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Autonomie e Ambiente

La Charta di Melfi

  • Autore: a cura di Gino Giammarino - Melfi, 4 ottobre 2023, Festa di San Francesco d'Assisi

Conentusiasmo pubblichiamo laCharta di Melfi,basandoci sull’edizione apparsa nel 2019 su QM – Quaderni Meridionali, rivista di approfondimento legata al blog Il Brigante, animata da Luigi Giammarino, il nostro Gino...

Il documentoesprime unasintesi politica e culturaleelaboratadai movimenti che siriunirononell’esperimento della Confederazione dei Meridionalisti Identitari (CMI),che ebbevitabrevema che ha segnato per molti attivisti per l’autogoverno dei territori del Sud un momento di svolta rispetto alla frammentazione, al folklorismo, alle ingenuità del loro passato.

Gino Giammarino presiedette la CMI e, dopo il fallimento di quel tentativo, ne ha traghettato le persone e le idee più valide verso l’incontro con i valori della Carta di Chivasso e la collaborazione politica e culturale con la sorellanza interterritoriale di Autonomie e Ambiente,contribuendo quindi anche all’enorme lavoro di rinnovamento intrapreso negli anni Venti dallaAlleanza Libera Europea – ALE (European Free Alliance – EFA).

La Charta di Melfiriaffermacon onestà intellettualee senza piagnisteila centralità del tema dell’autogoverno dell’intera macroregione meridionale,mettendola al riparo daitentativi di depistaggio,dalle chiacchiere inconcludenti, dallecortine fumogenealzatesia dasedicenti vecchi e nuovimeridionalisti,sia dai falsi federalisti in realtà populisti centralisti calati dal Nord,entrambisubalterni da sempre al centralismo italiano, più di recente anche al centralismo europeo e alpensiero unico di una globalizzazione ecocida e genocida.

Melfi è stata e sarà ancora luogo diincontri meridionalisti importantinel XXI secolo, scelto per il suo valore simbolico, essendo stata la città in cui furonoelaborate nel XIII secolo le ben note Costituzioni degli stati governati daFederico II di Svevia,l’illuminato imperatore romano-germanico, re di Sicilia e di Gerusalemme,signore e protettore, fra gli altri, degli stati del Sud.

Noi eravamo, noi siamo, noi saremo

Eravamo una nazione, un insieme di popoli, con culture, lingue e tradizioni diverse ma con un’unica matrice, un unico stato, senza emigrazione, con istruzione organizzata, assistenza medica diffusa ed un esercito di difesa. Cose come camorra e mafia erano piccoli ricettacoli residuali non influenti. Diventammo colonia di soggetti affamati, feroci, fortemente indebitati e guerrafondai della peggiore specie, con menti rivolte alle guerre, lontane dalla cultura e dal miglioramento della società.

Oggi siamo sopravvissuti, ci siamo ancora: nonostante tutto. Con noi è stato usato dal nuovo stato “liberatore” l’iter che usarono i romani con gli irpini e i sanniti: dopo aver distrutto il più possibile popoli e insediamenti, imposero la damnatio memoriae, tentando di cancellare una civiltà intera, e alla storia sostituirono la menzogna. Stiamo strappando via il velo dell’oblio, riscoprendo faticosamente la verità storica e cancellando quella sequela di bugie fatte scrivere anche sui libri di testo, dalle scuole elementari alle università, nei saggi e nei racconti.

Come per altri popoli colonizzati, hanno resistito i racconti orali, le tradizioni, la lingua e l’arte, la musica, l’artigianato. Inoltre, si stanno ritrovando verbali e registri storici di menti libere, di uomini di governo dell’epoca, con annessi conti economici, libri, storie e i registri dell’anagrafe religiosa, anch’essa sottomessa e distrutta dal nuovo nefasto ordine unitario.

Nonostante tutto, oggi noi siamo! E continuando l’opera di riappropriazione della nostra cultura, delle nostre lingue scritte e parlate, stiamo lentamente ricostruendo una realtà di popolo.

