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Giustizia, mai giustizialismo, nella Repubblica delle Autonomie


Nessuna delle componenti civiche, ambientaliste, territorialiste della rete Autonomie e Ambiente, è indifferente al destino dei prigionieri politici, di tutti. Ce ne sono negli stati autoritari, ma non mancano neppure negli ordinamenti dove il diritto è sostenuto da istituzioni più solide.

Sempre, nella faticosa ricerca di una giustizia giusta, si lotta per la sobrietà della legge penale, la rapidità dei processi, l’equità delle condanne, l’umanità del carcere, la rieducazione del recluso. Mai si escludono l’amnistia e l’indulto per porre rimedio a situazioni di crisi e di paralisi. Eccezionalmente, attraverso la commutazione della pena e la grazia, si cerca di riparare agli errori giudiziari. Questo è lo spirito, non solo la lettera, della Costituzione della Repubblica delle Autonomie.

Pur con la nostra tradizionale moderazione, con tutte le nostre differenze e con il nostro pluralismo interno, ci interessiamo sempre di coloro che languono in carcere, o sono in esilio, o sono inquisiti per le loro idee.

Solidarizziamo con coloro che da quasi vent’anni sono imputati dell’infinito – letteralmente interminabile - processo Arcadia. Non perché sono anticoloniasti e autodeterministi sardi, ma perché sono persone e cittadini vittime risucchiate in un tritacarne giudiziario.

Siamo preoccupati quando vediamo scatenarsi tifoserie esagitate, che impediscono quel dibattito civile che sarebbe necessario di fronte a situazione complesse dal punto di vista giuridico e umanitario, come quella di un condannato come Alfredo Cospito (sottoposto allo stesso regime carcerario concepito per ben altri criminali, una situazione che è stata criticata in un recente appello pubblico che ha tra i propri firmatari don Luigi Ciotti e don Andrea Bigalli).

Non dimentichiamo mai i tanti ribelli allo stato centrale, da Venezia al Piemonte, dal Sudtirolo alla Sardegna, dalla Sicilia al Friuli, che sono stati vittime di un accanimento giudiziario assolutamente sproporzionato alle loro azioni.

La timida riforma intervenuta con la legge 24 febbraio 2006, n. 85, non è stata certo sufficiente a cancellare dalla nostra Repubblica i reati d’opinione, i processi indiziari, le querele temerarie. Né è ancora in vista – nonostante tante promesse fatte sia dal centrosinistra che dal centrodestra - alcuna riforma che bilanci gli enormi e arbitrari poteri dei giudici nei confronti di persone che hanno convinzioni diverse da quelle dominanti.

Infine siamo vicini a coloro che vivono e lavorano nelle carceri, il cui terrificante stato è una delle più grandi vergogne del centralismo autoritario italiano. Le carceri italiane sono sovraffollate, fatiscenti, malsane. Detenuti e detenenti soffrono ogni giorno in istituti che sono ormai una discarica sociale per immigrati clandestini, malati mentali, tossicodipendenti.

La realtà del carcere in Italia è uno schiaffo continuo e permanente a tutti coloro che, come noi, sono eredi del pensiero di Cesare Beccaria.

Nei prossimi anni molti più leader civici, ambientalisti, autonomisti di Autonomie e Ambiente avranno responsabilità di governo. Mai ci troverete pavidamente subalterni agli urlatori faziosi, agli imprenditori della paura, ai forcaioli, ai giustizialisti.

 

A cura della segreteria della Presidenza di Autonomie e Ambiente

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