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Per la libertas europea


Il documento politico finale della III assemblea generale di Autonomie e Ambiente (Udine, 10 giugno 2023)

Un patto per le autonomie, l’ambiente, l’Europa, la pace, a 80 anni dalla Carta di Chivasso e a 75 anni dalla Costituzione

III Assemblea generale – Udine, sabato 10 giugno 2023

Documento politico finale

1 Verso le elezioni europee 2024

1.1 Noi siamo eredi di coloro che scrissero la Carta di Chivasso il 19 dicembre 1943 con Émile Chanoux; seguiamo le orme dei padri e delle madri costituenti, che furono anche persone amiche delle autonomie come, fra le altre, Giulio Bordon, Piero Calamandrei, Tristano Codignola, Maria De Unterrichter Jervolino, Andrea Finocchiaro Aprile, Emilio Lussu, Aldo Spallicci, Tiziano Tessitori; proseguiamo quella necessaria collaborazione politica fra territori che fu già perseguita da Bruno Salvadori e dalle liste “Federalismo”.

1.2 Senza rinunciare alle nostre diversità culturali e politiche, ci riuniamo in una forma inclusiva e innovativa, attorno ai valori della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali; dell’Europa dei popoli, dei territori, delle regioni; della solidarietà internazionale e della pace. Prendiamo le distanze da ogni nostalgia per le “nazioni” centraliste e autoritarie del secolo scorso.

1.3 Vogliamo esserci, alle prossime elezioni europee del 6-9 giugno 2024, non in solitudine ma insieme alle sempre più ampie reti civiche, ambientaliste, riformiste, territorialiste, che si stanno ribellando alle piramidi politiche dei partiti centralisti e autoritari.

1.4 In collaborazione con la nostra famiglia politica autonomista europea, ALE/EFA, ci impegneremo perché il nostro patto per le autonomie, l’ambiente, l’Europa, la pace, possa essere votato in tutte le circoscrizioni della Repubblica, un simbolo di speranza per l’autogoverno di tutti i territori.

1.5 Dopo anni in cui populismo, giustizialismo, ciarlatanismo, ci hanno costretti all’angolo, rialziamo la testa e ci andiamo a riprendere il posto che ci spetta.

1.6 Man mano che ci addentriamo nel XXI secolo molti amministratori locali e attivisti dei territori comprendono quanto saranno drammatici i cambiamenti che dovremo accettare se vogliamo lasciare un mondo abitabile ma anche una società libera alle generazioni future. Siamo chiamati a una scelta: o essere spettatori passivi, in attesa che qualcuno, dall’alto o da altrove, ci dica come dovranno cambiare i nostri consumi, i nostri redditi, i nostri stessi pensieri; oppure fare la differenza nel cambiamento, territorio per territorio.

1.7 Non ci rassegneremo alle leggi truffa, che impediscono agli elettori di scegliersi i propri leader locali, tra persone che siano espressione dei territori, delle nostre diversità e che parlino le nostre lingue madri.

1.8 Siamo l’unica parte politica cosciente del fatto che non esistono soluzioni semplicistiche, valide per affrontare tutte le diversità dei territori “italiani”, tanto meno di tutti quelli “europei”. Abbiamo la competenza e la determinazione necessarie per mettere al riparo i territori della comunità europea dal ritorno dell’eterno centralismo italiano, dal rischio del centralismo tecnocratico europeo, dalle distorsioni e dagli abusi delle grandi concentrazioni di potere della globalizzazione.

1.9 Stiamo facendo spazio a una nuova generazione di leader locali capaci, territorio per territorio, di individuare e percorrere la strada migliore per la loro comunità, per affrontare la transizione ecologica, fermare l’impoverimento, l’abbandono e lo spopolamento, promuovere le pari opportunità, autogestire localmente i servizi pubblici, salvaguardare tutti i beni comuni, mettere le persone al riparo dalla sorveglianza universale e dalla prepotenza digitale, ricostruire economie locali che restino aperte ma abbiano anche una misura di autosufficienza e, soprattutto, biodiversità e diversità alimentare, economica, tecnologica, finanziaria, sociale e culturale.

2 Promemoria programmatici

2.1 In attesa dei necessari approfondimenti programmatici su molti temi della prossima campagna elettorale europea, vogliamo lasciare qui solo alcuni promemoria su cui, valorizzando le nostre diversità, siamo stati uniti sin qui.

2.2 In materia di transizione ecologica pretendiamo pluralismo e neutralità tecnologica. Ciascuna comunità locale, nell’interesse delle generazioni future, si doterà di soluzioni locali innovative, per: porre fine al massiccio avvelenamento del pianeta con i nostri rifiuti non biodegrabili; ricostruire cicli di economia circolare locale; produrre energia rinnovabile, liberando i territori dalla schiavitù del fossile e del fissile.