Realizzeremo la nostra unità se essa sarà fondata sulle tradizioni e sulla volontà di rappresentarci da soli, perché i nostri interessi sono solo i nostri.

In questo modo saremo di nuovo ciò che eravamo un tempo. E che ci spetta di essere.

Europa e Mediterraneo dei popoli

Siamo una terra di mezzo tra due culture diverse: quella europea e quella mediterranea, e non rinneghiamo nessuna delle due.

In Europa facciamo parte del folto numero delle “colonie interne” in una serie di stati, mentre con il Mediterraneo abbiamo in comune la volontà di affrancarci dal termine “colonizzazione”.

In questo siamo vicini a popoli, regioni e stati che già si sono affrancati, anche dallo stato italiano, e che conoscono la nostra storia e ci riconoscono nelle nostre rivendicazioni.

Abbiamo radici forti che sono sopravvissute e vogliono affermarsi nuovamente, per questo vogliamo una Europa diversa da quella attuale, che vorrebbe invece un insieme di stati con potere assoluto e centralizzato sui popoli. Allo stato attuale infatti abbiamo dei sistemi statali in Europa che tendono a rinunciare alla loro autonomia e libertà di scelta della visione del modello sociale più gradito. Questa coercizione di fatto è attuata attraverso l’uso nefasto dei bilanci e dei debiti, con un sistema politico del tutto asservito a banchieri e multinazionali. E’ l’esatto contrario della democrazia e della volontà dei cittadini di scegliersi con quali regole e in quale ambiente vivere.

Connessi con la Carta di Algeri, dichiarazione universale dei diritti dei popoli

Riconosciamo e ci riconosciamo nella Carta di Algeri (1976), “DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DEI POPOLI”, poiché questa si basa non più solo sui diritti universali del singolo individuo ma sugli stessi diritti resi “collettivi”, ovvero: tutti i popoli del mondo hanno pari diritto alla libertà ed alla loro autodeterminazione.

Questa Carta è fondamentale perché è stata redatta considerando i "diritti economici" contro le pretese coloniali di coloro i quali hanno usato o usano la forza della coercizione per mantenere lo status coloniale “di fatto” ancora oggi.

Abbiamo due tipi di colonizzazione, una “internazionale”, sul modello della Libia o l’Eritrea per l’Italia, o come l’Algeria per la Francia, ed una “interna”, come ancora oggi accade per il “Mezzogiorno d’Italia”, o ex Stato sovrano delle Due Sicilie, o anche per alcuni paesi interni sottomessi (Scozia e Galles al Regno Unito, Corsica e Bretagna alla Francia, ad esempio), dove esiste una marginalità, che oggi viene descritta come “discriminazione territoriale” ma che merita di essere descritta come stato di “colonia interna”.

La Carta di Algeri è composta da 30 articoli, di cui in particolare rivendichiamo:

L’imprescrittibilità e l'inalienabilità dell'esercizio del diritto,il diritto all’autodeterminazione perché è in corso una dominazione coloniale, di fatto storicamente razzista”;

Il nostro popolo ha diritto ad un governo che rappresenti tutti i cittadini senza distinzione di razza, sesso, opinione o colore, e che sia capace di assicurare il rispetto effettivo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti”;

Rivendichiamo il rispetto del nostro diritto all’autodeterminazione legandolo ai principi generali del diritto internazionale, configurando così la violazione di tale diritto come una trasgressione di obblighi nei confronti dell'intera comunità internazionale e in taluni casi, come ad esempio il appropriarsi delle ricchezze dei territori distruggendoli e lasciandoli inquinati, addirittura come un crimine internazionale”;

Spetta al nostro popolo far valere le sue ragioni in caso di violazione dei propri diritti attraverso la lotta politica, sindacale”;

Noi scegliamo di utilizzare la lotta nonviolenta in ogni sua forma per tutelare i nostri diritti”;

