Skip to main content

Vallée d’Aoste

80 anni di resistenza, autonomia, libertà

Oggi 7 settembre 2024, la Valle d’Aosta celebra l’ottantesimo anniversario della propria Resistenza, dell’avvio del progetto dell'Autonomia, della rivolta dei propri "maquisards" che la condusse alla Liberazione, una vicenda storica ispirata dai valori della Carta di Chivasso.

E' in valle anche il presidente della Repubblica, il prof. Sergio Mattarella, che nei suoi interventi di oggi ha sottolineato il valore dell'autonomia della Valle nella cornice della Repubblica delle Autonomie e dell'unità europea.

Per approfondire questa importantissima celebrazione:

https://www.regione.vda.it/autonomia_istituzioni/origini/autonomismo_i.asp

https://www.80-autonomie-vda.eu/

https://www.lepeuplevaldotain.it/blog/la-valle-daosta-celebra-lottantesimo-anniversario-della-resistenza-alla-presenza-del-presidente-mattarella/

Aosta, 7 settembre 2024 - a cura della segreteria interterritoriale

 

A bientôt chers jeunes de la Vallée

È in corso un grande cambiamento nella Vallée. È il cammino della Réunion, di cui abbiamo già parlato anche su questo sito.

Le forze valdostane che hanno partecipato alla fondazione di Autonomie e Ambiente e sono state con noi parte di EFA stanno partecipando a questo processo di riunificazione in una Union Valdôtaine rinnovata e rafforzata, anch'essa tornata a pieno titolo parte di EFA (di peraltro la UV era stata una storica protagonista).

I motori del processo sono, com'è giusto, i giovani, che sono stati anche protagonisti della Commission de dix..

Salutiamo quindi ma dicendo loro arrivederci a presto, agli amici delle forze minori che stanno partecipando al processo di convergenza nella antica-nuova Union.

Aspettiamo altrettanto presto che gli ottimi rapporti che Autonomie e Ambiente ha sin dall'inizio avuto con la Union producano una piena partecipazione della UV anche alla rete interterritoriale, oltre che ad EFA.

Nessuno nella nostra famiglia EFA dimentica che la situazione politica è profondamente avvelenata dagli eccessi di polarizzazione politica, dalla disinvoltura con le destre centraliste ritoccano le norme vigenti (anche nella delicatissima materia elettorale, dove sono state approvate le famigerate norme taglialiste, o meglio ammazzaliste), dalle pulsioni centraliste che purtroppo accecano anche le sinistre. In tempi così difficili, coloro che credono nella Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali devono intensificare la loro collaborazione interterritoriale, pena la distruzione dei nostri ideali di autogoverno.

Qui alcuni articoli di approfondimento:

https://www.lepeuplevaldotain.it/blog/recomposition-de-laire-autonomiste-le-depart/

https://www.ansa.it/valledaosta/notizie/2024/03/18/jeunesse-valdotaine-nella-reunion-spazio-a-nuovi-volti-giovani_6987474c-adbf-482d-97dc-f2be83268630.html

Aosta, 21 marzo 2024 - a cura della segreteria interterritoriale

 

 

 

Augusto Rollandin est décédé

Augusto Rollandin est décédé hier (Augusto Arduino Claudio Rollandin - Brusson, 13 juin 1949 - Aoste 22 décembre 2024). Personnes dirigeantes d'Autonomie e Ambiente et EFA expriment leurs plus sincères condoléances. Nous vous invitons à lire les commémorations et les messages publiés par le "Peuple Valdôtain":https://www.lepeuplevaldotain.it/blog/deces-dauguusto-rollandin-les-condoleances-de-lunion-valdotaine .

Udine - Bruxelles, 23 décembre 2024

* * * 

 

Che sia un autunno di dialogo e di speranza

Basta con gli urlatori, che poi troppo spesso diventano picchiatori e traditori.

Si deve aprire una stagione di tregua, dialogo, ritorno al ragionamento e alla collaborazione politica fra diversità e fra diversi.

Autonomie e Ambiente dà voce a un bisogno che non esitiamo a chiamare di riconciliazione, resistendo al bombardamento mediatico di immagini e parole di odio e velenosa polarizzazione:

  • voce ai cittadini che vogliono firmare per abolire leggi ingiuste come il Rosatellum (cliccare qui e qui);
  • voce alle persone candidate civiche e indipendenti, che vogliono collaborare fra di loro per il bene comune, anche se corrono in liste diverse, nelle regionali;
  • voce ai paesi, ai piccoli comuni, alle periferie, che vogliono unirsi per assicurare a una popolazione che invecchia servizi pubblici universali di qualità, a partire dalla sanità;
  • voce alle piccole imprese, ai piccoli negozi, agli artigiani, ai coltivatori diretti, alle piccole associazioni e realtà diffuse di volontariato, che costituiscono la trama essenziale delle nostre comunità:
  • voce agli esperti e ai leader che si espongono per il cessate il fuoco su tutti i fronti, non perché ci si debba rassegnare al terrorismo o alle ingiustizie geopolitiche, ma proprio l'opposto: è dopo il cessate il fuoco che si pongono le basi del cambiamento, che potranno finalmente cadere, grazie alla forza nonviolenta della partecipazione e del voto, i mostri e i tiranni che hanno scatenato terrore e guerra.

Siamo la voce delle autonomie e dei civismi di tutti i territori, che non solo vogliono resistere al centralismo, ma pretendono più responsabilità, più poteri, più risorse, perché i problemi sono spesso globali, ma ogni territorio ha il diritto-dovere di trovare le proprie soluzioni concrete, che sono sempre locali, secondo principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza (art. 118 della Costituzione).

Buona firma a tutti i cittadini sul portale delle iniziative popolari.

Buon voto alle persone della Valle d'Aosta e delle Marche.

Ritrovare il sorriso è possibile, anche nella vita pubblica interna e internazionale!

Buon autunno a tutti.

Aosta - Ancona, 21 settembre 2025 - a cura della segreteria interterritoriale

- - -  

Per i pochi che non la riconoscono, precisiamo che l'immagine a corredo del post è "il ragazzo che sorride" (the smiling boy), il simbolo della Rivoluzione di velluto (the Velvet Revolution) di Praga e Bratislava del 1989, promossa dal Forum Civico di Vàclav Havel e dal movimento "Pubblico contro la violenza" di Alexander Dubček.

 

Comunità, il movimento per le autonomie di Adriano Olivetti

  • Autore: a cura di Milian Racca e Mauro Vaiani - Villamiroglio, Chivasso, Ivrea e Prato, 18 settembre 2023

Ripercorriamoinsiemealcune tappe dell’incredibile biografia diAdrianoOlivetti ealcune notizie essenziali sulMovimento Comunità da lui fondato. L’industriale-filosofo-attivista e la sua creatura politicafurono audaci, visionari e talmente innovativi da risultare in anticipo dialmenoun secolo. Lasciano a noi civici, ambientalisti e territorialisti di oggil’eredità di unconvintoattaccamento ai territori, alla concretezza dei bisogni delle comunità, alle autonomieamministrative e politiche, oltre che la determinazione a formare con rigore e con sacrificio politici e amministratorisempre piùcompetenti,oltre che più liberi e quindi più creativi e fattivi.

Introduzione alla figura di Adriano Olivetti

Adriano Olivetti nacque nel 1901 a Ivrea e morì, purtroppo prematuramente, durante un viaggio in Svizzera, nel 1960. Era cresciuto in una famiglia di radici ebraiche, quelle di suo padre Camillo ingegnere e socialista, e valdesi, quelle della madre Luisa Revel. Crebbe in un ambiente relativamente benestante ma non da sempre e non tanto da poter vivere senza lavorare.

