Precisiamo subito, a scanso di fraintendimenti, che non intendiamo attribuire alcuna etichetta politica a papa Francesco, il vescovo di Roma di cui oggi, sabato 26 aprile 2025, si celebrano i funerali.
L’America Latina, in cui si è formato come uomo e come sacerdote il papa gesuita - al secolo Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires, 17 dicembre 1936 - Città del Vaticano, 21 aprile 2025) - è percorsa da antichi, accesi e tuttora irrisolti dibattiti tra federalisti e centralisti in cui a noi non risulta che il futuro papa si sia mai troppo esposto.
Tuttavia Bergoglio è sempre stato uomo delle periferie, della sua “Baires” prima e poi del mondo intero. Nonostante sia cresciuto in un ambiente filo-peronista, non ha mai ceduto alle sirene dei centralismi autoritari, che hanno poi condotto l’Argentina (e molti altri paesi) sotto il giogo rovinoso di dittature populiste, nazionaliste, reazionarie, o addirittura militari.
In molti dei suoi interventi ha criticato l’elitarismo e le tecnocrazie centraliste, esprimendosi sempre a favore del protagonismo popolare, delle comunità, delle realtà locali.
I documenti più importanti del suo pontificato – le lettere encicliche Fratelli tutti (2020) e Laudato si' (2015) – sarebbero incomprensibili senza tener presente il continuo richiamo alla partecipazione delle comunità locali nell'affrontare le sfide globali. Per papa Francesco non c'è azione sociale e politica veramente cristiana – e quindi autenticamente umana – se non da parte di coloro che amano e curano la propria terra, pensando al bene comune dell’intera Terra.
Come ci scrive Eric Canepa, intellettuale americano-europeo, impegnato nella sinistra europea, amico delle autonomie e di questo Forum, "So much of Francis’s teachings had to do with de-reifying, de-mystifying the real relations among people and the world with its apparently eternal economic laws, which breed a deadening fatalism and a soulless positivism. No, a positivist, empiricist, and pragmatic approach to the world is not “realistic” for the same reasons that Marx gave in criticizing the mechanical materialism of Feuerbach. Because what is wonderful and unique about human beings is their potential, that they live by thinking forward beyond their immediate material existence, by imagining a future, that they can change, and that they need to be connected to people, to many people – just to exist as human beings.". Gli esseri umani cambiano le cose restando umani, cioè non solo individui ma coese comunità che possono cambiare concretamente le cose nella loro vita quotidiana. Sono maturate nel mondo delle visioni globali, ma l'azione è e resterà per sempre locale.
Frugando tra le memorie del suo servizio come vescovo di Roma – servus servorum Dei – abbiamo trovato parole che confermano la sussidiarietà come valore fondamentale della dottrina sociale cristiana. Parole che risultano consonanti con quelle della dichiarazione di Chivasso, che è ispirata, oltre che dall’antico confederalismo svizzero ed europeo, anche dal pensiero cristiano-sociale più moderno.
Il mondo cristiano, in particolare la Chiesa cattolica romana, riscoprì l’antico principio della sussidiarietà come argine con cui difendere umanità e libertà in un mondo dominato da sempre più gigantesche e feroci concentrazioni di potere industriale, finanziario, politico e militare. Le decisioni sociali e politiche dovevano restare al livello più vicino possibile alle persone, alle comunità locali, ai corpi intermedi delle società. Lo stato doveva essere “sussidiario”, non “totalitario”, come poi i fascisti italiano lo avrebbero teorizzato e altri realizzato (e non stiamo parlando solo di “nazisti e sovietici”, come ben capiscono coloro che hanno studiato i caratteri intrinsecamente totalitari di tutta la modernità).
La sussidiarietà fu sancita con la forza di encicliche papali come la Quadragesimo Anno, promulgata da Pio XI nel 1931 e da allora, sia pure fra non poche contraddizioni e ricorrenti amnesie, il mondo cattolico non ha mai cessato di restare fedele a questo fondamentale principio.
Ne abbiamo trovato una solida conferma nel discorso di papa Francesco per l’udienza generale del 23 settembre 2020, di cui qui riproduciamo un ampio estratto, in affettuoso ricordo di questo buon pastore, tornato nel seno della Provvidenza dopo la conclusione della sua avventura terrena.
Roma, sabato 26 aprile 2025, giorno dei funerali di papa Francesco - a cura del gruppo di studio interterritoriale Forum 2043
Affinché tutti possiamo partecipare alla cura e alla rigenerazione dei nostri popoli
Dal discorso di papa Francesco all'udienza generale del 23 settembre 2020 - Vaticano, Cortile di San Damaso (fonte)
Affinché tutti possiamo partecipare alla cura e alla rigenerazione dei nostri popoli, è giusto che ognuno abbia le risorse adeguate per farlo (cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa [CDSC], 186). Dopo la grande depressione economica del 1929, Papa Pio XI spiegò quanto fosse importante per una vera ricostruzione il principio di sussidiarietà (cfr Enc. Quadragesimo anno, 79-80). Tale principio ha un doppio dinamismo: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Forse non capiamo cosa significa questo, ma è un principio sociale che ci fa più uniti.
