estatalista, potrebbe perfino permettersi disfociare in un ulterioredistaccodal Trentino e dalle dinamiche del resto della Repubblica.

Il Trentino di contro in questi anni ha trovato difficoltà, grandi difficoltà,a rappresentare uno scenario se non di pari dignitàcon la vicina Bolzano, almeno di profittevole confronto. E la Terra del Concilio ora di fatto è collocata su un isolottoche si allontana da Bolzano e si avvicina aLombardia e Veneto. Col rischio importante di schiacciamentosu macro-derive economichedidifficile se non impossibile gestione.

Ora dunque si ponela questione “Trentino”, che si avvicina al decisivo appuntamento elettorale dell’ ottobre 2023, il voto amministrativo del prossimo autunno: con esso verrà eletto il Consiglio provinciale di Trento(che assieme al Consiglio provinciale di Bolzano costituisce il Consiglio regionale Trentino-Alto Adige/Südtirol).

Il Consiglio provinciale di Trento, èorgano legislativo con competenze statutarie primarie,speciali e del tutto originali rispetto al quadro ordinamentale delle altre regioni della Repubblica.

Sarà interessante capire quale tipo di atteggiamento verrà assunto da Roma in occasione di questo appuntamento, che la costringerà obtorto collo ad assumere comportamenti politici diapparenteaperturaa temi autonomisti, che sono contro natura rispettoall’ondata di voto nazionalista. Come si potrà governare, da centralisti, una Autonomia specialissima?

Questione “Trentino” dunque, a breve chiamata a una sfida epocale, con la eventualità concreta di un governo a trazione “fiamma tricolore” e una Lega a rimorchio, in un evento unico nei quasi 75 anni di storia autonomista di questa terra.

L’ esito della sfida non è deciso, ma l’onda lungadel conformismo italianoda una parte, la frammentazione del quadrolocaledi contrappeso dall’ altro,segnano oggi il vantaggio dei nazionalisti centralisti italiani.

La platea autonomista, numerosa in terra tridentinaanche se oggi polverizzatain unaconfusadiaspora politica,non mostraancoraun grado diconsapevolezzacapace di suggestionare ed interessare.

Pare, è questo il dato di maggiore preoccupazione che si registra, essere venuto meno unsenso comunitario, la coesione attorno al bene comune delterritorio.Coesione persa, forse, per via diuna scontatezza, di un appagamento, di un’archiviazione della tematica autonomistica, sostanzialmente vista come un dato del passato,che appare irrilevante rispetto alla contingenza e alle problematiche globali che inevitabilmente toccano anche laprovincia e la regione.

Trattandosi di un malessere grave che tocca la centralina stessa della nostra Autonomia, il rientro politico nel solco di una forte priorità autonomistica non è scontato.

Le amiche e gli amici del Forum 2043 ci ricordano, con buoni argomenti, che l’Autonomia non è una possibilità, ma l’unico modo di affrontare le sfide del XXI secolo.

Però superare lapercezione di inutilità dell’Autonomia così comeè stata espressa da una fascia copiosa della popolazione lo scorso 25 settembre2022, richiede uno sforzo gigantesco, l’apertura di un cantiere per una nuova generazione.

Non si riparte da “a cosa” o “a chi” serve l’autonomismo, ma da chi siamo e perché vogliamo affrontare in autonomiapunti strutturali:l’inviolabilità dei diritti fondamentalidelle persone e delle comunità; lagestionelocaledelle risorsee dei beni comuni, restando integrati in una società aperta; lacentralità del tema ambientale,che ha bisogno di forti attori istituzionali, politici, sociali, economici, che perseguano con tenacia – e con urgenza - cambiamenti concreti in ciascun territorio.

Accettando queste sfide, potremmoriportareossigenopolitico all’interno di un’ agenda politica provinciale anemica. Un’agenda politica smarritasi tra le secche autoreferenziali degli ingorghi burocratici e la latitanza di coraggiose visioni di prospettiva, meglio, l’assenza di visioni.

Forsegran parte della popolazione non sentepiùla necessità politica diuna visione a lungo termine, ma questo, per un territorio che giàha godutodei vantaggi di un’ampia,prolungatae ormai consolidataautonomia,sarebbe forse più che un peccato d’ignavia, untradimento nei confronti delle generazioni future, una sorta di lento ma non meno drammaticosuicidiocollettivo.

