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Venezia Giulia

Dibattito sulle autonomie ospitato da Il Nuovo Trentino

  • Autore: Mauro Vaiani, Claudia Zuncheddu, Ciro Lomonte, Roberto Visentin - 28 febbraio / 3 marzo 2023

Grazie all'impegno personale di Piercesare Moreni e alla lungimiranza del direttore Paolo Mantovan, Il Nuovo Trentino ha pubblicato quattro interventi in quattro giorni nel quadro di un dibattito sul futuro dell'autonomia del Trentino, che è cruciale per il futuro di tutte le autonomie nello stato italiano e forse anche oltre. Per gentile concessione del quotidiano trentino, pubblichiamo qui, in ordine cronologico, i quattro articoli, scritti rispettivamente dal dott. Mauro Vaiani (28 febbraio 2023), dalla dott.ssa Claudia Zuncheddu (1 marzo 2023), dall'arch. Ciro Lomonte (2 marzo 2023) e dal vicepresidente EFA-ALE e presidente Autonomie e Ambiente (AeA) Roberto Visentin (3 marzo 2023). Si avverte che: i testi qui riprodotti sono quelli integrali inviati dagli autori. Sulle pagine de Il Nuovo Trentino potrebbero essere stati soggetti a minimi ritocchi per esigenze d'impaginazione.

1) Martedì 28 febbraio 2023 - Mauro Vaiani (OraToscana, segreteria di Autonomie e Ambiente)

Titolo: Il Trentino non è autonomia "etnica"

INT 2023 02 28 Vaiani 1Testo

Quella della Provincia di Trento è per molti aspetti l’autonomia più avanzata e più ammirata della nostra Repubblica. Dall’esterno – chi scrive è un Toscano che vive e lavora in Toscana – non la vediamo affatto come una autonomia “etnica”, come l’ordinamento originale di un cantone montano, come l’autogoverno di un territorio in qualche modo marginale o periferico, che si sia trovato nella Repubblica Italiana per un accidente della storia e che quindi avrebbe bisogno di un qualche ordinamento speciale.

Al contrario, l’autonomia trentina è comprensibile e quindi ammirata in tutti gli altri territori, perché si è realizzata in una territorio percepito come “italiano” e comunque non periferico, ma al contrario ben inserito nella principali reti economiche e sociali della globalizzazione e dell’integrazione europea.

In ogni altro territorio dove è presente un movimento civico autonomista o anche solo vagamente territorialista, l’autonomia del Trentino è vista come una fonte di ispirazione. Sbagliamo a vedervi così? Non lo crediamo affatto.

E’ stato autolimitante e alla lunga distruttivo, per gli stessi autonomisti del Trentino e di altre realtà alpine, pensare al proprio autogoverno come una necessaria e speciale solidarietà fra gente di montagna.

Nella Provincia di Trento sono affidate alle amministrazioni locali molte responsabilità e la necessità di far funzionare concretamente cose essenziali alla vita quotidiana. Poiché chi governa è molto vicino a chi è governato, nel tempo si sono selezionati pubblici funzionari e un personale politico le cui prestazioni sono molto superiori alla media italiana (e anche a quella di parecchi stati europei).

Sarebbe semplicistico continuare a credere che la buona qualità dell’autogoverno locale a Trento sia una eredità culturale dell’antica solidarietà montanara o di altre, pur preziose, eredità storico-culturali.

E’ stato decisivo, invece, aver trattenuto sul territorio poteri, risorse, competenze. Questo ha significato per il Trentino una accumulazione di capitale sociale in pochi decenni! Una trasformazione moderna, che va ben oltre la rivendicazione di identità e tradizioni.

Le vostre montagne erano povere quanto e forse più di quelle del nostro Appennino, dopo la Seconda guerra mondiale, ma oggi, dopo decenni di autogoverno, la situazione è completamente cambiata.

Il vostro territorio è fra i più benestanti d’Europa, mentre le nostre province appenniniche, che sono state governate da autorità centrali (e spesso centraliste) chiuse nei loro palazzi romani (o milanesi, o, più recentemente, bruxellesi), si sono spopolate, impoverite, degradate. Qua e là magari i nostri territori peninsulari sono stati fatti oggetto di una qualche rinascita artificiale, turistica o connessa con la “signorilizzazione” (“gentrification”, direbbero i più globalizzati), ma il “buon ritiro” in montagna è assolutamente insufficiente a restituire vitalità a comunità locali romagnole, toscane, umbre, marchigiane, abruzzesi, campane, lucane o calabresi, che continuano a declinare.

Non si dovrebbe chiudere l’autonomismo entro il recinto dell’autodifesa di una comunità montanara. Nelle contraddizioni della globalizzazione, tutti i territori, anche le pianure, le coste, le isole, persino le città più grandi e più ricche, hanno bisogno di un maggior autogoverno, che significhi controllo sui propri beni comuni, sui servizi pubblici locali, sulla pubblica istruzione, su un servizio sanitario capillare, sui faticosi ma necessari processi di transizione ambientale, perché ogni territorio resti abitabile e sia consegnato intatto alle generazioni future.

Nel nostro Forum 2043 ci stiamo preparando al centenario della Carta di Chivasso del 1943, perché consideriamo che quelle antiche parole autonomiste e confederaliste scritte da resistenti antifascisti alpini siano più vive e più attuali che mai per tutti e dappertutto.

Come ha scritto Walter Pruner, in suo contributo al nostro Forum 2043, anche a Trento sono arrivate la crisi della partecipazione civile e l’eclissi della diligenza nelle elite, che mettono in pericolo anche l’autonomia italiana di maggior successo.

Gli errori della politica italiana (ed europea) sono tanti e non possono certo essere trattati qui: il declino del pluralismo nei media, ormai in mano a poche centrali globali di conformismo; le vergognose leggi elettorali, che impediscono ai cittadini di scegliere liberamente i loro leader locali; la distruzione dei partiti politici popolari. I contraccolpi negativi sono arrivati a far danni anche in Trentino, lasciando spazio a varie forme di populismo (non solo quello leghista o pentastellato, sia chiaro, ma anche a un certo populismo “dall’alto” in stile renziano), oltre che, più recentemente, a una destra piena di idee centraliste, presidenzialiste, nazionaliste, tutte drammaticamente vecchie e sbagliate.

Il Trentino, ha scritto Walter Pruner al Forum 2043, “all’opzione autonomista ha preferito l’allineamento con Roma, con un voto oltremodo prevedibile e reso incontendibile a causa di un incontinente lassismo politico, in Trentino non meno che nella più generale scena italiana.”.

La fase politica che stiamo vivendo ha bisogno di più autonomie personali, sociali, territoriali, non certo di meno. Ciò che però nessun autonomismo dovrebbe più fare, a nostro parere, è isolarsi.

I nostri ideali hanno grandi padri e madri trentine: la Repubblica delle Autonomie, l’Europa delle regioni, il confederalismo per un mondo emancipato dal colonialismo, dall’autoritarismo, dal militarismo.

Coloro che li condividono devono tornare a fare rete tra di loro, consapevoli e fieri del proprio passato, ma consapevoli che la posta in gioco è altissima e richiede un supplemento d’anima: un futuro più “trentino”, cioè una vita comunitaria a misura di persona umana, non solo per i Trentini, ma per tutti, dappertutto.

 

2) Mercoledì 1 marzo 2023 - Claudia Zuncheddu (Sardigna libera, attivista per la salute e per l'autogoverno della Sardegna)

Titolo: Ondate di populismi e naufragi autonomisti

INT 2023 03 01 Zuncheddu

I processi di globalizzazione in corso, per poter attuare il proprio dominio economico e culturale, necessitano dell’eliminazione di qualsiasi identitàe diversità, di ogni forma di dissenso,di autonomia personale, sociale, territoriale. Tuttavia la storia delle varie comunitànon è così facilmente cancellabile. Ha determinato fenomeni di appartenenza e di condivisione culturale, sociale ed economica, che tutt’ora, nonostante i processi di disgregazione violenta della globalizzazione,persistonodandosostanza, dal locale al globale, a diversità cheintendono organizzarsiin modo differente.

L’esperienza di autonomia del Trentino è per gli autonomisti e per tutti i movimenti identitari che mettono in discussione il centralismo dello Stato italiano, un buon esempio diautogoverno. E’ un’esperienza di emancipazione che va ben oltre le sabbie mobili del localismo in cuiin moltivorrebbero veder scomparire le autonomie.

