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Nonviolenza

Il mistero della compresenza dei morti, dei viventi e dei non ancora viventi

Un brano da "La compresenza dei morti e dei viventi", di Aldo Capitini, un'opera del 1966 del maestro della nonviolenza e profeta della solidarietà fra le generazioni. Scelte politiche che necessitano di un supplemento d'anima, di radici spirituali che possono essere trovate nelle tradizioni cristiano-sociali, ebraiche e laiche, che sono arrivate vive nel nostro tempo, dopo essere state purificate dalle tragedie della modernità. 

La compresenza comprende tutti gli esseri che siano mai nati, anche minuscoli ed effimeri, anche lontanissimi e mai percepiti e impercepibili. Questo "tutti" non può essere abbracciato col pensiero, ma non è irreale, perché questi esseri sono "nati", passati dal nulla alla vita: non si tratta di Apollo o Venere. L'impossibilità di concepire la compresenza è la prova che la via per avvicinarla è di pratica pura: a volerla conoscere è un abisso, a volere entrare in un contatto operativo c'è l'apertura religiosa con le sue iniziative, con i suoi impegni e il porsi come centro. Vi sono, dunque, nella compresenza movimenti incomprensibili, ma di profondo significato e generanti tensione. Fin dove sono esseri appartenenti alla compresenza, anche i piccolissimi, gli impercettibili? Come fanno tutti gli esseri ad essere presenti ad ogni creazione di valore? Sono aspetti di un mistero. Qui c'è il sacro della compresenza, i suoi movimenti solenni e concreti; un sacro che è ispirato dall'unità misteriosa dei morti con i viventi, che è anche nel frequente apparire negli altri e in noi di qualche segno che suggerisce un destino più alto del quotidiano e del profano, ed è quando si possa toccare più profondamente la persuasione della compresenza corale a un valore autentico, per esempio ascoltando un'alta musica, e anche quando si schiude un silenzio più vasto del consueto e più puro di ciò che è del mondo,

(pagg. 133-134 dell'edizione della Libreria Editrice Fiorentina, ristampa del 2023)

Alla figura di Aldo Capitini è dedicata una pagina del nostro Forum 2043.

Assisi, 1 novembre 2025, festa di Ognissanti - a cura della segreteria interterritoriale 

L'immagine che accompagna il post è tratta da https://www.litis.it/2019/08/29/la-resistenza-non-violenta-di-aldo-capitini/

 

No, non dimenticheremo

Viviamo il Giorno della memoria 2025 con una particolare intensità. Ottanta anni fa, il 27 gennaio 1945, i soldati sovietici dell'Armata Rossa varcarono l'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz, liberando i superstiti e portando alla luce gli orrori del genocidio nazista. Nel corso dell'anno ricorderemo anche l'80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale e, in Italia, dellaLiberazione.

No, non dimenticheremo, perché noi promotori di autonomie personali, sociali, territoriali, araldi della Carta di Chivasso, siamo consapevoli che si tratta di vita o di morte. Gli stati centralisti e autoritari vanno battuti con la veraforza della nonviolenza, in quanto responsabili di grandi macelli. Hanno spazzato via intere comunità e dispongono tuttora di armamenti sufficienti a distruggere decine di volte la vita umana su tutta la Terra. Devono essere smontati, tutti, per il bene di tutti e nell'interesse delle generazioni future.

Come ha detto la senatrice Liliana Segre, abbiamo un compito: superare le difficoltà, mettendo una gamba davanti all'altra, andando avanti, per non morire.

Approfondimento:

https://www.rainews.it/video/2025/01/liliana-segre-superare-le-difficolta-con-una-gamba-davanti-allaltra-per-non-morire--esce-il-docufilm-2bccffa4-5ccb-4b7c-8881-e9ca1a7a3034.html

Sant'Anna di Stazzema, 26 gennaio 2025, vigilia della Giornata della memoria 2025 - A cura della segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente

 

Nonviolenza oppure l'abisso

2003 Grozny dettaglio Belyakov APP

Nel ritaglio dell'immagine di corredo a questo post si vede la distruzione di Grozny durante l'ultima guerra russo-cecena nel 2000. La foto è di Dmitry Belyakov per AP/Photo. Fonte: https://www.ilpost.it/2016/10/02/battaglia-di-grozny-aleppo/.

Al centro della scelta per la nonviolenza nel mondo contemporaneo c'è una riflessione cruciale: gli stati e le altre concentrazioni di potere politico, economico, culturale, non sono mai state così potenti come nella nostra modernità globalizzata.