Da un lato, e soprattutto in tempi di cambiamento, quando i singoli individui, le famiglie, le piccole associazioni o le comunità locali non sono in grado di raggiungere gli obiettivi primari, allora è giusto che intervengano i livelli più alti del corpo sociale, come lo Stato, per fornire le risorse necessarie ad andare avanti. Ad esempio, a causa del lockdown per il coronavirus, molte persone, famiglie e attività economiche si sono trovate e ancora si trovano in grave difficoltà, perciò le istituzioni pubbliche cercano di aiutare con appropriati interventi sociali, economici, sanitari: questa è la loro funzione, quello che devono fare.
Dall’altro lato, però, i vertici della società devono rispettare e promuovere i livelli intermedi o minori. Infatti, il contributo degli individui, delle famiglie, delle associazioni, delle imprese, di tutti i corpi intermedi e anche delle Chiese è decisivo. Questi, con le proprie risorse culturali, religiose, economiche o di partecipazione civica, rivitalizzano e rafforzano il corpo sociale (cfr CDSC, 185). Cioè, c’è una collaborazione dall’alto in basso, dallo Stato centrale al popolo e dal basso in alto: delle formazioni del popolo in alto. E questo è proprio l’esercizio del principio di sussidiarietà.
Ciascuno deve avere la possibilità di assumere la propria responsabilità nei processi di guarigione della società di cui fa parte. Quando si attiva qualche progetto che riguarda direttamente o indirettamente determinati gruppi sociali, questi non possono essere lasciati fuori dalla partecipazione. Per esempio: “Cosa fai tu? - Io vado a lavorare per i poveri – Bello, e cosa fai? – Io insegno ai poveri, io dico ai poveri quello che devono fare – No, questo non va, il primo passo è lasciare che i poveri dicano a te come vivono, di cosa hanno bisogno: Bisogna lasciar parlare tutti!
E così funziona il principio di sussidiarietà.
Non possiamo lasciare fuori della partecipazione questa gente; la loro saggezza, la saggezza dei gruppi più umili non può essere messa da parte (cfr Esort. ap. postsin Querida Amazonia [QA], 32; Enc. Laudato si’, 63). Purtroppo, questa ingiustizia si verifica spesso là dove si concentrano grandi interessi economici o geopolitici, come ad esempio certe attività estrattive in alcune zone del pianeta (cfr QA, 9.14). Le voci dei popoli indigeni, le loro culture e visioni del mondo non vengono prese in considerazione.
Oggi, questa mancanza di rispetto del principio di sussidiarietà si è diffusa come un virus.
Pensiamo alle grandi misure di aiuti finanziari attuate dagli Stati. Si ascoltano di più le grandi compagnie finanziarie anziché la gente o coloro che muovono l’economia reale. Si ascoltano di più le compagnie multinazionali che i movimenti sociali. Volendo dire ciò con il linguaggio della gente comune: si ascoltano più i potenti che i deboli e questo non è il cammino, non è il cammino umano, non è il cammino che ci ha insegnato Gesù, non è attuare il principio di sussidiarietà. Così non permettiamo alle persone di essere «protagoniste del proprio riscatto».[1]
Nell’inconscio collettivo di alcuni politici o di alcuni sindacalisti c’è questo motto: tutto per il popolo, niente con il popolo. Dall’alto in basso ma senza ascoltare la saggezza del popolo, senza far attuare questa saggezza nel risolvere dei problemi, in questo caso nell’uscire dalla crisi. O pensiamo anche al modo di curare il virus: si ascoltano più le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari, impegnati in prima linea negli ospedali o nei campi-profughi. Questa non è una strada buona. Tutti vanno ascoltati, quelli che sono in alto e quelli che sono in basso, tutti.
Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. Tutte le parti di un corpo sono necessarie e, come dice San Paolo, quelle parti che potrebbero sembrare più deboli e meno importanti, in realtà sono le più necessarie (cfr 1 Cor 12,22).
Alla luce di questa immagine, possiamo dire che il principio di sussidiarietà consente ad ognuno di assumere il proprio ruolo per la cura e il destino della società. Attuarlo, attuare il principio di sussidiarietà dà speranza, dà speranza in un futuro più sano e giusto; e questo futuro lo costruiamo insieme, aspirando alle cose più grandi, ampliando i nostri orizzonti. [2]
O insieme o non funziona.
O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai. Uscire dalla crisi non significa dare una pennellata di vernice alle situazioni attuali perché sembrino un po’ più giuste. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti, tutte le persone che formano il popolo. Tutte le professioni, tutti. E tutti insieme, tutti in comunità.
Fonti
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2019-03/convegno-washington-vista-sinodo-panamazzonico.html (per la foto di corredo al post)
https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Francesco
https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89mile_Chanoux
https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200923_udienza-generale.html (fonte dell’estratto)
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