AllaSardegna, a differenzadelTrentino,è stato impedito peroltre 70 annidi attuare le previsioni delloStatutospeciale. A certificare questo, sin dalla conquista formale dell’Autonomia,sono statel’imposizione di attività militari in 24 mila kmq di territorio sardo (62% della militarizzazione italiana), l’imposizione di una cultura industrialeestranea agli interessi dell’Isola, la creazione di “bolle” turistiche gestite da capitali stranieri, decretando sino a oggi uno status coloniale, con altissimi costi in termini sociali, economici, ambientali e sanitari.

L’ ”antistorico successo di Fratelli d’Italia” è un’anomalia politica che nondeve mettere in discussione l’esperienza autonomista alla base dell’emancipazione del Trentino,né delle speranze di altri territori, come la Sardegna, il cui autogoverno è rimasto incompiuto.

ll fenomeno della perdita di capacità progettualedei partiti, con il confondersi dei valori di destra e di sinistra, nel nome diunapretesa unità nazionaleo della rigidità dei vincoli esterni, ha generato governia cui hanno partecipato tutte le forze politiche, compresa l’antipolitica realtà dei Cinque Stelle,ma che sono risultati troppo simili nel governo dell’esistente.Lo star fuori “formalmente” di Fratelli d’Italia da questi governi e la diffusa sfiducianella possibilità di un miglioramento reale delle condizioni economiche e sociali, hapremiato elettoralmente questa formazione dianticamatrice neofascista,così come prima aveva premiato altre forze.

Queste ondate anti-sistema hanno avuto ripercussioni in tutte le regioni, senza esclusione di quelleautonome, conil connessosvilimento dell’autonomia del personale politico locale, e quindidell’ autogoverno e autodeterminazione delle comunità.

In Sardegna, per esempio, l’onda lunga della Legasalviniana alle elezioni regionali del 2019, ha contribuito alla vittoria del centrodestrainalleanzacon ilPsd’Az.Quest’ultimo però non era più ilpartito storico dell’autonomiasarda, ma una mera appendice del salvinismo.Ilpresidente Solinas,passato dalcentrodestra alla guida del Psd’Az, haincarnatoquestaderiva, imbarcando nel partitole seconde e terze file del centrodestra italiano.Ora lo stesso accadrà, in molti territori, con la parabola crescente di Fratelli d’Italia.

Per lamancataautonomia,la Sardegna è il territorio più spopolato d’Italia, trai più impoveriti e più inquinati(dove siregistra,fra l’altro, la più alta percentuale di rinunce alle cure sanitarie, in primis per ragioni economiche).Nessun territorio, nemmeno il Trentino, è al riparo da un simile declino, venendo a mancare una politica autonoma e autonomista,

In tutti i territori sipuò e sideve resistere,magari conoscendoci e cooperando di più, restando attaccati a una antica enuovaideadiautonomia diffusa e interconnessa in modo solidale,con un respiro europeo e internazionale.

 

3) Giovedì 2 marzo 2023 - Ciro Lomonte (segretario del Movimento Siciliani Liberi)

Titolo: Le Dolomiti viste dall'Etna, il fuoco dell'autogoverno

INT 2023 03 02 Lomonte

Una delle caratteristiche da noi ammirate nei politici autenticamente autonomisti di Trento e di Bolzano è la loro capacità di farsi eleggere al Parlamento Italiano senza essere costretti a farsi rappresentare da partiti centralisti. Quando gli eletti autonomisti vengono sollecitati a dare un supporto al voto di maggioranze traballanti, chiedono in cambio benefici per i rispettivi territori, non per sé stessi. Un comportamento coerente che ha garantito benessere e sviluppo a due comunità da tempo in vetta alle classifiche della qualità della vita.

Ci si potrebbe chiedere come mai i siciliani – non parliamo di Siciliani Liberi, forza politica ancora troppo giovane e troppo debole per essere presente nelle istituzioni – non abbiano mai fatto altrettanto per la propria terra. Eppure sono sempre stati numerosi in Parlamento. Hanno espresso capi di Governo, ministri e ultimamente pure un Presidente della Repubblica, tutti assolutamente ignavi o passivi riguardo alla “questione finanziaria siciliana”. I media nascondono la realtà che la Sicilia è trattata come una colonia interna, a cui vengono sottratti ogni anno 10 miliardi di euro provenienti dalle stesse tasse dei siciliani. E i rappresentanti isolani dei partiti centralisti tacciono.

L’istituzione dell’autonomia speciale siciliana (1946) e la nuova Costituzione repubblicana (1948) non hanno funzionato come l’autonomia trentina, proprio per il rifiuto del governo centrale di porre fine alla sottrazione di risorse dall’Isola verso lo stato centrale. Oggi sembra incredibile, ma il Regno di Sicilia (1130-1816) è stato una realtà fiorente e sviluppata per circa settecento anni, uno degli stati più ricchi del mondo, prima di essere soppresso dai Borbone e poi, definitivamente, dal Regno d’Italia. A suo tempo la Sicilia era terra d’immigrazione. L’emigrazione dei siciliani è iniziata dopo il 1860 (come pure altri gravi guasti, come la mafia, fenomeno studiato a fondo da alcuni storici quali Francesco Benigno).

L’attuale assetto statuale è sorretto da forze poderose: i vincoli internazionali (militari, non solo politici); i rapporti economici di dipendenza; le strutture statali che sono ancora centraliste e prefettizie; il monopolio dell’educazione e dell’informazione. Non sono mancate neppure brutalità e violenza, perché i siciliani si sono ribellati, in alcuni momenti storici, ma sono stati repressi.

Il fuoco dell’aspirazione all’autogoverno non è certo spento, come non è mai spento il nostro vulcano che domina la Piana di Catania. È lì, cova ininterrottamente e prima o poi avrà porrà fine alle conseguenze negative del colonialismo interno.

Tutti i territori aspirano a maggior autogoverno e tuttavia servono metodo, astuzia, costanza, perché il centralismo è forte.

Le richieste di maggiore autonomia, la cosiddetta “autonomia differenziata” chiesta da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, sono anch’esse minate da una grave incomprensione di come concretamente si costruiscano processi di autogoverno. Le tasse sul fatturato di un’azienda che ha sede fiscale a Milano, per esempio, non sono “lombarde”. Esse dovrebbero restare nei territori dove si producono beni e manufatti. Senza principi seri di territorializzazione delle imposte, le aspirazioni di queste grandi regioni saranno (giustamente) liquidate come “secessione dei ricchi” e quei territori resteranno ostaggio del centralismo italiano.

Le autonomie a cui guardiamo con ammirazione, per ciò che hanno realizzato con grande sacrificio e sagacia, quella di Trento come anche quella di Bolzano, non si sentano al sicuro. Il centralismo è pronto a riprendersi ciò che è stato costretto a lasciarvi gestire con le vostre forze e secondo la vostra volontà (da accordi internazionali, non da buoni sentimenti filo-autonomisti, che erano e sono ancora minoritari nella politica italiana).

Trento e Bolzano non si lascino omologare, conservino le loro solide politiche locali (ammirevoli, per inciso, quelle che sono in essere per la famiglia e la natalità, la sanità e la vecchiaia, l’agricoltura e la cultura). Restino d’esempio, in un mondo che tende a sopprimere le identità territoriali in nome di una globalizzazione massificante e disumanizzante. Per noi è necessario promuovere forme di collaborazione più intense fra i politici di Trento e di Bolzano ed i nostri – intendiamo quelli sinceramente impegnati nello sviluppo dei rispettivi territori – all’interno di contesti come la rete “Autonomie e Ambiente”.

4) Venerdì 3 marzo 2023 - Roberto Visentin (vicepresidente ALE-EFA, presidente di Autonomie e Ambiente in rappresentanza del Patto per le Autonomie Friuli-Venezia Giulia)

Titolo: Autonomisti trentini, avete perso la bussola

INT 2023 03 03 Visentin

Non riesco mai a dimenticare che spesso o meglio quasi sempre chi vince le elezioni ed arriva a governare, lo fa grazie a demerito o incapacità degli avversari, più che per meriti propri.

Il successo prima dei “salviniani” e poi di Fratelli d’Italia, persino in Trentino, una delle province di più antica e operosa cultura autonomista, è certamente connesso con una stanchezza e una sfiducia generali, che hanno spinto troppi elettori in tutta la Repubblica e in molte altre parti d’Europa, a smettere di votare o a dare un voto di protesta a forze immature e a leader populisti.