Se coloro che si ribellano in difesa delle proprie cause, le ingaggiano sul loro terreno, la loro rovina è certa. Non importa quanto giuste fossero le loro ragioni. Non importa quanta solidarietà mediatica, economica, politica, essi abbiano ricevuto, anzi la solidarietà rischia di essere solo altra benzina sul fuoco.

Le grandi macchine della modernità non sono semplicemente in grado di fermarsi, una volta scatenate. L'esito è prevedibile: genocidio di intere popolazioni, ecocidio di interi territori. E non è affatto detto che si trovino degli arbitri, delle potenze terze, disposte a imporsi e interporsi.

Grozny, Aleppo, Gaza, le città curde, intere province d'Africa e d'Asia sono lì davanti a noi, solo come ultimi moniti.

Per il nostro mondo autonomista, per definizione composto da comunità circoscritte, che custodiscono i propri piccoli territori, la nonviolenza è l'unica via.

Non rifiutiamo violenza, terrorismo, settarismo, fanatismo, nazionalismo, guerre, solo per convinzioni più o meno radicate, ma primariamente perché siamo realisti. Conosciamo le nostre forze e vogliamo che i nostri territori e i nostri piccoli popoli sopravvivano.

Questa riflessione è fondamentale, per il nostro compito autonomista nel XXI secolo. Per questo dobbiamo confrontarci con i profeti, i pionieri, i tattici e gli attivisti della nonviolenza. Nel Forum 2043 abbiamo appena pubblicato un omaggio ad Aldo Capitini, profeta in Italia di disarmo, nonviolenza, pace.

Assisi, 19 ottobre 2025 - a cura della segreteria interterritoriale

 

Nonviolenza unica via

L'annuale giornata dedicata a Martin Luther King dagli Stati Uniti d'America ci offre l'occasione per ricordare la centralità della nonviolenza nella società globalizzata contemporanea.

Tutti gli stati centralisti e autoritari - non solo le grandi potenze - se ingaggiati con metodi violenti, possono infliggere distruzioni tali da aver ragione di ogni resistenza e mettere in pericolo lo stesso creato. In più, con l'aiuto delle odierne tecnologie, possono semplicemente cancellare dai media, dalle reti sociali, dalle cronache e dalla storia, anche le più sacrosante ragioni degli oppressi.

Le comunità locali, che resistono in difesa della propria diversità culturale e della biodiversità naturale, lo sanno bene e devono trarne le necessarie conseguenze, perché sono le prime a essere spazzate via dalla violenza.

Lo ricordiamo ai giovani che cedono alle sirene del settarismo e dell'estremismo; agli individui che sono suggestionati dalla visibilità mediatica dell'autodistruzione degli Schreckens Männer; ai movimenti che non hanno ancora abbandonato, in pieno XXI secolo, il terrorismo e la resistenza armata; alle elite al potere che alimentano ancora guerre senza un fine e quindi senza fine, perché non possono essere vinte, né perse.

La nonviolenza è l'unica veraforza politica che può portarci a ottenere risultati contro le autocrazie, contro gli aspiranti autocrati, contro vecchi e nuovi colonialismi e autoritarismi; contro tutte le forme di centralismo autoritario.

Firenze, 20 gennaio 2025, San Sebastiano - A cura della segreteria interterritoriale

 

Omaggio ad Aldo Capitini

  • Autore: A cura del Gruppo di studio interterritoriale Forum 2043 - Perugia-Assisi, domenica 12 ottobre 2025, giorno dell'annuale marcia per la pace

“Sono nato a Perugia il 23 dicembre 1899, in una casa nell’interno povera.
ma in una posizione stupenda, perché sotto la torre campanaria del palazzo comunale,
con la vista, sopra i tetti, della campagna e dell’orizzonte umbro,
specialmente del monte di Assisi, di una bellezza ineffabile”
(Aldo Capitini, 1899-1968)

 

Aldo Capitini è stato un gigante, una figura talmente grande che le sue intuizioni, le sue critiche. le sue proposte costruttive, sono state in gran parte rimosse subito nel dopoguerra. Troppo scomodo per le sinistre, per il mondo cattolico, per le destre. Per certi aspetti, scomodo persino per il mondo laico-socialista, pur essendo quest'ultimo il più aperto e più amico delle autonomie personali, sociali, territoriali.

