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ispirazione cristiano-sociale

Al cuore della democrazia, la rappresentanza

Al via oggi la 50° Settimana Sociale dei cattolici d'Italia, a Trieste. Il tema guida di questa edizione è particolarmente suggestivo e tempestivo: AL CUORE DELLA DEMOCRAZIA.

La crisi della democrazia inizia dalla riduzione della partecipazione elettorale, come spiega in un suo contributo Gabriella Calvano (membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali). Siamo di fronte all'esclusione dalla rappresentanza politica delle fasce sociali più fragili, dei giovani e delle donne. Gli esclusi non vedono più nel voto e nella partecipazione politica uno strumento di riscatto e di miglioramento delle condizioni di vita proprie e del proprio gruppo di riferimento.

E' peraltro difficile, ci permettiamo di notare, che coloro la cui quotidianità è irta di ostacoli materiali, segnata dall'impoverimento, disseminata di nuove barriere fisiche e digitali, bombardata da incessante ondate di conformismo mediatico (continue semplificazioni che sono il brodo di coltura di ogni populismo), possano riscattarsi attraverso la partecipazione politica.

Quanto ai pochi che vanno ancora a votare, la Calvano giustamente sottolinea che anch'essi sono prigionieri di logiche sterili di polarizzazione. I momenti in cui gli elettori si ribellano allo status quo, con una forte mobilità del voto verso nuovi leader, non sono affatto costruttivi, come peraltro è apparso chiaro in questi ultimi vent'anni italiani.

Passare da un leader mediatico all'altro non aiuta affatto a recuperare senso civico, buona amministrazione quotidiana, a comporre interessi, a scrivere riforme.

La 50a Settimana Sociale dei Cattolici in Italia è stata pensata come un laboratorio di partecipazione aperto a tutti, con il coinvolgimento non solo dei delegati provenienti dalle diocesi, ma di tante buone pratiche, cittadini e cittadine che desiderano essere presenti e portare il loro contributo.

Saranno quindi presenti anche molte voci di ispirazione cristiano-sociale (e molte autonomiste), le quali, con umiltà ma anche con determinazione, porteranno il proprio contributo per riaffermare la necessità e la centralità della rappresentanza, contro la deriva culturale del "podestà" d'Italia.

Ricordiamo che è in pieno svolgimento una iniziativa apparentemente modesta eppure cruciale: la raccolta di 500.000 firme  promossa dal Comitato Referendario per la Rappresentanza per alcuni quesiti contro il Rosatellum, l'ultima di una lunga serie di leggi elettorali ingiuste, contro le quali ci aspettiamo di trovare mobilitato il mondo dei cattolici impegnati in politica, come hanno chiesto e stanno in prima persona facendo gli amici di Insieme.

A cura della segreteria interterritoriale - Trieste, 3 luglio 2024

 

 

 

 

 

 

E' morto papa Francesco

Il cardinale Kevin Joseph Farrell ha annunciato la scomparsa di papa Francesco.

Il vescovo di Roma è morto oggi, 21 aprile 2025, giorno del Natale della città e Lunedì dell'Angelo, alle 7.35.

Qui il messaggio di cordoglio di Autonomie e Ambiente:

https://x.com/rete_aea/status/1914230899786268820

Fino all'ultimo papa Francesco si è speso per il cessate-il-fuoco, tregua e ripresa del dialogo per la pace in ciascuno degli angoli del mondo devastati dalla guerra.

Il cardinale Farrell, in quanto Camerlengo di Santa Romana Chiesa, assume le redini dell'istituzione durante la Sede Vacante.

I media dello Stato della Città del Vaticino stanno pubblicando i comunicati ufficiali e i necessari approfondimenti:

https://www.vaticannews.va/en/pope/news/2025-04/pope-francis-dies-on-easter-monday-aged-88.html

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Roma, 21 aprile 2025 - A cura della segreteria interterritoriale

Francesco, il papa delle periferie del mondo

  • Autore: Papa Francesco - Città del Vaticano, 23 settembre 2020

Precisiamo subito, a scanso di fraintendimenti, che non intendiamo attribuire alcuna etichetta politica a papa Francesco, il vescovo di Roma di cui oggi, sabato 26 aprile 2025, si celebrano i funerali.

