
Imparare a essere autocritici dal Friuli al Trentino e oltre
Dal Friuli al Trentino e oltre, condividere esperienze per far crescere una nuova generazione autonomista
di Roberto Visentin (autonomista friulano, presidente di Autonomie e Ambiente)
Passate le elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia, condividiamo le nostre esperienze e segnaliamo i nostri errori, perché il tutto serva alla crescita dell’autonomismo in tutti i territori.
Il candidato autonomista Massimo Moretuzzo ha avuto, per la qualità del suo lavoro come esponente di opposizione in consiglio, il sostegno di gran parte del centrosinistra. Mentre il presidente uscente e ricandidato, Fedriga, aveva il sostegno della destra centralista.
Ricordando anche che in Friuli-VG la legge elettorale esclude dall’elezione il candidato presidente che arriva terzo, incentivando il bipolarismo, questa contrapposizione era praticamente obbligata.
La soddisfazione del buon risultato del Patto per l’Autonomia F-VG (che ha aumentato in voti e in seggi) non può far dimenticare le criticità di questa avventura elettorale.
Le scelte imposte dal sistema elettorale non sono mai indolori, per nessuno dei concorrenti.
Non c’è alcuna possibilità di dialogo con le attuali Lega Salvini e Fratelli d’Italia, per gli autonomisti. Sono due piramidi politiche ostili alle diversità territoriali e i loro esponenti periferici non sono quasi mai leader locali autonomi, ma spesso “yesmen” dei loro capi milanesi e romani.
Qualcuno di loro, con dichiarazioni di circostanza, si presenta diversamente, come “pro autonomia”, ma le loro opere e ancora di più le loro omissioni, rivelano il loro centralismo.
C’è invece dialogo con le molte anime del centrosinistra e con molti altri movimenti civici e ambientalisti. Tuttavia, alle strutture centrali del PD, partito che ha la maggiore forza strutturata residuale in quel campo, rimproveriamo di aver perso una occasione in Friuli-Venezia Giulia. Il PD ha oscurato la candidatura di una figura autonomista, civica, ambientalista, e soprattutto autonoma. Ha tentato persino di arruolarlo fra le proprie fila, durante la campagna elettorale. Sicuramente c’è riuscito mediaticamente, visto che dalla stampa italiana è scomparsa la realtà che il centrosinistra si era alleato con una forza politica orgogliosamente autonomista. Questo, in una regione dove l’elettorato autonomista è largamente maggioritario, non è stata una mossa felice, a nostro modesto parere.
Infine si è ripresentato il grande problema dell’astensionismo, che ha raggiunto il 55%. Vanno a votare praticamente solo gli integrati, i convinti, o i portatori di istanze molto mobilitanti, magari estreme. Non abbiamo alcuna ricetta in tasca, ma non ci rassegniamo al fatto che così tanti concittadini restino esclusi dalla vita politica locale (magari per essere invece mobilitati, dalla forza dei media, quando scenderà in campo il prossimo “salvatore” populista).
Continueremo quindi ad aggiornare i nostri progetti e la loro narrazione, restando autonomisti e soprattutto autonomi politicamente e culturalmente, in Italia e in Europa.
Dovremo essere anche sempre più connessi tra di noi, fra i diversi territori, per porre un freno alle leggi elettorali antidemocratiche, all’incombente presidenzialismo, alla deriva centralista che stanno minando dall’interno la Repubblica delle Autonomie.
Il nostro linguaggio è moderato, la nostra cultura di governo è riformista, ma le nostre idee sulle autonomie personali, sociali, territoriali sono chiare, forti, mai ambigue. Forse sono una possibilità per far emergere una nuova generazione di leader autonomisti e riportare al voto tanti elettori delusi.
Udine - Trento, domenica di Pasqua, 9 aprile 2023
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