Capitini merita di essere ricordato insieme ad altri pionieri, profeti, protagonisti di resistenza nonviolenta, come Lev Tolstoj, Henry David Thoreau, Mohandas Gandhi, Bacha Khan, Andrej Sacharov, Martin Luther King, Václav Havel, Nelson Mandela, Gene Sharp, Lech Wałęsa, fra gli altri.

Il Forum 2043 invita a incontrare questo maestro della nonviolenza, segnalando alcuni spunti e suggerendo approfondimenti, in questi giorni in cui le persone, le famiglie, le piccole imprese, le piccole comunità, sono assetate di speranza. Speranza che si può alimentare solo attraverso lo studio, la diligenza, l'umiltà di un lungo lavoro politico, culturale, sociale, che attraversi le generazioni, in vista del centesimo anniversario della Carta di Chivasso.

Aldo Capitini merita di essere ricordato come 

Fu uno dei pochi che si ribellò al fascismo, pagando personalmente con la perdita immediata del suo posto di lavoro, ma già annunciando che il suo antifascismo sarebbe stato prima di tutto un radicale rifiuto della violenza politica. In una lettera ai familiari scritta il 2 gennaio 1933 scrisse alla madre: “Faccio quello che è giusto e non temo nulla”.Nella lettera di dimissioni dal suo impiego presso la Scuola Normale di Pisa, il 4 gennaio 1933, scrisse: “Ho preso in esame per molto tempo dal punto di vista religioso il problema della violenza e l’insegnamento ad aver fiducia in essa, e mi è sembrato che quell’insegnamento sia un errore e riveli mancanza di profonda fede nello spirito”.

Per cominciare a comprendere la radicale novità del suo pensiero, si può forse partire dai suoi famosi "12 NO", che delineano una posizione di antifascismo nonviolento, motore di un satyagraha contro li meccanismi strutturali della disumanizzazione, della distruzione, dell'ecocidio e dei genocidi, che sono il lato sinistro della nostra modernità:

  1. NO al nazionalismo;
  2. NO all’imperialismo;
  3. NO al centralismo burocratico e autoritario;
  4. NO al totalitarismo;
  5. NO al prepotere poliziesco, alla sorveglianza universale, all'imposizione - apparentemente legalitaria - di conformismo politico;
  6. NO all’esaltazione della violenza;
  7. NO al finto rivoluzionarismo attivista;
  8. NO all’alleanza con il conservatorismo della chiesa e al clericofascismo;
  9. NO al corporativismo;
  10. NO a monopoli nella cultura e nell'educazione;
  11. NO all’ostentazione di poche cose - decise dall'alto, costose se non faraoniche - spacciandole per promozione del Mezzogiorno e delle altre aree depresse;
  12. NO all’onnipotenza di un uomo solo al comando.

La non-collaborazione con i mali del fascismo doveva diventare un programma di cambiamento personale e politico, nel qui e ora, già sotto il regime: “Perciò il fascismo, nel problema dell’Italia di educarsi a popolo onesto, libero, competente, corretto, collaborante, mi parve un potenziamento del peggio e del fondo della nostra storia infelice, una malattia latente nell’organismo e venuta fuori, l’ostacolo che doveva, per il bene comune, essere rimosso, non in un modo semplicemente materiale, ma prendendo precisa e attiva coscienza delle ragioni per cui era sbagliato, e trasformando in questo lavoro sé e persuadendo gli altri italiani”.

Nel dopoguerra non si trova un partito per Capitini e così lui, che era stato fra i primi a rifiutarsi di collaborare con il regime, fu lasciato fuori dalla Costituente.Praticamente in solitudine comincia a lavorare per l'affermazione del metodo della nonviolenza; per il rinnovamento del Cristianesimo; per la riforma della scuola pubblica e la promozione di arti e mestieri per l'emancipazione dei giovani; per l'avvio di una riflessione sul vegetarianesimo come rinuncia alla violenza sugli animali e sull'ambiente; per la comprensione della "compresenza" fra le generazioni dei morti, dei viventi, dei non ancora viventi; per un cambiamento politico che restituisca potere e autonomie a tutti dappertutto, lanciando la sfida della "omnicrazia", per una società in cui siano possibili la massima libertà e la massima socialità; oltre che il suo costante e forse più noto impegno, quello per il disarmo e la pace.

Domenica 24 settembre 1961 Capitini promuove la prima Marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli, il pellegrinaggio nonviolento da Perugia ad Assisi, che tuttora viene svolto ogni due o tre anni. In questa occasione viene portata, forse per la prima volta in Italia in un corteo pubblico, una bandiera della pace, simbolo di opposizione nonviolenta a tutte le guerre.