L’America Latina, in cui si è formato come uomo e come sacerdote il papa gesuita - al secolo Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires, 17 dicembre 1936 - Città del Vaticano, 21 aprile 2025) - è percorsa da antichi, accesi e tuttora irrisolti dibattiti tra federalisti e centralisti in cui a noi non risulta che il futuro papa si sia mai troppo esposto.

Tuttavia Bergoglio è sempre stato uomo delle periferie, della sua “Baires” prima e poi del mondo intero. Nonostante sia cresciuto in un ambiente filo-peronista, non ha mai ceduto alle sirene dei centralismi autoritari, che hanno poi condotto l’Argentina (e molti altri paesi) sotto il giogo rovinoso di dittature populiste, nazionaliste, reazionarie, o addirittura militari.

In molti dei suoi interventi ha criticato l’elitarismo e le tecnocrazie centraliste, esprimendosi sempre a favore del protagonismo popolare, delle comunità, delle realtà locali.

I documenti più importanti del suo pontificato – le lettere encicliche Fratelli tutti (2020) e Laudato si' (2015) – sarebbero incomprensibili senza tener presente il continuo richiamo alla partecipazione delle comunità locali nell'affrontare le sfide globali. Per papa Francesco non c'è azione sociale e politica veramente cristiana – e quindi autenticamente umana – se non da parte di coloro che amano e curano la propria terra, pensando al bene comune dell’intera Terra.

Come ci scrive Eric Canepa, intellettuale americano-europeo, impegnato nella sinistra europea, amico delle autonomie e di questo Forum, "So much of Francis’s teachings had to do with de-reifying, de-mystifying the real relations among people and the world with its apparently eternal economic laws, which breed a deadening fatalism and a soulless positivism. No, a positivist, empiricist, and pragmatic approach to the world is not “realistic” for the same reasons that Marx gave in criticizing the mechanical materialism of Feuerbach. Because what is wonderful and unique about human beings is their potential, that they live by thinking forward beyond their immediate material existence, by imagining a future, that they can change, and that they need to be connected to people, to many people – just to exist as human beings.". Gli esseri umani cambiano le cose restando umani, cioè non solo individui ma coese comunità che possono cambiare concretamente le cose nella loro vita quotidiana. Sono maturate nel mondo delle visioni globali, ma l'azione è e resterà per sempre locale.

Frugando tra le memorie del suo servizio come vescovo di Roma – servus servorum Dei – abbiamo trovato parole che confermano la sussidiarietà come valore fondamentale della dottrina sociale cristiana. Parole che risultano consonanti con quelle della dichiarazione di Chivasso, che è ispirata, oltre che dall’antico confederalismo svizzero ed europeo, anche dal pensiero cristiano-sociale più moderno.

Il mondo cristiano, in particolare la Chiesa cattolica romana, riscoprì l’antico principio della sussidiarietà come argine con cui difendere umanità e libertà in un mondo dominato da sempre più gigantesche e feroci concentrazioni di potere industriale, finanziario, politico e militare. Le decisioni sociali e politiche dovevano restare al livello più vicino possibile alle persone, alle comunità locali, ai corpi intermedi delle società. Lo stato doveva essere “sussidiario”, non “totalitario”, come poi i fascisti italiano lo avrebbero teorizzato e altri realizzato (e non stiamo parlando solo di “nazisti e sovietici”, come ben capiscono coloro che hanno studiato i caratteri intrinsecamente totalitari di tutta la modernità).

La sussidiarietà fu sancita con la forza di encicliche papali come la Quadragesimo Anno, promulgata da Pio XI nel 1931 e da allora, sia pure fra non poche contraddizioni e ricorrenti amnesie, il mondo cattolico non ha mai cessato di restare fedele a questo fondamentale principio.

Ne abbiamo trovato una solida conferma nel discorso di papa Francesco per l’udienza generale del 23 settembre 2020, di cui qui riproduciamo un ampio estratto, in affettuoso ricordo di questo buon pastore, tornato nel seno della Provvidenza dopo la conclusione della sua avventura terrena.