Quando il fascismo salì al potere, nel 1922, il giovane Adriano, poco più che ventenne, aveva già compreso i drammatici limiti delle derive massimaliste socialiste e comuniste. Aveva riscoperto, insieme a suo padre, la migliore tradizione del Risorgimento, quella federalista e autonomista, richiamata anche dalla Carta di Chivasso del 1943. Aveva legato con Piero Gobetti e insieme a lui aveva preso le distanze dal liberalismo giolittiano, ormai percepito come subalterno agli ambienti del nazionalismo più corrotto. Aveva conosciuto gli stimoli del pensiero cristiano-sociale della prima Democrazia Cristiana di don Romolo Murri. Conosceva le esigenze di autogoverno dei territori di quella provincia di Aosta che allora comprendeva anche il suo Canavese. Aveva già una mentalità europea e anzi cosmopolita, ma aveva anche chiaro che il liberismo propugnato da figure come Luigi Einaudi era inapplicabile su larga scala internazionale. Sapeva già, per esperienza diretta, che i suoi operai-artigiani eporediesi erano stati al sicuro dalle fluttuazioni del commercio internazionale solo perché erano tutti proprietari di una casa e di un campo da cui avevano tratto di che nutrirsi in tempi di crisi.

Non fece studi sistematici di materie classiche e letterarie, ma coltivò sin da giovane aspirazioni giornalistiche e di azione politica, nutrendosi liberamente di tutto ciò che le nuove scienze umane stavano producendo nel Novecento, dalla psicologia, alla sociologia, alle scuole economiche, alle prime critiche del centralismo autoritario e del conformismo nelle società di massa.

Persino negli anni più cupi del fascismo, quando per continuare a fare l’imprenditore dovette venire a patti col regime, si scelse nel partito al potere, come interlocutori, personaggi fuori dal coro, come gli architetti razionalisti o una figura controversa ma colta come l’ex repubblicano toscano Giuseppe Bottai.

Durante gli anni della Guerra riparò in Svizzera da dove si mantenne in contatto con la Resistenza. Fu lui a finanziare nel 1943 l’ “Appello”, il foglio clandestino che collegò i giovani dalle valli valdesi, occitane e aostane con quelli della pianura fino a Milano, voluto da resistenti come Mario Alberto Rollier (che poi fu uno degli estensori della Carta di Chivasso del 19 dicembre 1943 ma anche uno dei primi federalisti europei). Fra coloro che organizzano la Resistenza ci sono figure come Aldo Guerraz, Paolo Polese, WiIly Jervis, che lavoravano nella fabbrica Olivetti di Ivrea.

Nel 1946, con la fondazione delle Edizioni di Comunità, Adriano Olivetti impresse un'orma profonda nella cultura del dopoguerra. La sua casa editrice ha tradotto e fatto conoscere autori come Martin Buber, Paul Claudel, John Kenneth Galbraith, Søren Kierkegaard, Leopold Kohr (il famoso e purtroppo insufficientemente conosciuto autore del libro disseminativo The Breakdown of Nations , lo “spezzettamento” degli stati), Jacques Maritain, Albert Schweitzer, Simone Weil.

Adriano Olivetti ebbe il talento di una intelligenza fiorente, cioè tesa all’innovazione, all’inclusione sociale, alla prosperità diffusa, alla valorizzazione dei più creativi. Seppe unire la sua incredibile apertura culturale a un impegno estremamente pragmatico nella vita industriale, immerso in una realtà ricca di fermenti culturali da Aosta, a Ivrea, a Milano, alla Svizzera. Adriano Olivetti aveva tutto per diventare un pioniere e lo diventò tanto da anticipare prospettive che forse solo oggi, nel XXI secolo, possono dispiegarsi nella loro interezza.

La fondazione del Movimento Comunità

Mentre nel giugno del 1946 iniziava i suoi lavori l’Assemblea costituente, Adriano Olivetti aveva già cominciato a diffondere il suo pensiero politico-filosofico, raccolto nel volume “L’ordine politico delle comunità”.

Elaborò un progetto di repubblica federale per l’Italia. Il federalismo, dopo i disastri dello stato italiano centralista, militarista, colonialista e infine fascista, doveva essere il principale elemento innovativo di una nuova Repubblica formata da comunità locali fortemente autonome. La comunità non era solo un’entità amministrativa, nella visione olivettiana, ma il luogo in cui la persona si realizzava, insieme alla sua famiglia, con il lavoro e con la cultura, in spazi pensati e costruiti a misura d’uomo (della passione di Olivetti per avere fabbriche belle e vivibili, oltre che per una urbanistica moderna non parleremo certo qui, ma confidiamo che le sue realizzazioni in quel campo siano già largamente conosciute).

Qualcosa di questo pensiero federalista, Adriano Olivetti riuscì a farlo arrivare alla Costituente, attraverso i suoi legami con alcuni socialisti autonomisti, in particolare attraverso la sua partecipazione ai lavori dell’Istituto degli studi socialisti diretto da Massimo Severo Giannini e poi, dopo che nel socialismo italiano prevalsero pensieri centralisti, avvicinandosi al piccolo Partito Cristiano Sociale di Gerardo Bruni. La formazione cristiano-sociale elesse alla Costituente un unico deputato, il suo fondatore Bruni, il quale in effetti fu tra coloro che si batterono per una nuova Repubblica delle Autonomie.

Olivetti e i suoi seguaci avevano però aspirazioni all’autogoverno locale molto più audaci e nel 1947 dettero vita a una loro formazione politico-culturale, il Movimento Comunità (MC).

Nel 1949, peraltro, Adriano Olivetti pubblica con il Movimento Comunità uno scritto intitolato “Fini e fine della politica”, che denuncia – addirittura - la partitocrazia. Non si tratta, sia chiaro, di un manifesto antipolitico, ma di un richiamo a una politica fondata sulla coerenza tra fini e mezzi, fra urgenze del territorio e capacità dei leader locali di orientare delle scelte collettive veramente condivise. Si tratta, scrisse lo stesso Olivetti in quelle pagine, di restituire alla politica una dimensione veramente umana e quindi comunitaria: “Non chiedete nulla, ma unicamente che la libertà, che lo Stato e i partiti vi riconoscono a parole – quella di scegliervi i vostri rappresentanti – non sia una mistificazione. Il mandato politico, nella sua vera essenza, è soltanto un atto di fiducia degli uomini in un uomo”.

Non c’era, nella visione olivettiana, nella dimensione locale, nemmeno una vera distinzione fra democrazia diretta e rappresentativa, perché gli amministratori dovevano essere parte integrante della comunità degli amministrati.

L’esperienza dei comunitari in piena Guerra fredda sarebbe rimasta largamente incompresa. Il mondo era dominato dal bipolarismo bigotto e ignorante imposto dalla divisione del mondo in due blocchi, quello americano e quello sovietico, che si appoggiavano nella Repubblica italiana rispettivamente sulla DC e sul PCI. Rappresenta, tuttavia, una pagina importante e oggi troppo poco conosciuta della parabola olivettiana.

Scrive Giuseppe Iglieri nel volume dedicato al movimento, da cui abbiamo abbondantemente attinto e che citiamo in calce a questo scritto, fu “la storia umana e politica di un gruppo di uomini capaci di realizzare, concretamente, il sogno di un Paese nuovo”.