Infine, siamo per una visione d’insieme della lotta coordinata tra i popoli oppressi e discriminati, ed il ripristino dei diritti nei fatti è un dovere che deve gravare su tutti i membri della comunità internazionale come attività strategica di lungo termine”

 

Di fatto, la carta di Algeri afferma il diritto all'autodeterminazione in tutte le sue forme e implicazioni. La preoccupazione ossessiva per la tutela dell'integrità territoriale viene posta in secondo piano: l'istanza libertaria dei popoli prevale sulle esigenze della sovranità degli stati. A garanzia dell'autodeterminazione si legittima non solo il ricorso alla forza da parte dei movimenti di liberazione nazionale, ma anche l'intervento di terzi.

Nel nostro caso per fortuna abbiamo la possibilità di esercitare in forma democratica e nonviolenta ogni forma di azione per raggiungere gli scopi che ci prefiggiamo, la tutela della nostra terra, l’integrità dei nostri territori ed una vita non più fatta di emigrazione e da cittadini di serie inferiore, che pur pagando più degli altri ricevono meno. Recuperare la nostra identità e la nostra libertà ed autonomia significa rimuovere le sempre più visibili le catene che abbiamo ai polsi ed ai portafogli.

Agenda unitaria per i territori del Sud

Dividi et impera, con ascari al servizio politico ed amministrativo dei colonizzatori, è sempre stata la strategia di lungo periodo di chi ci tiene ancora in pugno. Abbiamo cultura, informazione, economia ed anche politica autoctone, ma fino ad ora sono state slegate tra loro, ed il non fare rete ci lascia dipendenti e subordinati a sistemi decisionali ed organizzativi di matrice coloniale e comunque a noi del tutto alieni.

Per questo motivo la Charta diventa agenda di eventi, ciclici, collegati, riconosciuti e riconoscibili con certezza, e che operano nella direzione del cambiamento positivo delle nostre terre migliorando le condizioni complessive delle nostre popolazioni.

Quindi fare rete, sia settorialmente che trasversalmente, ci da e ci darà la forza dell’unione e della coesione di tanti soggetti. Facendo massa, intessendo relazioni critiche e positive viene prodotta, sia classe dirigente, che rappresentanza politica propria, che deve esistere unicamente per gli interessi territoriali, modello questo già esistente e vincente in altre aree euro-mediterranee.

Per questo anche l’area politica di riferimento è solo territoriale, fuori da quelle “nazionali italiane”. Qui i soggetti esistenti e certamente riconoscibili per la causa del Sud poco hanno potuto per la divisione, troppo spesso indotta dall’esterno e sostenuta da chi vuole che i nostri territori (che erano uno stato) non abbiano una rappresentanza propria, unitaria e legata a quella rete trasversale della società che prima abbiamo descritto.

Per questo motivo gli stessi soggetti che hanno fatto nascere la Charta di Melfi hanno prima creato e poi superato il Coordinamento dei Movimenti per il Sud diventando una Confederazione dei Movimenti Identitari (CMI).

Questo soggetto politico, basato proprio sulle caratteristiche di forte rispetto tra le diversità di visione politica dell’organizzazione della società, come anche quelle linguistiche e culturali, può mettere insieme le diverse anime politiche che lottano per la comune causa dei nostri territori.

L’informazione e la comunicazione sono e saranno il pilastro e il motore delle attività svolte oggi e che si attueranno, di comune accordo, per realizzare qui da noi ciò che già altrove è stato realizzato o è in via di realizzazione.

Aderire alla Charta di Melfi

Singoli cittadini, associazioni, da quelle di fatto a quelle organizzate e strutturate, imprenditori, artisti, enti Locali, uomini di cultura, organizzazioni politiche con caratteristiche compatibili con lo spirito e gli obiettivi della Charta possono aderirvi riconoscendola e identificandosi con essa.

Così essi stessi diventano soggetti che finalmente fanno sinergicamente rete per migliorarsi e per cambiare la faccia ed i contenuti della nostra società.