Va tuttavia messo in conto anche agli autonomisti trentini, che evidentemente si sono limitati a gestire, ma hanno smesso di investire nella coesione sociale delle loro comunità locali.

I Sudtirolesi hanno un collante etnico, che per ora attenua i loro problemi, che in Trentino non c’è (e anzi non c’è nella maggior parte dei territori dello stato italiano – compreso il mio Friuli - se non nell’immaginazione di qualche frangia identitaria).

Questi anni di crisi e declino, dovuti alle contraddizioni della globalizzazione, stanno conducendo alla disgregazione delle comunità locali, dei loro legami sociali, del loro sentirsi responsabili del proprio territorio.

I recenti successi di partiti centralisti sono anche responsabilità di autonomisti locali incapaci di comunicare in un mondo che cambia. Si sono persi troppi anni, anche in Trentino, pensando che la propria autonomia speciale fosse il frutto di qualcosa di, appunto, “speciale”: la cultura “montanara”, o le tradizioni dell’ “arco alpino”, o i legami storici con il “popolarismo austro-tedesco”. Fantasie, non politica, che hanno impedito di vedere l’affievolirsi, giorno dopo giorno, della capacità delle comunità locali di garantire inclusione, emancipazione, senso di appartenenza.

Questo obliga tutta la nostra area politica, cioè le persone e i movimenti che, almeno dalla Carta di Chivasso del 1943 in poi, credono nelle autonomie, a studiare e faticare di più; a riflettere criticamente e autocriticamente su perché da quasi venticinque anni (dai tempi del Titolo V del 2001) la Repubblica delle Autonomie è messa sempre più in discussione, invece di avanzare; a mettere in discussione il nostro linguaggio e la nostra postura autonomista. Senza un cambiamento profondo e senza un altrettanto profondo rinnovamento generazionale, si diventa un peso morto, invece che un motore, per la causa autonomista.

Mi sia consentito di essere brutale: si può rimanere al potere anche senza avere un progetto per la propria terra, come è successo al PSDAZ (succede in politica di non sapere più come sistemare le cose che non vanno e allora ci si riduce a sistemare se stessi). Anche altri partiti autonomisti, anche lo storico PATT, sono a rischio di fare la fine del PSDAZ.

Non definirei antistorico il successo di Fratelli d’Italia in Trentino. E’ al contrario la conseguenza dell’abbandono del campo da parte di chi dovrebbe rappresentare i territori, lasciando spazio a esponenti di un centralismo vecchio e fallimentare, che non porterà da nessuna parte.

L’autonomia non è di sinistra o di destra e nessuno può rivendicare il diritto di rappresentarla in esclusiva, ma è inaccettabile che i ciarlatani di “prima gli italiani” e “via le accise dalla benzina”, siano considerati credibili come amministratori di comunità complesse come lo sono tutte le autonomie locali di questa Repubblica, non solo quelle speciali.

La proposta di autonomia differenziata fatta dall’autore del “Porcellum“ andrebbe definita con la stessa parola da lui suggerita – porcata – se fosse una cosa seria, cosa che ovviamente non è. Serve solo a fomentare tensioni e divisioni, a uso e consumo di chi vuole portare lo stato italiano verso il presidenzialismo, cioè una deriva centralista per noi inaccettabile.

Lo scontro c’è e va affrontato a viso aperto, tra chi persegue un progetto centralista e chi invece crede nell’autogoverno dei territori.

In Autonomie e Ambiente stiamo costruendo una rete politica interterritoriale per una nuova generazione civica, ambientalista, territorialista. Siamo e restiamo estranei a ogni nordismo, sudismo, alpinismo, montanarismo. Il nostro progetto, per tutti i territori della Repubblica e d’Europa, è “contro nessuno ma in favore di se stessi”.

 

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Dobro opravljeno, Igor

Dobro opravljeno, buon lavoro a Igor Gabrovec, appena eletto sindaco del comune di Duino Aurisina alle elezioni del 12 giugno 2022..

Igor Gabrovec è consigliere nell'assemblea della regione autonoma del Friuli Venezia-Giulia, eletto dalla storica formazione di raccolta della minoranza slovena, la forza sorella Slovenska Skupnost. E' stato, inoltre, uno dei fondatori della nostra rete Autonomie e Ambiente.

Potete seguire il suo lavoro politico sulle reti sociali:

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Potete seguire la vita politica della comunità slovena nella regione Friuli - Venezia Giulia partendo dalle pagine del nostro sito:

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Friuli paese antico e nuovo d'Europa

  • Autore: Clape di culture Patrie dal Friûl - 17 marzo 2023

La storia del Friuli è stata condizionata dalla sua posizione, all’intersezione tra il punto più settentrionale del Mediterraneo e la porta d’ingresso da Oriente alla penisola italiana. In corrispondenza di tale crocevia sono fiorite le tre grandi città portuali che hanno segnato la storia del Friuli: Aquileia, Trieste e la vicina Venezia.

La formazione del Friuli come entità storico-politico-culturale si può far risalire all’epoca longobarda (sec. VI-VIII). A Occidente il confine del Friuli lungo la valle del Piave e il corso del Livenza si è stabilizzato da secoli, mentre ad Oriente vi sono sempre state più incertezze, a causa della non coincidenza tra confini geografici, etnici, socio-economici e politico-militari.

Sulla formazione della lingua friulanavi sono teorie diverse. Secondo quella più tradizionale, essa sarebbe il risultato dell’influenza del sostrato celtico sul latino qui portato dai coloni romani, e quindi avrebbe oltre duemila anni; mentre, secondo altre, essa si sarebbe formata mille anni più tardi, nel contesto di relativo isolamento dal resto d’Italia della realtà politica autonoma del Principato patriarcale di Aquileia.

L’identità e le istituzioni friulano sopravvissero in parte anche sotto la dominazione veneziana, iniziata nel 1420. La grandissima maggioranza della popolazione ha continuato a il friulano, ed esistono anche fin dal XIV secolo documenti letterari scritti in tale lingua, anche se, come è avvenuto per molte altre nazioni, è solo nell’Ottocento che si avvia una robusta tradizione letteraria e la lingua diviene la base principale dell’identità territoriale.

Dopo le tragedie delle guerre mondiali e del regime fascista, nella nuova Repubblica si avviano i movimenti per il riconoscimento dei Friulani come comunità con pieno diritto all’autonomia politico-amministrativa e alla tutela della propria lingua.

Quest’istanza è divenuta più impellente a partire dagli anni ’70 e ha trovato una debole accoglienza da parte delle istituzioni solo alla fine dello scorso secolo.

La lingua è certamente uno dei fondamenti dell’identità friulana, ma si deve anche ribadire che per secoli il senso di appartenenza al Friuli ha avuto un carattere piuttosto politico-territoriale che linguistico. L’identità collettiva è un fenomeno complesso, multidimensionale. Accanto alla lingua, al territorio, all’organizzazione politica, giocano anche fattori più latamente culturali: costumi, riti, tradizioni, senso della storia e del destino comune, coscienza e volontà.

È ancora vivo, e prevalente in certi ambienti, un ‘idealtipo’ di friulano elaborato nel corso dell’Ottocento, che ha avuto nell’ ‘ideologia’ della Società Filologica Friulana la sua codificazione: il tipo (o stereotipo) del friulano «salt, onest, lavoradôr», essenzialmente modellato sulla figura archetipa del felix agricola, del ‘buon contadino’, con in più un’enfasi sul ruolo di queste terre di bastione della civiltà romana contro il mondo tedesco e slavo che preme dai confini.

Dall’ampia produzione letteraria, ideologica e saggistica sul carattere dei Friulani, fiorita in quest’ultimo secolo, ad opera sia dei Friulani stessi che di osservatori esterni, sembra di poter inferire un modello a cinque dimensioni. Il popolo friulano si caratterizzerebbe quindi per essere:

1. un popolo contadino, e quindi attaccato alla terra, vicino alla natura; organizzato in salde strutture familiari e in piccole comunità di paese; laborioso, ma anche dotato di capacità imprenditoriali; tradizionalista e fedele alla parola data;

2. un popolo cristiano, e quindi credente, inserito nella grande tradizione cattolica, dotato delle virtù della semplicità, dell’umiltà, dell’austerità, della capacità di sopportare con pazienza e fermezza le prove della vita;

3. un popolo nordico, quindi forte, grave, lento, taciturno, disciplinato, con senso dell’organizzazione e della collettività, ma con un sottofondo di tristezza esistenziale che trova conforto, oltre che nella laboriosità, anche nel vino, ed espressione nel canto corale;

4. un popolo di frontiera, collocato in una posizione esposta a rischi, temprato da una lunghissima storia di invasioni, saccheggi e battaglie; ma anche con la possibilità di aprirsi e relazionarsi positivamente con i vicini di altre culture, di mescolarsi con essi, di accoglierli ed esserne accolto;

5. un popolo migrante, perché nella modernità lo squilibrio tra popolazione e risorse costringe una quota di persone ad allontanarsi dalla patria, per cercare lavoro e sopravvivenza in altri paesi.