2023 09 18 campana humana civilitas movimento comunita

Il Movimento Comunità nei territori

Adriano Olivetti non smise mai di lavorare, di promuovere opere concrete di emancipazione sociale, di partecipare ad attività culturali interagendo con altre importanti figure del suo tempo. Fra le tante iniziative, promosse e sostenne economicamente due associazioni: la prima fu l’Associazione italiana per la libertà della cultura, che faceva capo a Ignazio Silone; la seconda fu l’Associazione per il progresso e l’indipendenza dei popoli coloniali che aveva come riferimento Giuseppe Forzese.

In più non si risparmiò mai come mentore e leader del suo movimento, che riuscì a promuovere nuclei di azione sociale e culturale operanti in piccoli comuni, in quartieri periferici delle città, in zone marginali e depresse. Il compito dei centri comunitari fu quello di promuovere una vita associata che, avvalendosi di tutte le tecniche sociali e scientifiche più avanzate, fosse indirizzata verso valori di libertà, felicità, bellezza, consapevolezza, piena realizzazione della personalità umana.

La maggiore visibilità politica e amministrativa fu ovviamente quella nei comuni del Canavese, che i comunitari raccolsero anche in una lega intercomunale. MC era attivo in oltre 70 comuni e in oltre 40 ebbe la maggioranza e la guida delle amministrazioni. Un segnale concreto della loro operosità fu la crescita, in quei comuni, del valore medio di spesa pubblica per abitante da un importo inferiore alle cinquemila lire nel 1956 a oltre quarantamila lire nel 1960.

Dal suo Canavese e dal Piemonte, il messaggio della campana di Humana Civilitas, simbolo del MC, raggiunse Treviso, Mestre, Tolmezzo, Genova, Parma, la Valdera toscana (Terricciola, Peccioli, Volterra, in particolare), Terracina, Napoli e Pozzuoli (dove Olivetti realizzò il famoso stabilimento modello), Barletta, Matera e Potenza, arrivando fino in Sardegna a Santu Lussurgiu e in Sicilia a Palermo e Messina.

Adriano Olivetti portava ovunque i suoi ideali di decentramento della manifattura, contro gli eccessi della concentrazione industriale e urbana. Era convinto che attraverso l’adozione delle tecnologie più avanzate, si sarebbe potuto lasciare le famiglie nella loro terra, pur includendole in una dinamica di sviluppo. In ogni vallata dovevano sorgere fabbriche moderne, ma sempre circondate dall’agricoltura e in equilibrio con la natura. Ogni comunità doveva stabilire una forma avanzata di economia mista, che includesse sia progresso agricolo, che nuove iniziative industriale, che servizi pubblici. Gli abitanti delle contrade più remote e marginali dovevano essere certi di poter partecipare a una economica locale produttiva, senza essere costretti ad avviarsi lungo la via rischiosa e dolorosa dell’emigrazione verso le capitali industriali.

L’impegno di Olivetti e di MC a Matera richiederebbe una trattazione a parte. L’industriale-filosofo comprese che in quel luogo, un’antica capitale contadina, si sarebbero potuti fare interventi coraggiosi e altamente emblematici. Adriano Olivetti, anche in qualità di presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, può essere considerato uno degli ispiratori del risanamento e della rinascita della città dei Sassi.

Merita un cenno anche la nascita del circolo culturale comunitario napoletano, che si sarebbe mostrato molto attivo. A partire dal 1950 si ha notizia di un nucleo di giovani comunitari, coordinati dall’architetto Nino del Papa i quali, ispirati dalle letture della rivista del movimento, «Comunità», si adoperarono per realizzazioni concrete come l’apertura di una biblioteca-emeroteca, la realizzazione di mostre, l’organizzazione di convegni sull’ospedale e sullo stadio della città partenopea.

Dei comunitari di Terracina limitiamoci a ricordare che essi si videro scomunicati dalle autorità religiose, così come perseguitati dai settari di sinistra e di destra, ma riuscirono a entrare nel consiglio comunale. Uno dei loro esponenti, Gabriele Panizzi, dopo la fine di MC continuò a impegnarsi politicamente insieme ai socialisti autonomisti e diventò presidente della regione Lazio dal 1984 al 1985.

Nel gennaio 1960, poche settimane prima di morire e nel pieno di un grande slancio di reazione alle sconfitte che aveva subito come imprenditore e come attivista politico, Adriano Olivetti pubblicava la prima edizione del suo volume “Città dell’uomo”, uno dei suoi scritti più celebri, che ci trasmettono la sua passione civile e, non esitiamo a definirla così, quasi mistica. Non vagheggiava, Olivetti, ideali di astratta convivenza, ma immaginava sempre lavoro, studio, fatica, per un’autentica città a misura d’uomo, fondata sul rispetto dei valori dello spirito, degli ideali di giustizia e libertà, della scienza e della coscienza necessarie allo vita umana e alla prosperità delle comunità.

Maturazione comunitaria

Nel 1953 il Movimento di Comunità pubblica un maturo e innovativo manifesto, redatto da Adriano Olivetti insieme a Rosario Assunto, Ludovico B. Belgiojoso, Rigo Innocenti, Alberto Mortara, Riccardo Musatti, Geno Pampaloni, Ludovico Quaroni, Umberto Serafini, Giorgio Trossarelli, Renzo Zorzi. Ne riportiamo alcune frasi:

Dovunque ci sia conflitto, per esempio, tra la macchina e l'uomo, tra lo stato e un ente territoriale locale, tra la tecnica e la cultura, tra la burocrazia e il cittadino, tra l'economia del profitto e l'economia del bisogno, tra l'automatismo e il piano, tra il mero piano economico e il piano urbanistico, tra la città elefantiaca e l'insediamento a misura d'uomo, e infine tra l'ipotetico idillio di una società avvenire e la reale angoscia delle «generazioni bruciate», - noi sapremo immediatamente qual' è la nostra parte. A questa morale personalistica (in cui convergono tutti gli elementi più urgenti della morale cristiana, dell'anarchismo, del liberalismo, del socialismo) noi crediamo sia indispensabile rimanere fedeli se si vuole, dalla profonda crisi del nostro tempo, risalire alla gioia della libertà e all'unità dell'uomo. (...)”

Lo stato comunitario, fondato sulla integrazione armonica delle forze del lavoro e della cultura con quelle della democrazia, su una proprietà socializzata e radicata agli Enti territoriali autonomi (le Comunità), insisterà sulla tradizionale separazione dei poteri e sul principio di un nuovo integrale federalismo interno, inteso nel senso di equilibrio di autonomie tra periferia e centro (…)”

Per questo il Movimento Comunità è naturalmente federalista, ma vede con decisa opposizione la possibilità che l'idea federalista declini in una sorta di strumentalismo strategico e in una coalizione di Stati. Federalismo non deve essere statalismo, ma al contrario struttura sempre più autonomistica nell'àmbito degli Stati, autonomia generale. Una federazione di Stati accentrati e nazionalisti è una contraddizione in termini e potrebbe addirittura servire a bloccare lo status quo sociale esistente, anziché essere un elemento di innovazione. La Federazione europea darà all'Europa autonomia e salvezza, ma ciò stabilmente per sé e in modo esemplare per gli esterni, solo se federazione è intesa nel senso integrale di decentramento assoluto, di autonomia generale anche nei confini degli Stati (…)”.