Attraverso il recupero e della nostra identità, a partire dalla lingua locale, passando per le tradizioni e la cultura, sempre originali ed autoctone, saranno costruite l’economia, l’arte, l’ambiente, e ogni altra cosa che decideremo di avere attraverso la nostra autodeterminazione.

Se noi tutti assieme lo vogliamo, saremo di nuovo ciò che eravamo:
un popolo e una terra.

Il valore del “RISPETTO”

Divide et impera: ne siamo stati vittime ma anche artefici. Ce lo hanno imposto per meglio sottometterci alle logiche coloniali - romane ieri, europee oggi - ma abbiamo finito per adottare anche tra di noi il modello della delegittimazione per svilire l’operato degli altri o per cercare di impedire loro di attuare quello che cercavano di fare.

Tutto questo, oggi, risulta incoerente ed inaccettabile. Non si può contestare un modello per poi costruirne uno identico ma di senso contrario. Dunque una rivoluzione culturale meridionale non può non partire da un termine e da un valore, quello del “Rispetto”, che diventa punto di riferimento ideale per ogni azione politica e culturale che voglia mettersi in campo per la “Causa” meridionale.

Un rispetto dovuto per quanti, briganti di oggi, lavorano alla soluzione definitiva della “Questione Meridionale” con onestà intellettuale e senza compromessi con chi ci ha messo in ginocchio. E che, con questi comportamenti, innalzeranno la Charta a modello di ispirazione e motivazione a fare rete in maniera sana e costruttiva.

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Pubblicata integralmente sul Forum 2043 a cura di Gino Giammarino, con minimi aggiustamenti formali, il 4 ottobre 2023.

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La famiglia EFA

In tutto il mondo ci sono persone che credono nelle autonomie personali, sociali, territoriali. Aderiscono a storici movimenti per l'autogoverno di popoli, territori, regioni, ma anche a movimenti civici molto variegati, talora molto recenti, che sono emersi nella società contemporanea in correlazione alla mobilitazione sociale universale, resa possibile da un relativo miglioramento delle condizioni materiali di vita per miliardi di esseri umani, dall'alfabetizzazione di massa, dalla diffusione globale di mezzi di telecomunicazione e interconnessione.

In Europa coloro che aderiscono ai valori delle autonomie hanno una famiglia politica, l'Alleanza Libera Europea (ALE), meglio conosciuta con il nome e la sigla in lingua inglese, European Free Alliance (EFA).

La storia di EFA come organizzazione politica europea inizia ufficialmente nel 1981, ma le sue radici sono molto più antiche e diversificate. Gli ideali di una Europa di autonomie erano già vivi al tempo della Carta di Chivasso del 1943 e sono anche più risalenti in molti territori.

EFA è rappresentata nel Parlamento europeo: alcuni eurodeputati formano con i Verdi il gruppo Greens-EFA; altri sono iscritti al gruppo dei Conservatori europei. Nel Comitato delle Regioni dell'Unione Europea è collegata con la European Alliance, che riunisce amministratori delle regioni europee uniti attorno al principio della sussidiarietà.

La famiglia politica europea degli autonomismi e delle reti civiche è una delle organizzazioni politiche registrate presso le istituzioni dell'Unione Europea, ma accoglie anche movimenti politici locali da altri paesi europei non UE e ha relazioni internazionali con movimenti e attivisti impegnati per l'autogoverno dei popoli e per l'autonomia delle realtà territoriali; fra le molte, ricordiamo quelle degli Armeni dell'Artsach, dei Saharawi e di altri popoli berberi, dei Curdi, della Groenlandia, del Quebec, di Portorico.

Ad EFA sono collegate la fondazione culturale Coppieters e l'organizzazione giovanile EFAy.

EFA è costituita da partiti, movimenti e reti territoriali attive in una quarantina di regioni d'Europa, ciascuna con il proprio nome, i propri simboli, i propri originali valori.

Per fronteggiare il centralismo dei rispettivi stati, in Francia, in Spagna e in Italia le realtà EFA si sono organizzate con proprie reti interterritoriali: Régions et Peuples Solidaires, nell'esagono;Ahora Repúblicas, nel Regno di Spagna;Autonomie e Ambiente, nella Repubblica Italiana.

La famiglia EFA è sempre stata ed è tuttora molto orizzontale, plurale, inclusiva. Tutte le organizzazioni che sono collegate attraverso di essa sono e restano assolutamente autonome, gelose custodi della propria diversità e originalità.

Firenze, 18 maggio 2025

Ultimo aggiornamento: 18 maggio 2025

A cura della segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente

 

Lacrime, ma di speranza

Buon San Lorenzo e auguri di pace e bene per la settimana di Ferragosto, che culminerà nel ponte delle feste dell'Assunta e di San Rocco. Saranno giorni di vacanza per molti, speriamo per quanto possibile sereni, anche per le persone più fragili e più anziane, e meno frenetici per tutti.

Ci riposeremo per qualche giorno e magari qualcuno, che avrà la fortuna di trovarsi in un territorio meno inquinato dalle luci artificiali, potrà emozionarsi per l'eterno ritorno delle Perseidi, le lacrime di San Lorenzo.

I media e le reti sociali continueranno a bombardarci di notizie "acchiappa-clic", funzionali a distrarci e a intrattenerci, oltre che far loro guadagnare introiti pubblicitari. Le poche testate di servizio pubblico veramente indipendenti dalla pubblicità, come Radio Radicale, faranno quello che possono per informarci sulle cose importanti, a partire dalle terribili guerre che sono in corso. O per ricordarci che esistono problemi, come il disastro delle carceri, che nessuno di coloro che si sono succeduti al potere ha mai voluto o saputo affrontare.

La nostra sorellanza di Autonomie e Ambiente, insieme a esponenti di altre reti di cittadinanza attiva di varia estrazione politica e culturale, continuerà a sostenere la campagna #IoVoglioScegliere, del Comitato Referendario per la Rappresentanza. La rivista autonomista "Il Passo Giusto" ha pubblicato in proposito una guida riassuntiva efficace.

Sommessamente, agli attivisti di tante battaglie locali e generali, agli esponenti di tutti i partiti, a coloro che sono scandalizzati dallo stato miserevole della democrazia e dell'informazione in Italia e in Europa, a coloro che si considerano alternativi allo status quo e ai conformismi dominanti, vogliamo ricordare che NESSUNA DELLE VOSTRE BATTAGLIE AVRA' SUCCESSO, SE NON TORNIAMO AD AVERE LEGGI ELETTORALI PIÙ GIUSTE.

Il lavoro del Comitato ispirato dalle idee e dalle lotte di Felice Besostri per convincere 50.000 persone a firmare per il ritorno al voto personale ai nostri rappresentanti, è cruciale per il ritorno a un rapporto diretto fra elettori ed eletti.

L'impegno per convincere almeno 500.000 concittadini, soprattutto attraverso la nuova piattaforma pubblica, a firmare per quattro quesiti parzialmente abrogativi dell'odiosa legge elettorale detta "Rosatellum", è necessario (i nostri quesiti anti-Rosatellum sono i primi quattro visibili sulla piattaforma).

Che l'attacco alla legge elettorale vigente sia importante è dimostrato proprio dal silenzio assordante con cui questa iniziativa è stata accolta dai media conormisti e dai capi della maggior parte dei partiti. Se non venisse considerata "pericolosa" per le attuali elite al potere, i media ne parlerebbero!

Non molleremo, fino all'ultimo giorno utile, perché la nostra opposizione al Rosatellum è solo l'inizio di una campagna culturale e politica di lungo termine, contro la velenosa tentazione di introdurre nella Repubblica l'elezione diretta di un "podestà d'Italia", il quale, peraltro, una volta eletto, dovrebbe poter contare su un parlamento di "nominati" a lui fedeli.