Roma, sabato 26 aprile 2025, giorno dei funerali di papa Francesco - a cura del gruppo di studio interterritoriale Forum 2043

Affinché tutti possiamo partecipare alla cura e alla rigenerazione dei nostri popoli

Dal discorso di papa Francesco all'udienza generale del 23 settembre 2020 - Vaticano, Cortile di San Damaso (fonte)

Affinché tutti possiamo partecipare alla cura e alla rigenerazione dei nostri popoli, è giusto che ognuno abbia le risorse adeguate per farlo (cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa [CDSC], 186). Dopo la grande depressione economica del 1929, Papa Pio XI spiegò quanto fosse importante per una vera ricostruzione il principio di sussidiarietà (cfr Enc. Quadragesimo anno, 79-80). Tale principio ha un doppio dinamismo: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Forse non capiamo cosa significa questo, ma è un principio sociale che ci fa più uniti.

Da un lato, e soprattutto in tempi di cambiamento, quando i singoli individui, le famiglie, le piccole associazioni o le comunità locali non sono in grado di raggiungere gli obiettivi primari, allora è giusto che intervengano i livelli più alti del corpo sociale, come lo Stato, per fornire le risorse necessarie ad andare avanti. Ad esempio, a causa del lockdown per il coronavirus, molte persone, famiglie e attività economiche si sono trovate e ancora si trovano in grave difficoltà, perciò le istituzioni pubbliche cercano di aiutare con appropriati interventi sociali, economici, sanitari: questa è la loro funzione, quello che devono fare.

Dall’altro lato, però, i vertici della società devono rispettare e promuovere i livelli intermedi o minori. Infatti, il contributo degli individui, delle famiglie, delle associazioni, delle imprese, di tutti i corpi intermedi e anche delle Chiese è decisivo. Questi, con le proprie risorse culturali, religiose, economiche o di partecipazione civica, rivitalizzano e rafforzano il corpo sociale (cfr CDSC, 185). Cioè, c’è una collaborazione dall’alto in basso, dallo Stato centrale al popolo e dal basso in alto: delle formazioni del popolo in alto. E questo è proprio l’esercizio del principio di sussidiarietà.

Ciascuno deve avere la possibilità di assumere la propria responsabilità nei processi di guarigione della società di cui fa parte. Quando si attiva qualche progetto che riguarda direttamente o indirettamente determinati gruppi sociali, questi non possono essere lasciati fuori dalla partecipazione. Per esempio: “Cosa fai tu? - Io vado a lavorare per i poveri – Bello, e cosa fai? – Io insegno ai poveri, io dico ai poveri quello che devono fare – No, questo non va, il primo passo è lasciare che i poveri dicano a te come vivono, di cosa hanno bisogno: Bisogna lasciar parlare tutti!

E così funziona il principio di sussidiarietà.

Non possiamo lasciare fuori della partecipazione questa gente; la loro saggezza, la saggezza dei gruppi più umili non può essere messa da parte (cfr Esort. ap. postsin Querida Amazonia [QA], 32; Enc. Laudato si’, 63). Purtroppo, questa ingiustizia si verifica spesso là dove si concentrano grandi interessi economici o geopolitici, come ad esempio certe attività estrattive in alcune zone del pianeta (cfr QA, 9.14). Le voci dei popoli indigeni, le loro culture e visioni del mondo non vengono prese in considerazione.

Oggi, questa mancanza di rispetto del principio di sussidiarietà si è diffusa come un virus.

Pensiamo alle grandi misure di aiuti finanziari attuate dagli Stati. Si ascoltano di più le grandi compagnie finanziarie anziché la gente o coloro che muovono l’economia reale. Si ascoltano di più le compagnie multinazionali che i movimenti sociali. Volendo dire ciò con il linguaggio della gente comune: si ascoltano più i potenti che i deboli e questo non è il cammino, non è il cammino umano, non è il cammino che ci ha insegnato Gesù, non è attuare il principio di sussidiarietà. Così non permettiamo alle persone di essere «protagoniste del proprio riscatto».[1]

Nell’inconscio collettivo di alcuni politici o di alcuni sindacalisti c’è questo motto: tutto per il popolo, niente con il popolo. Dall’alto in basso ma senza ascoltare la saggezza del popolo, senza far attuare questa saggezza nel risolvere dei problemi, in questo caso nell’uscire dalla crisi. O pensiamo anche al modo di curare il virus: si ascoltano più le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari, impegnati in prima linea negli ospedali o nei campi-profughi. Questa non è una strada buona. Tutti vanno ascoltati, quelli che sono in alto e quelli che sono in basso, tutti.

Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. Tutte le parti di un corpo sono necessarie e, come dice San Paolo, quelle parti che potrebbero sembrare più deboli e meno importanti, in realtà sono le più necessarie (cfr 1 Cor 12,22).

Alla luce di questa immagine, possiamo dire che il principio di sussidiarietà consente ad ognuno di assumere il proprio ruolo per la cura e il destino della società. Attuarlo, attuare il principio di sussidiarietà dà speranza, dà speranza in un futuro più sano e giusto; e questo futuro lo costruiamo insieme, aspirando alle cose più grandi, ampliando i nostri orizzonti. [2]

O insieme o non funziona.

O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai. Uscire dalla crisi non significa dare una pennellata di vernice alle situazioni attuali perché sembrino un po’ più giuste. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti, tutte le persone che formano il popolo. Tutte le professioni, tutti. E tutti insieme, tutti in comunità.

Fonti

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2019-03/convegno-washington-vista-sinodo-panamazzonico.html (per la foto di corredo al post)

https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Francesco

https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89mile_Chanoux

https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200923_udienza-generale.html (fonte dell’estratto)

 

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In memoria di Eleonora Mosti coordinatrice di Insieme

Attraverso gli amici di Insieme, ci è giunta la triste notizia della morte di Eleonora Mosti, coordinatrice di Insieme, una comunità politica d'ispirazione cristiano-sociale con cui Autonomie e Ambiente ha in corso, ormai da tempo, un dialogo a tutto campo e un'alleanza su temi cruciali per il futuro della Repubblica e dell'Europa, in ultimo l'impegno comune in sostegno al comitato Besostri, alla campagna "Io Voglio Scegliere", contro il Rosatellum e tutte le leggi elettorali ingiuste.

Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze ai familiari e a tutta Insieme.

Segnaliamo qui alcuni post che ci aiuteranno a ricordarla e a fare tesoro del suo impegno per una politica migliore, cristianamente ispirata, a partire dal ricordo che le ha dedicato Giancarlo Infante:

https://www.politicainsieme.com/ciao-eleonora-di-giancarlo-infante/

https://cn24tv.it/page/3981/se-anche-la-politica-dice-il-proprio-eccomi.html (Se anche la politica ha il proprio "Eccomi!" di Eleonora Mosti)

https://www.politicainsieme.com/la-violenza-e-una-politica-della-cura-di-eleonora-mosti/

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La foto di Eleonora che pubblichiamo è presa da Facebook.

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Roma, domenica 8 settembre 2024, festa della Natività di Maria, a cura della segreteria interterritoriale

 

Le Calabrie al voto il 5-6 ottobre 2025

In Calabria si tengono i prossimi 5-6 ottobre 2025 le elezioni regionali anticipate, volute dal presidente uscente e incombente Roberto Occhiuto. Senza voler sminuire la complessità delle situazioni locali delle "Calabrie", né la capacità amministrativa di Occhiuto, né le sue aspirazioni per la sua terra, queste elezioni sono ridotte a un referendum su di lui. Le forze politiche di centrosinistra, centrodestra, indipendenti, hanno avuto poca o nessuna voce in capitolo.

Anche la legge elettorale della Calabria scoraggia e impedisce la partecipazione di candidati civici e indipendenti. Generose esperienze del civismo delle autonomie, come Tesoro Calabria promosso nel 2020 da Carlo Tansi o il movimento Crescere di Vincenzo Voce, che ha cercato di continuarne l'esperienza, sono schiacciate dalla polarizzazione. Anche se Vincenzo Voce, operoso e popolare sindaco civico di Crotone, dopo aver annunciato il suo appoggio al presidente Occhiuto, ha confermato che intende restare civico e come tale presentarsi per un secondo mandato.

Gli amici di Demos ci hanno segnalato la candidatura di Filippo Sestito (nella foto), un noto attivista per i diritti umani, nella lista "Tridico Presidente", circoscrizione Centro (province di Catanzaro, Crotone, Vibo Valenzia).