2.3 Siamo schierati per la sanità pubblica, universale e gratuita, irrinunciabile e imprescindibile, rispettosa delle autonomie personali e professionali, unica capace di prevenzione, unica garanzia di fronte a crisi, pandemie ed emergenze. Ne vogliamo il controllo come comunità territoriali, per assicurarne la prossimità e la capillarità. In adesione a saldi principi di sussidiarietà, promuoviamo la pluralità dei centri pubblici di ricerca e la produzione pubblica e locale di farmaci e dispositivi sanitari.

2.4 In vista dei grandi cambiamenti che dovranno investire modalità, capacità e velocità dei trasporti, riteniamo prioritarie piccole opere di messa in sicurezza, ammodernamento, sviluppo, cura e manutenzione in tutti i territori, invece che sacrificare le risorse di intere generazioni su opere improbabili e sproporzionate come, per esempio, il ponte di Messina.

2.5 Il ritorno dell’austerità nell’Eurozona non ha giustificazione alcuna, ma è anzi un rischio mortale, purtroppo reso possibile da elite ignoranti e testarde, a cui si sono aggiunte di recente le giravolte dei sedicenti “sovranisti”.

2.6 Noi saremo sempre presenti e attivi sul fronte del sostegno politico europeo alla sperimentazione di monete locali, complementari, fiscali, con finalità di moltiplicatore degli scambi in solidarietà fra cittadini di territori circoscritti.

3 Il futuro della libertas europea

3.1 L’Europa ha la storia, le competenze, le risorse, per essere una perpetua et firma libertas, un esempio di parità di genere e di lotta contro ogni discriminazione, un faro di libertà, un rifugio per i perseguitati, un continente in cui non dovrebbero esistere prigionieri politici ed esiliati.

3.2 Crediamo in una comunità europea ispirata dal confederalismo e dai principi della sussidiarietà. Non abbiamo bisogno di essere acriticamente subalterni alle narrazioni imperiali, alle agende globali, a progetti di ingegneria sociale. Lasciarci andare, per debolezza spirituale e insipienza culturale, alle potenti tendenze globali all’omologazione culturale e politica, sarebbe per noi non solo inaccettabile, ma in ultima analisi anche autodistruttivo per le nostre stesse istituzioni.

3.3 In tempi di drammatica crisi, noi ci attacchiamo ai pilastri dell’Europa: dalla Convenzione europea sui diritti umani del 1950 allo spirito e alla lettera degli accordi di Helsinki del 1975. Chi cerca scorciatoie, chi ignora la storicità e la profondità delle inimicizie, chi rifiuta la tregua, mette in pericolo il pianeta. L’Europa deve tornare a rappresentare una speranza, anche di equilibrio fra gli opposti apparati militari-industriali del mondo.

3.4 Sappiamo che dovremo portare anche in sede europea la nostra resistenza contro il presidenzialismo e più in generale contro le elezioni mediatiche, gestite da poche concentrazioni di potere (sia il vecchio potere finanziario che il crescente potere digitale), visto che si aggirano per l’Europa personaggi che vorrebbero candidarsi presidenti dell’Europa (che temiamo la vorrebbero quindi come un superstato stile USA, Cina Popolare, o Federazione Russa).

3.5 Noi crediamo che a prevalere saranno i nostri ideali confederali e l’Europa del futuro sarà quella confederazione di “staterelli” (il cui numero preoccupava tanto Jean-Claude Juncker nel 2016-2017, ai tempi dei referendum per l’autogoverno della Scozia e della Catalogna). E’ nostra intima e lungimirante convenzione che l’autogoverno, nello spazio confederale, non riguardi infatti solo antiche nazioni e popoli ancora senza stato, ma tutti i territori d’Europa.

3.6 In caso si aprano processi di riforma del sistema elettorale europeo, lavoreremo per leggi elettorali proporzionali, senza soglie artificiali, con il territorio europeo diviso in circoscrizioni non più grandi delle regioni storiche, perché i territori (in particolare le nostre 21 regioni e province autonome) abbiano la certezza di eleggere almeno un proprio europarlamentare, oltre che garantire a ogni cittadino elettore che il suo voto sarà uguale a quello di ogni altro.

3.7 Essendo, per la nostra storia, ferocemente contrari alla pompa e alla concentrazione di potere, sceglieremmo Strasburgo come sede unica e definitiva dell’europarlamento e delle famiglie politiche europee.

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