Nel dolore della partenza si rafforza l’amore, e nei disagi della lontananza si consolida un’immagine idealizzata del proprio paese. Nelle comunità di arrivo si ricreano ifogolârs e si mantengono la lingua e le tradizioni.

Tuttavia è da sottolineare che questo modello riflette, prevalentemente, una realtà storico-sociale abbastanza circoscritta: quella del Friuli grosso modo tra il 1870 e il 1970.

Ben poco possiamo dire della realtà più antica, medievale, perché la documentazione storico-archeologica sulla vita del popolo minuto è scarsissima, quasi inesistente. Le masse contadine sono ‘senza storia’, per definizione.

L’immagine dei Friulani che invece ci viene comunicata dalla documentazione storica dell’Evo moderno (secc. XV-XIX) è invece abbastanza diversa da quella tardo ottocentesca: il popolo friulano (cioè, in grandissima parte, i contadini) ci viene descritto spesso come riottoso, violento, neghittoso, indisciplinato. È certo l’immagine che ne hanno i padroni e i tutori dell’ordine, tendenti a enfatizzare questi aspetti negativi (lo stereotipo del villain, cioè del ‘cattivo’) più che quelli di segno opposto. Ma vi sono anche molte prove inoppugnabili di questo lato del carattere friulano di qualche secolo fa: storie di liti, banditismo, delitti, tumulti e insurrezioni. Per tutte, basti menzionare la «crudel zobia grassa» del 1511, la più violenta, prolungata ed estesa rivolta contadina dell’Italia rinascimentale.

Ovviamente queste speculazioni identitarie riflettono ormai assai poco il Friuli degli ultimi decenni, quello del dopo terremoto del 1976: un territorio altamente sviluppato, ricco, secolarizzato e mediatizzato. Un Friuli dove le masse di contadini non esistono più, sostituite da un 5% di moderni imprenditori agricoli; dove le campagne sono cosparse di insediamenti industriali; dove la maggioranza degli attivi è impiegata nel terziario, più o meno avanzato; dove resta l’emigrazione dei giovani laureati e dove è in corso l’immigrazione di gente proveniente da una settantina di paesi di tutto il mondo.

L’autonomismo in Friuli presenta caratteristiche originali, rispetto ad altri territori che erano, prima dell’unificazione, veri e propri stati, o almeno unità amministrative separate. Il problema friulano è stato quello di lottare per vedersi riconoscere una entità istituzionale e rappresentativa propria, senza farsi diluire in realtà amministrative o istituzionali eterogenee, ove comunque i centri di decisione erano e sono collocati all’esterno della realtà friulana, con la conseguenza che il proprio futuro è stato costantemente messo in discussione o comunque compromesso da logiche di potere politico, economico e culturale esterne e spesso contrapposte agli interessi friulani.

Mentre altrove, come in Trentino, in Val d’Aosta, in Alto Adige, in Catalogna, in Baviera, le realtà istituzionali sono state, da un certo punto in poi, saldamente controllate dalle rispettive comunità, da secoli il Friuli è stato inserito in ambiti territoriali eterogenei dove comunque i centri di decisione erano collocati al suo esterno: a Venezia per secoli, poi nell’era degli stati moderni nelle rispettive capitali, infine nella nuova Repubblica in una regione dotata sì di autonomia speciale ma il cui baricentro politico è Trieste.

L’autonomismo friulano ha dovuto pertanto muoversi verso la ricostruzione di una realtà istituzionale friulana, dotata di strumenti funzionali alla sua sopravvivenza come patrie.

Certamente sono importanti le azioni dirette ad elevare i gradi di autonomia della Regione Friuli Venezia Giulia, sorta ad opera dell’impegno delle rappresentanze parlamentari del Friuli in seno alla Costituente, che poi è stato stravolto dall’esigenza di attribuire un ruolo all’allora Territorio libero di Trieste, ma ancora più importanti sono le iniziative e le politiche dirette alla crescita autonoma del Friuli come entità dalle caratteristiche originali.

Il percorso cui l’autonomismo friulano ha dato contributi importanti passa attraverso numerose tappe di cui tre sono fondamentali: la costituzione della Università di Udine come autonomo centro di formazione e di ricerca, risultato di un lungo processo storico condotto avanti con tenacia dalla comunità e dalle istituzioni friulane; il riconoscimento della lingua friulana da parte dello stato italiano con la legge 482/1999, con il quale il friulano è passato da uno stato indefinito di parlata locale, il cui carattere di lingua era riconosciuto solo a livello scientifico, al rango di lingua degna di forme importanti di sostegno e di tutela, alla pari delle comunità linguistiche che hanno alle loro spalle uno stato sovrano (la tedesca, la francese, la slovena, l’albanese, la greca); infine la costituzione della Comunità delle Province Friulane, a cura delle Province di Pordenone e di Udine, che potrebbe trasformarsi in un potente strumento di crescita della comunità friulana.

Questi risultati sono il frutto di un lungo lavoro di animazione e di impegno politico portato avanti da personaggi importanti che hanno dato vita a organizzazioni e movimenti politici di notevole peso.

Si pensi alle prime iniziative lanciate da Achille Tellini negli anni Venti, alla costituzione nel secondo dopoguerra dell’Associazione per l’Autonomia Friulana di Tiziano Tessitori, al Movimento Popolare Friulano di Gianfranco d’Aronco (la cui costituzione in partito avrebbe potuto cambiare completamente il panorama politico del Friuli), al Movimento Friuli di Fausto Schiavi e di don Francesco Placereani, al Comitato per l’Università Friulana di Tarcisio Petracco, alla Lega Friuli dei primi anni. E questo elenco non è certamente esaustivo.

Da una di queste iniziative, nota come “I laboratori dell'autonomia”, che ha visto l'adesione di tanti sindaci, persone del mondo della cultura e della vita sociale friulana, è iniziato alla fine dello scorso decennio un processo di riappropriazione in termini contemporanei della necessità dell’autogoverno.

L’esito dei laboratori è stata la nascita del “Patto per l'autonomia” un partito territoriale che ha adottato un motto antico, quello pronunciato da Giuseppe Bugatto, deputato friulano al Parlamento di Vienna, il 25 ottobre 1918:

CHE NISSUN DISPONI DI NÔ, SENSA DI NÔ

(CHE NESSUNO DISPONGA DI NOI SENZA DI NOI)

Parole antiche, ma che il Patto ha fatto vivere in una organizzazione moderna, plurale, inclusiva, attenta alle differenze territoriali e culturali di quel microcosmo che è la regione Friuli – Venezia Giulia. Basti pensare che nel Patto sono in uso ben quattro lingue:

Patto per l'Autonomia (italiano)

Pat pe Autonomie (friulano)

Pakt Za Avtonomijo (sloveno)

Pakt für die Autonomie (tedesco delle comunità di Sauris, Timau e Val Canale, da Pontebba a Tarvisi)

Il Patto per l’Autonomia, che si era costituito come movimento politico pochi mesi prima, alle elezioni regionali del 2018 ha ottenuto il 4,09% dei consensi, corrispondenti a 23.696 voti, eleggendo come consiglieri regionali Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli.

Il resto è nella cronaca politica dell’ultimo lustro. Il friulano autonomista, civico e ambientalista Moretuzzo (classe 1976, un figlio del Friuli del dopo terremoto), dopo cinque anni di impegno come capogruppo nel parlamento regionale, è oggi candidato presidente, con il sostegno di gran parte del centrosinistra, alle elezioni regionali previste per il 2-3 aprile 2023. Il Patto per l’Autonomia, inoltre, è alla guida, con proprio personale politico esperto, della rete interterritoriale di Autonomie e Ambiente ed è rappresentato nel bureau della famiglia politica europea degli autonomisti e dei territorialisti, la Alleanza Libera Europea (ALE, meglio nota come European Free Alliance, EFA).

