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Onore a chi ha sconfitto la "nazione" e fondato la Repubblica delle Autonomie

Piero Gobetti e altre persone, madri e padri della Repubblica delle Autonomie - Udine-Firenze-Roma-Palermo, 23 aprile 2023

Siamo a ormai ottant'anni dalla Carta di Chivasso, a 78 anni dalla Liberazione, a settantacinque anni dalla Costituzione. Com'è possibile che la festa della Liberazione del 25 aprile sia ancora sentita come "divisiva"? Può esserlo solo per chi non ha mai accettato l'esito della storia: la "nazione", cioè lo stato centralista e autoritario fondato dai Savoia, denunciato dai resistenti autonomisti di Chivasso come strumento che la dittatura fascista si trovò pronto all'inizio della sua parabola, è stata sconfitta. Coloro che, con l'aiuto degli Alleati, si trovarono al potere dopo il 25 aprile 1945 chiusero quella parentesi storica e fondarono la Repubblica delle Autonomie. La frattura si era già allargata alla vigilia della Grande guerra, l' "Inutile Strage", a cui il Regno d'Italia aveva partecipato dal 1915 al 1918. Molte persone e comunità non volevano partecipare all'ecatombe, ripudiarono l'interventismo, denunciarono la gestione bellica e postbellica, rifiutarono la retorica diciannovista, tentarono di fermare la deriva centralista, autoritaria, colonialista, militarista e infine razzista dello stato sabaudo-fascista.

Nessuno di coloro che si attardi, ancora oggi, a credere che in fondo il fascismo sia stato una temporanea deviazione nella storia italiana, temiamo, potrà mai accettare fino in fondo la Liberazione, la Costituzione, la Repubblica delle Autonomie.

Il fascismo non è stata una malattia temporanea dell'Italia, che presto sarebbe passata, come sosteneva Benedetto Croce. Come comprese il giovane profeta Piero Gobetti, il fascismo non era un incidente, ma invece l'autobiografia di quella "nazione".

Le incomprensioni, le incapacità, l'ignoranza, i pregiudizi, le crisi della politica nel XXI secolo ci paiono tuttora responsabilità di chi si ostina a mantenersi attaccato al cordone ombelicale del corpo in decomposizione di quella "nazione".

L'abbiamo sconfitta, quella "nazione", il 25 aprile 1945 e pur se ancora oggi dobbiamo resistere a coloro che la vorrebbero riesumare, essa non tornerà più.

Per questo onoriamo alcune persone, madri e padri della Costituzione, che contribuirono a fondare e a dare forma e sostanza alla nuova Repubblica delle Autonomie, oltre che a una vera Europa dei popoli, dei territori, delle regioni, per la solidarietà internazionale e per la pace. Ne abbiamo scelte otto, che in calce a questo intervento ricorderemo, ma prima ascoltiamo la lucida e lungimirante denuncia del giovane Piero Gobetti.

Piero Gobetti contro il fascismo, autobiografia della "nazione"

Il fascismo vuole guarire gli Italiani dalla lotta politica, giungere a un punto in cui, fatto l'appello nominale, tutti i cittadini abbiano dichiarato di credere nella patria, come se col professare delle convinzioni si esaurisse tutta la praxis sociale. Insegnare a costoro la superiorità dell'anarchia sulle dottrine democratiche sarebbe un troppo lungo discorso, e poi, per certi elogi, nessun migliore panegirista della pratica. L'attualismo, il garibaldinismo, il fascismo sono espedienti attraverso cui l'inguaribile fiducia ottimistica dell'infanzia ama contemplare il mondo semplificato secondo le proprie misure.

La nostra polemica contro gli italiani non muove da nessuna adesione a supposte maturità straniere; da fiducia in atteggiamenti protestanti o liberisti. Il nostro antifascismo prima che un'ideologia, è un istinto.

Se il nuovo si può riportare utilmente a schemi e ad approssimazioni antichi, il nostro vorrebbe essere un pessimismo sul serio, un pessimismo da Vecchio Testamento senza palingenesi, non il pessimismo letterario dei cristiani delusione di ottimisti.

La lotta tra serietà e dannunzianesimo è antica e senza rimedio.

Bisogna diffidare delle conversioni, e credere più alla storia che al progresso, concepire il nostro lavoro come un esercizio spirituale, che ha la sua necessità in sé, non nel suo divulgarsi. C'è un valore incrollabile al mondo: l'intransigenza e noi ne saremmo, per un certo senso, in questo momento, i disperati sacerdoti.

Temiamo che pochi siano così coraggiosamente radicali da sospettare che con queste metafisiche ci si possa incontrare nel problema politico. Ma la nostra ingenuità è più esperta di talune corruzioni e in certe teorie autobiografiche ha già sottinteso un insolente realismo obbiettivo.