E' opinione diffusa nel mondo delle autonomie, condivisa anche da tante realtà di ispirazione cristiano-sociale, che prima o poi in tutti gli schieramenti si dovrà dare maggiore spazio alle voci critiche nei confronti del populismo, del conformismo, degli eccessi settari, dei narcisismi etici, degli eccessi di questa polarizzazione "all'italiana", che sistematicamente trascura le esigenze reali - e diverse - dei diversi territori.

Crotone, 30 settembre 2025 - a cura della segreteria interterritoriale

 

 

Parte la Rete Civica Solidale

A Roma, presso la Camera dei Deputati, lunedì 30 giugno 22025, è stata presentata l'iniziativa politica Rete Civica Solidale. Alla conferenza stampa sono intervenuti i sette promotori: Angelo Chiorazzo - vice Presidente Consiglio regionale della Basilicata - Basilicata Casa Comune; Paolo Ciani - Deputato e Segretario Democrazia Solidale – Demos; Giuseppe Irace - Segretario di PER - Persone e Comunità; Alberto Felice De Toni, sindaco civico di Udine, e Stefania Proietti, presidente civica della Regione Umbria (questi ultimi due sono intervenuti con un collegamento a distanza).

Persone, movimenti civici territoriali e il partito Demos, si sono messi in gioco insieme, per creare uno spazio politico nuovo di partecipazione dal basso, in vista delle elezioni politiche che si terranno entro il 2027. I promotori sono tutti, in grado e modalità diverse, legati al centrosinistra, in particolare alla tradizione cristiano-sociale. Qui si può leggere integralmente il documento dei promotori.

Il presidente di Autonomie e Ambiente (AeA), Roberto Visentin, e il vicepresidente segretario, Mauro Vaiani, invitati dai promotori, hanno partecipato a questo evento, insieme a diversi amministratori locali ed alcuni esponenti della cultura, dell'impegno civile, della politica.

La segreteria interterritoriale di AeA ha apprezzato i valori espressi nel documento base: restituire concreta priorità alla costruzione della pace e della solidarietà internazionale, con uno sforzo comune di tutti gli Europei; la chiara coscienza che è in atto una drammatica erosione della democrazia (anche per le leggi elettorali ingiuste che sono in vigore); l'urgenza di custodire la "casa comune", gli ecosistemi locali e l'intero pianeta, da una economia distruttiva; la restituzione di libertà e responsabilità alle persone che si impegnano in politica nei loro territori.

Ancora più apprezzata da AeA è stata la scelta di una modalità confederale, aperta, inclusiva, dal basso. Ciò che per gli ambienti autonomisti è scontato, è praticamente sconosciuto nella politica italiana. Tutti i principali partiti sono piramidi - spesso cristallizzate e inaccessibili a persone nuove, specie giovani, donne, indipendenti.

L'avvio della Rete Civica Solidale è parso tanto più opportuno perché si è distinto, nei contenuti e ancor più nel metodo, da altre iniziative di questo momento politico, in cui c'è una domanda enorme di novità (nuove idee, ma anche nuove persone, perché quelle attualmente al potere lo sono ormai da trent'anni). Novità che non si può riversare negli otri vecchi...

E' noto che esponenti di diversi partiti si rapportano molto goffamente con il civismo, con le storiche autonomie, con i nuovi movimenti territoriali, pensando di poterli guidare, più che collegare (ricordiamo due casi eclatanti: De Pascale in Emilia e in Romagna; l'assessore Onorato a Roma).

Altri autocandidati "federatori" sembrano volersi calare dall'alto su ciò che vorrebbero unire, rischiando di riprodurre dinamiche leaderistiche troppo verticali per poter veramente accogliere e raccogliere comunità e gruppi di cittadini autonomi e liberi (che sono in fuga dalle urne, perché già abbondamente delusi in passato dalle sirene di altri leader, sia populisti che tecnocrati).

Alla nuova Rete Civica Solidale non solo gli auguri, ma la disponibilità al dialogo su come valorizzare, insieme, le diversità e le autonomie nella nostra Repubblica.

 

Firenze, 1 luglio 2026 - A cura della segreteria interterritoriale