Interazioni con le altre forze politiche

Il fatto che il Movimento Comunità fosse fortemente dipendente dall’energia e dal carisma del suo fondatore e mentore, Adriano Olivetti, non deve indurre a pensare che esso fosse incapace di rapportarsi con altre forze politiche e politico-culturali. Peraltro, a fianco di Olivetti, ci furono sempre i già citati intellettuali e attivisti, fra i quali – citiamoli ancora una volta – personalità come Agenore "Geno" Pampaloni (1918 – 2001), Umberto Serafini (1916 - 2005), Francesco (più noto come Franco) Ferrarotti (1926 – vivente).

Continui furono i contatti tra MC e il Movimento Federalista Europeo, ma mai semplici, perché i comunitari, pur mantenendo sempre il loro convinto sostegno agli ideali europeisti, erano distanti dagli spinelliani che si ostinavano (e continuano a tutt’oggi) a pensare all’Europa come una “unione” fra gli stati come sono oggi. Per i comunitari, come abbiamo letto nel loro manifesto del 1953, le fondamenta della casa comune europea dovevano essere i territori e le comunità locali. Quindi, prima di arrivare alle costruzioni istituzionali interstatali, si dovevano trasformare in senso federale tutti gli stati membri.

Riferisce Giuseppe Iglieri che Adriano Olivetti aveva osservato sui luoghi di lavoro la ricostruzione, la bonifica, i problemi del Mezzogiorno. Aveva visto i disoccupati alle porte di Roma, in Abruzzo, nelle Puglie, ovunque. Da queste osservazioni aveva ricevuto la “clamorosa conferma che niente è possibile nel nostropaese sulla via della risurrezione e della giustizia senza partire dall’uomo e dallacomunità, cioè dal basso, dai comuni, dalle fabbriche. Partendo dall’alto, dai ministeri, come vorrebbero in buona fede gli uomini della sinistra… non si arriverà a nessuna conclusione e tuttalpiù a piccoli risultati, modesti e provvisori. È come voler mettere in ordine la propria casa cambiando unicamente le tegole del tetto”.

Eppure, pur essendo così visionari e in anticipo sui tempi, i comunitari non smisero di rapportarsi con le altre forze politiche, con tutte (esclusi i comunisti settari e le destre centraliste, o addirittura nostalgiche della monarchia e del fascismo).

Nell’inverno del 1955-56 il Movimento Comunità interloquisce, oltre che con i socialisti autonomisti, anche il Partito Repubblicano, il Partito Radicale, la sinistra liberale e, ovviamente, il Partito Sardo d’Azione. I tentativi di costituire forme di collaborazione permanente, anche elettorale, falliscono certamente per errori e ingenuità della parte comunitaria (e dello stesso Adriano), ma alla fine, va registrato, gli ideali di autogoverno di Olivetti erano magari rispettati da alcuni giganti della politica come Pietro Nenni, ma di certo non condivisi e forse nemmeno completamente compresi.

I comunitari alla prova delle elezioni politiche generali del 1958

Rivelatosi frammentario il dialogo con socialisti, radicali e laici, soprattutto per via della mentalità centralista allora dominante, il Movimento Comunità si avviò comunque a prepararsi per le elezioni politiche generali del 1958 non in solitudine, ma con due alleati esterni, il Partito Sardo d’Azione – allora guidato da Giovanni Battista (Titino) Melis - e con il Partito dei Contadini – guidato da Ermenegildo Massarino – oltre che da un fiancheggiatore già espressione del mondo comunitario, la “Lega delle comunità di fabbrica” - guidata da Giuseppe Roggero. Avrebbe potuto essere parte dell’alleanza anche il Movimento per l’Autonomia Regionale del Piemonte (MARP), ma purtroppo questo incontro non si realizzò.

La lista unitaria prese il suggestivo nome di “Comunità della cultura, degli operai e dei contadini d’Italia – Federazione del gruppi autonomisti”.

Il programma elettorale comune prevedeva, fra l’altro, progetti – ancora una volta – estremamente lungimiranti e assolutamente pionieristici, rispetto alla cultura politica dominante:

1) Istituzione delle regioni, con attuazione graduale del disposto costituzionale, tenendo presente la particolare situazione della Regione Altoaltesina nel quadro dell’unità nazionale. Difesa e potenziamento, al di fuori di ogni equivoco, delle autonomie già esistenti. Riconoscimento della complessa singolarità della città di Roma, da sancire con la creazione di un ampio Distretto regionale o federale di Roma, retto da uno specifico organo di autogoverno, anche nella prospettiva della federazione Europea.

2) Riforma della legge comunale e provinciale, per adeguarla all’ordina­mento regionale, e potenziamento delle autonomie locali con l’istituzione della piccola provincia o distretto democratico (comunità provinciali).

3) Creazione di un ministero della Pianificazione Urbana e Rurale, che riassuma gli attuali organi del Ministero dei Lavori Pubblici, del Comitato di attuazione per il Piano Vanoni, della Cassa per il Mezzogiorno. Studio e messa in atto di un piano generale di industrializzazione e di pieno impiego, mediante una partecipazione attiva alla formazione della nuova economia del Mercato Comune. Tale piano generale, dotato di nuovi potenti strumenti tecnici ed organizzativi, dovrà essere intimamente innestato sulla realtà e la struttura democratica delle comunità locali ed articolato in vista del progresso economico e sociale delle aree sottosviluppate, le valli alpine, le valli appenniniche, le isole e tutto il Mezzogiorno d’Italia.

4) Attuazione di una politica agricola italiana, oggi inesistente, soprattutto in vista degli irrimandabili problemi posti dal Mercato Comune. (…) La varietà del nostro territorio nazionale impone una politica ad indirizzi differenziati, seppur coordinati, che sfrutti attivamente le possibilità regionali anziché limi­tarsi ad improduttive protezioni e a improvvisati e caotici provvedimenti marginali. Inoltre è urgente provvedere allo sveltimento del credito agrario ed al suo capillare decentramento; riorganizzare la distribuzione dei prodotti delle campagne, per eliminare i danni derivanti da illeciti diaframmi tra produzione e consumo, evitando anche qualsiasi forma di monopolio commerciale.

5) Decentralizzazione e democratizzazione del potere economico, attraverso la creazione di Fondazioni autonome di diritto pubblico a fini sociali, culturali e scientifici, comproprietarie dei grandi complessi monopolistici, ivi compresi quelli appartenenti allo Stato.

6) Difesa della libertà sindacale. Garantire, per mezzo della concertazio­ne nazionale, più adeguati minimi salariali e lotta su scala aziendale per una politica economica dinamica di alti salari. Promozione della democrazia industriale (istituzione di consigli sociali di fabbrica), anche attraverso forme di azionariato e di partecipazione agli utili.

7) Rinnovamento della Scuola in vista delle necessità di una moderna società europea, con un adeguato aumento dei bilanci dell ‘Istruzione, oggi del tutto insufficienti.

8) Riconoscimento della necessità del dialogo tra Occidente ed Oriente, come precisa e attiva vocazione europea. La fine della guerra fredda riposa sulla creazione di una unità politica europea socialmente progredita; ed economicamente prospera, che, fedele allo spirito del Patto Atlantico, promuova una politica di pacifica coesistenza e non chiuda gli occhi di fronte alle imponenti realtà delle società extraeuropee.

Come si può capire anche dalla più superficiale delle letture, siamo di fronte a una incredibile lungimiranza. Quasi tutti questi punti sono ancora oggi all’ordine del giorno di coloro che vogliono veramente difendere la Repubblica delle Autonomie e l’Europa dei Popoli.