 Trento, 29 novembre 2022

 Walter Pruner
(autonomista trentino)

 

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Oltre la legge Calderoli, autonomisti contro il centralismo

A Udine il 13 settembre 2024, allre ore 18, nella Sala Pasolini della regione, in Via Sabbadini 31, si tiene l'incontro pubblico sul tema

OLTRE LA LEGGE CALDEROLI

per una vera Repubblica delle Autonomie solidali

Introduce Massimo Moretuzzo, capogruppo nel consiglio regionale di Patto per l'Autonomia - Civica FVG

Intervengono Lorenzo Dellai (già presidente della provincia autonoma di Trento) e Riccardo Laterza (capogruppo in consiglio comunale di Adesso Trieste)

 

Udine, 11 settembre 2024 - ricevuto dall'ufficio stampa di Patto per l'Autonomia FVG

 

Per autonomie che facciano crescere altre autonomie

  • Autore: Geremia Gios, autonomista trentino - 13 marzo 2023

Riprendiamo, con minimi adattamenti al contesto delnostroForum 2043, l’intervento che Geremia Gios hagiàpubblicato su Il Nuovo Trentino (di domenica 12 marzo 2023). Gios è professore di agraria ed è stato sindaco di Vallarsa (TN): https://www.iltrentinonuovo.it/index.php/author/geremia/ - (per la foto di Geremia Gios si ringrazia il sito https://www.territoriocheresiste.it/)

 

La possibilità di attivare la cosiddetta “autonomia differenziatanelleregioni a statuto ordinario ha riacceso il dibattito attorno all’autonomia trentinae in definitiva attorno all’autonomia di tutti i territori.

Al fine di portare un contributo ritengo sia opportuno partire da una considerazione sull’autonomia in generale.

Per autonomia si può intendere la possibilità di determinate comunità di organizzarsi, all’interno di linee guida o normative di carattere generale, in maniera diversa da quella di altre comunità.

Un mondo globalizzato, condizionato dal prevalere della componente finanziaria difficilmente può lasciare spazio all’autonomia (se non a quella della finanza medesima). L’attività finanziaria sfrutta le economie di scala (più si è grandi più si può guadagnare), ma questo è possibile se ci si sono visioni del mondo, obiettivi, consumi, comportamenti uniformi. L’uniformità facilità la rapidità nel trasferimento dei capitali e, quindi, la possibilità di fare profitti. Del resto ancora gli antichi romani dicevanopecunia non olet. Tale detto si potrebbe tradurre in linguaggio moderno come: i capitali sono tutti ugualmente profittevoli, indipendentemente dal luogo, dalle modalità di impiego, dalle attività che gli hanno generati. Per la grande finanza che frequentemente riesce ad imporre, a livello centralestatale eanche attraverso istituzioni sovranazionali, regole che le sono favorevoli, avere a che fare con specificità locali comporta aumento di costi, perdita di opportunità, minori guadagni. In questo scenario le autonomie non servono anzi sono dannose.

Il mondo naturale, al contrario, è il regno della diversità ossia di modalità autonome e differenziate dei diversi organismi di organizzarsi in associazioni diverse tra loro. Prendiamo ad esempio le piante. La capacità di trasformare la luce in energia utilizzabile si basa su meccanismi assai simili nella maggior parte delle piante, ma nonostante questo, una foresta tropicale, la macchia mediterranea, la foresta alpina o la taiga siberiana sono assai diverse tra loro. Non serve essere botanici esperti per constatarlo: basta uno sguardo.

Nelle nostre valli basta considerare, con un po’ di attenzione, due versanti opposti di una stessa montagna per rendersi conto che la vegetazione che ricopre i medesimi è diversa. Perché? La risposta è, tutto sommato, semplice. Anche se le modalità di utilizzare la luce solare sono simili, ci sono differenze tra le tipologie di terreno, le necessità di acqua, l’intensità della luce, le temperature e molti altri componenti che servono per completare il ciclo vitale. Per poter utilizzare al meglio tutti i fattori disponibili sono necessarie non solo piante aventi caratteristiche diverse, ma anche associazioni differenti tra le medesime. Nel mondo vegetale capacità autonome e diversificate di organizzazione sono indispensabili. Siamo all’opposto di quanto chiesto dalla finanza.

Sotto il profilo sociale probabilmente siamo in una situazione intermedia tra mondo finanziario e mondo vegetale. Tutti gli uomini hanno pari dignità, ma unaorganizzazione economica e sociale che sia sostenibile, ossia possa durare nel tempo, deve potersi articolare in maniera diversa a livello locale In funzione delle esigenze differenti in contesti territoriali diversi.