Noi vediamo diffondersi con preoccupazione una paura dell'imprevisto che seguiteremo ad indicare come provinciale per non ricorrere a più allarmanti definizioni. Ma di certi difetti sostanziali anche in un popolo "nipote" di Machiavelli non sapremmo capacitarci, se venisse l'ora dei conti. Il fascismo in Italia è un'indicazione di infanzia perché segna il trionfo della facilità, della fiducia, dell'entusiasmo. Si può ragionare del ministero Mussolini come di un fatto d'ordinaria amministrazione.

Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione.

Una nazione che crede alla collaborazione delle classi, che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, dovrebbe essere guardata e guidata con qualche precauzione. Confessiamo di avere sperato che la lotta tra fascisti e social-comunisti dovesse continuare senza posa: e pensammo nel settembre del 1920 e pubblicammo nel febbraio del 1922 La Rivoluzione Liberale con fiducia verso la lotta politica che attraverso tante corruzioni, corrotta essa stessa, tuttavia sorgeva. In Italia c'era della gente che si faceva ammazzare per un'idea, per un interesse, per una malattia di retorica! Ma già scorgevamo i segni della stanchezza, i sospiri alla pace. E' difficile capire che la vita è tragica, che il suicidio è più una pratica quotidiana che una misura di eccezione.

In Italia non ci sono proletari e borghesi: ci sono soltanto classi medie. Lo sapevamo: e se non lo avessimo saputo ce lo avrebbe insegnato Giolitti. Mussolini non è dunque nulla di nuovo: ma con Mussolini ci si offre la prova sperimentale dell'unanimità, ci si attesta l'inesistenza di minoranze eroiche, la fine provvisoria delle eresie. Certe ore di ebbrezza valgono per confessioni e la palingenesi fascista ci ha attestato inesorabilmente l'impudenza della nostra impotenza.

A un popolo di dannunziani non si può chiedere spirito di sacrificio.

Noi pensiamo anche a ciò che non si vede: ma se ci si attenesse a quello che si vede bisognerebbe confessare che la guerra è stata invano. Privi di interessi reali, distinti, necessari gli Italiani chiedono una disciplina e uno Stato forte. Ma è difficile pensare Cesare senza Pompeo, Roma forte senza guerra civile. Si può credere all'utilità dei tutori e giustificare Giolitti e Nitti, ma i padroni servono soltanto per farci ripensare a "La Congiura dei Pazzi" ossia ci riportano a costumi politici sorpassati.

Né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù di padroni, ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi.

E' doloroso dover pensare con nostalgia all'illuminismo libertario e alle congiure. Eppure, siamo sinceri fino in fondo, c'è chi ha atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle sofferenze rinascesse uno spirito, perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso. C'è stato in noi, nel nostro opporsi fermo, qualcosa di donchisciottesco. Ma ci si sentiva pure una disperata religiosità. Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica: ne abbiamo custodito il simbolo e bisogna sperare (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro. Mussolini può essere un eccellente Ignazio di Loyola; dove c'è un De Maistre che sappia dare una dottrina, un'intransigenza alla sua spada?

 

Fonti e approfondimenti:

https://www.centrogobetti.it/

https://www.eticapa.it/eticapa/piero-gobetti-fascismo-come-autobiografia-della-nazione/?cn-reloaded=1

https://www.labottegadelbarbieri.org/il-fascismo-come-autobiografia-della-nazione/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/19/fascismo-autobiografia-di-nazione/534779/

https://diversotoscana.blogspot.com/2022/10/la-luce-di-gobetti-dirada-la-nebbia.html

Onore alle madri e ai padri della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali

Nessuna giornata, più del 25 aprile, è opportuna per onorare figure come queste otto che ricordiamo qui di seguito, diverse per provenienza territoriale e sociale, per convinzioni spirituali e culturali, per fortune personali e politiche. Esse non furono, a ben vedere, particolarmente vincenti (e quindi oggi non sono nemmeno così conosciute), ma da esse il nostro moderno decentralismo trae ispirazione e legittimazione. Per ciascuna di loro indichiamo il link Wikipedia, per indirizzare al necessario approfondimento coloro che vogliano davvero conoscerne lo spessore umano, culturale e politico. Eccole, in ordine alfabetico:

1) Giulio Bordon (Nus, 26 maggio 1888 – 4 aprile 1965) è stato deputato all'Assemblea Costituente, eletto per il Fronte Democratico Progressista Repubblicano in rappresentanza della Valle d’Aosta, protagonista dell’autonomia della Valle (https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Bordon).

2) Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956) è stato un politico, giurista e avvocato italiano, nonché uno dei fondatori del Partito d'Azione Nel 1945 fu nominato membro della Consulta Nazionale in rappresentanza del Partito d'Azione e successivamente venne eletto all'Assemblea Costituente. Volle sempre essere l’avvocato della Resistenza e della Costituzione e del suo essere toscano (suo l’aforisma “Toscana dolce patria nostra”) fece sempre una leva per promuovere europeismo, solidarietà internazionale, pace e giustizia come valori universali (https://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Calamandrei).

3) Tristano Codignola (Assisi, 23 ottobre 1913 – Bologna, 12 dicembre 1981) è stato un politico, editore e giornalista italiano. Fu deputato all'Assemblea Costituente ed esponente sempre autonomo, ribelle, libertario, autonomista del socialismo italiano (https://it.wikipedia.org/wiki/Tristano_Codignola).

4) Maria De Unterrichter Jervolino (Ossana, 20 agosto 1902 – Roma, 27 dicembre 1975) è stata una pedagogista e una politica italiana della Democrazia Cristiana. Nel 1946 fu eletta all'Assemblea Costituente, una delle sole 21 donne elette su un totale di 556 rappresentanti, a giusto titolo definite le nostre “Madri costituenti”. Dal 1947 al 1975 è stata anche presidente dell'Opera Nazionale Montessori. Trasferitasi a Napoli, si è impegnata per le autonomie e l’emancipazione delle donne, delle famiglie, delle comunità scolastiche, dei territori (https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_De_Unterrichter_Jervolino).

5) Andrea Finocchiaro Aprile (Lercara Friddi, 26 giugno 1878 – Palermo, 15 gennaio 1964) è stato un politico italiano, leader del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS). Nel giugno 1946 fu eletto deputato all'Assemblea Costituente. S’impegnò per un MIS autonomo dalle sinistre, dalle destre e dalle forze politiche centraliste. Nel maggio 1947 fu eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana (https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Finocchiaro_Aprile).

6) Emilio Lussu (Armungia, 4 dicembre 1890 – Roma, 5 marzo 1975) è stato uno scrittore, militare e politico italiano, eletto più volte al Parlamento e ministro, fondatore del Partito Sardo d'Azione e del movimento Giustizia e Libertà. Dopo la liberazione di Roma, Lussu realizzò l'affiliazione del ricostituito Partito Sardo d'Azione nel Partito d’Azione (PdA). Nel 1945, Lussu fu Ministro dell'assistenza postbellica nel primo governo di unità nazionale dell'Italia libera, quello presieduto per breve tempo dall'azionista Ferruccio Parri e nel successivo governo del democristiano Alcide De Gasperi, come ministro senza portafoglio per i rapporti con la Consulta. Alle elezioni del 2 giugno 1946 per la Costituente, Lussu si presentò e fu eletto a Cagliari, nella lista della componente sarda del partito (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu).

7) Aldo Spallicci (Santa Croce di Bertinoro, 22 novembre 1886 – Premilcuore, 14 marzo 1973) è stato un medico, poeta e politico italiano, nonché cultore e promotore dell'identità e delle tradizioni popolari della Romagna. Aldo Spallicci è stato uno dei maggiori esponenti del Partito repubblicano in Romagna. Il 2 giugno 1946 fu eletto deputato all'Assemblea Costituente per il PRI nel XIII Collegio (Bologna-Ferrara-Forlì-Ravenna). Collaborò soprattutto alla stesura del punto 5 dei Principi fondamentali, sulle autonomie locali e sul decentramento amministrativo (https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Spallicci).

8) Tiziano Tessitori (Sedegliano, 13 gennaio 1895 – Udine, 19 aprile 1973) è stato un politico italiano, ministro e sottosegretario di vari governi. Il 29 luglio 1945 fonda l'Associazione per l'autonomia friulana. In ottobre accetta l'invito a iscriversi alla DC per la quale è eletto deputato alla Costituente. Il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi gli affida l'incarico di illustrare per primo, alla Camera, la posizione regionalista della DC nella stesura della Costituzione. L'11 gennaio 1947 nasce il Comitato per l'autonomia regionale e il 19, all'assemblea fondativa del Movimento popolare friulano per l'autonomia regionale, appena fondato da Gianfranco D'Aronco, Chino Ermacora e Pier Paolo Pasolini, che si tiene al cinema Puccini di Udine, Tessitori tiene il suo comizio più noto sulla Regione friulana. Il 27 giugno 1947, con l'emendamento Tessitori, la Costituente approva lo statuto speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia. Tutte le forze politiche friulane sono contrarie: temono che la specialità esponga al pericolo di rivendicazioni slave. Con Tessitori si schiera soltanto il Movimento di D'Aronco. Il 22 luglio 1947 Tessitori subisce un attentato. Un ordigno è installato all'ingresso della propria casa, la deflagrazione per fortuna non ha conseguenze. (https://it.wikipedia.org/wiki/Tiziano_Tessitori).

 

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