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Una nuova ASAR per il futuro

Fausto Valentini, La primavera dell'autonomia - Trentino, 18 agosto 2022

E’ facile trovare in rete una definizione concisa di cosa è stata l’ASAR (o A.S.A.R.), l'Associazione Studi Autonomistici Regionali. Fu un movimento che tra il 1945 e il 1948 si batté per l'autogoverno della regione Trentino Alto-Adige. Il motto del movimento era: “Entro i confini dell'Italia repubblicana e democratica Autonomia Regionale Integrale da Ala al Brennero”. Diventò in poco tempo un movimento popolare e interclassista, superando i 100.000 tesserati. I territori della regione, ai primi censimenti dell’Italia repubblicana, avevano poco più di 700.000 abitanti.

Oggi, tre quarti di secolo dopo, gli abitanti dei territori della regione, cioè il Trentino e il Sudtirolo, le province autonome di Trento e di Bolzano, come stanno esprimendo il proprio senso civico? Sono ancora appassionati di autogoverno?

Non solo in Trentino e in Sudtirolo ma in tutta la Repubblica, molti studi segnalano la grande sfiducia nei partiti, che poi si manifesta con un crescente astensionismo, ma, ha reso noto Eurispes nel suo rapporto 2022, la metà dei cittadini non è affatto convinta che la soluzione sia “il leader solo al comando” (che in varie forme in troppi, a sinistra, al centro, a destra in definitiva vogliono). Inoltre, ben 7 cittadini su 10 sono ancora convinti della necessità di più forti governi locali.

Queste riflessioni valgono, a parere di chi scrive, anche per il Trentino. La nostra gente non è certo estranea alle dinamiche nazionali. Anche in Trentino la fiducia nelle attuali organizzazioni politiche è scesa, dato confermato anche dal calo della partecipazione alle ultime elezioni amministrative per il rinnovo dei nostri sindaci e dei nostri consigli comunali nelle elezioni del 20/21 settembre 2021.

Eppure davanti a questa situazione complessa, la “politica trentina” prosegue nell’indifferenza, trascurando il “bene comune” della comunità trentina, mancando di sensibilità e attenzione.

Non sembrano bastati due anni di pandemia causati dal “Covid-19” e purtroppo in ultima battuta una guerra che si sta svolgendo non lontano da noi, a dare una scossa alle forze politiche presenti sul territorio trentino, che siano esse diramazioni di partiti politici nazionali, oppure partiti o soggetti politici locali, incapaci di cogliere il fatto che anche la vita dei Trentini sia cambiata e stia continuando a cambiare in peggio.

Le persone e le imprese sono minacciate dalla crisi, mentre le forze politiche sembrano ridotte a “comitati elettorali” incentrati a confermare l’interesse personale di alcuni in vista dei prossimi impegni elettorali, più che dare risposte attraverso proposte concrete alle tematiche e problematiche del territorio trentino.

In Trentino ci sono delle sfide da affrontare, per esempio l’aumento del numero dei disoccupati di lunga durata, che si accompagna a una carenza di manodopera. Il futuro del lavoro e del reddito connesso è uno dei grandi problemi del nostro tempo, insieme all’ondata di inflazione sull’economia, che sta portando molte persone al limite delle proprie possibilità finanziarie.

Sta alla capacità di concentrazione e condivisione sia della politica, sia delle forze sociali, sia degli attori economici, trovare e impostare soluzioni non solo contingenti, ma guardando al domani, guardando a cosa siamo stati capaci di realizzare finora nei vari settori e territori del Trentino sviluppando benessere in grande parte della popolazione dei Trentini, ma anche contribuendo a fare reti di innovazione e sviluppo con il vicino Sudtirolo e con altri territori.

Deve tornare una capacità di rimboccarsi le maniche tutti quanti, in speciale modo chi ha compiti di amministrazione e di governo in Trentino nelle varie istituzioni.

Spetta alle forze politiche locali, in particolare modo a quelle autonomiste, dare concretezza ad un’azione politica vicina ai contesti territoriali delle valli, sia per tradizione che per radicamento, ovviamente non dimenticandosi delle realtà quali le città di Trento e Rovereto. Questa vicinanza alle “periferie” la si fa attraverso una prospettiva comune, non di divisione, con capacità di fare squadra, non con personalismi.

Il congresso del 3 aprile 2022 del Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT) svoltosi a Pergine Valsugana avrebbe dovuto essere un punto di partenza nelle relazioni fra soggetti politici autonomistici per andare ben oltre gli appuntamenti elettorali prossimi, ma per sapere rappresentare meglio il Trentino di oggi e sapere allestire con obbiettività e lungimiranza dei punti comuni oggettivi per i prossimi decenni.

I consolidati temi del PATT vanno coniugati con nuovi argomenti e protagonisti, con altri attori, storie, contenuti autonomisti.

Barbara Balsamo sul giornale “L’Adige” richiama all’unità gli autonomisti attraverso i punti cardine in cui il mondo autonomista si è sempre riconosciuto quali: appartenenza territoriale, identità, valorizzazione delle valli, un rapporto stretto con Bolzano per politiche euroregionali volte a reali vantaggi per le popolazioni. Giusto ma ancora insufficiente!

Sapere unire è un dovere per chi vuole essere protagonista di uno spaccato politico, in questo caso quello autonomista, che attualmente è minoritario nel confronto dei partiti nazionali presenti in Trentino, ma va aperta una discussione pubblica che vada ben oltre l’attuale mondo dell’autonomismo trentino.

Si parta sempre dalla storia passata, a partire dall’esperienza popolare della ASAR. Breve ma intensa fu quella esperienza guidata da Chiocchetti e da Defant e da tanti altri, che unì non solo autonomisti ma anche liberali, repubblicani e socialisti uniti nel senso comune di oltre 1000 anni di storia di autogoverno dei nostri territori, ma si ritrovavano “insieme” guardando al futuro della propria terra.

I tempi erano diversi da quelli attuali. Si usciva da vent’anni di regime fascista e da una guerra mondiale. Certamente i bisogni della popolazione trentina erano molto differenti dal contesto attuale.

Tuttavia, trascorsi oltre 70 anni, è arrivato il momento di proporre ai Trentini una sfida avvincente per unire giovani e non solo, donne e uomini, diversi mondi culturali, sociali ed economici, dentro un nuovo aggregante e inclusivo progetto politico, che metta al centro della propria azione l’autogoverno e la sua declinazione nell’autonomia come strumento di benessere per l’oggi e promessa di qualità di vita per le generazioni future, in stretto coordinamento con i crescenti fermenti civici, ambientalisti, autonomisti, di autogoverno di tutto il resto d’Italia e d’Europa.

Serve una nuova forza politica territoriale, aperta, inclusiva, plurale, per la gente trentina, attraverso la “partecipazione” dei Trentini, in cui tornino a sentirsi a casa i rappresentanti del mondo del lavoro e dell’impresa, le forze del volontariato e del terzo settore, le competenze e le intelligenze.

Non è una aspettativa vaga, è una necessità.

Non è impossibile, anche se è difficile.

Autonomia e autonomismo in Trentino devono tornare a essere parole di speranza e di realizzazione, per il futuro di questa nostra magnifica terra e per contrastare il declino a cui ci condannano coloro che di autonomia si riempiono solamente la bocca, i partiti nazionali.

Di tempo c’è n’è, ma non troppo!!!

 

Fausto Valentini

Ideatore della pagina Facebook La Primavera dell’Autonomia

Ville d’Anaunia, riflessioni raccolte fra il 18 luglio e il 18 agosto 2022

 

 

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