In tale contesto parlare di autonomia significa riferirsi a regole che possono almeno in parte essere modificate da forme di autogoverno locale.

Limitiamoci a esaminare tre insiemi di regole, ognuno dei quali risulta efficace solo se applicato a beni o funzioni aventi certe caratteristiche e non altre. Tali insiemi - definibili anche come istituzioni o ordinamenti – sono: mercato, stato (o organizzazione gerarchica), gestione dei beni collettivi.

Senza approfondire, in questa sede le caratteristiche di queste istituzioni si può osservare che in relazione al problema delle autonomie mercato e stato possono funzionare, entro certi limiti, con regole che non hanno bisogno di articolazioni locali (e quindi di autonomie).

Tuttavia mercato e stato per poter durare nel tempo hanno bisogno, fra il resto, che vi sia tra la popolazione fiducia e senso di appartenenza. Senza la presenza di queste caratteristiche all’interno delle comunità interessate nessuna organizzazione (neppure lo stato o il mercato) può funzionare. Tuttavia fiducia e senso di appartenenza hanno le caratteristiche dei beni collettivi. Né lo stato né il mercato sono in grado di gestire questi beni. La fiducia, per esempio, non si può né comprare né imporre per legge.

Va riconosciuto che per avere fiducia e senso di appartenenza è necessario applicare linee guida proprie delle gestione dei beni collettivi che sono, ovviamente, diverse da quelle di stato e mercato. Tra i principi che è necessario rispettare nella logica della gestione dei beni collettivi vi è quello che in presenza di condizioni locali - sia ambientali sia sociali- specifiche deve essere data alle comunità locali la possibilità di organizzarsi in maniera autonoma.

Va da sé che la gestione della conoscenza necessaria per adottare decisioni corrette e condivise non può basarsi solo su informazioni accentrate come nel caso dell’organizzazione gerarchica (stato) o disperse come nel caso del mercato. Tra questi due livelli è indispensabile un livello intermedio che consenta di modificare localmente principi generali decisi altrove. Questo livello è il livello dell’autonomia.

Come sarebbe poco efficace cercare di riprodurre una foresta tropicale sulle Alpi così risulta controproducente voler applicare regole specifiche uniformi dalla Vetta d’Italia a Lampedusa.

In altri termini pensare che per gestire le comunità umane possono bastare il mercato (che organizza la conoscenza dispersa) e lo stato (che richiede conoscenze accentrate) è un errore drammatico. Un errore che porta da un lato ad una degenerazione burocratica – frutto del tentativo di controllare tutta la realtà – e, dall’altro a considerare elementi essenziali per la vita (quali ad esempio la solidarietà o molti beni ambientali) da non valutare perché privi di un “prezzo”.

Inconclusione,l’autonomia è una componente indispensabile non solo per le comunità chegiàne godono, ma per tutte le comunità. Al tempo stesso l’autonomia può durare solo se fa crescere al proprio interno e tra le comunità vicine altre autonomie. Solo chi, con sguardo miope, ritiene che autonomia significhi semplicementerivendicazione di“maggiori risorse” -invece che di maggiori responsabilità -può pensare il contrario.

L’attuazione di altre forme di autonomia, se perseguita con competenza e senza ipocrisie,non rappresenta, pertanto, un pericolo bensì uno stimolo per rivitalizzare l’autonomiadi tutti, compresa quella di cui il Trentino già gode.

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Ringraziamento a Il Nuovo Trentino

Come ha scritto Walter Pruner, nei suoi dieci mesi di presenza nelle edicole, "Il Nuovo Trentino", liberamente e con coraggio guidato in questi mesi dall’ ottimo Paolo Mantovan, ha arricchito il quadro della comunicazione locale e territoriale, fuori da logiche compromissorie e di subalternità ai poteri forti.

Il quotidiano nato lo scorso ottobre dalle ceneri de “Il Trentino” (che era stato chiuso nel gennaio 2021) uscirà per l'ultima volta nelle edicole il prossimo 13 agosto 2023. L'editore SIE ha annunciato che i giornalisti saranno ricollocati all'interno del sito web, che continuerà le pubblicazioni e anzi sarà potenziato. Ce lo auguriamo di tutto cuore, perché anche in rete c'è assoluto bisogno di testate d'informazione locale e territoriale di qualità.

Dal nostro patto per le autonomie, l'ambiente, l'Europa, la pace, esprimiamo sincera solidarietà e l'augurio che questa voce amica delle autonomie personali, sociali, territoriali non si spenga.