La campagna elettorale fu molto brillante. L’imprenditore di Ivrea portò il suo “progetto comunitario” in moltissime circoscrizioni (senza interferire con l’autonomia d’azione dei candidati locali e degli alleati). Purtroppo non in tutte, in effetti in meno della metà.

Il simbolo comune era diviso in quattro sezioni: una con la campana con cartiglio di MC; un’altra con una losanga in cui sono inseriti grappolo d’uva, vanga, spiga e ramo d’olivo con scritta trasversale “Partito dei Contadini”; una terza con una linea spezzata rappresentante una fabbrica stilizzata con ciminiera; nella quarta le teste dei Quattro Mori di Sardegna.

I partiti popolari di quello che poi diventerà il centrosinistra si presentarono forti del buon andamento dell’economia italiana, ma anche appesantiti da anime centraliste e conservatrici (spesso reazionarie). Il Partito Comunista era in crisi per le vergogne di Stalin rivelate da Krusciov. La situazione non sembrava sfavorevole per una proposta come quella dei comunitari, radicalmente nuova certo, ma che però aveva già dimostrato di essere incarnata da persone competenti nel governo di molti comuni.

Purtroppo la sera di lunedì 26 maggio 1958, i numeri si rivelarono avari: 173.227 voti per la coalizione comunitaria, lo 0,59 %. Viene mancato il quorum nazionale dei 300.000 voti, previsto dalle norme di allora. L’unico deputato eletto, dopo aver ottenuto il quoziente intero nel suo collegio piemontese, è lo stesso Adriano Olivetti. Nella sua circoscrizione Torino-Novara-Vercelli Asti, MC raggiunge il 4,5% e l’industriale-filosofo ottiene 18.000 preferenze.

Erano mancati ulteriori raccordi con le altre forze autonomiste e con altri territori. Erano stati feroci gli attacchi degli estremisti di sinistra e di destra (a quel tempo in Italia ci sono ancora ben due partiti monarchici e gli apparati dello stato sono pieni di reduci del fascismo, per nulla pentiti). Fuori dai luoghi dove le persone avevano toccato con mano i risultati di una politica territoriale competente e vicina ai bisogni della povera gente – il Canavese, Terracina, Matera – la proposta comunitaria era semplicemente troppo avanzata per i tempi.

 

2023 09 03 autonomisti frammentati nel 1958

Epilogo ed eredità del Movimento Comunità

Nonostante la delusione, né Adriano Olivetti, né il Movimento Comunità si fermano.

Aprono una interlocuzione con Amintore Fanfani e appoggiano il governo Fanfani II, un gabinetto che per molti aspetti può essere definito il primo di una stagione di centrosinistra.

Nel 1959 Fanfani nominerà Adriano Olivetti vicepresidente operativo dell’UNRRA-Casas. Si tratta di un ramo operativo italiano della United Nations Relief and Rehabilitation Administration (CASAS sta per Centro autonomo di soccorso ai senzatetto),che aveva già svolto e svolgerà ancora, su impulso dell’industriale-filosofo, un ruolo cruciale per i progetti di Matera, il villaggio rurale di Cutro, la comunità residenziale di San Basilio a Roma, il borgo (non realizzato) di Porto Conte ad Alghero.

Olivetti nel frattempo sta anche reagendo nella sua vita imprenditoriale alle incomprensioni che si erano nel frattempo scatenate nell’azienda di famiglia. Riprende a scrivere, a viaggiare, a immaginare, finché però non viene fermato dal destino.

Il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti salì alla stazione di Arona su un treno che avrebbe dovuto portarlo a Losanna. Appena entrato in Svizzera, nei pressi di Aigle, poco dopo le 22, fu colpito da una emorragia cerebrale. Il treno si fermò e Olivetti fu portato in ambulanza all'ospedale locale, ma i soccorsi furono inutili.

La morte improvvisa del fondatore suscitò una vasta emozione. Sulla rivista del Movimento Comunità apparvero pensieri e ricordi inviati da persone del calibro di Fanfani, Le Corbusier, Montale, Mumford, Moro, Nenni, Parri, Spinelli e molti altri.

Alla Camera dei deputati continuò a lavorare il primo dei non eletti, Franco Ferrarotti (a cui Adriano Olivetti aveva già ceduto il seggio alla fine del governo Fanfani II). Fra le altre iniziative, il rappresentante del Movimento Comunità si contraddistinse per la presentazione di una mozione per la “Costituzione Europea”. La mozione Ferrarotti fu sottoscritta anche dai repubblicani Ugo La Malfa e Oronzo Reale, dal socialista Riccardo Lombardi e dai democristiani Vittorino Colombo e Fiorentino Sullo. Il testo di quella mozione, scritto con il contributo di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, è una delle cose forse troppo in fretta dimenticate dell’avventura comunitaria, visto che anticipava di almeno trent’anni l’evoluzione del processo di integrazione europea (Spinelli riuscirà a far approvare al Parlamento europeo un progetto costituente solo nel 1984).

Mentre il Movimento Comunità stava smobilitando come forza politica nei pochi territori dove aveva una consistenza, incoraggiando i suoi eletti a continuare nella vita amministrativa affiliandosi ad altri partiti riformisti e vicini all’umanesimo socialista e cristiano che aveva ispirato MC, nel 1962 fu istituita la Fondazione Adriano Olivetti, destinata a custodire la memoria delle mille e una opere dell’industriale-filosofo, ma anche gli archivi della sua fragile creatura politica dedicata alla costruzione di comunità locali espressione di una civiltà materialmente prospera e spiritualmente evoluta.

Fra le molte eredità preziose che il comunitarismo di Olivetti lascia a noi che facciamo civismo, ambientalismo, territorialismo nel XXI secolo, due sono particolarmente importanti: primo, per il Movimento Comunità, la democrazia autentica è quella locale, che si esprime nella sovranità degli elettori di scegliersi delle guide per le proprie autonomie locali; secondo, negli organi di rappresentanza, di governo, di amministrazione, devono essere mandate persone di qualità, esperte, preparate, già sperimentate nella vita e nel lavoro. Entrambi questi due principi, peraltro, sono stati spazzati via dalle degenerazioni degli ultimi decenni (una combinazione micidiale di leaderismo populista e antipolitica forcaiola, che fa rimpiangere la vecchia repubblica dei partiti popolari).

E’ tempo di riscoprirli, quindi, questi comunitari olivettiani e i loro principi, per ripristinare sia le autonomie locali, con la connessa sovranità degli elettori nella scelta degli eletti, sia modalità severe di formazione e selezione di coloro che si candidano.

Anche da questi principi basilari si avvia la ricostruzione delle comunità, la riscoperta della socialità, la valorizzazione dei beni comuni, la ricostruzione di servizi pubblici veramente universali, dal basso.

Erano utopie le aspirazioni del Movimento Comunità negli anni di Adriano Olivetti? Forse, ma esse sono ancora tutte desiderabili e forse persino più urgenti oggi, in un mondo in cui le istituzioni sono degradate e gli spazi di autorealizzazione delle persone compressi.

Oggi i lavoratori e le famiglie hanno perso sicurezza economica e soprattutto speranza, rispetto ad allora, ma in una cosa non siamo certamente peggiorati: oggi non solo 300.000 ma milioni di cittadini possono capire e soprattutto esigere le cose belle, per tutti non per pochi, immaginate da Adriano Olivetti e dal Movimento Comunità. Questo è il cantiere che ci è stato lasciato, quindi al lavoro.