Le persone impegnate nel Patto a livello territoriale, statale ed europeo continuano a lavorare politicamente per assicurare un futuro al Friuli, perché sia uno dei paesi nuovi d’Europa e del mondo, in questo XXI secolo.

Udine, 17 marzo 2023

a cura della Clape di culture Patrie dal Friûl (associazione culturale Patria del Friuli) - https://www.lapatriedalfriul.org/

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Giovanni Poggiali in Veneto, a Trieste e in Friuli

Riceviamo dall'ufficio stampa di GIOVANNI POGGIALI candidato autonomista nella circoscrizione Italia Nordorientale nelle liste di Azione - Siamo Europei alle prossime elezioni europee 8-9 giugno 2024

Il candidato ravennate alle elezioni europee, Giovanni Poggiali, ha svolto una serie di incontri in Veneto, a Trieste, in Friuli

Una tre giorni di incontri importanti, con esponenti politici ma anche imprenditori, operatori economici, esponenti del mondo sportivo e sociale, giornalisti, giovani attivisti per le autonomie

Giovanni Poggiali, il viticoltore ravennate esponente della rete Autonomie e Ambiente (AeA), espresso da Romagna Unita, candidato alle prossime elezioni europee nella lista di Azione per quanto riguarda la circoscrizione elettorale Italia Nordorientale, ha trascorso alcuni giorni in diversi dei territori che fanno parte della circoscrizione: Veneto, Trieste, Venezia Giulia e Friuli.

Ha incontrato decine di persone interessate alla sua candidatura e al suo programma che coniuga le antiche battaglie per la Repubblica delle Autonomie e per l'Europa delle Regioni con il programma di serio riformismo di Azione.

Fra i vari incontri, vanno segnalati quello svoltosi nella sede della Regione a Udine, alla presenza di vari esponenti del Patto per l'Autonomia, in primis il consigliere regionale Massimo Moretuzzo e il vicepresidente degli autonomisti europei, Roberto Visentin (nella foto, da sinistra verso destra: Roberto Visentin - presidente AeA e vicepresidente EFA; Massimo Moretuzzo, consigliere e segretario del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia; Giovanni Poggiali; Gabriele Violino, dirigente dei giovani autonomisti europei EFAy; Giorgio Cavallo e Roberto Muradore, esponenti del Patto in Friuli).

A Trieste, allo storico Caffè San Marco, Giovanni Poggiali aveva avuto un incontro di lavoro con la segretaria regionale di Azione, Daniela Rossetti, sui temi più cruciali dell'impegno comune degli autonomisti e di Azione: la resistenza al bipolarismo sterile, estremista e divisivo, che oscura nei territori i leader locali, riducendo la politica nazionale ed europea a uno scontro polarizzato fra pochi capi mediatici; la necessità di porre un freno alla deriva della capocrazia, in particolare alla paventata elezione diretta di un "podestà" d'Italia.

Il prossimo appuntamento di campagna elettorale è per la mattinata di domani, giovedì 23 maggio, a Ravenna: Giovanni Poggiali sarà ospite di un incontro nella sede di Confagricoltura.

Ufficio stampa: Alberto Mazzotti, 338 8556129

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https://europee.giovannipoggiali.it/

 

 

I podcast di Radio Onyx per Autonomie e Ambiente

Radio Onyx, una emittente svizzera di lingua italiana, intervista esponenti di Autonomie e Ambiente. Sono già disponibili le conversazioni con Mauro Vaiani (rappresentante di Comitato Libertà Toscana nella presidenza collegiale di AeA), Alfonso Nobile (rappresentante di Siciliani Liberi nello stesso organismo che regge AeA), Daniel Baissero (assistente nel Gruppo consiliare regionale del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia); Fabrizio Barnabè (Movimento per l'Autonomia della Romagna), Emiliano Racca (rappresentante di Liberi Elettori Piemonte nella presidenza AeA), Luca Azzano Cantarutti (Patto Autonomia Veneto), Julijan Čavdek (Slovenska Skupnost). E il viaggio nei diversi territori continua...

Qualche giorno dopo la loro messa in onda, saranno disponibili i podcast, sul canale YouTube di Autonomie e Ambiente.

Radio Onyx si ascolta via internet, grazie alla app TuneIn. Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/onyxradio.

Qui una guida ai podcast già disponibili:

1) Intervista a Mauro Vaiani (rappresentante di Comitato Libertà Toscana nella presidenza collegiale di AeA): cosa è Autonomie e Ambiente; la prospettiva dell'autogoverno di tutti dappertutto; non servono nuovi partiti nazionali, ma una nuova generazione di attivisti locali; nel breve termine AeA lotterà per il ritorno alla Costituzione e agli Statuti come essi sono; in prospettiva ogni territorio dovrà poter seguire il proprio percorso verso l'autogoverno e, insieme, puntiamo a una nuova repubblica ispirata al confederalismo; non ci contenteremo di niente di meno dell'autogoverno di cui godono comuni e cantoni svizzeri - Andata in onda lunedì 18 gennaio 2021.

2) Intervista ad Alfonso Nobile (rappresentante di Siciliani Liberi nella presidenza collegiale di AeA) : cosa vuol dire avere un partito per la Sicilia, Siciliani Liberi; in un mondo di forze politiche verticiste e autoritarie, lideristiche e personalistiche, Siciliani Liberi sta costruendosi come strumento per consentire la partecipazione dei cittadini siciliani al loro autogoverno; lo Statuto speciale della Sicilia è stato tradito, mentre, se attuato, può essere un esempio per tutti i territori - Andata in onda lunedì 25 gennaio 2021.

3) Intervista a Daniel Baissero (assistente del gruppo consiliare regionale del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia): il Patto, una forza autonomista giovane e innovativa, erede di aspirazioni antiche; impegnata per le comunità locali in una regione crocevia (dove si parlano friulano, italiano, sloveno e tedesco) - andata in onda lunedì 1 febbraio 2021.

4) Intervista a Fabrizio Barnabè (segreteria e coordinamento del Movimento per l'Autonomia della Romagna - MAR); il MAR, una lunga storia di promozione, per via democratica, attraverso un referendum, dell'autonomia della Romagna; in dialogo, con Autonomie e Ambiente, con le forze decentraliste di tutta Italia ed Europa; il caso emblematico del tradimento della volontà popolare di Montecopiolo e Sassofeltrio - in onda lunedì 8 febbraio 2021.

5) Intervista a Emiliano Racca (Liberi Elettori Piemonte); i Liberi Elettori del Piemonte stanno creando una nuova stagione autonomista in Piemonte, dal basso, attraverso la rinascita delle culture e delle lingue locali, entrando nei piccoli comuni per portare innovazione e buongoverno; il movimento sostiene le istanze di autogoverno che hanno radici profonde, basti pensare alla Carta di Chivasso, all'Ossola, alle comunità occitane, ai Walser, alla storia valdese, alle tante lotte per l'emancipazione sociale e la tutela ambientale delle valli alpine, alla rinascita della lingua e della cultura piemontese - in onda lunedì 15 febbraio 2021.

6) Intervista ad Alfredo Gatta (Pro Lombardia Indipendenza); la voce di un movimento storico nella regione più grande e popolosa della Repubblica Italiana, che cerca di coniugare antiche istanze di autogoverno con le nuove urgenze sociali e ambientali; l'impegno a superare gli errori del passato (nordismo miope, gestione verticistica del leghismo) - in onda lunedì 22 febbraio 2021.

7) Intervista a Luca Azzano Cantarutti (Patto Autonomia Veneto): la voce di un movimento nuovo in una regione come il Veneto dove la volontà popolare di autogoverno è massiccia, ma non riesce a trovare uno sbocco politico, attorno a un progetto di autonomia praticabile, dopo trent'anni di inconcludenza leghista e nordista - in onda lunedì 1 marzo 2021.

8) Intervista a Julijan Čavdek (Slovenska Skupnost): la parola a un esponente della minoranza slovena che vive in una trentina di comuni, ai confini tra Friuli e Venezia Giulia con la repubblica di Slovenia - in onda lunedì 8 marzo 2021.