 

A cura del Gruppo di studio interterritoriale Forum 2043

Omaggio ad Aldo Capitini

Perugia-Assisi, domenica 12 ottobre 2025, giorno dell'annuale marcia per la pace


Fonti e approfondimenti

https://www.obiezionedicoscienza.org/canti/canzone-della-marcia-della-pace/ (la prima marcia della pace Perugia-Assisi, 24 settembre 1961)

https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Capitini

https://serenoregis.org/2013/04/22/introduzione-a-aldo-capitini-giuliano-pontara/ (da qui la foto di corredo al post)

https://mondodomani.org/dialegesthai/articoli/alessandro-ialenti-07#l-omnicrazia-e-il-superamento-della-democrazia-parlamentare (introduzione alla omnicrazia, l'autogoverno di tutti) 

https://www.istituto-formazione-politica.eu/aldo-capitini-e-lamore-politico/ (la nonviolenza è un'alta forma di amore politico)

https://www.benecomune.net/rivista/numeri/fascismo-antifascismo/lantifascismo-nonviolento-di-aldo-capitini/ (l'antifascismo o è nonviolento, o è solo un'altra forma di fascismo - i famosi "dodici no" di Aldo Capitini)

https://ilponterivista.com/negozio/libri/classici/attraverso-due-terzi-di-secolo-omnicrazia-il-potere-di-tutti/ (per un invito a ulteriori approfondimenti sul pensiero di Aldo Captini: diverso, radicale, critico di ogni astrattezza e delle semplificazioni, programmaticamente teso a destrutturare ogni concentrazione di potere spirituale, culturale, ideologico, politico, economico)

 

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Per una politica fondata sulla nonviolenza

La giornata internazionale della #nonviolenza del 2 ottobre 2024, la festa diSan Francesco d'Assisi del 4 ottobre, la prossima memoria del terribile pogrom voluto da Hamas il7 ottobre 2023 in Israele, ci interrogano.

Per persone come noi, radicate nella storia delle lotte per l'autogoverno di tutti dappertutto, è un dovere ricordare che i primi e peggiori oppressori delle comunità umane di oggi sono i loro stessi capi politici, che investono in#terrore e#guerra per restare al potere, come ha scritto Mauro Vaiani. Essi possono e anzi devono essere combattuti e scalzati con l'impressionante risorsa della veraforza (satyagraha) e con una resistenza nonviolenta.

La storia ci spinge verso la nonviolenza, indipendentemente da quelle che sono le nostre diversità e i nostri valori.

Al contrario, decidere di usare la violenza, in questo mondo inquinato, tecnologico, globalizzato, non porta altro che rovina, prima di tutto per gli oppressi, oltre che per gli umili e le persone comuni di ogni parte in conflitto.

Non c'è infatti concentrazione di potere e ricchezze di questo mondo, non importa quanto essa appaia isolata e indebolita, che non possa scatenare distruzioni e morte a livelli industriali.

Ciascuna rifletta, guardando alle tante parti in conflitto oggi in Ucraina, in Medio Oriente, in Sudan, in Birmania.

Non siamo più negli anni '70, quando alcune lotte di liberazione armate dimostrarono di essere il minore dei mali.

Non siamo più nemmeno all'inizio del XXI secolo, quando si è tentato di abbattere regimi che una parte del mondo riteneva "canaglia".

Non siamo più all'inizio degli anni '10, quando abbiamo aiutato i Curdi a resistere a mano armata all'ISIS e ad altri oppressori.

Il mondo è sempre più fragile. Le capacità distruttive di chi ha potere geopolitico - anche poco - sono sempre più grandi.

Non c'è alternativa all'avvento di una politica di nonviolenza attiva.

In ogni territorio, in ogni angolo del mondo, ci impegniamo per isolare gli aspiranti tiranni e per farli cadere senza combatterli sul loro terreno - la violenza, in cui loro sono e saranno sempre superiori a noi  - ma sul nostro, quello dei cessate-il-fuoco, dei compromessi, dei processi di liberazione ed emancipazione lenti, dal basso, delle persone e con le persone.

Roma - Gerusalemme, domenica 6 ottobre 2024 - a cura della segreteria di Autonomie e Ambiente

Lo spunto per l'immagine di questo post è stato preso da https://www.istockphoto.com/