Contro questo travestimento della democrazia, contro questo attacco al pluralismo politico, contro questa distruzione di autonomie personali, sociali, territoriali, siamo e restiamo determinati.

Roma, 10 agosto 2024 - San Lorenzo - A cura della segreteria interterritoriale

 

Largo ai giovani di EFA e AeA

A fianco dell'Assemblea generale di EFA in corso a Bruxelles, si è svolta anche la riunione di EFAy, la rete di giovani impegnati per l'autogoverno e il buongoverno dei propri territori. EFAy ha eletto ieri, 7 marzo, il suo nuovo direttivo.

La nuova leader dei giovani EFAy è Maylis Roßberg, giovane danese di 23 anni che vive nel land (lo stato federato) più settentrionale della Germania, lo Schleswig-Holstein (in danese Slesvig-Holsten). E' impegnata nel movimento territoriale SSW, che rappresenta la minoranza danese nella Repubblica Federale e promuove l'autogoverno e il buongoverno dello stato Slesvig-Holsten.

Maylis Roßberg, ricordiamolo, è anche una delle due persone che EFA ha scelto come Spitzenkandidaten tandem.

Nel nuovo direttivo EFAy è stato eletto il giovane friulano Gabriele Violino (il primo da sinistra nella foto), del ramo giovanile del Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia, la forza più significativa della rete Autonomie e Ambiente.

EFA e AeA si confermano uno spazio politico aperto alle nuove generazioni.

Auguri alla nuova squadra, da cui tutti i movimenti locali che fanno riferimento alla famiglia europea dell'autogoverno e del decentralismo si aspettano molto.

Da Bruxelles, 8 marzo 2024 - A cura della segreteria interterritoriale

 

Le regioni europee sono qui per restare

 2025 05 23 Europe of Regions by gaehlion

Questa immagine è un dettaglio tratto da uno dei tanti tentativi di rappresentare le molte e diverse regioni d'Europa (quil'autore e quila fonte). Non perdiamoci nei dettagli, che sono e saranno sempre perfettibili, finché le popolazioni locali non torneranno a essere libere di definire i limiti geografici delle proprie istituzioni di autogoverno. Se ne afferri la sostanza: questa immagine, come altre simili, è significativa perché ci ricorda che le regioni d'Europa sono qui per restare

Sono antiche, se non antichissime, eppure attuali. Rappresentano ancora molto bene la dimensione di una possibile autonomia per grandi città e i loro circondari, territori, comunità culturali e nazionali, diversità e biodiversità.

Hanno incredibilmente resistito alle atrocità degli stati centralisti e autoritari e alle loro terrificanti guerre. Sono dotate di una straordinaria capacità di resistenza alle potenti pressioni omologatrici e distruttrici della globalizzazione.

Se sono così resilienti è perché sono ambiti territoriali, economici, sociali, politici, culturali, religiosi, vernacolari, oltre che sentimentali, davvero a misura di persona umana. Sono spazi per una democrazia autentica, l'unica possibile, quella in cui gli elettori conoscono personalmente - non solo attraverso il filtro dei poteri mediatici - i propri leader.

Per le loro contenute dimensioni geopolitiche, sono spontaneamente orientate verso la cooperazione con le loro vicine. Le loro istituzioni locali fioriscono quando vengono rispettati principi di sussidiarietà, autonomia, adeguatezza, differenziazione.

Come custodi di antiche e nuove esigenze umane di autonomia personale, sociale, territoriale, sono cruciali per alimentare la coesione sociale, i doveri civici, le economie locali, in particolare la produzione di energie rinnovabili, il ritorno a una agricoltura sostenibile, la protezione dei beni comuni, l'organizzazione di servizi pubblici universali.

Le loro dimensioni, nella storia ma ancora di più per il futuro, le rendono refrattarie a ogni forma di sciovinismo da "grande nazione" (great nation chauvinism). C'erano prima degli imperialismi spagnolo, inglese, francese, tedesco, russo, italiano. Ci saranno ancora quando questi - ancora pericolosi - nazionalismi saranno finalmente e definitivamente sepolti sotto la polvere della storia.