 

acura diMilian Racca e Mauro Vaiani

Villamiroglio – Chivasso – Ivrea – Prato,18 settembre 2023

 

* * *

La principale fonte delle notizie storiche riprese in questo scritto è il volume "Storia del Movimento Comunità" di Giuseppe Iglieri, Edizioni di Comunità, nell’edizione ebook kindle del 2019). Abbiamo consultato anche “Adriano Olivetti - La biografia” di Valerio Ochetto (Edizioni di Comunità, ultima edizione 2013), oltre ad alcuni siti:
https://www.fondazioneadrianolivetti.it/
https://www.edizionidicomunita.it/
http://www.fondazionesardinia.eu/
http://www.viniciomilani.it/
https://federica-alatri.it/
https://anpichivasso.blogspot.com/
https://www.fivl.eu/associazioni-federate/assoc-volontari-della-liberta-piemonte-torino/
https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Panizzi e altre pagine Wikipedia

 

* * *

Per seguire il Forum 2043:

  • aderite al canale Telegram https://t.me/forum2043
  • iscrivetevi alla lista postale di Autonomie e Ambiente
  • seguite Autonomie e Ambiente sulle reti sociali
  • scriveteci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Il rischio di non esserci è accettabile?

Un gruppo importante di esponenti di base delle autonomie del Nordovest della Repubblica ha scritto una lettera aperta alla Union Valdôtaine, un documento sincero quindi duro, ma proprio per questo appassionato e generoso. Lo pubblichiamo integralmente, senza molti commenti.

Le elezioni europee sono ormai vicinissime. Dopo le norme #taglialiste, la presenza della lista Autonomie per l'Europa può essere ancora messa in dubbio? L' Union Valdôtaine, che è titolare dell'unico simbolo che può essere prestato a una lista autonomista a questo punto, può davvero ritirarsi in una sorta di sdegnato isolamento? E' davvero l'assenza la risposta che dobbiamo dare alle ingiustizie elettorali di questa Repubblica? Ciascuno dei nostri leader locali faccia le sue riflessioni. Un caveat necessario: coloro che annunciano candidati (senza sapere come presentarli secondo le norme vigenti) non sono molto utili nella gravità del momento. Non è sgomitando con proposte unilaterali di nomi (vecchi o nuovi), che si risponde alla crisi della democrazia e all'attacco frontale che il centralismo sta muovendo alla Repubblica delle Autonomie.

È arrivato il momento che l'Union Valdôtaine (e nessun altro può farlo al suo posto, nemmeno gli esponenti che partecipano alla Réunion) decida, al più presto e con chiarezza, se ripresenterà o meno la lista Autonomie per l'Europa, la quale, se ci fosse, diventerebbe automaticamente un punto di riferimento per molti.

Questa lista nel 2019 ebbe un risultato modesto, vero (13,85 % in Valle - 0,22 % nella circoscrizione Nordovest, per un totale di 18.000 voti). È giusto riproporla?

A questa domanda l'appello che pubblichiamo integralmente risponde nettamente con un sonoro SÌ.

 Alla vostra lettura e alla vostra riflessione:

Lettera aperta

Per una lista delle Autonomie per l'Europa                

Domenica di Pasqua, 31 marzo 2024

1) Noi sottoscritti, esponenti e attivisti di comunità e formazioni politiche territoriali occitane, francoprovenzali, arpitane, walser, piemontesi, liguri, lombarde, rivolgiamo un appello accorato alla Union Valdôtaine (UV) perché non rinunci a presentare una lista delle Autonomie per l’Europa nella circoscrizione dell’Italia Nordoccidentale, in occasione delle prossime elezioni europee indette nei giorni 8-9 giugno 2024.

2) È una iniziativa che è ancora possibile e che ci pare drammaticamente necessaria in una Repubblica in cui, nel silenzio assordante dei media, si sono cambiate le leggi elettorali a poche settimane dal voto, impedendo alle famiglie politiche europee minori di partecipare alle elezioni; fra le escluse c’è anche EFA (European Free Alliance) a cui fanno riferimento la UV, la rete Autonomie e Ambiente, la maggior parte degli autonomisti italiani.

3) Si deve essere arrabbiati, si deve reagire, si deve avere il senso della gravità della situazione e dei pericoli che si corrono in una democrazia in crisi, quando si rinuncia ad agire le poche facoltà democratiche rimaste, che sono nella disponibilità di una formazione storica e popolare come la UV.

4) È previsto dalla legge che la lista promossa dalla UV si apparenti e ovviamente, per non ripetere gli errori del passato (l’accodamento a forze politiche troppo più grandi del nostro mondo autonomista e troppo centraliste), chiediamo che si consideri il collegamento con forze (magari più piccole ma capaci di superare il 4%), che siano estranee all’immaturo e divisivo “bipolarismo all’italiana”, oltre che concordi con la scelta degli autonomisti di dire un secco no alla scivolosa deriva centralista del “sindaco d’Italia”.

5) Non ci pare ragionevole che si rinunci alla lista delle Autonomie per l’Europa per lentezze nella prospettiva della “Reunion” valdostana (sarebbe incomprensibile all’opinione pubblica e sarebbe percepito come un tradimento del processo stesso); inoltre si dovrebbe prendere atto che l’intera Repubblica delle Autonomie e l’Europa delle regioni, i nostri ideali più profondi, sono minacciati! Gli autonomisti nell’Italia Nordoccidentale non sono affatto così pochi e nel Nordovest votano anche tantissimi cittadini che sono immigrati da tante altre autonomie tradite o mancate (dalla Sicilia al Friuli, dal Trentino alla Sardegna); non deludiamoli!

6) Ci permettiamo di essere franchi perché la situazione è grave; nessuna autonomia è al sicuro se si isola e si chiude in se stessa; ci sono sempre dei rischi in qualsiasi azione politica, ma guai a non fare nulla quando se ne ha la possibilità e l’opportunità.

7) Non lasciamo che a parlare di autonomismo e federalismo siano solo forze sinistre, populiste, seminatrici di divisioni ed egoismi, oppure ciarlatani e avventurieri; è tempo di svegliarsi, di ritornare al coraggio dei tempi di Bruno Salvadori, di essere all’altezza dell’eredità di Émile Chanoux; non per noi e nemmeno per eleggere qualche persona, ma per lanciare un grande messaggio di autogoverno e buongoverno alle generazioni future, in questi tempi così oscuri di guerra, distruzione delle economie locali, delle diversità e delle biodiversità.

Joyeuses fêtes de Pâques à vous tous!

Gli oltre quaranta firmatari:

Diego Natalino Genta Piemonte Valli di Lanzo (territorio francoprovenzale )
Paolo Vinardi Piemonte Coassolo
Lorenzo Luparia Valle d'Aosta Collaboratore del Forum 2043
Mattia Pepino Piemonte Valli occitane
Andrea Isoardi Piemonte Val Varaita
Maria Luisa Stroppiana Piemonte Valli occitane
Flavio Vigna Piemonte Valli di Lanzo
Mauro Rey Piemonte Valli occitane
Maria Isabella Calastri Piemonte Val di Susa
Sonia Cibrario Piemonte Usseglio (Torino)
Ivo Boglione Piemonte  
Enrico Chiapparoli Lombardia Provincia di Pavia – Lombardia Civica
Isa Maggi Lombardia già candidata Autonomie per l’Europa 2019
Bruno rubattino Liguria Associazione Repubblica di Genova
Enrico Collo Piemonte  
Piero Talenti Piemonte  
Mario Giachino Piemonte Cuneese
Alessandro Giorgi Toscana Legato all’Occitania per motivi di famiglia
Davide Cleopadre Lombardia Diaspora dalla Calabria
Giovanna Ruffa Piemonte Coassolo
Maura Gemelli Piemonte  
Paolo Bergero Piemonte Val di Susa
Davide Querio Piemonte Frassinetto
Massimo Suppo Piemonte Val di Susa
Gian Luigi Daniele Piemonte Piemonte
Andrea Macciò Liguria Piemonte
Gennaro Zona Toscana Diaspora dal Napoletano
Nicolò Raimondi Lombardia Monza e Brianza
Michele Pietro Rossi Lombardia Provincia di Pavia
Stefano Bouché Campania Coordinatore Lupi del Sud
Piercesare Moreni Trentino Trentino
Maria Claudia Mereu Piemonte Diaspora dalla Sardegna
Emilio Zangari Lombardia Diaspora dalla Calabria
Davide Scaringella Lombardia Provincia di Como
Enzo Cugusi Piemonte Diaspora dalla Sardegna
Marco Cantone Piemonte Vercelli
Adriano Colnaghi Lombardia  
Gian Paolo Rollero Piemonte Piemonte
Bernard Usel Vallée d’Aoste Gressan
Paolo Brunero Piemonte Viù
Costanza Giussani Lombardia Brianza
Christian Sarteur Vallée d’Aoste * vedi nota di aggiornamento sotto
Joseph Bovard Vallée d’Aoste  
  • Nota di aggiornamento del 6 aprile 2024: Ci sono state polemiche sul tentativo di alcuni membri del piccolo gruppo politico Pays d'Aoste Souverain di mettere il "cappello" su questa iniziativa spontanea dal basso di tanti esponenti autonomisti. Tentativo che i firmatari respingono fermamente. Questo messaggio è per la Union, perché è la Union che ha in mano la facoltà e la responsabilità di ripresentare la lista Autonomie per l'Europa.

 

Jeunesse Valdôtaine adhère à l’EFAy

Aoste, 22 avril 2023.

La Jeunesse Valdôtaine est pleinement entrée dans la branche jeunesse de l'Alliance libre européenne (European Free Alliance Youth - EFAy), qui rassemble les mouvements juvéniles régionalistes, autonomistes et indépendantistes européens, et s’engage pour rapprocher tous les mouvements de jeunes luttant pour la création d’une véritable Europe unie des Peuples.

En savoir plus:

https://www.facebook.com/JeuVal/posts/pfbid02SQVfxZUG9XGSjczwVLFnxZZMuVwEpaBsgcVr6rK2XonBdBpeuawqwG4e1WUtQTnLl

 

Joël Farcoz alla guida di UV - Il messaggio AeA-EFA

Joël Farcoz, ingegnere trentaseienne di Gignod, è il nuovo presidente dell'Réunion".

Daniele De Giorgis, ha ottenuto 113 voti (due i voti nulli).

Insieme al presidente Farcoz diventa vicepresidente Patrizia Morelli (che aveva in passato partecipato alla stagione di ALPE come movimento autonomo). Tesoriere diventa Michel Savin.

Si tratta di un evidente cambiamento. Nel programma politico di Farcoz abbiamo percepito una comprensione più nitida dei problemi del centralismo italiano ed europeo, che Autonomie e Ambiente ed EFA sperano di poter affrontare insieme all'Union.

Al congresso, EFA e Autonomie e Ambiente hanno inviato una lettera aperta, che pubblichiamo qui integralmente:

Lettre ouverte à la Union Valdôtaine

Gentili persone amiche della Union Valdôtaine,

vi scriviamo nell’occasione del vostro congresso straordinario per la ricomposizione dell’autonomismo valdostano, per augurarvi il miglior esito dei vostri lavori.

Ormai sono quasi cinque anni che Autonomie e Ambiente ha aperto una nuova stagione di collaborazione politica interterritoriale fra movimenti storicamente autonomisti e modernamente territorialisti di tutta la Repubblica Italiana, in stretto raccordo con la nostra famiglia politica europea, EFA-ALE, l’Alleanza Libera Europea.

Dopo una troppo lunga interruzione, la UV e le forze sorelle di Autonomie e Ambiente sono oggi di nuovo insieme in EFA. E’ stato un passaggio importante, ma a noi pare evidente che sia solamente un punto di partenza per affrontare insieme sfide ben più impegnative.

Nonostante i nostri limiti e i nostri errori, andrebbero colti alcuni segnali di speranza. Si stanno diradando gravi equivoci che sono stati la palla ai nostri piedi per decenni. I nostri valori autonomisti non sono più ostaggio di un leghismo degenerato in neonazionalismo. Alcuni autonomismi compromessi in liaisonsdangereuses si stanno dissolvendo. Grazie anche al lavoro politico-culturale del Forum 2043, ci stiamo affrancando da parecchi ciarlatani.

Questo aumenta le nostre responsabilità in un tempo in cui le autonomie personali, sociali e territoriali sono in grave pericolo. Nuove forme di centralismo autoritario stanno stravolgendo la vita economica, sociale, culturale. Le concentrazioni di potere finanziario e tecnologico fanno tremare coloro che, come noi, hanno a cuore le diversità, le biodiversità, le generazioni future.

Pensare che le nostre identità territoriali possano sopravvivere al riparo degli attuali ordinamenti giuridici (gli Statuti, la Costituzione, i Trattati europei), senza una vigorosa ripresa d’iniziativa politica, sarebbe illusorio.

Due questioni politiche sono urgenti, fra tante altre, e pazienza se esse non sono considerate abbastanza “popolari”: 1) contrastare l’elezione diretta del “podestà” d’Italia, perché essa sarebbe la fine della Repubblica delle Autonomie come noi l’abbiamo ereditata dai nostri padri, oltre che un tradimento dei valori della Carta di Chivasso; 2) lottare per la rappresentanza, ponendo fine allo scandalo di leggi elettorali ingiuste, cominciando dall’abrogazione delle parti più vergognose del Rosatellum (Autonomie e Ambiente è copromotrice dei referendum abrogativi appena avviati) ed arrivando a correggerne molte altre, a cominciare da quella europea.

Rafforziamo quindi la nostra collaborazione, perché le libertà, la pace, la giustizia, la salvaguardia del Creato non saranno possibili senza l’energia delle autonomie!

Sin da ora vi invitiamo alla nostra prossima assemblea generale, che si terrà nel primo autunno in Romagna (entro il prossimo 11 novembre 2024, V anniversario della fondazione di Autonomie e Ambiente). Non come ospiti ma – speriamo – come coprotagonisti di una nuova stagione di lavoro politico interterritoriale, che torni a essere d’ispirazione per tutti i movimenti autonomisti d’Europa e del mondo, riprendendo in questo XXI secolo le luminose intuizioni di Bruno Salvadori.

Grazie e a presto, quindi.

Udine – Bruxelles, domenica 16 giugno 2024

Roberto Visentin
presidente di Autonomie e Ambiente
vicepresidente di EFA-ALE

 

 

Lavoro giustizia pace - Buon Primo maggio 2023

Buon Primo maggio 2023!

La festa internazionale dei lavoratori è da noi dedicata a ciò che stava a cuore ai nostri padri, sin dai tempi di Émile Chanoux e della Carta di Chivasso, cioè l'impegno interclassista per l'emancipazione dei contadini, degli operai, degli artigiani, di tutti i lavoratori, attraverso tre linee di azione politica:

1) assicurare a chiunque la possibilità di continuare a vivere nella sua terra, valorizzando l'economia locale e ponendo fine alle migrazioni forzate;

2) combattere lo spopolamento delle montagne e di ogni altro territorio che non sia "competitivo" nella globalizzazione, promuovendo sfere di economia locale liberate dalla necessità di competere sul mercato europeo o internazionale;

3) dare piena attuazione alle autonomie personali, sociali e territoriali, perché le comunità locali abbiano poteri sufficienti a trattenere sul proprio territorio quanto è necessario per le generazioni future.