Siamo grati a "Il Nuovo Trentino" per aver ospitato i nostri principali leader e attivisti, anticipando e lanciando a un pubblico molto più vasto alcuni degli interventi che hanno poi arricchito il nostro Forum 2043.

Auguriamo al direttore Mantovan, ai giornalisti, a tutti i lavoratori e collaboratori, ogni bene per il proseguo.

(a cura della segreteria interterritoriale - 6 agosto 2023)

Qui una selezione degli autori e degli scritti che abbiamo avuto l'onore di condividere con "Il Nuovo Trentino":

Autonomisti in rinnovamento, unico argine al centralismo

Erik Lavévaz, Union Valdôtaine (già presidente della Valle d'Aosta) - Aosta-Trento, 12 aprile 2023

Imparare a essere autocritici dal Friuli al Trentino e oltre

Roberto Visentin, presidente di Autonomie e Ambiente - Udine-Trento, Pasqua, 9 aprile 2023

Per autonomie che facciano crescere altre autonomie

Geremia Gios, autonomista trentino - 13 marzo 2023

Dibattito sulle autonomie ospitato da Il Nuovo Trentino

Mauro Vaiani, Claudia Zuncheddu, Ciro Lomonte, Roberto Visentin - 28 febbraio / 3 marzo 2023

La più forte Autonomia potrebbe anche autodistruggersi?

Walter Pruner, autonomista trentino - Trentino, 29 novembre 2022

 

 

 

 

Unirsi e collaborare per le elezioni del 25 settembre 2022

Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo - pressoché integralmente - un forte invito a unirsi e a collaborare per le elezioni del 25 settembre 2022 che ci è arrivato dal gruppo "Primavera dell'Autonomia" del Trentino, animato da Fausto Valentini.

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Iniziativa LA PRIMAVERA DELL’AUTONOMIA - Sede Ville d’Anaunia – Trento

A Movimenti – Partiti – Associazioni – Soggetti singoli del mondo autonomista, federalista, indipendentista, regionalista, identitario, liste civiche territoriali e popolari, persone di pensiero localista e decentralista.

Oggetto: Dare vita ad un’alleanza politica per le elezioni politiche del 25 settembre 2022

Carissime amiche ed amici,

referenti dei soggetti aggregati in movimenti, partiti, associazioni, e singole persone che si ritrovano nei valori comuni all’autonomismo, del federalismo, del indipendentismo, dei territori e della loro identità, rivolgiamo l'invito a costruire insieme un’alleanza politica per le elezioni politiche del 25 settembre 2022.

Molti sono i soggetti politici in Italia che si riconoscono nei valori sopra citati e che operano nei loro territori di appartenenza quali province e regioni, e che rappresentano una realtà spesso locale e molto spesso frammentata e divisa nello stesso territorio di operatività più che per visioni e idee per personalismi e interessi personali.

Dobbiamo invece riconoscere la necessità di anteporre agli interessi personali il dovere di mettersi al servizio di un obbiettivo comune più importante, coerente con i nostri valori, salvaguardando le nostre identità, unendo i nostri modi e capisaldi di pensare la politica e la nostra società attraverso le nostre comunità territoriali nella rivendicazione di autogoverno e di autonomia nei confronti del centralismo presente nello stato italiano.

Attraverso il senso comune che ci anima è indispensabile ora “fare un passo in avanti” nei confronti dell’altro, per trovare un’unità di intento e di prospettiva comune per costruire un’alleanza condivisa per portare le nostre idee e proposte all’interno del parlamento, avendo la possibilità di una rappresentanza diretta e non delegata ad altri.

L’invito che attraverso questa missiva viene inviato a tutti Voi, è quello di unire le nostre forze positive e strategiche per dare una logica comune al nostro lavoro costante e giornaliero, per dare voce alle nostre istanze e alle persone che rappresentiamo.

Lavorano per questa “unita” già alcuni protagonisti:

▪ AeA – Autonomie e Ambiente

Alleanza per l’Autonomia contro il centralismo, aggregati attraverso il Manifesto di Desenzano del Garda del 19 giugno 2022

▪ altri soggetti politici

Sappiamo tutti quantiquanto sia difficile ottenere questo obbiettivo di superare la quota di sbarramento [del Rosatellum], ma andare “tutti” in una solitaria corsa porterebbe ad un “voto non utile” e solo partecipativo, senza ottenere rappresentanza politica se non in alcune regioni attraverso i collegi uninominali (molto probabilmente solo in Valle d’Aosta e in provincia di Bolzano).

