Toscana, animo!
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da OraToscana
Nella notte fra il 2 e il 3 novembre 2023 molte comunità della Toscana hanno affrontato i pericoli e le sofferenze dell'alluvione, pochi mesi dopo la sorella Romagna, pochi giorni dopo altri territori, come il Milanese e il Parmigiano.
Il fattore scatenante è stato una pioggia insistente e violenta, portata dalla perturbazione Ciaran, sulla zona più abitata e cementificata della Toscana, da Pontedera alla piana di Pistoia-Prato-Firenze, fino all'imbocco della Val di Bisenzio. E' importante essere consapevoli, prima di addentrarci nei confronti con il passato, che in mezzo secolo la cementificazione dei suoli si è quadruplicata (si veda questo studio WWF) e nelle zone interessate da questa crisi la situazione è forse anche peggiore.
In poche ore è caduta acqua quanto nel lontano e terribile 1966 ne avevamo avuta nell'arco di intere lunghe giornate. I cumulati del 2 novembre 2023 sono arrivati fino a 200 mm in tre-quattro ore. Nel novembre 1966 la stazione di Badia Agnano, nell'alta valle dell'Arno, registrò un valore record di oltre 430 mm, ma in 48 ore, non in 4.
Non importa essere esperti per capire che 20 cm di pioggia in un'area coperta di edifici diventano rapidamente un metro d'acqua davanti alla porta di casa.
Non è inutile ricordare che molti si sono ritrovati allagati non per la rottura di qualche argine, ma perché le fognature e gli scarichi si sono trasformati in fontane che restituivano i liquami in eccesso. Questo è accaduto anche in edifici relativamente recenti come l'ospedale di Prato o il centro commerciale dei Gigli di Campi Bisenzio.
Nel Forum 2043 abbiamo pubblicato riflessioni approfondite sulla serietà e la gravità del riscaldamento dell'atmosfera terrestre (quello che i media comunicano, spesso banalizzandolo, come cambiamento climatico con riferimento alla moltiplicazione di eventi estremi e che, per inciso, non risolveremo certo comprandoci delle macchine elettriche).
E' davanti ai nostri occhi una cruda realtà: se sul suolo c'è più cemento e nell'atmosfera c'è più energia, siamo di fronte non a una disgrazia imprevedibile, ma a una situazione permanentemente pericolosa.
Non è il momento delle polemiche, ma della necessaria solidarietà verso coloro che hanno avuto danni (e lutti, sette vittime al momento in cui diffondiamo questo scritto), oltre che della gratitudine per la rete della protezione civile territoriale, che non va mai confusa con il cialtronismo e l'incompetenza del governo centralista e dei suoi improbabili ministri. Soprattutto nei piccoli comuni, la protezione civile locale, fatta di volontari, pompieri, forze dell'ordine, tecnici delle diverse amministrazioni, esperti e scienziati conoscitori del posto, è stata ancora una volta determinante per salvare vite.
Verrà il momento in cui i rappresentanti che abbiamo eletto negli enti locali, dovranno spiegare se e cosa avrebbero potuto fare meglio, riguardo ai loro doveri di manutenzione quotidiana dell'esistente, di gestione degli allarmi, di organizzazione degli aiuti, di programmazione a breve termine dell'uso del territorio. Dare la colpa solo al fato o alla meteorologia (che non è una scienza esatta), non sarà più sufficiente. Una manutenzione migliore è sempre possibile e può fare la differenza (basti pensare all'impegno per la pulizia dell'alveo del fiume-torrente Bisenzio, che risale ai tempi di Fabrizio Mattei), ma, come ci permettiamo di dire più avanti, non è certo sufficiente.
Una cosa va detta con chiarezza al presidente Eugenio Giani e al sindaco metropolitano Dario Nardella: sarebbe molto grave se nemmeno dopo questa crisi prendesse avvio un ripensamento rispetto ai loro progetti di ulteriore cementificazione della piana tra Firenze e Prato, in particolare (ma non solo) per la sciagurata idea di un nuovo aeroporto a Peretola.
Tuttavia, di fronte alla pericolosità della situazione, non bastano la pur necessaria frenata su qualche progetto folle, né una mera messa a punto della manutenzione dell'esistente.
Occorre una svolta politica e culturale profonda, che a nome di OraToscana, rete di civismo, ambientalismo, autonomismo e territorialismo, vorremmo sintetizzare in due punti:
1) restituzione di spazio all'acqua, con un programma audace di allargamento degli alvei, riapertura dei corsi d'acqua e delle gore tombate, rinaturalizzazione del territorio (con conoscenza della storia e dell'ambiente, con competenza scientifica, con progetti a lungo termine, con serietà, insomma);
2) riappropriazione da parte delle comunità locali, dei singoli comuni o delle loro associazioni intercomunali, di tutte le competenze che oggi sono frammentate, oltre che delle risorse che oggi sono scarse ma purtroppo anche disperse fra troppi attori.
Sull'adesione a questi due punti OraToscana è pronta a sostenere, nella primavera del 2024 in cui vanno al rinnovo centinaia di enti locali in Toscana e in tutta la Repubblica, ogni candidatura che si dimostri capace di rinnovamento civico, ambientalista, territorialista.
Non è più il tempo di essere "green" a chiacchiere, di progetti assurdi di ulteriore cementificazione, di svendita di beni comuni, di esternalizzazione di servizi pubblici essenziali in società anonime con la testa lontana dal territorio (come la c.d. "multiutility" in formazione in Toscana).
Non c'è un solo strumento edilizio in vigore in Toscana che possa restare così come oggi. Non è più accettabile che ci sia una frammentazione di competenze in aziende verticalizzate ed esternalizzate (una con il compito di pulire sotto un tombino, l'altra con il compito di pulire sopra il caditoio, come avviene oggi).
Saremo al fianco di quanti si sentiranno impegnati per un cambiamento profondo e andremo di traverso a tutti gli altri. Contateci.
Prato, sabato 4 novembre 2023 - aggiornato domenica 5 novembre 2023
Mauro Vaiani Ph.D.
garante di OraToscana