Claudia Zuncheddu: il 25 febbraio 2024 un voto per l'autogoverno sardo, contro il bipolarismo italiano
ELEZIONI REGIONALI IN SARDEGNA - AL VOTO IL 25 FEBBRAIO 2024
Intervento di Claudia Zuncheddu
(Sardigna Libera, associata di Autonomie e Ambiente)
Cagliari, 1 febbraio 2024
Non tutte le burrasche arrivano per nuocere. In Sardegna si destabilizza il bipolarismo italiano.
Nuovi fenomeni nel panorama elettorale sardo, rompono il rito delle solite guerre per bande tra centrodestra e centrosinistra per l’accaparramento del governo regionale, senza che nulla cambi per le condizioni di vita e dei diritti dei sardi.
A far tremare la stabilità del sistema bipolare è la candidatura di Renato Soru, un fenomeno dirompente.
L’ex-presidente, dopo una lunga e tormentata permanenza all’interno del PD, ha rotto con quel partito e con il polo di centrosinistra sul tema della grave imposizione della candidatura di Alessandra Todde del M5S alla presidenza della Regione autonoma della Sardegna. Un nome emerso a Roma dagli accordi tra PD e M5S, secondo logiche centraliste e di mera spartizione dei posti.
L’imposizione delle segreterie italiane sulla scadenza elettorale sarda ha risvegliato antiche differenze politiche mai risolte fra Renato Soru e il PD.
Sulle differenti e incompatibili visioni della Sardegna e i rapporti di forza all’interno del PD, i nodi sono venuti al pettine dopo anni di oblio.
Scrissi per il libro di Massimo Dadea “Meglio Soru (O NO?)” (uscito all’inizio del ‘22 per EDES: “La schiacciante vittoria elettorale di Soru alle elezioni del 2004, esprimeva la necessità, da parte della società sarda, di un cambiamento profondo che non poteva prescindere dalla rottura radicale di un sistema consolidato di potere e di privilegi nelle mani di una élite. Alla domanda, se in quegli anni ci fossero le condizioni politiche per la grande svolta, la risposta è no, se il rapporto di forza tra conservazione e cambiamento è a favore della conservazione. Così è stato allora e così sarà sino a quando non si sconfiggeranno i potentati e si costruirà una nuova classe politica dirigente che metta al centro della propria azione politica i destini del benessere della propria gente e della propria Terra… Ciò che il centrosinistra non volle capire, è che nel 2004, con la vittoria di Soru, non si trattava solamente di vincere le elezioni per la conservazione del proprio potere attraverso un ‘cavallo di razza’, ma di segnare una svolta nella società sarda con la messa in discussione del suo stesso ruolo all’interno del sistema”.
Per la cronaca, Soru rassegnò le dimissioni anticipatamente (nel novembre 2008), in quanto ostacolato nella sua azione di cambiamento da una parte del PD e del centrosinistra. Soru, vent’anni dopo, si riaffaccia nello scenario elettorale regionale con un’azione politica autonoma di rottura e contro ogni forma di centralismo: la Coalizione sarda.
Soru candidato presidente è sostenuto da cinque liste: Progetto Sardegna, formazione civica che Soru stesso aveva promosso sin dal 2003; Vota Sardigna, lista che unisce Sardegna Chiama Sardegna, IRS e Progres; Liberu; Rifondazione; la lista unitaria Azione-Più Europa-Upc.
La Coalizione sarda è il primo tentativo concreto di rottura del soffocante bipolarismo italiano, dopo anni di rassegnazione alla colonizzazione politica.
Soru avrebbe accettato di passare attraverso la selezione delle primarie, ma questa disponibilità è stata rifiutata dagli altri, perché il nome del candidato scelto a Roma, deciso nelle alte sfere del PD e del M5S, non poteva essere messo in discussione. La Sardegna era già stata oggetto di contrattazione e di scambio.
Todde, vicepresidente del M5S, deputata e già sottosegretaria di stato al Ministero dello sviluppo economico nel governoConte II e nel governoDraghi,è di fatto una garante affidabile del sistema centralista italiano (e del neoliberismo europeo e globale, a cui il centrosinistra italiano è imbarazzantemente subalterno).
Per il dopo elezioni Renato Soru propone un nuovo progetto politico per il futuro della Sardegna: “...che comein Val d'Aosta, nel Trentino, inCorsica,nei PaesiBaschi,in Catalogna,i partiti regionali hanno dato una forte spinta per lo sviluppo , vogliamo che succeda anche da noi,cosìche la Sardegna diventi una regione che possa confrontarsi alla pari con quelle più avanzate d'Europa" ha dichiarato Soru.
Il fenomeno Soru potrebbe inaugurare un nuovo scenario, con la destabilizzazione del bipolarismo e del centralismo italiano, essendo una personalità politica con una esperienza personale, professionale, amministrativa, che oggettivamente surclassa quella degli altri candidati.
Della Todde abbiamo già detto. In questa contingenza politica, con una legge elettorale nata per tenere fuori dal consiglio regionale le forze minori e per blindare il bipolarismo italiano (che infatti nessuno ha voluto cambiare), c’è in corsa la lista Sardigna R-esiste con Lucia Chessa candidata presidente.
Nel centrodestra, che è stato a rischio di implosione, Alessandra Zedda di FI, ex assessora ed ex vicepresidente della giunta Solinas, ha ritirato la sua candidatura ed è rientrata nel polo italiano, a sostegno del candidato imposto da Roma, Paolo Truzzu di FdI, sindaco di Cagliari. Il presidente uscente, Christian Solinas (Psd’az), a suo tempo imposto dal leghismo salvinista, ha dovuto ritirarsi. Chi fu incoronato da Roma, da Roma venne deposto. Ciò che resta del Partito Sardo d’Azione sotto la guida di Solinas, non dimentichiamolo, nulla ha più a che vedere con i suoi fondatori autonomisti e antifascisti del 1921, tanto meno con le complesse ma anche entusiasmanti vicissitudini degli anni ‘70 e ‘80, quando il vento sardista portò Mario Melis alla guida della Regione autonoma.
Il risultato di queste elezioni è nelle mani dei Sardi e della loro capacità di individuare quali siano le formazioni politiche che sono per un reale cambiamento. In passato i Sardi hanno votato sinistra, destra, pentastellati, tutte realtà comandate dai vertici dello stato. Oggi con forza si pone il problema di scegliere fra chi è ancora succube del centralismo italiano e chi si batte per un genuino processo di autonomia e di autodeterminazione.
Il 25 febbraio 2024 è vicino ed è tempo di generosità e di speranza.
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