No all'elezione mediatica di un podestà d'Italia
Mentre sul presidenzialismo assistiamo a una salutare frenata, anche da parte di coloro che nell'attuale maggioranza lo hanno sempre predicato, temiamo che molte forze di centro, di sinistra, di destra (persino alcuni presunti "autonomisti") stiano cedendo alla suggestione dell'elezione diretta di un "sindaco" d'Italia.
Ne hanno parlato oggi, a Mezz'ora In Più, su Rai 3, insieme a Lucia Annunziata, l'on. Maria Elena Boschi e il prof. Luciano Violante.
E' necessario ribadire con forza che l'elezione diretta, e quindi mediatica, di un premier, sarebbe il tentativo di imporre un podestà, un duce elettivo, peraltro scelto da opache elite che detengono il controllo dei media e delle principali concentrazioni di potere e di ricchezza. E' una prospettiva totalmente inaccettabile, perché ucciderebbe la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali. Di elezioni dirette, cioè "mediatiche" ne abbiamo già troppe (purtroppo anche i sindaci delle grandi città e delle grandi regioni avvengono così, con conseguenze negative su cui occorrerà riflettere approfonditamente).
E' una deriva centralista, plebiscitaria, autoritaria, che dobbiamo fermare, a tutti i costi.
La leggerezza con cui i renziani, i calendiani e altre componenti parlamentari discutono di questa elezione mediatica di un uomo solo al comando, lascia sconcertati e va combattuta in ogni sede. Paiono totalmente ignari di semplici questioni di scala, qualità e concentrazione del potere. Paiono pensare che l'elezione diretta di un amministratore di una comunità circoscritta possa essere riportata impunemente anche in contesti più vasti. Non per nulla, da quella parte, abbiamo persone che, con estrema leggerezza, parlano di elezione diretta - cioè controllata dai media - di un presidente per una repubblica di 60 milioni di abitanti, ma anche, addirittura dell'elezione diretta - cioè telecomandata dai media - di un presidente europeo.
Manca assolutamente un minimo comune denominatore per discutere di qualsiasi riforma. Manca peraltro la comprensione di quanto sia grave l'emergenza democratica, essendo la Repubblica italiana priva ormai da decenni di parlamentari eletti direttamente dai cittadini, collegio per collegio.
Come si possano affrontare dibattiti sulle riforme, senza un parlamento di liberi leader eletti direttamente dai loro concittadini, senza un autentico e plurale dibattito pubblico, senza una percezione della complessità della Repubblica e dei problemi dell'Unione Europea, per noi è e resta un mistero.
A cura della segreteria interterritoriale - Firenze, 14 maggio 2023