Sono troppo piccole per cadere nella trappola di populismi, sovranismi e altre avventure reazionarie. Gli aspiranti napoleone d'Europa possono salire al potere solo nei grandi stati centralizzati d'impronta giacobina.

Sono le vere protagoniste della costruzione confederale europea, non solo perché molte di esse si sono formate ai tempi della Res Publica Christiana, ma soprattutto perché, nel XXI secolo, l'unica Europa possibile è la loro: l'Europa delle regioni, dei territori e dei popoli. Un'Europa confederale, ispirata dai valori della Carta di Chivasso, potrà conservare nel tempo la nostra comunità di sicurezza (security community) ed essere autentica attrice di solidarietà internazionale, pace, giustizia, salvaguardia del creato.

Al servizio dell'ideale dell'Europa delle regioni c'è una famiglia politica di storici autonomismi e di nuovi civismi, la European Free Alliance (EFA), in cui sono già rappresentate una quarantina delle regioni europee. Aspettiamo tutte le altre, per tener desta la speranza per le generazioni future, in Europa e oltre.

Partner di EFA nella Repubblica Italiana è Autonomie e Ambiente (AeA), una sorellanza di forze politiche territoriali, al servizio di ogni realtà autonoma, autonomista, ambientalista, riformista, civica, attiva nel proprio territorio, e di una nuova generazione di leader locali.

 

Firenze, 23 maggio 2025 - a cura della segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente

 

Les autonomies sont une source inépuisable...

Les autonomies sont une source inépuisable... Le autonomie personali, sociali, territoriali sono una fonte inesauribile di buon senso, senso civico, libertà, responsabilità, capacità d'includere, valorizzazione di diversità e biodiversità, comprensione che il proprio buon vivere dipende dal benessere dei nostri vicini e della nostra comunità, riforme nella Repubblica delle Autonomie, cooperazione nell'Europa delle regioni, solidarietà internazionale e pace nel mondo.

Le autonomie si conservano e si valorizzano a partire dalla vita materiale, dalle esigenze più semplici e più quotidiane, in un groviglio inestricabile di diritti inalienabili e di doveri imprescindibili.

Autonoma deve essere la missione dell'agricoltore. Deve poter vivere anche la più piccola impresa agricola, anche quella meno "produttiva" ma che comunque genera custodia delle tradizioni e dell'ambiente.

Autonome devono essere l'impresa artigiana, i laboratori, i negozi di prossimità, i locali, i circoli, gli studi e ogni tipo di botteghe, perché queste realtà sono la spina dorsale di una convivenza a misura di persona umana.

Autonomo deve essere il medico di famiglia, a cui deve essere restituita la libertà scientifica e organizzativa necessaria per potersi occupare, in scienza e coscienza, di una popolazione con un'età media alta come mai prima nella storia.

Autonomi devono essere i servizi pubblici e sociali presenti in ciascun quartiere, rione, frazione, paesino. Nessuno meglio di chi vive il territorio sa come affrontare i problemi che riguardano la propria vita quotidiana e quella dei suoi vicini.

Autonomi devono essere i comuni. I piccoli municipi, in particolare, devono avere poteri e risorse sufficienti. Non possono essere travolti dalla metastasi normativa di origine regionale, statale, unionale. Si deve accettare una seria discussione su come le attività pubbliche possano e forse debbano finanziarsi senza contrarre debiti sul "mercato".

Autonome devono essere le persone cittadine, quando esercitano il loro diritto-dovere di eleggere i rappresentanti del loro collegio o di votare su referendum locali. La Svizzera è vicina, è il cuore pulsante della democrazia europea, dovrebbe essere una fonte d'ispirazione. Eppure la nostra Repubblica e l'Unione Europea si ostinano a impantanarsi nel centralismo autoritario, nella tecnocrazia, nella sorveglianza universale.