9) In preparazione: intervista a Patrie Furlane.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Patto per l'Autonomia F-VG alla guida di una nuova stagione autonomista

Il Patto per l’Autonomia è stato eletto nel Consiglio direttivo dell'Alleanza Libera Europea (ALE-EFA, European Free Alliance) nella recente assemblea del 13-14 maggio 2022, tenutasi alle Canarie. Il segretario del Patto, Massimo Moretuzzo, lo ha definito «Un passaggio importante che riconosce il nostro impegno per le autonomie e la valorizzazione delle diversità».

2022 05 13 14 Bureau EFA conPatto AeA

L'Alleanza europea è una famiglia politica di movimenti politici territoriali che portano avanti valori localisti, territorialisti, autonomisti, federalisti e confederalisti. Vi partecipano quasi una cinquantina di gruppi politici ed, essendo ALE-EFA confederata con il gruppo Verdi europei, è la quarta forza politica del Parlamento europeo.

Ricordiamo anche che Lorena López de Lacalle è stata rieletta presidente di EFA. L’esponente di Eusko Alkartasuna guiderà il partito nei prossimi tre anni con Jordi Solé (Esquerra Republicana de Catalunya) e Anke Spoorendonk (SSW – Südschleswigscher Wählerverband), rispettivamente segretario generale e tesoriera.

Il nuovo Consiglio direttivo è ora composto da 15 componenti in rappresentanza dei partiti aderenti e a garanzia dell’equilibrio di genere, 2 componenti in più rispetto al precedente Bureau, a dimostrazione che il partito sta crescendo e includendo nuovi membri.

Durante la recente assemblea a Las Palmas de Gran Canaria, ALE-EFA ha accolto il ritorno al suo interno della storica forza autonomista Union Valdôtaine, una riunificazione frutto del fecondo lavoro svolto da Autonomie e Ambiente, sotto la guida organizzativa e politica del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia.

Qui il comunicato integrale del Patto:

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1097-il-patto-per-l-autonomia-entra-nel-consiglio-direttivo-di-efa-ale-european-free-alliance

 

 

Imparare a essere autocritici dal Friuli al Trentino e oltre

  • Autore: Roberto Visentin, presidente di Autonomie e Ambiente - Udine-Trento, domenica di Pasqua, 9 aprile 2023

Dal Friuli al Trentino e oltre, condividere esperienze per far crescere una nuova generazione autonomista

di Roberto Visentin (autonomista friulano, presidente di Autonomie e Ambiente)

Passate le elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia, condividiamo le nostre esperienze e segnaliamo i nostri errori, perché il tutto serva alla crescita dell’autonomismo in tutti i territori.

Il candidato autonomista Massimo Moretuzzo ha avuto, per la qualità del suo lavoro come esponente di opposizione in consiglio, il sostegno di gran parte del centrosinistra. Mentre il presidente uscente e ricandidato, Fedriga, aveva il sostegno della destra centralista.

Ricordando anche che in Friuli-VG la legge elettorale esclude dall’elezione il candidato presidente che arriva terzo, incentivando il bipolarismo, questa contrapposizione era praticamente obbligata.

La soddisfazione del buon risultato del Patto per l’Autonomia F-VG (che ha aumentato in voti e in seggi) non può far dimenticare le criticità di questa avventura elettorale.

Le scelte imposte dal sistema elettorale non sono mai indolori, per nessuno dei concorrenti.

Non c’è alcuna possibilità di dialogo con le attuali Lega Salvini e Fratelli d’Italia, per gli autonomisti. Sono due piramidi politiche ostili alle diversità territoriali e i loro esponenti periferici non sono quasi mai leader locali autonomi, ma spesso “yesmen” dei loro capi milanesi e romani.

Qualcuno di loro, con dichiarazioni di circostanza, si presenta diversamente, come “pro autonomia”, ma le loro opere e ancora di più le loro omissioni, rivelano il loro centralismo.

C’è invece dialogo con le molte anime del centrosinistra e con molti altri movimenti civici e ambientalisti. Tuttavia, alle strutture centrali del PD, partito che ha la maggiore forza strutturata residuale in quel campo, rimproveriamo di aver perso una occasione in Friuli-Venezia Giulia. Il PD ha oscurato la candidatura di una figura autonomista, civica, ambientalista, e soprattutto autonoma. Ha tentato persino di arruolarlo fra le proprie fila, durante la campagna elettorale. Sicuramente c’è riuscito mediaticamente, visto che dalla stampa italiana è scomparsa la realtà che il centrosinistra si era alleato con una forza politica orgogliosamente autonomista. Questo, in una regione dove l’elettorato autonomista è largamente maggioritario, non è stata una mossa felice, a nostro modesto parere.

Infine si è ripresentato il grande problema dell’astensionismo, che ha raggiunto il 55%. Vanno a votare praticamente solo gli integrati, i convinti, o i portatori di istanze molto mobilitanti, magari estreme. Non abbiamo alcuna ricetta in tasca, ma non ci rassegniamo al fatto che così tanti concittadini restino esclusi dalla vita politica locale (magari per essere invece mobilitati, dalla forza dei media, quando scenderà in campo il prossimo “salvatore” populista).

Continueremo quindi ad aggiornare i nostri progetti e la loro narrazione, restando autonomisti e soprattutto autonomi politicamente e culturalmente, in Italia e in Europa.

Dovremo essere anche sempre più connessi tra di noi, fra i diversi territori, per porre un freno alle leggi elettorali antidemocratiche, all’incombente presidenzialismo, alla deriva centralista che stanno minando dall’interno la Repubblica delle Autonomie.

Il nostro linguaggio è moderato, la nostra cultura di governo è riformista, ma le nostre idee sulle autonomie personali, sociali, territoriali sono chiare, forti, mai ambigue. Forse sono una possibilità per far emergere una nuova generazione di leader autonomisti e riportare al voto tanti elettori delusi.

Udine - Trento, domenica di Pasqua, 9 aprile 2023

 

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2023 04 09 Roberto Visentin Il Nuovo Trentino

 

Massimo Moretuzzo candidato presidente

E' il passo giusto, una disponibilità data con umiltà e serietà. Massimo Moretuzzo è il candidato espresso dall' #autonomismo alle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia. La lista Patto per l'Autonomia sarà un punto di riferimento per una nuova generazione di leader locali civici, ambientalisti, autonomisti.

Per approfondire il lavoro svolto dal Patto per l'Autonomia per arrivare a essere, con Massimo Moretuzzo, un punto di riferimento per tutti, si approfondiscano i temi su cui il partito autonomista e i suoi alleati civici, insieme con il gruppo consiliare regionale, hanno lavorato: https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie.

Il candidato presidente Massimo Moretuzzo ha il supporto di gran parte delle forze di centrosinistra e dei movimenti che hanno rappresentato l'opposizione alla opaca giunta uscente (quella guidata da uno degli ultimi epigoni del morente leghismo, Fedriga).

Le elezioni della regione autonoma speciale Friuli-Venezia Giulia si svolgeranno domenica e lunedì 2-3 aprile 2023.

Alcuni approfondimenti:

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1200-regionali-del-2-3-aprile-2023-massimo-moretuzzo-candidato-presidente

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1194-accordo-elettorale-tra-civica-fvg-e-patto-per-l-autonomia

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1195-no-compatto-delle-opposizioni-alla-reintroduzione-delle-province

A Massimo Moretuzzo, ai candidati del Patto per l'Autonomia aperto ai civici e ai localisti, a tutte le forze della coalizione, gli auguri più sinceri di buon lavoro da tutta la sorellanza di Autonomie e Ambiente.

 

 

Memoria e liberazione

 

La Giornata della memoria del 27 gennaio 2023 viene ricordata dalle forze civiche, ambientaliste, autonomiste, come momento di consapevolezza che furono i grandi stati centralisti e autoritari ad organizzare persecuzioni, deportazioni e sterminio. Senza una enorme stato burocratizzato, industrializzato, militarizzato, interamente mobilitato, capace di invadere e occupare per anni l'intera Europa, non ci sarebbe stato l'abisso della "soluzione finale", non sarebbe stata possibile la Shoah. Non dobbiamo deflettere dal nostro sostegno a tutti i popoli del mondo in cammino verso la liberazione, in lotta contro.l'oppressione che è sempre possibile nei grandi stati centralisti. Vale per tutti i territori, non solo per chi resiste, si ribella e muore in Russia, Ucraina, Cina, Iran, Etiopia, Nigeria, America Latina. Vale anche per le nostre lotte decentraliste in Italia, in Europa e nei paesi dell'Occidente.

