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Soru, un'idea di Sardegna, finalmente


Riceviamo e volentieri pubblichiamo dalla nostra associata Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera)

Cagliari, 21 febbraio 2024

La campagna elettorale per le elezioni regionali in Sardegna è in fase conclusiva. Il 25 febbraio 2024 i sardi sono chiamati a esprimere il voto per le regionali e benché secondo certi sondaggi aleggi lo spettro dell’astensionismo, va messo in conto che il rientro di Renato Soru nello scenario politico sardo potrebbe aver risvegliato l’interesse degli elettori. La speranza del cambiamento, rispetto alla triste competizione a chi è più ignorante e conformista fra sinistra e destra italiane, potrebbe essere di stimolo.

Di certo, la candidatura indipendente di Soru ha stravolto quegli equilibri che sino ad oggi hanno garantito ai poli italiani la certezza dell’alternanza al governo della Sardegna, per non cambiare mai nulla. La legge elettorale sarda del 2013 fu varata ad hoc per blindare il bipolarismo italiano. Eppure l’Italien Régime non appare più così saldo.

La Coalizione Sarda, con Soru presidente, rompe gli antichi schemi. È costituita da cinque liste di cui almeno tre accolgono antiche aspirazioni all’autogoverno e una di esse, Sardegna chiama Sardegna, ha portato in campo una nuova generazione. Il lungo processo di maturazione politica, che ha indotto Renato Soru ad entrare in rotta di collisione con entrambi i poli italiani, non è ancora da tutti compreso nella sua forza dirompente.

Il fenomeno è in parte volutamente travisato. Certi ambienti, tanto iperpoliticizzati, quanto sterili, fanno le pulci all’alleanza sarda con giudizi arroccati su analisi e situazioni del passato. Il centrosinistra promuove, nei confronti della Coalizione Sarda con Soru presidente, una campagna di denigrazione, secondo la quale la loro sconfitta sarà da imputare non alle loro politiche fallimentari degli ultimi decenni, ma a Soru. Il centrodestra annaspa, perché i Sardi hanno già sperimentato che la deriva sardo-leghista e il centrodestra italiano significano più ricchezza per qualcuno in Italia e in Europa, ma sempre più povertà e spopolamento per la Sardegna.

Tra i candidati per la presidenza, la levatura politica e il progetto di Renato Soru sono senza rivali. Siccome siamo in un regime a democrazia fortemente limitata, la stampa lo svantaggia, preferendogli le coalizioni italiane, sostenute dalle incursioni in Sardegna di leader romani e lombardi. I capi della politica continentale, come al solito, arrivano con lo spirito dei padroni che devono controllare le loro “piantagioni di cotone”. Scortati da scarse truppe cammellate stanno poco in strada. Preferiscono le redazioni giornalistiche e le riunioni con i notabili, durante le quali ricordano a noi Sardi che siamo poveri, con tante emergenze, che la Sardegna è bella, che dobbiamo votare per i loro fedeli luogotenenti.

Renato Soru non aspetta nessuno, se non noi Sardi. Nei suoi 100 confronti con le comunità sarde, ha ascoltato, ha preso appunti, ha spiegato la sua visione di Sardegna, sapendo anche entrare nei dettagli di come si potrebbe migliorare l’amministrazione.

Soru riprende, ma avendolo aggiornato profondamente, il progetto politico per la Sardegna che lo portò alla vittoria delle regionali del 2004. Un’idea di Sardegna già allora avanzatissima, osteggiata dai centri di potere del suo partito d’origine, che oggi ripropone all’insegna di “mai più con i partiti del bipolarismo italiano”.

Ci vorrà un po’ di tempo prima che lo capiscano le elite chiuse nelle loro torri (romane) d’avorio, ma la scelta di Soru ha minato il potere centralista e coloniale, che opprime la Sardegna.

Al di là di quali saranno i nuovi rapporti di forza dopo il voto, il progetto politico di Soru ha già vinto con l’apertura di un varco, la creazione di uno spazio politico autonomo sardo, laddove noi sardi dobbiamo impegnarci per rompere le dipendenze e costruire il nostro futuro.

Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera