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Una Europa diversa

L'opaca e triste decisione del Parlamento europeo

E' stata resa nota stamane, 9 marzo 2021, la decisione del Parlamento europeo sulla revoca dell'immunità ai tre europarlamentari catalani Carles Puigdemont, Toni Comin, Clara Ponsatì. I tre esuli erano stati trionfalmente eletti nel 2019, alle ultime elezioni europee.

Qui la presa di posizione dell'Alleanza Libera Europea (EFA):

https://www.e-f-a.org/2021/03/09/efa-statement-on-the-lifting-of-immunity-from-catalan-meps/

Qui il dispaccio ANSA con i dettagli sulle votazioni:

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/03/09/il-parlamento-europeo-revoca-limmunita-a-puigdemont_db59d1de-2b30-4471-888b-859521aa088a.html

La presidenza collegiale di Autonomie e Ambiente conferma il proprio supporto e la propria solidarietà ai tre europarlamentari catalani.

Si sono opposti a viso aperto solo gli eurodeputati di EFA, dei Verdi, delle Sinistre, alcuni conservatori decentralisti come gli eurodeputati fiamminghi. Altri, non pochi ma purtroppo non sufficienti a salvare l'onore del Parlamento, si sono ribellati nel segreto dell'urna.

Assordante il silenzio dei partiti centralisti italiani (cioè tutti). Per questo acquista ancora più valore la voce solitaria, moderata ma ferma di Albert Lanièce, senatore della Valle d'Aosta, sempre al fianco delle #autonomie e di tutti i processi di #autogoverno:

https://twitter.com/albertlaniece/status/1369330852698685442

Per le forze che fanno riferimento ad Autonomie e Ambiente o che sono in dialogo con noi, questa ingiustizia deve essere uno sprone a portare avanti la costruzione del nostro progetto politico. Serve ancora di più anche in Italia una alleanza anti-centralista, anti-autoritaria, per il dialogo e per l'amnistia.

Non è un giorno triste per la Catalogna, ma per l'Europa.

 

La necessaria alternativa al neonazionalismo, a vecchi e nuovi centralismi, ai traditori della sussidiarietà

Il discorso della presidente Giorgia Meloni al Meeting di Rimini lo scorso 27 agosto 2025 è stato rivelatore. L'aspirante podestà d'Italia ha espresso, in modo pacato ma inequivocabile, la sua cultura politica centralista, venendo peraltro lungamente applaudita da una platea che ha evidentemente smarrito il suo antico attaccamento ai principi umani e cristiani della sussidiarietà.

Ha parlato dell'Italia come "nazione", oscurando sfacciatamente la verità storica che il nazionalismo italiano è stato la nostra rovina. Ciò che abbiamo ricostruito, dopo il disastro, è una Repubblica di autonomie, dove si è cercato, nonostante le contraddizioni e i guasti della modernità e della globalizzazione, di proteggere le diversità locali, regionali, culturali, linguistiche, che sono una esigenza insopprimibile di una vita veramente umana.

Secondo la presidente, l'Italia-nazione sta rioccupando il suo posto a fianco delle altre nazioni, ma quali sarebbero queste altre nazioni? Gli stati "mononazionali" sono una eccezione (spesso sinistra). I nostri vicini europei e mediterranei che prosperano sono ordinamenti che rispettano le autonomie e le diversità. Quelli dove si praticano forme di neonazionalismo e centralismo sono tutti in declino, a rischio di involuzioni autoritarie, quando non già sprofondati nella violenza, nel terrorismo, nella guerra.

La presidente Meloni ha rivendicato l'intervento del centralismo per rimediare alla crisi di alcuni territori, come Caivano, ma con questo argomento ha sfidato il buon senso e la sua - temporanea - fortuna politica. Quante Caivano possono essere emancipate dalla povertà e dalla violenza dall'intervento diretto di un governo centralista? Una, forse. Alcune, forse ma improbabile. E tutte le altre migliaia di periferie che stanno degradando, che si stanno impoverendo e spopolando, in cui sono a rischio interi patrimoni culturali e ambientali? Il centralismo non ne conosce neppure il numero, figuriamoci i problemi.

L'annuncio di alcune misure "nazionali", come un "piano casa" (un sempreverde propagandistico), sono stati particolarmente imbarazzanti. Non esistono soluzioni "italiane" per i problemi dei nostri diversi territori, dove si spazia dall'eccesso di cementificazione e speculazione, all'estremo opposto di abbandono, incuria, isolamento e spopolamento. Il declino non potrà mai essere fermato, senza sussidiarietà e responsabilità. Non è sorprendente, peraltro, come tutti questi neonazionalisti italiani (non solo quelli di Fratelli d'Italia, sia chiaro) siano tutti così ciechi e miopi rispetto all'esigenza di tutelare le nostre economie locali.

Dobbiamo smontare questo neonazionalismo centralista italiano, perché mette in discussione l'autonoma e originale azione politica dei leader locali per promuovere una vita veramente a misura di persona umana per le generazioni future, una vita radicata in comunità locali - di nascita o di elezione - coese e solidali, rispettose del proprio patrimonio culturale e del proprio ambiente naturale.

Nonostante il coro conformista della maggior parte dei media, nessun centralismo, nessun neonazionalismo, nessuna concentrazione di potere e di ricchezza stanno migliorando la vita quotidiana degli esseri umani. Anzi, nonostante tutta la retorica "green", la stanno mettendo sempre più in pericolo, distruggendo gli ecosistemi locali e minacciando il creato con i loro ecomostri e i loro arsenali pieni di armi di distruzione di massa. Tutte le grandi potenze - ma anche molte medie e piccole - sono autocrazie dove le persone, le famiglie, le piccole imprese, i coltivatori diretti, gli artigiani, le comunità locali, sono semplicemente stordite dalla propaganda, impoverite, oppresse.

Le nostre vecchie democrazie europee non fanno eccezione, visto che cresce come un cancro la concentrazione del potere nelle mani di pochi leader, tecnocrati e magnati.

Non dubitiamo che la presidente Meloni sarà abile, prudente e moderata, ma non facciamoci illusioni. Alla fine della sua stagione politica, cittadini e comunità si ritroveranno tutti meno autonomi e più dipendenti dallo stato.

Lavoriamo quindi, tutti noi che crediamo nell'autonomia delle persone e dei territori, a contribuire a una svolta politica. E' una sfida ineludibile, che riguarda non solo le personalità indipendenti e autonome dal bipolarismo "all'italiana", ma anche molti di coloro che stanno al momento partecipando a esperienze politiche e amministrative insieme al centrodestra e al centrosinistra. E' un cantiere in cui c'è bisogno di tanto lavoro da parte di tanti, superando gli attuali steccati.

L'Italia e l'Europa sono fatte di autonomie e non possiamo lasciare che i neonazionalisti, i centralisti, i tecnocrati le distruggano, perché dopo il passaggio di questi barbari del nostro essere autonomi, e quindi veramente italiani ed europei, non resterebbe più niente.

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Prato, mercoledì 3 settembre 2025, San Gregorio Magno - a cura della segreteria interterritoriale

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La cartina riprodotta a fianco del post è una famosa mappa dei territori italiana realizzata dal grande cartografo inglese John Cary nel 1799, dove sono descritte le diversità italiane com'erano prima della Rivoluzione francese e delle invasioni napoleoniche. Quila fonte su Wikipedia. Qui una versione a più alta definizione.

 

Le regioni europee sono qui per restare

 2025 05 23 Europe of Regions by gaehlion

Questa immagine è un dettaglio tratto da uno dei tanti tentativi di rappresentare le molte e diverse regioni d'Europa (quil'autore e quila fonte). Non perdiamoci nei dettagli, che sono e saranno sempre perfettibili, finché le popolazioni locali non torneranno a essere libere di definire i limiti geografici delle proprie istituzioni di autogoverno. Se ne afferri la sostanza: questa immagine, come altre simili, è significativa perché ci ricorda che le regioni d'Europa sono qui per restare

Sono antiche, se non antichissime, eppure attuali. Rappresentano ancora molto bene la dimensione di una possibile autonomia per grandi città e i loro circondari, territori, comunità culturali e nazionali, diversità e biodiversità.

Hanno incredibilmente resistito alle atrocità degli stati centralisti e autoritari e alle loro terrificanti guerre. Sono dotate di una straordinaria capacità di resistenza alle potenti pressioni omologatrici e distruttrici della globalizzazione.

Se sono così resilienti è perché sono ambiti territoriali, economici, sociali, politici, culturali, religiosi, vernacolari, oltre che sentimentali, davvero a misura di persona umana. Sono spazi per una democrazia autentica, l'unica possibile, quella in cui gli elettori conoscono personalmente - non solo attraverso il filtro dei poteri mediatici - i propri leader.

Per le loro contenute dimensioni geopolitiche, sono spontaneamente orientate verso la cooperazione con le loro vicine. Le loro istituzioni locali fioriscono quando vengono rispettati principi di sussidiarietà, autonomia, adeguatezza, differenziazione.

Come custodi di antiche e nuove esigenze umane di autonomia personale, sociale, territoriale, sono cruciali per alimentare la coesione sociale, i doveri civici, le economie locali, in particolare la produzione di energie rinnovabili, il ritorno a una agricoltura sostenibile, la protezione dei beni comuni, l'organizzazione di servizi pubblici universali.

Le loro dimensioni, nella storia ma ancora di più per il futuro, le rendono refrattarie a ogni forma di sciovinismo da "grande nazione" (great nation chauvinism). C'erano prima degli imperialismi spagnolo, inglese, francese, tedesco, russo, italiano. Ci saranno ancora quando questi - ancora pericolosi - nazionalismi saranno finalmente e definitivamente sepolti sotto la polvere della storia.

Sono troppo piccole per cadere nella trappola di populismi, sovranismi e altre avventure reazionarie. Gli aspiranti napoleone d'Europa possono salire al potere solo nei grandi stati centralizzati d'impronta giacobina.

Sono le vere protagoniste della costruzione confederale europea, non solo perché molte di esse si sono formate ai tempi della Res Publica Christiana, ma soprattutto perché, nel XXI secolo, l'unica Europa possibile è la loro: l'Europa delle regioni, dei territori e dei popoli. Un'Europa confederale, ispirata dai valori della Carta di Chivasso, potrà conservare nel tempo la nostra comunità di sicurezza (security community) ed essere autentica attrice di solidarietà internazionale, pace, giustizia, salvaguardia del creato.

Al servizio dell'ideale dell'Europa delle regioni c'è una famiglia politica di storici autonomismi e di nuovi civismi, la European Free Alliance (EFA), in cui sono già rappresentate una quarantina delle regioni europee. Aspettiamo tutte le altre, per tener desta la speranza per le generazioni future, in Europa e oltre.

Partner di EFA nella Repubblica Italiana è Autonomie e Ambiente (AeA), una sorellanza di forze politiche territoriali, al servizio di ogni realtà autonoma, autonomista, ambientalista, riformista, civica, attiva nel proprio territorio, e di una nuova generazione di leader locali.

 

Firenze, 23 maggio 2025 - a cura della segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente

 

Lettura pubblica integrale delle PAROLE VIVE della Carta di Chivasso

  • Autore: Gruppo di studio interterritoriale Forum 2043 - 11 marzo 2023
Ciò che i rappresentanti di queste valli hanno affermato,
vale per tutte le regioni italiane,
per i piccoli popoli che formano quel tutto
che è il popolo italiano
(Émile Chanoux, Federalismo e autonomie,
in P. MOMIGLIANO LEVI (a cura di), Écrits, Institut Historique de la Résistance en Vallée d'Aoste,
Aosta, 1994, p. 399, p. 422)

I contenuti del nostro seminario online dedicato alle parole vive della Carta di Chivasso, tenutosi ieri sabato 11 marzo 2023, sono pubblici e disponibili attraverso il prezioso archivio politico di Radio Radicale:

https://www.radioradicale.it/scheda/693128/parole-vive-per-le-autonomie-e-lambiente

Per un approfondimento delle conclusioni politico-culturali e una sinossi completa degli interventi:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/117-parole-vive-per-le-autonomie-e-l-ambiente

Attraverso il nostro canale YouTube diffondiamo l'estratto della lettura pubblica integrale della Carta di Chivasso, pochi minuti ma di grandissimo valore:

https://www.youtube.com/watch?v=wSLSjx0PJ0c

 

La Carta di Chivasso, dopo ottant'anni dal 19 dicembre 1943, ci definisce, ci unisce, ci aiuta a tramandare i nostri valori, ci sostiene nel nostro impegno per la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, ambientali.

Aiutateci a diffonderla e a farla conoscere, attraverso le reti sociali:

https://twitter.com/rete_aea/status/1634869894306058240?s=20

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Meno armi, più politica

2024 11 22 AEA nuovo simbolo logo 300   3 cm 

 

Riflessioni a margine dell’annunciato piano #ReArmEU

 

  1. La drammatica realtà dell’attuale momento politico è che l’Unione Europea non è riuscita da darsi una politica estera comune e, peggio ancora, né la II Commissione Ursula von der Leyen, né i 27 capi di stato e di governo, né i capi di altri paesi europei membri della NATO, hanno un mandato popolare per elaborarne una, nonostante essi si muovano in un apparente rispetto rispetto dei trattati.
  2. Né il tradizionale atlantismo della maggior parte degli stati membri, né la storica neutralità di alcuni di essi, sono più adeguati alla complessità dei tempi. I principi di coesistenza pacifica stabiliti a Helsinki nel 1975 possono ancora essere una fonte di ispirazione, ma sarà necessario un paziente lavoro di aggiornamento e non abbiamo istituzioni democratiche comuni dotate dell’autorevolezza e della competenza necessarie a portarlo avanti.
  3. In questo contesto, nessuno può dimenticare che le spese militari dell’Unione Europea sono già oggi superiori a quelle della Federazione Russa e quindi fra le più alte al mondo. Quando arriveremo a coordinarle seriamente, in una ideale comunità di sicurezza, esse dovranno scendere, non certo salire.
  4. Non di nuove commesse militari abbiamo bisogno, ma di una politica estera comune, costruita democraticamente, nell’interesse dell’Europa, di tutti i suoi popoli, delle sue regioni, dei suoi territori, oltre che per promuovere pace, giustizia, autogoverno per tutti e dappertutto, a cominciare da
    1. le province sanguinosamente contese nella terribile guerra russo-ucraina;
    2. le minoranze etniche e culturali che sono ancora minacciate o che sono state addirittura spazzate via, come è accaduto agli Armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh);
    3. le nazioni e le minoranze che sono, ancora oggi nel XXI secolo, disconosciute o addirittura oppresse all’interno del centralismo degli stati.
  5. Non è il momento di costruire la casa europea dal tetto, invece che dalle fondamenta. Le coalizioni di “volenterosi” (e gli aspiranti “napoleone” d’Europa) hanno già fatto abbastanza danni nel nostro passato europeo. Non servono fughe in avanti, come l’improvvisa calata dall’alto del piano chiamato “ReArmEU”, un investimento di ben 800 miliardi di Euro, annunciato all’improvviso dalla presidente Von der Layen, all’insaputa degli unici organi che hanno una qualche rappresentatività di tutta l’Europa, cioè il Parlamento europeo e il Comitato delle regioni.
  6. Spendere di più in armi senza sapere cosa farne, è peggio che avventuristico, è controproducente per noi Europei, per la nostra coesione, per la nostra sicurezza e per quella della nostra vicina Ucraina dopo che sarà entrato in vigore l’ormai prossimo armistizio.
  7. Queste riflessioni critiche vengono messe a disposizione di tutte le componenti di Autonomie e Ambiente e, se ritenute utili, della nostra famiglia politica europea EFA, perché siano di stimolo all’elaborazione di una cultura politica e geopolitica comune, nel rispetto delle nostre diversità politiche e culturali.

Documento creato a Olbia, mercoledì 5/3/2025, le Ceneri - A cura della presidenza di AeA
Sottoposto alla riflessione comune dei responsabili di AeA il 7/3/25
Reso pubblico il 12/03/2025 (Anniversario della marcia nonviolenta del sale, promossa dal Mahatma Gandhi)

 

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English version

 

 

 

 

Occitani per una nuova Europa

Riceviamo e volentieri rilanciamo, pressoché integralmente, un appello occitano per le prossime elezioni europee 2024. L'Occitania è, per definizione, uno spazio europeo. Gli Occitani vivono in diversi stati dell'attuale Unione Europea, a cominciare da Spagna, Francia, Italia. Il loro è un messaggio transnazionale e confederale, che ispira tutti i territori, le regioni, le culture, le diversità, le autonomie, i popoli e le nazioni nel cammino per il pieno autogoverno, al più basso livello possibile.

APPELLO PER UNA LISTA EUROPEA "PER L'AUTONOMIA DELL'OCCITANIA" E PER TUTTE LE AUTONOMIE
 
Le elezioni europee sono ancora distanti, almeno all'apparenza, ma crediamo sia necessario iniziare un dibattimento tra tutte le forze occitane (senza esclusione di natura politica) che portino avanti un'idea autonomista o indipendentista.
Le elezioni europee sono le elezioni più "occitane che ci siano", la nostra nazione si estende infatti su 3 stati (Italia, Francia, Spagna) che fanno parte dell'Unione europea.
Inoltre il formato delle elezioni europee consente una più facile presentazione alle elezioni consentendo di presentarsi senza la raccolta firme (che in Italia e Catalogna rischia di essere una chimera insuperabile visti i numeri esigui di residenti nelle zone occitane), [grazie a] un simbolo presente nel Parlamento europeo.
È necessario mettere alla finestra tutte le divisioni che hanno impedito finora all'occitanesino politico di affermarsi come movimento politico credibile e popolare.
Crediamo sia giunta l'ora di provarci!
Le condizioni politiche (con lo sciovinismo in crescita ovunque come dimostrato dalle recenti elezioni politiche in Italia e Francia e come i sondaggi mostrano in Spagna con Vox) dicono che se continuiamo a essere divisi rischiamo di sparire!
Siamo una delle nazioni non riconosciute più grandi nel mondo ma anche una di quelle dove lingua e cultura stanno velocemente sparendo, inglobate dalla cultura "globale" che finge di tutelare le culture minoritarie ma in realtà le relega a folklore, a diventare una cultura per macchiette: bene, per tutto questo siamo fermamente convinti che si debba reagire! Uniamoci, non in un listone che annulla le diversità e finisce per essere solo elettorale e di élite senza il seguito popolare, ma in un manifesto programmatico semplice, con pochi punti chiari e unitari, su cui tutti siamo concordi!
Noi ci siamo! Chi ci vuole seguire in questa impresa?
 
Versione originale in lingua occitana:
APÉL PER UNA LISTA TRANSNACIONALA "PER L'AUTONOMIA DE L'OCCITANIA"
Las eleccions europèas son encara distantas, au mínim a l'aparença, mas crei qu'es necessari d'iniciar un debat entre totes las forças occitanas (sense exclure de natura politica) que promovon una idèa autonomista o independentista.
Las eleccions europèas son las eleccions mai "ocitanas qu'existisson", la nacion se estén en realitat sus 3 estats (Itàlia, França, Espanha) que son dins l'Union Europèa. A mai, lo format de las eleccions europèas permet una presentacion mai aisada a las eleccions permetent de presentar-se sense la recolha de signaturas (que en Itàlia e en Catalonha risca d'èsser una quimera insuperabla considerat los nombres escasses de residents dins las zonas occitanas) mas amb un simbòl present dins lo parlament europèu.
Una lista unificada a las eleccions europèas amb un simbòl unic d'una realitat autonomista e federalista seria una realitat mai unica qu'una rara en Europa!
Es necessari d'escampar totes las divisions qu'an impedit fins ara a l'occitanisme politic de s'afirmar coma movement politic credible e popular.
Es temps d’i provar!
Las condicions politicas (amb lo chauvinisme crescut a tot arreu, coma demostrat per las recentas eleccions politicas en Itàlia e en França e coma las sondatges mostran en Espanha amb Vox) ditz que si seguèm dividits, nos risquèm de desaparéisser!
Som una de las nacions mai grandas del monde, mas tanben una d'aquelas on la lenga e la cultura s'esvanisson rapidament, englobadas per la cultura "globala" que finta de protegir las culturas minoritàrias mas que las relega al folklore e que se convertiá en una cultura de manchas: ben, per tot aquò, nos convencèm fermament que cal reaccionar! Unim-nos, non pas dins una lista que anula las diversitats e que finís per èsser solament electorala e d’elit sense lo seguiment popular, mas dins un manifèst programatic simple, amb qualques punts clars e unitaris, sus çò que tots som d’acord!
E soi aquí! Qui nos vòu seguir dins aquò?
 
Approfondimenti sull'Occitania:
Fonte:
 
La bandiera dell'Occitania:
Flag of Occitania with star
 Fonte: Di Nimlar - Derived from Image:DrapeauOccitan.png, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=945312
 
 
 
 

Pace e bene per il 2023

Pace e bene per l'anno nuovo 2023, questo è l'augurio della sorellanza di Autonomie e Ambiente a tutte le famiglie, le comunità, i territori, i popoli della Repubblica Italiana.

Andiamo avanti con umiltà, consci dei nostri limiti, ma fieri e ambiziosi. Siamo al servizio di un progetto di collaborazione fra storiche forze delle autonomie con una vasta rete di movimenti civici e ambientalisti territoriali, di forze politiche a "chilometro zero", di realtà politiche di antica tradizione ma spesso anche radicalmente innovative.

Siamo una presenza essenziale per il futuro di una repubblica italiana e di una Europa delle regioni che siano fondate sulle autonomie personali, sociali, territoriali. Antichi ideali di autogoverno e buongoverno sarebbero perduti per le generazioni future, senza la nostra diligenza e la nostra costanza.

Ripercorriamo insieme ciò che ci ha unito nel 2022 e che ci unirà anche nel futuro:

Auguri!

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L'immagine è un estratto di una mappa delle regioni europee del Comitato europeo delle regioni 

Fonti:

https://cor.europa.eu/it

https://medienfriz.wordpress.com/2017/09/25/mappa-delle-regioni-europee/

 

Petizione Trione per la riforma dei tassi d'interesse dell'Eurozona

Mentre va avanti il lavoro del nostro "Patto Autonomie Ambiente" per partecipare alle elezioni europee dell'8-9 giugno 2024, dobbiamo assolutamente tenere viva l'attenzione su uno dei temi più significativi sollevati, grazie allo stimolo politico-culturale di Canio Trione, dal Comitato Charta di Melfi: la riforma dei tassi d'interesse nell'Eurozona. Canio Trione, nel 2018, portò il tema in Europa con una petizione, di cui vogliamo qui sintetizzare i punti più cruciali. 

Petition No 0941/2018 by Canio Trione (Italian) on reforming economic and monetary policy

La petizione riguarda il ruolo storico della Banca Centrale Europea (BCE) come garante della stabilità dei prezzi, considerata un prerequisito per l'introduzione della moneta unica. Tra le critiche sollevate dalla petizione, il firmatario evidenzia la percepita inadeguatezza istituzionale della BCE nell'affrontare il fenomeno opposto, quello della riduzione dei livelli assoluti dei prezzi, che nel 2018 era un problema come pochi anni dopo tornò a esserlo l'aumento.

Secondo la petizione, questa deficienza della BCE era già diventata evidente dopo lo scoppio della crisi economica e finanziaria, quando la deflazione e la contrazione dei prezzi sono emersi come rischi più gravi per la zona Euro rispetto al temuto impatto dell'inflazione.

In particolare, la petizione critica il fatto che le strategie di politica monetaria della BCE e la sua azione sui tassi di interesse non tengono conto delle diverse circostanze economiche dei singoli paesi membri della moneta unica, come se gli effetti dell'inflazione o della deflazione fossero identici in tutta l’area dell’Euro.

L'Eurozona è un'area valutaria fortissima, ma non ha il controllo sulle turbolenze globali, né sulle storture della globalizzazione, né sui divari geografici, politici, economici e sociali non solo fra gli stati membri, ma anche all'interno degli stati.

La petizione sostiene che, grazie all'esistenza di un unico e rigido tasso d'interesse, stanno aumentando le divergenze strutturali tra i paesi della zona Euro e fra i loro territori.

In alternativa a questa rigidità, la petizione propone di "trasformare il tasso di intervento uniforme della BCE in un tasso medio dei diversi prezzi della moneta, applicato specificatamente in diverse aree dell'Unione". Questo tipo di politica monetaria lascerebbe spazio a linee di intervento differenziate nei paesi e nei territori della UE con diversi gradi di sviluppo economico.

Il testo integrale della petizione è qui:

https://www.europarl.europa.eu/petitions/en/petition/content/0941%252F2018/html/Petition-No-0941%252F2018-by-Canio-Trione-%2528Italian%2529-on-reforming-economic-and-monetary-policy

Raccomandiamo sempre di rileggere l'intervento di Canio Trione sul Forum 2043.

Qui si possono rileggere le sfide lanciate dai lavori del Comitato Charta di Melfi.

Bruxelles, 31 gennaio 2024, a cura della segreteria interterritoriale

 

Presentazione della sorellanza Autonomie e Ambiente

(ultima modifica 23 dicembre 2024)

Autonomie e Ambiente (AeA) è una sorellanza di forze e gruppi politici territoriali, una rete di civismo, ambientalismo, storico autonomismo e moderno decentralismo.

E' stata registrata l’11 novembre 2019, dopo una lunga serie di contatti e incontri preliminari tra diverse forze italiane aderenti alla Alleanza Libera Europea, ALE (European Free Alliance, EFA) e altre forze locali attive in diversi territori dello stato italiano. La sorellanza ha tenuto la sua prima assemblea generale e si è presentata all'opinione pubblica a Udine il 21 febbraio 2020.

La rete unisce forze politiche locali e territoriali, autonomiste e civiche, ciascuna delle quali ha la propria storia di impegno per l'autogoverno e contro il centralismo: civica, localista, territorialista, autonomista, federalista, confederalista, anticolonialista, indipendentista.

Ciascuna delle forze sorelle è e resta una organizzazione autonoma, attiva secondo quanto stabilito dall'art. 49 della Costituzione. AeA associa movimenti, realtà, gruppi e singoli attivisti che ne condividono le finalità e sono gelosi della propria autonomia politica e territoriale. Autonomie e Ambiente è in rete anche con movimenti, gruppi, centri politico-culturali autonomisti che non partecipano alle elezioni nei loro territori.

AeA ha stabilito uno stretto rapporto politico con ALE-EFA, assumendo un ruolo di sostegno alle forze locali della Repubblica Italiana nel loro cammino di collaborazione e, in prospettiva, di adesione diretta alla famiglia politica europea dell'autogoverno di tutti dappertutto, del civismo, dell'ambientalismo, degli autonomismi, del confederalismo, delle aspirazioni delle comunità locali.

Le forze di AeA si sono unite nella sorellanza per condurre la Repubblica Italiana e l'Unione Europea verso un radicale decentralismo, cominciando dalla piena attuazione della Costituzione e degli Statuti regionali (speciali e ordinari) vigenti, che disegnerebbero una ideale Repubblica delle Autonomie, nel contesto di una Europa dei popoli, dei territori, delle regioni, ma che da decenni vengono costantemente disapplicati o addirittura traditi.

Le crisi del nostro tempo hanno reso drammaticamente evidente la necessità dell'autogoverno dei territori, anche a coloro che non hanno una formazione e una cultura autonomista o anticolonialista. Sta crescendo la consapevolezza globale che quanto è necessario per garantire alle generazioni future la pace e l'ambiente, la libertà e la giustizia, il cibo e l'acqua, la salute e la cultura, potrà essere realizzato solo attraverso forti, competenti e determinate autorità locali, capaci di cambiare le cose concretamente, territorio per territorio.

Per decenni e in particolare dopo la riforma costituzionale del 2001, che con tutti i suoi difetti può essere considerata comunque l'ultima riforma autonomista italiana, le promesse di decentramento e sussidiarietà sono state tradite da tutti: sinistre, destre, tecnici, politici, persino da vecchi e nuovi movimenti (il leghismo e i Cinque Stelle, fra gli altri) che pure erano cresciuti proprio proclamando di voler restituire più potere alle comunità locali e ai cittadini. Cosa è andato storto? E’ successo che tutti i partiti “nazionali”, cioè centralisti e verticisti, guidati da leader soli al comando o comunque da cerchie ristrette (non di rado avide del potere e delle ricchezze concentrate nelle istituzioni centraliste), hanno mostrato di essere carenti di competenza amministrativa e valori civici e autonomisti.

L'autonomismo vive anche di orizzontalità organizzativa. Da forze politiche organizzate in modo verticale, centralista e autoritario, non potranno mai essere realizzate riforme decentraliste, evidentemente. E' quindi missione fondamentale di Autonomie e Ambiente tenere in vita ed allargare una famiglia politica di forze politiche territoriali, che credano nelle autonomie personali, sociali, territoriali, dimostrandolo prima di tutto restando fedeli alla propria autonomia organizzativa, civica e politica. L'antico problema gandhiano della coerenza tra strumenti e fini va compreso, una volta per tutte: non accetteremo mai più "un partito" di autonomisti o con programmi autonomisti; vogliamo invece tanti partiti autonomisti, almeno uno per ciascun territorio. Se si crede davvero nella Repubblica delle Autonomie, in una nuova Europa delle regioni, dei territori e dei popoli, nel confederalismo e nel decentralismo internazionali, occorre confederalismo anche nell'organizzazione politica.

La rete confederale di Autonomie e Ambiente è e resterà governata collegialmente, con meccanismi di selezione di dirigenti competenti per l'oggi e di formazione di una nuova generazione di leader territoriali per il domani.

AeA è stata concepita attraverso un lungo dialogo preparatorio tra forze antiche e nuove, facendo tesoro delle preziose esperienze di collaborazione politica tra forze territoriali che ci sono state in passato, come le liste Federalismo, e altri sforzi congiunti portati avanti dalle forze autonomiste storiche nelle aule parlamentari e nella società.

La sorellanza si riconosce nei valori della Carta di Chivasso del 1943, che riechegga aspirazioni autonomiste ancora più risalenti: le tradizioni autonomiste e federaliste del Risorgimento (Cattaneo, Ferrari, Pisacane e tanti altri); l'anticolonialismo (in Sicilia, in Sardegna e oltre); nel neutralismo di socialisti, popolari, liberali, conservatori contrari all’ingresso del Regno d’Italia nella “Inutile Strage” 1915-1918; nella resistenza al centralismo nazionalista prima e fascista poi.

La Dichiarazione di Chivasso fu firmata il 19 dicembre 1943 a Chivasso, durante un convegno antifascista clandestino, a cui contribuirono, tra gli altri, figure come Émile Chanoux e Federico Chabod. Nella Carta di Chivasso fu sancita la rivolta contro “i venti anni di malgoverno livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di «Roma Doma»”, ma più in generale contro il centralismo, il colonialismo, il militarismo, che avevano caratterizzato lo stato unitario italiano, scatenando “OPPRESSIONE POLITICA, attraverso l'opera dei suoi agenti politici ed amministrativi (militi, commissari, prefetti, federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale, di cui furono solerti distruttori; ROVINA ECONOMICA...; DISTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE...”. La Carta di Chivasso propose “un regime repubblicano democratico a base regionale e cantonale”, con un evidente riferimento alla Confederazione Svizzera, come unica garanzia contro il ritorno della dittatura, considerata come una conseguenza diretta del centralismo autoritario italiano.

Autonomisti e federalisti furono eletti nella Costituente del 1946 e furono attivi negli anni della Ricostruzione. La generazione successiva partecipò all'istituzione delle regioni a cui si giunse nel 1970. Sono stati protagonisti delle lotte antipartitocratiche, antiautoritarie, anticentraliste che sono fiorite dopo il 1989.

Il nostro decentralismo contemporaneo, quindi, ha radici profonde, ricche, diverse, territorio per territorio. Le forze sorelle di Autonomie e Ambiente sono fedeli a queste radici e guardano con fiducia al futuro, perché, come amano dire gli attivisti dell’autogoverno della Catalogna, siamo “siamo qui per cambiare secolo, non solo per cambiare stato".

La lista aggiornata delle formazioni politiche sorelle e di tutte le realtà e persone a noi associate è mantenuta sul nostro sito (voce "rete").

Autonomie e Ambiente, attraverso il Forum 2043 e altre forme di collaborazione con altre reti civiche e politiche, sta allargando il proprio raggio d'azione, in vista della partecipazione alle prossime elezioni, a ogni livello in cui le leggi elettorali impongano la presentazione di cartelli interterritoriali.

Per approfondire:

 

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Scorie nucleari, un peso millenario da suddividere

Abbiamo ricevuto dal Comitato NoNucle-NoScorie della Sardegna (COMITADU CONTRA A SA ISCORIAS NUCLEARES IN SARDIGNA) una denuncia dei gravissimi problemi posti dal riaffacciarsi del dibattito sul nucleare nella Repubblica italiana. Esprimiamo la nostra solidarietà e lo pubblichiamo integralmente qui.

Ricordiamo, inoltre, alcune considerazioni maturate a margine dei lavori della nostra II Assemblea Generale del 2021, grazie al contributo delle forze politiche sarde che sono in dialogo con Autonomie e Ambiente (AeA) e con l'Alleanza Libera Europea (ALE-EFA), la nostra famiglia politica europea.

Le nostre forze territoriali sono contrarie al deposito nazionale unico delle scorie nucleari, un'opera faraonica la cui realizzazione e gestione, nei millenni, porrebbe molti più problemi di quanti pretenda di risolverne. Nell'opinione pubblica, peraltro, dilaga lo scetticismo nei confronti della SOGIN, la società incaricata del gravissimo problema, che da decenni dilapida risorse pubbliche senza produrre soluzioni sostenibili, un fallimento epocale del centralismo.

Tanto meno Autonomie e Ambiente (AeA) accetta che le scorie siano esportate in Sardegna, una terra che si vedrebbe così trattata, per l'ennesima volta, come una colonia interna dell'Italia.

Il problema delle scorie, che sarà sulle spalle delle generazioni future per millenni, è troppo grande per essere affidato a un solo grande sito di stoccaggio. Come decentralisti e territorialisti dobbiamo proporre con competenza e coraggio l'alternativa del decentramento. Occorrono più depositi, territoriali o interterritoriali, costruiti con il consenso delle popolazioni e delle amministrazioni locali, affidati a enti pubblici. Ogni regione produce piccole quantità di scorie radioattive, per esempio quelle della diagnostica ospedaliera, e dovrebbe farsene carico. Le scorie accumulate dal dismesso nucleare italiano dovranno essere anch'esse suddivise tra diversi siti nella penisola, non certo esportate in Sardegna, dove le centrali nucleari non sono mai esistite.

Ricordiamo anche, perché la politica europea e italiana sembrano averlo dimenticato, che il nucleare è stato rifiutato dai popoli e dai territori della nostra Repubblica in ogni sede, tra l'altro con il conforto di due referendum popolari (nel 1987 e ancora nel 2011). La Sardegna ha pronunciato un solenne no al nucleare, allo stoccaggio delle scorie, persino al loro transito, nell'importante referendum consultivo del 2011.

Si è tornati a discutere di nucleare in Europa, perché qualcuno lo ritiene necessario durante la transizione ecologica, arrivando a definirlo una fonte di energia più "verde" di altre. Pur non condividendo questa posizione, possiamo ritenerla comprensibile per chi, come la Francia di Macron, ha già sostenuto immensi investimenti nel nucleare. Sarebbe incomprensibile, invece, anche economicamente, avventurarsi in direzione del nucleare ripartendo oggi, da zero, con tecnologie superate che continuerebbero a ingigantire il problema millenario della conservazione delle scorie.

Nella nostra mentalità, quando un problema è troppo grande per essere gestito unitariamente e centralmente, è necessario suddividerne il peso ed affidarsi a soluzioni locali e differenziate, sotto il ravvicinato e ferreo controllo di poteri pubblici democratici locali. Ma non è solo una nostra convinzione, bensì solo una delle necessarie declinazioni della sussidiarietà, cioè di un principio fondamentale nella Costituzione, negli Statuti, nei trattati europei.

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Senza la Sardegna e gli altri territori, non ci sarà Europa

Lo scorso 28 aprile 2024 Autonomie e Ambiente ed EFA sono state invitate dalla Assemblea Natzionale Sarda (ANS) a partecipare a Cagliari al "Sa Die de Sa Sardigna”.  La festa è stata istituita nel 1993 con una legge regionale, come giornata "natzionale" che ricorda la cacciata dei funzionari piemontesi e la ribellione del popolo sardo alla tirannia della dominazione sabauda, avvenuta il 28 aprile del 1794.

ANS è un’associazione culturale nata nel 2020, impegnata per il riconoscimento della nazione sarda, promuovendo una coscienza identitaria, linguistica, storica e ambientale. Da qualche anno si fa carico di commemorare e celebrare Sa Die e i suoi martiri, come un momento importante di presa di coscienza e ribellione agli oppressori, che la narrazione corrente italiana tende spesso a minimizzare o dimenticare.

Fra gli altri, erano presenti: Silvia Fancello, delegata EFA per la Sardegna e vicepresidente di Autonomie e Ambiente in rappresentanza del comitato "Sardigna Pro S'Europa"; Claudia Zuncheddu, di Sardigna Libera e associata ad Autonomie e Ambiente; altre persone esponenti della Coalizione Sarda.

Fancello e Zuncheddu hanno partecipato alla cerimonia di deposizione della corona di fiori ai piedi del cosiddetto “Arco dei Martiri di Palabanda“. Sono così chiamati gli ideatori della rivolta che in quel luogo si riunivano, i quali scoperti dai funzionari regi furono incarcerati e giustiziati. Dall’arco si è poi snodata una partecipata processione attraverso le più importanti vie cittadine fino ad arrivare ai bastioni Saint Remy, simbolo del potere costituito.

Come ha ricordato Claudia Zuncheddu “In tantissimi abbiamo partecipato alla fiaccolata che è andata in crescendo da Palabanda a Piazza Costituzione. Tuonava per tutto il percorso il monito 'Procurade' e moderare - Barones sa tirannia', de s' Innu Natzionale de sa Sardigna. Un momento di coinvolgimento, nel cuore di Cagliari, che ha coinvolto visitatori e turisti”.

Nella stessa giornata di domenica 28, nella suggestiva “Grotta Marcello” nel cuore di Cagliari, si è tenuto inoltre un partecipatissimo dibattito guidato da Lucia Cossu e Riccardo Pisu Maxia (presidente di ANS), nel corso del quale è intervenuta Silvia Fancello insieme a diversi rappresentanti di nazioni senza stato come la Catalogna, la Sicilia, la Scozia e i Paesi Baschi, in un confronto su identità, autodeterminazione, politiche europee e feste nazionali (con un focus sulla famosa Diada di Barcellona). L'evento è proseguito fino a sera con altri interventi, letture, canti, balli.

A pochi giorni dalla Festa dell'Europa, nonostante che i sostenitori dell'autogoverno dei territori siano ostacolati in tutti modi (dai falsi autonomisti che EFA ha dovuto cacciare dalla propria famiglia politica, dagli aspiranti podestàd'Italia, dalle leggi elettorali ingiuste, dal conformismo mediatico, dal centralismo in Italia e dalle prepotenze dei grandi stati centralisti in Europa), continuiamo ad osservare il risveglio culturale e politico dei territori, delle regioni, dei popoli, che sono le vere unità costituenti della futura confederazione europea. Senza l'autogoverno della Sardegna, senza quello di ogni altro territorio, regione, popolo, non ci sarà Europa.

Testimonianze dirette da Cagliari pubblicate a cura della segreteria interterritoriale, 3 maggio 2024

 

 

 

Siamo persone d'altri tempi, quelli futuri

Un approfondimento sui lavori del 16 maggio 2024, giovedì scorso, a Milano, presso Slow Mill (quartiere Isola), nell'incontro promosso da EUROPEAN FREE ALLIANCE (EFA) e AUTONOMIE E AMBIENTE (AeA) - a cura dell'ufficio stampa (Alberto Mazzotti)

A Milano ci siamo ritrovati per una lunga giornata di lavoro, dimostrando ancora una volta che siamo persone d'altri tempi, quelli futuri. Siamo andati ben oltre l'agenda di protesta democratica e civile, contro tutte le leggi elettorali ingiuste e in difesa delle autonomie locali di fronte al governo italiano più centralista della storia, che era pianificata.

Il viticoltore ravennate Giovanni Poggiali, da sempre sostenitore dell’autonomia romagnola e candidato nelle liste di Azione-Siamo Europei alle prossime elezioni europee, è stato presentato ufficialmente nel nostro evento internazionale del 16 maggio scorso. Giovanni Poggiali è il principale punto di riferimento per l’impegno EFA e AeA per la democrazia, la sussidiarietà, il federalismo in Italia e in Europa.

L’incontro si è aperto, come sempre accade nella rete Autonomie e Ambiente, con l'appello alla liberazione di tutti coloro che soffrono: gli ostaggi, i civili straziati dalla forza degli eserciti moderni, di tutti i prigionieri politici.

Ha avuto come principali protagonisti la presidente di EFA, la basca Lorena Lopez, e la giovanissima leader europea Maylis Rossberg, della minoranza danese nel nord della Germania. Accanto a loro, il vicepresidente e segretario di Autonomia e Ambiente, Mauro Vaiani, e i membri di movimenti autonomisti di varie regioni d’Italia, dalla Lombardia alla Sardegna, dal Friuli al Veneto, dalla Romagna alla Toscana.

Mauro Vaiani ha introdotto l’incontro con una denuncia politica. “La rete autonomista europea EFA, con il proprio braccio italiano Autonomie e Ambiente, stava lavorando da un anno per partecipare alle Elezioni Europee con una proposta che sarebbe stata largamente inclusiva e rappresentativa di tutte le componenti più progressiste, liberali, popolari del territorialismo del XXI secolo. Ma la legge 38 del 25 marzo 2024 ha escluso dalle elezioni, a meno di due mesi dalla presentazione, una mezza dozzina di famiglie politiche europee più piccole, fra cui la nostra”.

L’incontro di Milano ha confermato però che Autonomie e Ambiente ha reagito con la veraforza di un sorriso a questa ingiustizia, mettendo in campo tante azioni positive e costruttive.

 1989 smiling boy ragazzo che sorride

Prima di tutto, AeA parteciperà comunque con un proprio rappresentante alle imminenti elezioni europee: il viticoltore romagnolo Giovanni Poggiali, un autonomista di prestigio italiano e internazionale, è candidato nella circoscrizione Nord-Est all’interno della lista “Azione-Siamo Europei”.

Inoltre, Autonomie e Ambiente ha promosso e sostiene centinaia di liste civiche e autonomiste presentatesi alle elezioni comunali in tutta Italia. Ne hanno parlato Riccardo Galimberti di RiBella Firenze, e soprattutto, come movimento ospite, Giuseppe Olivieri ed Enrico Chiapparoli di Lombardia Civica.

Infine, la rete autonomista ha aderito al Comitato Referendario per la Rappresentanza che, ispirandosi alle lotte dell'avvocato Carlo Felice Besostri per i diritti elettorali dei cittadini, propone l'abrogazione delle parti più deteriori del  Rosatellum.

“EFA è una delle dieci famiglie politiche europee riconosciute dall’Unione, l’unica che rappresenti davvero le autonomie regionali. Associa 40 partiti in 20 stati diversi.” – ha spiegato la presidente Lorena Lopez, che assieme alla giovane spitzenkandidatin Maylis Rossberg sta girando l’Europa in queste settimane, incontrando le reti autonomiste in varie regioni, dalla Tracia alla Macedonia, dalla Carinzia alla Catalogna, dall’Alsazia alla Corsica.

“Anche se una sinistra decisione della attuale maggioranza parlamentare italiana ha impedito a EFA di presentare una propria lista in Italia, siamo onorati di poter vedere comunque rappresentata la nostra rete grazie alla candidatura di Giovanni Poggiali. Noi continueremo a batterci per vari obiettivi che sono vitali per un futuro democratico europeo: il riconoscimento delle diversità territoriali e regionali all’interno degli stati membri e un processo decisionale che sia fondato su autentica sussidiarietà.” ha continuato Lorena Lopez.

Maylis Rossberg, la "spitzenkandidatin" di EFA per la prossima presidenza europea, ha spiegato: “La nostra è una candidatura simbolica, visti i rapporti di forza, ma incarna le minoranze, i territori, gli interessi delle comunità locali, a partire dalle più piccole e marginali. Stiamo ricevendo un seguito sempre maggiore in tutta Europa.”.

“Sono orgoglioso di rappresentare, unico in Italia, la rete di Autonomia e Ambiente alle elezioni europee.” – ha detto Giovanni Poggiali - “Essere riusciti a far partecipare le autonomie in una coalizione riformista seria e plurale come quella di Azione-Siamo Europei è già una vittoria per tutti noi. Credo fermamente che serva un’Unione Europea più forte e unita, ma basata sempre più sulle diversità dei singoli territori. L’esempio del vino – il mondo che conosco da sempre – va proprio in questa direzione: si diventa più forti quanto più si è in grado di evidenziare le singole specificità di ogni territorio”.

Mauro Vaiani ha sottolineato: "E' convinzione delle nostre reti di storico autonomismo e moderno territorialismo, impegnate per le autonomie personali, sociali, che l'Europa sia incompatibile con le concentrazioni di potere. Con questi 27 stati che esercitano insieme un centralismo europeo, senza rinunciare al proprio centralismo statale, non andiamo da nessuna parte. La nostra Europa sarà una confederazione di 270 popoli, territori, regioni. Questa sarà l'unica Europa possibile.".

La responsabile EFA-AeA in Sardegna, Silvia Lidia Fancello, ha portato a Milano un circostanziato e drammatico appello del mondo politico autonomista e identitario sardo contro il centralismo autoritario che vuole svendere la Sardegna alla speculazione dell’eolico facendone la “dinamo” d’Italia.

Thomas Agnoli, giovane attivista veneto, uno dei segretari del Comitato Referendario per la Rappresentanza, ha spiegato la natura dei quesiti con cui un ampio schieramento trasversale di attivisti per la democrazia si propone di abbattere il Rosatellum, una delle leggi elettorali più ingiuste di sempre (che non per nulla verrà esaminata anche dalla CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a seguito del ricorso presentato dallo storico attivista radicale Mario Staderini).

Sono stati presenti ai lavori di Milano esponenti di movimenti e reti di attivismo amiche delle autonomie, fra cui DEMOS, con lo storico ambientalista Piervito Antoniazzi; hanno inviato un messaggio di saluto Adalberto Notarpietro e Mattia Molteni di INSIEME.

Marco Cappato e Francesco Vecchi del movimento paneuropeo per la partecipazione dei cittadini, EUMANS, sono venuti ad incontrare i leader europei e italiani delle autonomie e a porre delle basi di collaborazione per iniziative comuni, dal referendum contro il Rosatellum in Italia, a nuove iniziative civiche dal basso in Europa.

Sul sito e nelle reti sociali di Autonomie e Ambiente sono disponibili ulteriori approfondimenti, materiali video e foto.

Nella foto in alto, da sinistra a destra:

Thomas Agnoli (Comitato Referendario per la Rappresentanza)

Mauro Vaiani (toscano, vicepresidente segretario Autonomie e Ambiente)

Silvia Lidia Fancello (rappresentante EFA-AeA Sardegna)

Lorena López de Lacalle (basca, presidente di EFA)

Maylis Roßberg (danese-tedesca, Spitzenkandidatin EFA)

Enrico Chiapparoli (Lombardia Civica)

Riccardo Galimberti (RiBella Firenze - civismo toscano)

Giovanni Poggiali (fondatore di Romagna Unita, autonomista candidato nel Nordest per la lista "Azione-Siamo Europei")

Giuseppe Olivieri (Lombardia Civica, civismo milanese)

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Ufficio stampa: Alberto Mazzotti, 338 8556129  - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

da Milano, sabato 18 maggio 2024, vigilia di Pentecoste

 

Tutto sulla II Assemblea Generale di AeA

Tutti i materiali, i documenti, i video della II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente saranno resi pubblici qui in questa pagina, man mano che saranno disponibili:

22 marzo 2021 - ore 15 - Comunicato stampa finale della Presidenza

https://www.autonomieeambiente.eu/news/43-comunicato-stampa-conclusione-lavori-ii-assemblea-generale-2021

21 marzo 2021 - 0re 12 - Appunti, note, temi, ringraziamenti dalla seconda sessione della seconda assemblea generale

Con le conclusioni di Roberto Visentin.

https://www.autonomieeambiente.eu/news/42-appunti-dalla-ii-sessione-della-assemblea-generale-2021

 

20 marzo 2021 - ore 22 - Eco su Twitter

Con l' hashtag #ritornoallaCostituzione

https://twitter.com/hashtag/ritornoallaCostituzione?src=hashtag_click

20 marzo 2021 - ordine del giorno straordinario in sostegno a montecopiolo e sassofeltrio

https://www.autonomieeambiente.eu/news/41-sostegno-alla-causa-di-montecopiolo-e-sassofeltrio

20 marzo 2021 - ore 21.30 - Intervento del Patto Autonomia Veneto

L'oratore designato del Patto Autonomia Veneto, Roberto Agirmo, avendo avuto problemi di connessione durante la II sessione, ha messo a disposizione un video con il suo intervento integrale:

:

20 marzo 2021 - ore 21 - Registrazione integrale della II sessione

Su YouTube:

Su Facebook: https://fb.watch/4m71CPfDG5/

 

20 marzo 2021 - ore 16 - Seconda sessione online - Il nostro impegno nella Repubblica Italiana

Da seguire sul sito https://www.autonomieeambiente.eu , su Youtube e su Facebook:

https://www.facebook.com/AutonomieeAmbienteUfficiale/live_videos

20 marzo 2021 - ore 11 - Una breve sintesi dei lavori della prima sessione

L'unica Europa possibile è quella delle regioni, dei popoli, dei territori.

https://www.autonomieeambiente.eu/news/40-sintesi-dei-lavori-della-prima-sessione-della-ii-assemblea-2021

19 marzo 2021 - ore 22.30 - Registrazione della prima sessione

La registrazione integrale sul nostro canale YouTube:

La registrazione integrale su Facebook:

https://fb.watch/4lpEaWZWDl/

Per una breve sintesi: https://www.autonomieeambiente.eu/news/40-sintesi-dei-lavori-della-prima-sessione-della-ii-assemblea-2021

19 marzo 2021 - ore 20.30 - Prima sessione dedicata all'Europa e alla solidarietà internazionale

Link all'evento:

https://www.facebook.com/AutonomieeAmbienteUfficiale/live_videos

19 marzo 2021 - ore 18 - Interventi di esponenti del bureau di Alleanza Libera Europea (ALE) - European Free Alliance (EFA)

Intervento di Jill Evans, vicepresidente di Alleanza Libera Europea (European Free Alliance, EFA) ed esponente del partito Plaid Cymru (movimento per l'autogoverno del Galles), in inglese con sottotitoli in italiano. Evans parla dell'impegno EFA per la solidarietà internazionale tra tutti i popoli e tutti i territori, oltre che della crescita dell'indipendentismo gallese:

 

Intervento di Anne Tomasi (in lingua corsa), membro del bureau direttivo dell'Alleanza Libera Europea (European Free Alliance, EFA) ed esponente del Partitu di a Nazione Corsa, dedicato a necessità concrete di autogoverno, contro il centralismo francese:

19 marzo 2021 - ore 13 - Messaggi di servizio

IMPORTANTE: link alle dirette su Facebook https://www.facebook.com/AutonomieeAmbienteUfficiale/live_videos
per le sessioni online dal vivo di venerdì 19/3/2021 alle ore 20.30 (EUROPA E SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE)
e sabato 20/3/2021 alle 16.00 (IMPEGNO NELLA REPUBBLICA ITALIANA)

ATTENZIONE: grazie a questo link potrete ascoltare in serie tutti i i contributi preregistrati che sono stati messi a disposizione sul canale YouTube della sorellanza: https://www.youtube.com/playlist?list=PLaiuz-QunVTpb-5C6FuuTq388GfkvRE7y

 
19 marzo 2021 - ore 11

Comunicato stampa sull'andamento dei lavori. Sono stati raccolti importanti contributi preregistrati, tra cui di grande rilievo politico e programmatico quellli che l'organizzazione della II Assemblea Generale ha definito cruciali: Luca Pardi sull'ambiente; Massimo Costa, sulle riforme finanziarie per le autonomie e la vita delle economie locali; Massimo Moretuzzo sui beni comuni; il senatore della Valle d'Aosta, Albert Lanièce sul rilancio della prospettiva del federalismo in una vera Repubblica delle Autonomie. Tutti gli interventi preregistrati sono disponibili sul canale YouTube, playlist "II Assemblea Generale AeA".

18 marzo 2021 ore 20.00 - Interventi cruciali di Albert Lanièce e Massimo Moretuzzo

Quarto contributo cruciale alla II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente, l'intervento di Albert Lanièce, senatore della Valle d'Aosta ed esponente della Union Valdôtaine, la più antica, più coerente e più viva delle forze autonomiste attive nella Repubblica Italiana:

Terzo contributo cruciale, di Massimo Moretuzzo, consigliere regionale e capogruppo del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia, sul grande tema dei beni comuni, con riferimento concreto a esperienze concrete di sussidiarietà e autogoverno dal basso:

18 marzo 2021 ore 14.00 - Interventi cruciali di Luca Pardi e di Massimo Costa

Secondo dei quattro contributi programmatici cruciali previsti: prof. Massimo Costa (Università di Palermo) sul cambiamento possibile con monete fiscali locali, solidali, complementari, la territorializzazione delle imposte, una svolta keynesiana. Il Prof. Massimo Costa ha partecipato con E. Grazzini, G. Ortona, B. Bossone, M. Cattaneo, S. Sylos Labini agli studi sulle monete fiscali. Si veda anche il suo blog: https://www.massimocosta.blog/ .

Contributo programmatico e primo dei quattro interventi cruciali alla nostra II Assemblea Generale: Luca Pardi (CNR-ALPO), I nodi vengono al pettine. Una crisi ecologica globale della specie umana. All'intervento video preregistrato il ricercatore Luca Pardi ha voluto aggiungere un breve saggio scritto, disponibile qui:

https://www.autonomieeambiente.eu/files/9/Documentazione/6/2021-03-1920LucaPardiIIAGAeAInodivengonoalpettine.pdf

Buon ascolto e buona riflessione sulla necessità di un cambiamento radicale nel rapporto tra specie umana ed ecosistema.

 

18 marzo 2021 ore 11.00

Saluto di Tony Quattrone, con la presentazione politica e programmatica dell'azione del movimento Meridionalisti Democratici - Federalisti Europei:

 

Saluto e contributo politico di Carlo Lottieri (Nuova Costituente), con riferimenti alla necessità di allargare la nostra rete anticentralista e al dialogo con la Rete 22 Ottobre:

 

17 marzo 2021 ore 18.00

Contributo programmatico di Giulia Lai del movimento sardo Liberu (Lìberos, Rispetados, Uguales). No al deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Tanto meno in Sardegna, dove la sua costruzione sarebbe una operazione neocolonialista:

La testimonianza civica e civile, culturale e politica di Gino Giammarino, attivista meridionalista ed editore di QM e de Il Brigante, che si è messo a disposizione dei movimenti identitari napoletani come candidato sindaco di Napoli:

17 marzo 2021 ore 17.00 

Che resta di una Repubblica quando si tradiscono i referendum per l'autogoverno locale? L'emblematica storia di Montecopiolo e Sassofeltrio, comuni romagnoli prigionieri delle Marche, raccontata da Agostino D'Antonio:

17 marzo 2021 ore 16.30

Nei lavori preparatori anche una importante lettera del Comitato per la Difesa della Costituzione ai parlamentari sull'urgenza di una legge elettorale costituzionale:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/38-emergenza-legge-elettorale

Si tratta di una presa di posizione in linea con il nostro impegno per una legge elettorale più giusta per tutti.

17 marzo 2021 ore 16

Sostiene Giuseppe Remuzzi: centralità delle cure domiciliari del malato Covid. Un contributo in linea con le scelte anticentraliste e antiautoritarie di Autonomie e Ambiente.

17 marzo 2021

Il comunicato di avvio dei lavori

Il primo tweet con il lancio dell'hashtag #ritornoallaCostituzione

16 marzo 2021

Nella nona intervista raccolta dalla emittente svizzera Radio Onyx (cliccare qui per ascoltarle tutte) a esponenti di Autonomie e Ambiente, Federico Simeoni parla anche della imminente II Assemblea Generale:

Fino al 16 marzo: l'annuncio

Poco più di un anno dopo la nostra prima assemblea di Udine, le forze sorelle di Autonomie e Ambiente e in dialogo con la nostra rete sono convocate nella loro II Assemblea Generale, evento pubblico e online.

Questo il promemoria dell'evento. Maggiori dettagli saranno diffusi, aggiornando questo post.

II Assemblea Generaledi Autonomie e Ambiente
evento pubblico online
promemoria

Ritorno alla Costituzione
e agli Statuti

Fermare insieme il centralismo autoritario
Salvare la Repubblica delle Autonomie
Costruire un futuro di autogoverno per tutti dappertutto
nella Repubblica Italiana
e nell'Europa delle regioni, dei territori, dei popoli

  • PRIMA SESSIONE, dedicata all’Europa e alla solidarietà internazionale, 
    venerdì 19 marzo 2021 (dalle 20,30)
  • SECONDA SESSIONE, il nostro impegno per la Repubblica delle Autonomie,
    sabato 20 marzo 2021 (dalle ore 16.00)

Raccoglieremo dei contributi programmatici preparatori, che saranno online già dai giorni precedenti, sul canale Youtube.

Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Un ricordo di Alex Langer

Grazie alle ACLI e all'iniziativa del giornalista e studioso Francesco Lauria, giovedì scorso 18 settembre 2025 è stata ricordata a Prato in Toscana la figura di Alex Langer. Sono intervenuti il prof. Marco Deriu, professore di sociologia a Parma, e Uwe Staffler, amico personale e ultimo assistente di Langer, durante il suo mandato come eurodeputato capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo. E' stata una delle iniziative che vengono organizzate nel trentesimo anniversario della morte dell'importante figura dell'ambientalismo europeo.

Alex (Alexander all'anagrafe) Langer nacque a Sterzing-Vipiteno il 22 febbraio 1946 in Sudtiriolo, da una famiglia borghese liberale e antinazista. Ricevette una formazione cristiano-socale nella sua terra natale. La Toscana e Firenze, dove si era laureato in giurisprudenza ed aveva potuto frequentare La Pira, don Milani, padre Balducci, erano una seconda heimat per lui. Nella sua ricerca di radicalità, abbracciò Lotta Continua e successivamente diventò un pioniere delle nuove sinistre radicali e libertarie, fino al momento in cui si impegnò totalmente nell'organizzazione di una risposta politica e culturale alla crisi ambientale dell'umanità su questo pianeta.

La sua scelta ambientalista è stata definita una vera e propria conversione all'ecologia. Langer riteneva necessari cambiamenti negli stili di vita individuali, insieme alle trasformazioni sociali. La sua vita personale era coerente con queste convinzioni, aspirando a un rigore quasi monacale. Come politico a tempo pieno, fu un esempio di rigore nell'amministrazione del suo appannaggio europarlamentare. In un mondo dominato dall'egemonia culturale del neoliberismo che impone di essere sempre "competitivi", veloci e feroci, lanciò il motto lentius, profundius, suavius (più lentamente, più profondamente, più dolcemente) e cercò sempre di metterlo in pratica.

Comprese molto prima di altri i pericoli della manipolazione genetica del creato e della stessa persona umana. Ben conosciuto è l'impegno del politico sudtirolese per le autonomie, la convivenza interetnica, la promozione dei diritti umani, la pace, la riconciliazione dopo il dramma della dissoluzione violenta della Federazione della Jugoslavia. Rifiutò gli schematismi e le rigidità delle vecchie divisioni sinistra-centro-destra. Fu sempre uomo di dialogo e promotore di cooperazione tra famiglie ed esponenti politici diversi, in particolare con il mondo cristiano-sociale e con le autonomie.

Alla soglia dei cinquant'anni, la sua radicalità gli divenne un macigno insopportabile e pose fine tragicamente alla sua vita, a Firenze, il 3 luglio 1995, lasciando un biglietto, scritto nella sua lingua madre, in cui quasi chiese scusa di non farcela più e ci pregò di continuare ciò che era ed è giusto fare.

Riposa in pace, Alex Langer.

Prato, 20 settembre 2025 - a cura della segreteria interterritoriale 

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Per approfondire la figura e gli scritti di Alexander Langer :   

https://www.alexanderlanger.org/it

http://www.ecologist.it/index.html (edita da Giannozzo Pucci, impegnato per l'ecologia profonda e mentore della Lista Verde di Firenze)

https://transform-italia.it/wp-content/uploads/2023/01/A-L-e-il-suo-contributo-al-pensiero-ecologista.pdf 

 

Union e réunion, anche l'autonomismo valdostano davanti alla sfida del centralismo

L'Union Valdôtaine ha trovato l'accordo sulla "réunion" con altri eletti, gruppi, movimenti autonomisti della Valle d'Aosta. Il 16 giugno 2024 a Saint-Vincent si riunirà un'assemblea congressuale con tutti gli iscritti della UV e con gli iscritti a un registro aggiunto degli aderenti al processo di riunificazione autonomista.Il presidente sarà eletto fra esponenti della UV, mentre i due vicepresidenti potranno essere rappresentativi di altre anime dell'area autonomista.

La presidente Cristina Machet, nel suo discorso all'assemblea congressuale del 17 maggio che ha approvato le regole di convocazione del congresso di giugno, usando parole di Chanoux (ricordato nell'ottantesimo anniversario del suo martirio), ha sottolineato che "Quando sentiamo che non siamo soli, che tanti altri condividono con noi gli ideali, la stessa fede nel destino della nostra piccola patria, siamo più coraggiosi, siamo più attivi, siamo più convinti della giustezza dei nostri pensieri”.

Ritrovarsi, uscire dall'isolamento, emanciparsi insieme dal senso di impotenza che le forze storiche dell'autonomia provano in uno stato in cui le autonomie e la stessa democrazia sono erose da leggi elettorali ingiuste e dal governo più centralista della storia repubblicana, sono le sfide che aspettano anche l'Union, come tutte le forze autonomiste d'Italia e d'Europa.

A cura della segreteria interterritoriale - Aosta-Milano, Pentecoste, 19 maggio 2024

 

Verso Melfi 2023 - Spunti di discussione

Questi dieci capitoletti, che non esitiamo a definire audaci, sono messi a disposizione di chi parteciperà all'incontro pubblico di Melfi, il prossimo venerdì 27 ottobre 2023, in cui intellettuali, attivisti, imprenditori, amministratori del Sud, a partire dalla Charta di Melfi,  lavoreranno insieme al Patto Autonomie e Ambiente e al partito politico europeo Alleanza Libera Europea - Free European Alliance (ALE-EFA) per lanciare un ambizioso progetto di autonomie sociali, personali, territoriali, per tutti, non per pochi.

QUI I DETTAGLI DELL'INCONTRO

Melfi 2023

Spunti di discussione per una economia virale per i territori del Sud e dell’Europa

Melfi abbraccia Chivasso e Algeri e da Melfi si riparte per una Europa diversa

Verso l’incontro pubblico del 27 ottobre 2023

Note di redazione

Questo documento è stato creato il 23 agosto 2023, a cura di Gino Giammarino, Canio Trione, Mauro Vaiani. Ultimo aggiornamento 11 ottobre 2023, da Melfi, Bari, Napoli, Prato, Udine, Chivasso.

1 Introduzione

1.1 Cittadini, attivisti, studiosi, amministratori del Sud si sono riuniti a Melfi, per rilanciare e aggiornare la sintesi politica e culturale della Charta di Melfi (diffusa nel 2019), che echeggia il principio universale di autodeterminazione dei popoli della Carta di Algeri (4 luglio 1976).

1.2 A ottant’anni dalla Carta di Chivasso del 1943, che riconosciamo come faro e ispirazione per l’autogoverno di tutti dappertutto in Europa, accogliamo fra di noi le delegazioni del Patto Autonomie e Ambiente (AeA) e del partito politico europeo Alleanza Libera Europea - European Free Alliance (ALE/EFA).

1.3 Forti di queste profonde radici e della solidarietà interterritoriale italiana, europea e internazionale, riaffermiamo il nostro comune impegno per una Europa di popoli, regioni e territori, dove si realizzino riscatto economico e sociale ed emancipazione dalla povertà, con riforme economiche a vantaggio di molti e non di pochi, per la protezione delle tradizioni e delle identità locali, per la salvaguardia dell’ambiente e di tutti i beni comuni che vogliamo consegnare intatti alle generazioni future.

2 Contro il gigantismo

2.1 A seguito della globalizzazione, l’economia è popolata da grandi conglomerati finanziari e da gigantesche multinazionali.

2.2 A questi giganti, nell’attuale ordinamento del mercato comune europeo e dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO), non sono posti limiti significativi, che invece dovrebbero esserci, perché la loro esistenza è incompatibile con la democrazia e il bene comune locale e globale.

2.3 Anche assumendo il punto di vista più ristretto, quello dell’interesse dei loro azionisti, la loro efficienza è inversamente proporzionale alle loro dimensioni: i loro costi organizzativi, burocratici, energetici, di allungamento delle gerarchie, di incontrollabilità dei management, crescono geometricamente e finiscono per annullare anche quanto esse sembrano aver conquistato, in termini di organizzazione dei processi produttivi interni e attraverso la produzione standardizzata e robotizzata.

2.4 Anche senza voler negare che alcuni di questi giganti si siano formati per meriti imprenditoriali, essi stanno in piedi solo perché esternalizzano i costi che impongono sull’ambiente e le comunità: consumo di suolo, distruzione di risorse non rinnovabili, conseguenze – mai del tutto prevedibili – sul futuro delle comunità che ne ospitano i grandi impianti, sulla vita dei loro lavoratori, sulla salute dei consumatori che essi raggiungono in tutto il mondo.

2.5 Sia nel mondo manifatturiero e ancora di più in quello dei servizi, i giganti non sono “liberi imprenditori” attivi in una “economia di mercato”; essi ne sono piuttosto la negazione, possedendo una forza tale, su scala globale, da renderli capaci di nascondere dai loro bilanci e dai loro documenti sociali le distruzioni e gli avvelenamenti che infliggono all’umanità e al creato.

2.6 I giganti, concentrando fattori produttivi, capitali, potere scientifico, organizzativo, commerciale, mediatico e quindi politico, su scala globale, non subiscono né alcuna forma di controllo da parte di governi od organizzazioni internazionali, né la concorrenza di altri attori economici, risultando quindi indenni da ogni controllo dall’alto o dal basso.

2.7 Essi non competono né concorrono sul “mercato”, perché essi – non più la politica – lo creano: i consumatori non ne scelgono i prodotti, ma sono indotti e non di rado costretti a comprarli.

2.8 Non solo nella produzione industriale, ma oggi in modo sempre più pervasivo anche nel cibo, nei consumi culturali, nei farmaci e nelle cure, essi esercitano un potere più penetrante e disumanizzante di quello esercitato dai totalitarismi del Novecento.

2.9 Non sono accettabili tali concentrazioni di potere e ricchezza, che possono, letteralmente, comprarsi i media, le forze politiche, gli organi di governo di città e regioni, gli apparati di governo di interi stati e delle tecnocrazie internazionali.

2.10 Questi giganti sono giunti vicini ad avere il potere di creare le stesse narrazioni attraverso di cui i media descrivono il mondo: non solo i politici o i tecnici, quindi, ma gli stessi elettori e cittadini sono fortemente condizionati a volere ciò che essi dicono loro di volere.

2.11 In Europa si sono rivelate fallaci antiche e radicate convinzioni liberali e socialiste che le istituzioni dell’Unione potessero governare un mercato comune europeo (con la presunzione ulteriore di mantenerlo integrato e permeabile alle dinamiche ancora più incontrollabili del mercato globale), con regolamentazione degli oligopoli, controllo pubblico sui monopoli naturali, tutela della concorrenza, legislazione antitrust; a questa fallacia è necessario rispondere con riforme radicali.

3 Piuttosto che rovine, riforme

3.1 I giganti possono crollare sotto il peso delle loro disarmonie interne, certo, oppure per l’insostenibilità dell’economia globale distruttiva, ecocida e genocida, ma lascerebbero il mondo in rovina, visto che, se si rimane entro lo status quo, nessun potere politico, né locale, né europeo, né globale, può fermarli.

3.2 Contro il conformismo dominante, contro il pensiero unico che in nome del “mercato” assiste impotente, vogliamo organizzare un movimento politico che ponga una questione drammatica e urgente: i giganti sono troppo grandi per esistere, non troppo grandi per fallire; la loro esistenza è incompatibile con la libertà dei consumatori, con la tutela dell’ambiente, con le autonomie personali, sociali e territoriali, con la stessa democrazia.

3.3 Prima di trovarci fra le rovine, vogliamo riforme, per agire in modo attivo e creativo per porre fine a ciò è troppo grande per esistere in un mondo umano e in un pianeta finito, in difesa della creatività, della diversità, della piccolezza, dell’umanità.

3.4 A partire dai servizi pubblici e dall’amministrazione dei beni comuni, non vogliamo più poche entità potenti, ma il ritorno di una miriade di attori e operatori.

3.5 E’ tempo di una nuova stagione di lotta antitrust, ben più radicale di qualsiasi altra che sia stata realizzata sin qui nella storia del capitalismo moderno.

3.6 Attorno a questo nuovo riformismo uniamo le nostre diversità, tutti noi che abbiamo a cuore le autonomie personali, sociali, territoriali; l’ambiente e la solidarietà; le piccole imprese e le economie a misura di persona umana; il benessere nella sobrietà; l’efficienza nella giustizia.

4 Beni comuni, servizi pubblici e monopoli naturali

4.1 Nel campo dei beni comuni e dei servizi pubblici, a partire dall’acqua pubblica, siamo per il maggior decentramento possibile delle competenze e per lo spezzettamento dei gestori.

4.2 In ogni bioregione, tutto ciò che costituisce un monopolio naturale, deve essere amministrato da una compagnia pubblica locale, sotto il controllo dell’opinione pubblica locale, senza più improprie verticalizzazioni e concentrazioni.

4.3 Riaffermiamo la semplice verità che la storia di tante piccole società pubbliche territoriali è stata positiva, perché esse erano concentrate sul servizio alla comunità di cui esse stesse erano parte, con personale locale impegnato nei ruoli tecnici, riparatori, manutentori, controllori, revisori.

5 Banche al servizio non al potere

5.1 La parabola storica del risiko bancario è giunta, nella Repubblica italiana e nell’Unione Europea, alle estreme conseguenze, producendo posizioni dominanti incontrollabili, elite chiuse in bolle di lusso e di potere, non più in alcun modo al servizio delle persone, delle imprese, delle comunità: un fallimento epocale a cui dobbiamo porre urgentemente rimedio.

5.2 Avere così poche grandi concentrazioni bancarie europee e internazionali, al posto di centinaia di piccoli istituti territoriali indipendenti, non ha creato competizione, emulazione, efficienza, merito, semmai extraprofitti che prendono la via di quell’economia virtuale che non ritorna più nella vita reale (e i tentativi di “tassare” tali profitti, magari con norme retroattive, sono incostituzionali e, ripensando a quelli fatti dai governi Tremonti, Renzi, Draghi, Meloni, ipocriti e spesso persino patetici).

5.3 La concorrenza che vediamo sui media (dove le “banche online” comprano molta pubblicità) è uno specchietto delle allodole; si conquistano clienti con condizioni apparentemente vantaggiose, ma i capitali che si raccolgono spariscono dall’economia reale, perché fagocitati da entità che non hanno patria, sedi, personale, né soprattutto alcun interesse a fare ciò di cui invece le persone e i territori hanno sempre bisogno: finanziamenti a chi vuole creare e migliorarsi.

6 Pluralismo nel credito

6.1 Non ci interessa l’assistenzialismo, ma vogliamo un pluralismo creditizio ancora oggi sconosciuto: i mutui si allungano, certo, ma le banche pretendono di continuare a usare i soliti vecchi strumenti, mentre la società chiede forme radicalmente nuove di accesso al credito.

6.2 Per il ritorno di tanti – non di pochi – a investire nella propria vita, per una propria impresa, per una casa nuova o rinnovata, dobbiamo consentire a tutti ciò che attualmente è possibile solo allo stato e ai potenti: ottenere prestiti a condizioni non solo favorevoli, ma soprattutto elastiche, considerato che viviamo in tempi molto incerti.

6.3 I primi segni di una qualche apertura a questa prospettiva furono quelli che fecero ingresso nelle leggi finanziarie del 2014, fino al 2017, poi rinnovati (iniziative ispirate, fra gli altri, da Canio Trione): si consentiva la sospensione della restituzione della quota capitale, pur continuando a versare gli interessi, in questo producendo un vantaggio sia all’individuo, che oggi ha carriere lavorative meno prevedibili, ma anche alla redditività del sistema bancario.

6.4 Si chiede più credito che possa circolare, producendo interessi giusti per chi lo eroga, ma che non debba essere restituito in tempi rigidamente prestabili.

6.5 La banca deve tornare a essere banca: essa non ha alcun interesse a vedersi restituire capitali, ma al contrario li deve lasciar circolare, riscuotendo gli interessi.

7 L’informalità è vitalità

7.1 Il fallimento storico e ripetuto di ogni tentativo di semplificazione fiscale ha origine in una drammatica dissonanza cognitiva che impedisce di vedere la realtà con realismo ed equità: non si possono trattare con le stesse regole fiscali attività lavorative e imprenditoriali di scala diversa, in condizioni diverse, su territori diversi.

7.2 Nella dimensione piccola, limitata nello spazio e magari anche nel tempo, deve esistere la possibilità di iniziare una attività imprenditoriale o di fornire una prestazione lavorativa, senza commercialisti, senza consulenti del lavoro, senza adempimenti burocratici, senza richiesta di autorizzazioni preventive, senza obblighi di esercitare funzioni come il sostituto d’imposta.

7.3 La piccola impresa all’avvio, l’attività temporanea o stagionale, una bottega in zone marginali e spopolate, una realtà noprofit, un laboratorio familiare, amicale, vicinale, hanno diritto a essere trattati in modo radicalmente diverso dalle medie e grandi aziende.

7.4 Fermo restando che tutti devono rispettare norme ambientali e di sicurezza, è solo nel tempo, quando e se un’attività ha avuto successo, che diventano giustificate forme di tassazione più ficcanti.

8 Attenuare i difetti dell’Eurozona

8.1 Non ci sottraiamo al grande e difficile processo di critica e correzione dei difetti intrinseci e strutturali di un’area valutaria forte ma non ottimale come l’Eurozona, ma vogliamo e dobbiamo cominciare a introdurre dei sollievi concreti.

8.2 Si dovranno ridiscutere, territorio per territorio, in ciascuno stato e all’interno degli stati, modalità adeguate per togliere dal “mercato privato” le cifre immense dei debiti pubblici, che dovranno essere necessariamente cristalizzati.

8.3 Si dovranno approntare, territorio per territorio, esperimenti di circolazione di credito locale agevolato con il fine di rendere possibile la partecipazione di tutti al mondo del lavoro e al consumo di beni locali; il soddisfacimento con risorse locali di bisogni vitali personali e comunitari non interferisce in alcun modo con il libero scambio internazionale.

8.4 Si deve pensare, da subito, a rendere possibile che in regioni diverse non ci siano le stesse regole finanziarie e non vigano gli stessi tassi d’interesse: l’economia di una regione più povera non può sopportare lo stesso tasso di una regione ricca.

8.5 Lo statuto BCE e le attuali norme europee vanno rispettate, ma con ragionevolezza e con realismo, anche perché, senza articolare nei territori una efficace lotta all’inflazione e alla disoccupazione, la sostenibilità dell’Euro verrebbe meno.

8.6 L’esperienza della brutale unificazione italiana e gli squilibri registrati nell’allargamento del mercato comune europeo sono lezioni che dovrebbero essere state apprese: il futuro dei territori che appartengono allo stesso mercato comune non può essere ridotto a una continua competizione, che genera inevitabilmente aree perdenti, che si spopolano e s’impoveriscono, a vantaggio delle capitali economiche vincenti; si deve invece favorire in ogni territorio una economia locale che abbia una solidità intrinseca e duratura.

8.7 Continuare come oggi, con regole uguali per tutti, rendendo sempre più ricche le capitali e sempre più povere le periferie, porterà solo a nuove forme di centralismo autoritario per assicurare continue, sempre più copiose – e fortemente impopolari - richieste di trasferimenti dai territori più favoriti a quelli che invece restano marginali.

8.8 Si può e si deve cominciare assicurando a ciascun territorio proprie e appropriate regole di gestione della liquidità, con l’articolazione dei tassi d’interesse della BCE; si veda in proposito la petizione Trione: Petition No 0941/2018 by Canio Trione - On reforming economic and monetary policy – https://www.europarl.europa.eu/petitions/en/petition/content/0941%252F2018/html/Petition-No-0941%252F2018-by-Canio-Trione-%2528Italian%2529-on-reforming-economic-and-monetary-policy.

8.9 Gli effetti di inflazione e deflazione non sono identici in tutta l’area dell’Euro, quindi è necessario trasformare il tasso di riferimento BCE in un tasso medio dei diversi prezzi della moneta, applicati specificatamente alle diverse aree dell'Unione, con diversi gradi di sviluppo economico.

9 Contro il nuovo vicereame ZES

9.1 Spesso, quando le autorità del centralismo italiano ed europeo parlano di “Sud” come di una realtà unitaria, il popolo del Meridione può tranquillamente aspettarsi altre ingiustizie.

9.2 Non ci sono ricette centraliste, grandi progetti, opere faraoniche che possano risolvere magicamente i problemi dei nostri territori, anzi, queste idee di solito puntano a favorire le grandi imprese costruttrici del Nord, a facilitare ulteriore penetrazione dei prodotti del Nord o delle multinazionali, orge di ferro e cemento e quindi ulteriori perdite di buona terra, paesaggio e identità.

9.3 A Roma (ma anche a Milano e a Bruxelles) si sta pensando di riprodurre in tutta Italia, a cominciare dal Sud, quanto è stato fatto per risolvere questioni contingenti e puntuali – il modello Genova – senza alcuna considerazione delle aspirazioni delle nostre comunità e senza lasciarci alcuna libertà di decidere il nostro futuro.

9.4 La Zona Economica Speciale (ZES) unificata, che dovrebbe imporre le sue formule uniche a tutti i nostri territori (e anche alle isole di Sicilia e Sardegna), sarà, nella migliore delle ipotesi una riedizione delle chiacchiere, dei luoghi comuni, dell’assistenzialismo, nella peggiore un vicereame che finirà per impoverirci e spopolarci ancora di più.

10 E’ tempo di coraggio

10.1 I disastri di Cutro, di Caivano e quello di Brandizzo, in cui, vicino alla cara Chivasso, sono morti nostri fratelli meridionali, non si affrontano con le calate da Roma di presidenti, ministri, sottosegretari, commissari straordinari, prefetti.

10.2 Non possiamo lasciarci irretire da ciarlatani, populisti, centralisti che si candidano come “sindaci d’Italia” - qualcuno di loro in realtà pensando di poterne diventare un “podestà”.

10.3 Ciò che siamo, il meglio di ciò che abbiamo ereditato, il nostro patrimonio ambientale e culturale, è nato dall’ardimento di comunità che si autogovernavano, che rischiavano e che, con sacrificio, qualche volta realizzavano; seguendo le orme dei nostri antenati, impegniamoci per far sorgere una nuova generazione di imprenditori e creativi, esperti e studiosi, leader locali affezionati alla propria terra, amministratori coraggiosi, legislatori audacemente innovatori.

 

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