Attraverso questo invito – appello di “Unità Autonomista” come promotori del progetto diun’ alleanza politica per le elezioni politiche del 25 settembre 2022,

CORTESEMENTECHIEDIAMOED INVITIAMO

agli interessati soggetti politicidi pensare ad una opportunità comune di dare voce e rappresentanza ai nostri valori personali e delle nostre comunità e ai nostri territori, non delegandoli alle forze nazionali che di autogoverno, autonomia, federalismo e identità territoriale si riempiono solo la bocca.

Visto i tempi ristretti per costruire questa “opportunità comune” (eventuali simboli e liste vanno depositate entro il 15 agosto 2022) Vi invitiamo se interessati ad aderirea una “Alleanza per l’Autonomia” contattando entro il 30 luglio 2022 i responsabili del progetto, invitando voi tutti a segnalare ad altri soggetti politici o singoli rappresentanti l’interesse di questa iniziativa politica, segnalando poi ai responsabili del progetto i nominativi dei vari soggetti politici o delle singole persone.

A tutti Voi in Ringraziamento e un cordiale A PRESTO!

Fausto Valentini (ideatore della Primavera dell'Autonomia - Trentino)

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  • L'appello sta raggiungendo in queste ore praticamente l'intero spettro delle forze localiste che credono nella #RepubblicadelleAutonomie. La presidenza di Autonomie e Ambiente ringrazia, lo diffonde, lo prende in considerazione, perché questa volontà di collaborare in senso anticentralista deve tornare una priorità per una nuova generazione di leader autonomisti, civici, ambientalisti, localisti, come avevamo scritto nel nostro Appello 2023.

Walter Pruner candidato in Trentino con Casa Autonomia

Walter Pruner, autonomista trentino, intellettuale impegnato per tutte le autonomie e associato ad Autonomie e Ambiente,  si è candidato per il consiglio provinciale del Trentino nella lista di Casa Autonomia. Le elezioni nella provincia autonoma si terranno domenica 22 ottobre 2023.

Walter Pruner non si era mai candidato. La sua è stata una decisione sofferta. Dopo la deriva autodistruttiva del PATT, il partito da cui gli autonomisti come Pruner sono stati costretti ad allontanarsi, non è e non sarà facile la ricostruzione di un autonomismo consapevole, fedele alle proprie radici, quelle dell'ASAR e della Carta di Chivasso, innovativo e aperto, adatto al XXI secolo.

Sono in corso diverse iniziative per rilanciare l'autonomismo trentino, ma fra di esse Casa Autonomia è quella più avanzata e quindi la naturale candidata a essere il principale terreno di ricostruzione.

Ha dichiarato Walter Pruner, in più occasioni dopo l'annuncio della sua candidatura, che non poteva più tirarsi indietro. Con l'incoraggiamento della sua famiglia, ha seguito il cuore e si è schierato in difesa di ciò che è stato costruito dagli autonomisti trentini, fra i quali non possiamo non ricordare suo padre Enrico.

Casa Autonomia si presenta in una alleanza democratica e autonomista insieme a praticamente tutto il centrosinistra, in alternativa alla giunta Fugatti e all'operazione a suo tempo iniziata dal leaderismo salvinista, quando impose la candidatura del suo proconsole per distruggere l'autonomia politica del Trentino, riducendolo a provincia obbediente al "capitano", esattamente come gli altri territori dove oramai spadroneggia il centralismo politico italiano.

Da ciò che resta del PATT, dopo averli visti partecipare a una operazione di tale miopia politica, c'era da aspettarsi di tutto e di tutto infatti è arrivato: persino l'alleanza con Fratelli d'Italia, la forza politica che, senza infingimenti, è la più chiaramente opposta agli ideali della Repubblica delle Autonomie. Avversari rispettabili, anche perché quasi mai ipocriti, ma esattamente all'opposto di ciò per cui è impegnato il nostro mondo autonomista, modernamente territorialista, ambientalista e civico.

Buon lavoro a Walter Pruner e alla lista Casa Autonomia, di cui più avanti pubblicheremo altri contributi per farne conoscere il respiro politico e gli impegni programmatici per il Trentino, quindi per tutta la Repubblica delle Autonomie e per l'Europa delle Regioni.

Trento, 17 agosto 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

Segnazioni di approfondimento:

https://www.facebook.com/walter.pruner

https://www.casaautonomia.eu/

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/98-la-piu-forte-autonomia-potrebbe-anche-autodistruggersi

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/96-fuori-dal-sottosviluppo-politico

Nella foto, Walter Pruner. Sotto, il simbolo di Casa Autonomia.

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