Massimo Moretuzzo, candidato civico, ambientalista, autonomista, alla presidenza della regione Friuli Venezia Giulia, ha ricordato il nostro impegno per una memoria che sia risveglio e liberazione, partecipando alla cerimonia di commemorazione per le vittime della Shoah alla Risiera di San Sabba,a Trieste.

In Toscana, gli esponenti civici, ambientalisti, autonomisti, raccogliendo un suggerimento della lista Un Cuore per Vecchiano e della rete OraToscana, celebrano la Giornata della memoria ricordando che siamo entrati nell'85° anno da quando furono firmate le infami leggi razziali del 1938, dall'infame Savoia, nella reggia di San Rossore (qui un post storico).

In Piemonte il mondo civico, ambientalista, autonomista, di difesa delle culture e delle lingue alpine, coordinato dai Liberi Elettori Piemonte, si avvia a promuovere, insieme con il Forum 2043, un anno di studi e celebrazioni dell'80° anniversario della Carta di Chivasso, che contiene parole vive, oggi più attuali che mai, contro il centralismo autoritario e per la promozione dell'autogoverno di tutti dappertutto.

Alla riflessione contro il centralismo autoritario, che fa strage di diritti e quindi di popoli, hanno contribuito i recenti incontri di Forlì del Movimento per l'Autonomia della Romagna (XXIV assemblea del 21 gennaio 2023, con la commemorazione di Stefano Servadei), e l'assemblea di Siciliani Liberi a Pergusa (22 gennaio 2023, nel settimo anniversario della loro costituzione).

 

 

Oltre il 7% in Friuli-Venezia Giulia

Quella di Massimo Moretuzzo, del Patto per l'Autonomia, con il sostegno di gran parte del centrosinistra, era una proposta di nuovo governo autonomista. I cittadini del Friuli-Venezia Giulia che sono andati a votare, purtroppo sempre meno, hanno preferito confermare l'uscente Massimiliano Fedriga e la sua lista di indipendenti, sostenuta dal centrodestra. I risultati sono questi e vanno accettati, oltre che approfonditi e meditati. Come sempre, gli attivisti, i candidati, i capi della campagna troveranno di che rammaricarsi e migliorarsi.

Massimo Moretuzzo, insieme ad altri quattro consiglieri nuovi eletti del Patto per l'Autonomia più, salvo sorprese nei riconteggi ufficiali, il consigliere della forza sorella Slovenska Skupnost, si preparano quindi a rappresentare una opposizione autonomista, civica, ambientalista, riformista e democratica nel prossimo quinquennio.

Il nostro mondo autonomista e territorialista è sempre molto aperto al dialogo e alla collaborazione politica con tutti, quando ci sono, come oggi, emergenze sociali e ambientali drammatiche. Erano anni che non stabilivamo una collaborazione con forze di centrosinistra, ma si era creata una opportunità, attraverso il sostegno spontaneo alla candidatura di Massimo Moretuzzo, da parte delle opposizioni della passata legislatura nella regione autonoma.

Per il Patto per l'Autonomia, per la forza sorella Slovenska Skupnost, ottenuto il supporto civico e ambientalista di Adesso Trieste e di altre figure indipendenti dai diversi territori, è stata una sfida difficilissima, ma infine vinta.

Non siamo capipopolo, non siamo populisti, non siamo giustizialisti, non abbiamo né soldi né potere. Non ci aspettiamo ondate di voti di protesta come quelle che hanno raggiunto i vari aspiranti "sindaci d'Italia" e "capi politici" nell'ultimo decennio.

Siamo una parte, piccola forse, ma essenziale nella storia e soprattutto per il futuro della Repubblica delle Autonomie e di una nuova confederazione europea. Stiamo raccogliendo forze sufficienti, nei territori dello stato italiano, perché la Repubblica e l'Unione Europea non sbandino verso forme di centralismo autoritario (non accetteremo mai, in nessuna forma, il presidenzialismo italiano o europeo, ricordiamolo).

Moderati nei toni, riformisti per cultura, audaci negli obiettivi sociali, daremo fino in fondo il nostro contributo per fermare l'impoverimento delle persone e delle comunità, per la salute, per i beni comuni, per una transizione ambientale fatta democraticamente e inclusivamente dal basso, per frenare le storture della globalizzazione, per la pace, per tutte le autonomie personali, sociali, territoriali nel mondo.

Nelle elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia abbiamo raccolto più consenso e più seggi di cinque anni fa, superando il 7% e sfiorando i 30.000 voti (sommando i risultati delle nostre due forze sorelle: il Patto per l'Autonomia e la Slovenska Skupnost).

Nelle elezioni comunali di Udine, il prof. Alberto Felice De Toni, candidato civico indipendente con l'appoggio del Patto per l'Autonomia, va al ballottaggio e la sua lista civica De Toni Sindaco supera il 12%.

Grazie a coloro che si sono impegnati, perché un risultato c'è e da questa piccola luce che si è accesa a Nordest possiamo proseguire per obiettivi ancora più ambiziosi.

--- dalla segreteria di Autonomie e Ambiente - Udine - Firenze - Palermo - 4 aprile 2023

Segnaliamo a chi può approfondire i cinguettii di Twitter con cui Autonomie e Ambiente ha seguito lo scrutinio:

https://twitter.com/rete_aea/status/1641708940923641856?s=20

https://twitter.com/rete_aea/status/1642896112137773062?s=20

https://twitter.com/rete_aea/status/1642898144877850626?s=20

https://twitter.com/rete_aea/status/1642919533244555264?s=20

https://twitter.com/rete_aea/status/1643217211518066689?s=20

 

Parole vive per le autonomie e l'ambiente - Tutti gli interventi e le conclusioni politiche

Sabato 11 marzo 2023 si è tenuto il seminario online organizzato dal Forum 2043, in collaborazione con Autonomie e Ambiente, sul tema "Parole vive per le autonomie e l'ambiente - Rilettura integrale della Carta di Chivasso". Siamo già entrati nell'ottantesimo anno da quando la Carta fu scritta, nel 1943, eppure le parole di Chivasso sono vive, giovani, profumano di primavera per la democrazia, le autonomie, l'ambiente, la pace,  la libertà. Sono ancora essenziali per coloro che credono nella Repubblica delle Autonomie, nell'Europa dei popoli, in un mondo liberato da autoritarismi, colonialismi e militarismi.

Com'era nelle intenzioni degli organizzatori, il seminario ha rafforzato tutti i movimenti civici, ambientalisti, storicamente autonomisti, modernamente decentralisti, che hanno partecipato. Essi hanno il compito di portare avanti la visione del partigiano e martire Émile Chanoux e promuovere gli ideali di autogoverno dei territori, sussidiarietà verticale e orizzontale, autonomie personali, sociali e territoriali, che sono incisi nella Costituzione italiana, grazie all’impegno di padri costituenti come Giulio Bordon, Piero Calamandrei, Tristano Codignola, Andrea Finocchiaro Aprile, Emilio Lussu, Aldo Spallicci, Tiziano Tessitori.

Le due sessioni, di un'ora ciascuna circa, sono state registrate e sono disponibili attraverso l'archivio politico multimediale di Radio Radicale:

https://www.radioradicale.it/scheda/693128/parole-vive-per-le-autonomie-e-lambiente

Sul canale YouTube di Autonomie e Ambiente è stata pubblicata, in estratto, la lettura pubblica integrale della Carta di Chivasso.

Come ha sintetizzato Roberto Visentin (presidenza Autonomie e Ambiente, AeA) nelle sue conclusioni, la Carta di Chivasso è ciò che ci unisce e ci definisce. I suoi valori ci sostengono e ci consentono di essere come acqua nel deserto della politica di questa incompiuta "Repubblica delle Autonomie". Le nostre sconfitte sono lezioni. Le nostre differenze sono attrezzi per affrontare e realizzare davvero, territorio per territorio, il grande cambiamento ambientale che ci aspetta.

Hanno partecipato, fra gli altri, Massimo Moretuzzo (nella foto), candidato alla presidenza del Friuli - Venezia Giulia alle elezioni dei prossimi 2-3 aprile 2023, esponente autonomista, civico, ambientalista del Patto per l'Autonomia, sostenuto da gran parte del centrosinistra. E' intervenuto anche Erik Lavevaz, già presidente della Valle d'Aosta, ed esponente dell'Union Valdôtaine, fortemente impegnato nel profondo rinnovamento in corso all'interno dello storico Mouvement e per la ricomposizione delle posizioni autonomiste, che devono riunirsi contro l'eterno ritorno del centralismo.