A cura della segreteria di Autonomie e Ambiente - Primo maggio 2023

L'immagine a corredo di questo post è quella dedicata al lavoro, la giustizia, la pace, riprodotta sulle tessere del sindacato autonomo valdostano SAVT per il 2023.

 

Le défi de l’avenir, ensemble

Domani, 18 maggio 2023, alle 18 a Saint-Vincent, nell'anniversario del martirio di Émile Chanoux, è convocata una tappa importante di un cammino di ricomposizione dell'autonomismo valdostano, che deve restare fedele alla Carta di Chivasso e aprirsi a valori civici e ambientalisti necessari mentre ci inoltriamo nell'Europa del XXI secolo.

All'incontro parteciperanno rappresentanti politici di Union Valdôtaine, Alliance Valdôtaine, Vallée d’Aoste Unie, Orgueil Valdôtain, Pays d’Aoste Souverain, ma sono attesi attivisti e intellettuali da tutti i milieux dove si è convinti della necessità dell'autogoverno del territorio e del popolo valdostano.

Con la Union Valdôtaine, oggi tornata nella nostra famiglia politica europea, l'Alleanza Libera Europea ALE-EFA (che la Union aveva a suo tempo contribuito a fondare), Autonomie e Ambiente ha un rapporto stretto sin dall'inizio del nostro cammino pubblico nella Repubblica Italiana. Alliance Valdôtaine è membro fondatore di Autonomie e Ambiente. 

Non si cercano scorciatoie organizzative, in un momento in cui tutte le forme di partecipazione politica devono ripensarsi. Non è solo per il consolidamento di un'alleanza elettorale e politica, che è già in parte realizzata. Si è in cerca di un recupero di ragioni profonde, per assicurare alle generazioni future la benedizione di un autogoverno lungimirante: la sfida dell'avvenire, non solo per se stessi ma, come è sempre avvenuto in passato, contribuendo a una presa di coscienza in tutti i territori della Repubblica delle Autonomie e dell'Europa.

Per approfondire:

Il rinnovamento dell'autonomismo come argine al centralismo - l'intervento di Erik Lavévaz su Il Nuovo Trentino e sul nostro Forum 2043

https://www.lepeuplevaldotain.it/blog/le-defi-de-lavenir-le-jeudi-18-mai-2023-le-monde-autonomiste-se-rencontre-a-saint-vincent/

 

Ottant'anni della Union Valdôtaine

Ad Aosta il 13 settembre 2025 si è tenuta una cerimonia ufficiale per celebrare gli ottant'anni della Union Valdôtaine. L'Union è la nostra forza sorella maggiore, sia in EFA che in Autonomie e Ambiente.

Qui un approfondimento: https://www.lepeuplevaldotain.it/blog/le-peuple-valdotain-aout-2025/.

Ricordiamo che la Valle d'Aosta va al voto il prossimo 28 settembre 2025, per le elezioni regionali e comunali.

E' un appuntamento cruciale, per assicurare continuità a un autogoverno territoriale che deve essere alimentato dall'elezione di consiglieri e amministratori veramente autonomi, oltre che autonomisti.

Qui la lista dei candidati alle elezioni regionali: https://www.unionvaldotaine.org/regionales/les-35-candidats-pour-place-deffeyes.

La bella foto che pubblichiamo in questa pagina, dove si riconosce il presidente della UV, Joël Farcoz, è tratta dalla pagina del movimento:https://www.facebook.com/unionvaldotaine.

Aosta, 16 settembre 2025 - a cura della segreteria interterritoriale

 

Successo nitido e indiscutibile della UV

Lo scrutinio di oggi, lunedì 29 settembre 2025, delle elezioni regionali in Valle d'Aosta ha prodotto un risultato nitido e indiscutibile: l'Union Valdôtaine ha raggiunto 19.304 voti e il 31,97% dei voti, diventando così il primo partito e la prima coalizione nella regione autonoma.

Sono stati riconosciuti la forza delle radici, la scelta della Réunion, l'impegno per essere una comunità politica aperta e inclusiva, il rinnovamento generazionale.

Sincere congratulazioni alla Union, nostra forza sorella maggiore in Autonomie e Ambiente e in EFA.

Aosta, 29 settembre 2025 - a cura della presidenza collegiale di Autonomie e Ambiente

 

 

Union e réunion, anche l'autonomismo valdostano davanti alla sfida del centralismo

L'Union Valdôtaine ha trovato l'accordo sulla "réunion" con altri eletti, gruppi, movimenti autonomisti della Valle d'Aosta. Il 16 giugno 2024 a Saint-Vincent si riunirà un'assemblea congressuale con tutti gli iscritti della UV e con gli iscritti a un registro aggiunto degli aderenti al processo di riunificazione autonomista.Il presidente sarà eletto fra esponenti della UV, mentre i due vicepresidenti potranno essere rappresentativi di altre anime dell'area autonomista.

La presidente Cristina Machet, nel suo discorso all'assemblea congressuale del 17 maggio che ha approvato le regole di convocazione del congresso di giugno, usando parole di Chanoux (ricordato nell'ottantesimo anniversario del suo martirio), ha sottolineato che "Quando sentiamo che non siamo soli, che tanti altri condividono con noi gli ideali, la stessa fede nel destino della nostra piccola patria, siamo più coraggiosi, siamo più attivi, siamo più convinti della giustezza dei nostri pensieri”.

Ritrovarsi, uscire dall'isolamento, emanciparsi insieme dal senso di impotenza che le forze storiche dell'autonomia provano in uno stato in cui le autonomie e la stessa democrazia sono erose da leggi elettorali ingiuste e dal governo più centralista della storia repubblicana, sono le sfide che aspettano anche l'Union, come tutte le forze autonomiste d'Italia e d'Europa.

A cura della segreteria interterritoriale - Aosta-Milano, Pentecoste, 19 maggio 2024

 

Valle d'Aosta al voto il 28 settembre 2025

La regione Valle d'Aosta ha appena votato ieri (domenica 10 agosto 2025) sul referendum confermativo della riforma della legge elettorale.

Non erano in gioco questioni fondamentali, ma la facoltà per i cittadini di dare fino a tre preferenze. Il referendum, sia pure con una partecipazione bassa e una vittoria di misura, ha confermato questa possibilità. Nell'intenzione dei riformatori, fra cui la nostra forza sorella maggiore Union Valdôtaine, questi tre voti personali incoraggeranno i Valdostani a scegliere per il loro consiglio regionale anche donne e giovani, oltre ad alcuni leader locali già noti e affermati (che sono in effetti quasi tutti uomini nel pieno della loro maturità politica).

Archiviata questa discussione, ora la Valle si prepara alle sue elezioni regionali del 28 settembre 2025. La Union Valdôtaine, come i nostri attivisti sanno, è uscita rafforzata da un processo di riconciliazione e ricomposizione del mondo autonomista. La UV chiede alla Valle di confermarla come forza guida dell'autonomia.

E' stata pubblicata la lista delle 35 persone candidate nella lista della Union, che potete consultare qui.

Aosta, 11 agosto 2025

A cura della segreteria interterritoriale