La rete di Autonomie e Ambiente (AeA) è una larga e inclusiva sorellanza di forze e gruppi politici territoriali attivi nelle varie regioni e province autonome della Repubblica Italiana. Con la collaborazione della famiglia politica europea degli autonomisti, l'Alleanza Libera Europea (ALE - European Free Alliance, EFA), si sta organizzando per la partecipazione alle elezioni europee del 2024.

Di seguito la sinossi completa dell'evento:

2022 07 06 repubblica delle autonomie ancora diversificata FORUM 2043 piccola

Sabato 11 marzo 2023 ore 16-18

Seminario pubblico

PAROLE VIVE

PER LE AUTONOMIE
E L'AMBIENTE

Evento organizzato dal Forum 2043
in collaborazione con Autonomie e Ambiente

Interventi

Parte prima ore 16-17

Mauro Vaiani (OraToscana – segreteria di Autonomie e Ambiente – coordinamento Forum 2043) - Apertura lavori

Eliana Esposito (Siciliani Liberi) – Canto dell’autogoverno

Mauro Vaiani – Introduzione

Sara Borchi e Stefano Fiaschi – Lettura integrale della Carta di Chivasso

Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia)

Erik Lavevaz (Union Valdôtaine – già presidente della Valle d’Aosta)

Silvia Fancello "Lidia" (rappresentante EFA-ALE e referente AeA in Sardegna)

Alfonso Nobile, "Alessandro" (Siciliani Liberi)

Andrea Acquarone (autonomista ligure e animatore di "Che l'inse!")

Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera, attivista per l'autogoverno e per la salute in Sardegna)

Parte seconda ore 17-18.00

Samuele Albonetti (Rumâgna Unida, già coordinatore del Movimento per l’Autonomia della Romagna)

Maria Luisa Stroppiana (Assemblada Occitana - Valadas)

Gino Giammarino (editore e attivista per l'autogoverno di Napoli e del Sud, Forum 2043)

Walter Pruner (autonomista trentino)

Silvia Fancello "Lidia" (rappresentante EFA-ALE e referente AeA in Sardegna)

Giovanna Casagrande (Sardegna Possibile)

Alfonso Nobile, "Alessandro" (Siciliani Liberi)

Milian Racca (Liberi Elettori Piemonte)

Roberto Visentin (vicepresidente europeo EFA-ALE, presidente AeA) – Conclusioni politiche

Mauro Vaiani – Saluti finali

A conclusione dell'evento si è lanciato un appello per le donne, la vita, la libertà di tutti, e per la pace, dappertutto, con l’ascolto della canzone Baraye di Shervin Hajipour nella versione remix di DJ Siavash (fonti: https://youtu.be/I0bEMX6Avp0 - https://djsia.com/)

Hanno mandato un messaggio perché non sono potute intervenire le persone amiche:

Alfredo Gatta (Pro Lombardia, vicepresidente di AeA)

Lucia Chessa (RossoMori - Sardegna)

Luana Farina Martinelli (Caminera Noa)

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Per seguire gli sviluppi dell'evento è indispensabile iscriversi al canale Telegram del Forum 2043: https://t.me/Forum2043

Si ringrazia per la collaborazione tecnica e creativa: Renzo Giannini - Il Lampone - https://www.youtube.com/lorenxman

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Tre giorni di formazione autonomista in Friuli - Venezia Giulia

Riceviamo dalla forza sorella Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia il programma della loro tre giorni di incontri e di studio per la formazione di una nuova generazione di leader locali autonomisti.

E' una vera "scuola di formazione". Si svolgerà a Venzone (UD) dal 27 al 29 agosto 2021. Il tema unificante dell'iniziativa è "GIOVANI EUROPA AUTONOMIE".

Venerdì 27 agosto i giovani tratteranno il tema del federalismo e delle autonomie nell'Europa di oggi, con Annika Kress - Ricercatrice Istituto di studi federali comparati, Eurac Research, e con Francesco Palermo - Professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Verona, Direttore dell’Istituto di studi federali comparati EURAC Bolzano.

A seguire, nella stessa giornata di venerdì, ci sarà un incontro pubblico dedicato al tema "Ecopoli: una visione per regioni e città autonome verso il 2050" -Dialogo con Sandro Fabbro, docente all'Università di Udine e dirigente dell'Istituto Nazionale di Urbanistica
Introduce, moderato da Markus Maurmair, Presidente del Patto per l'Autonomia.
 
Sabato 28 agosto, al mattino, i giovani affronteranno il tema dell'autogoverno dei territori nell'economia globale con Elena Gerebizza – Ricercatrice e campaigner Re:Common, e con Danilo Lampis – Scrittore, insegnante, progettista sociale.
 
A seguire, sempre nella mattinata di sabato, si affronterà il tema "Europa in action: esperienze e prospettive della cooperazione transfrontaliera", con Alessandro Ambrosino – Dottorando al Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra, Mara Černic – GECT GO/EZTS GO – Esperta europrogettista, componente dell’assemblea del Gruppo europeodi cooperazione territoriale.
 
Nel pomeriggio del sabato tavola rotonda pubblica sul tema "Territori in movimento", con Emiliano De Biasio – Vicesindaco Comune di Pinzano al Tagliamento, Agata Gridel - Assessora Comune di Ovaro,  Riccardo Laterza – Adesso Trieste, Ivano Marchiol - Spazio Udine, Giacomo Trevisan – Consigliere Comune di Codroipo, Lorena Vida – Guardare Oltre Gorizia.
 
A seguire, nel tardo sabato pomeriggio, ci sarà un'altra tavola rotonda pubblica sul tema "Un nuovo autonomismo per una nuova Europa", con ospiti internazionali:
- Heather Anderson, già Eurodeputata di SNP - Scottish National Party
- Lorena Lopez, Presidente di EFA – European Free Alliance
- Massimo Moretuzzo, Consigliere regionale e Segretario del Patto per l’Autonomia
- Marta Rosique, Deputata di ERC – Esquierra Republicana de Catalunya
Introduce e modera Giampaolo Bidoli, Consigliere regionale del Patto per l’Autonomia
 
Infine, domenica 29 agosto al mattino, ci sarà un incontro pubblico dedicato al tema "La centrale di Krško e il futuro energetico dell’Europa", con relatori dalla Slovenia e dall’Austria.
 
Tutti i dettagli del programma sono reperibili su Facebook:

 
 

Un 25 settembre che ha fatto chiarezza

Rilanciamo anche qui dal sito di Autonomie e Ambiente un intervento che ieri, 29 settembre 2022, ha diffuso Massimo Moretuzzo, il consigliere regionale e segretario del Patto per l'Autonomia F-VG. Se non altro, il voto del 25 settembre 2022 ha portato un elemento di chiarezza: ha vinto una forza centralista e presidenzialista. Il nostro mondo civico, ambientalista e autonomista sta da un'altra parte.

Scrive Massimo Moretuzzo: "Il risultato delle elezioni politiche del 25 settembre ha sicuramente un vantaggio: non permette interpretazioni ambigue. C’è un partito di destra, Fratelli d’Italia, nazionalista e sovranista, che ha vinto in modo inequivocabile, peraltro con percentuali in Friuli-Venezia Giulia più alte della media italiana. Poi ci sono gli altri partiti che, chi più chi meno, chi dentro una coalizione vincente chi dentro una coalizione perdente, chi in rimonta chi in discesa sui sondaggi, hanno perso. Il tutto dentro la cornice di una tornata di voto che ha visto l’ennesimo, pesantissimo, aumento dell’astensionismo e una legge elettorale pessima, per la quale al momento del deposito delle liste era già nota la composizione di gran parte del futuro parlamento. Una legge elettorale che, fra le altre cose, penalizza fortemente le formazioni politiche territoriali – motivo per cui il Patto per l’Autonomia (e nemmeno la sorellanza di Autonomie e Ambiente di cui il Patto è al momento la guida, ndr) non ha espresso delle candidature – e non riconosce in alcun modo la nostra specialità regionale, a differenza di quella di altre regioni e province autonome che anche questa volta hanno eletto dei rappresentanti di partiti locali.".

Si legga l'intero intervento sul sito del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia:

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1141-autonomia-e-partecipazione-dei-cittadini-l-unica-ricetta-efficcace-contro-il-dilagare-dei-sovranismi-in-europa