Autonomi, prima di tutto dai pregiudizi e dal conformismo, oltre che dalle piramidi politiche del nostro tempo, devono essere i nostri storici movimenti autonomisti e territorialisti e i nuovi civismi, se vogliamo che essi possano liberare le energie e le competenze di una nuova generazione di leader locali, interterritoriali, europei.  

Prato di Sant'Orso, Valle d'Aosta, 22 giugno 2025, Corpus Domini

A cura della segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente

 

Massimo Moretuzzo candidato presidente

E' il passo giusto, una disponibilità data con umiltà e serietà. Massimo Moretuzzo è il candidato espresso dall' #autonomismo alle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia. La lista Patto per l'Autonomia sarà un punto di riferimento per una nuova generazione di leader locali civici, ambientalisti, autonomisti.

Per approfondire il lavoro svolto dal Patto per l'Autonomia per arrivare a essere, con Massimo Moretuzzo, un punto di riferimento per tutti, si approfondiscano i temi su cui il partito autonomista e i suoi alleati civici, insieme con il gruppo consiliare regionale, hanno lavorato: https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie.

Il candidato presidente Massimo Moretuzzo ha il supporto di gran parte delle forze di centrosinistra e dei movimenti che hanno rappresentato l'opposizione alla opaca giunta uscente (quella guidata da uno degli ultimi epigoni del morente leghismo, Fedriga).

Le elezioni della regione autonoma speciale Friuli-Venezia Giulia si svolgeranno domenica e lunedì 2-3 aprile 2023.

Alcuni approfondimenti:

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1200-regionali-del-2-3-aprile-2023-massimo-moretuzzo-candidato-presidente

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1194-accordo-elettorale-tra-civica-fvg-e-patto-per-l-autonomia

https://www.pattoperlautonomia.eu/tutte-le-notizie/1195-no-compatto-delle-opposizioni-alla-reintroduzione-delle-province

A Massimo Moretuzzo, ai candidati del Patto per l'Autonomia aperto ai civici e ai localisti, a tutte le forze della coalizione, gli auguri più sinceri di buon lavoro da tutta la sorellanza di Autonomie e Ambiente.

 

 

Maylis Roßberg, EFA Spitzenkandidatin, al Maastricht Debate 2024

Il 29 aprile 2024, alle 19 (ora dell'Europa centrale), si terrà il Maastricht Debate 2024. Per la nostra famiglia politica europea, EFA (European Free Alliance), parteciperà Maylis Roßberg. La giovane leader di EFA Youth fu scelta al congresso EFA di Strasburgo, nell'ottobre del 2023.

Com'è noto, grazie a una sinistra modifica della legge elettorale italiana, voluta da Fratelli d'Italia (ma approvata nel silenzio di gran parte delle elite politiche e mediatiche della Repubblica), EFA e Autonomie e Ambiente non hanno potuto partecipare in modo generalizzato e visibile in tutti i territori della Repubblica italiana alle prossime elezioni europee dei giorni 8-9 giugno 2024. Il nostro "Patto Autonomie Ambiente", che avrebbe mobilitato anche molti alleati civici, ambientalisti, cristiano-sociali, appassionati di territori e di democrazia, non sarà quindi sulle schede (lo saranno alcuni nostri importanti leader, ospitati in liste democratiche allargate).

La nostra EFA Spitzenkandidatin, Maylis Roßberg, interverrà comunque in sostegno alle liste EFA che esistono in diversi altri paesi europei. Sarà lei a dare voce a coloro che sono senza voce in queste elezioni europee: i nostri territori, le regioni, le minoranze linguistiche e culturali, le comunità locali.

Lo farà a Maastricht lunedì 29 aprile 2024, ma anche in Italia, in un incontro pubblico che si terrà a Milano il prossimo giovedì 16 maggio 2024, dalle ore 10.30 alle 17.30 circa e di cui presto EFA e Autonomie e Ambiente diffonderanno maggiori dettagli.

Ai giovani leader che stanno costruendo le autonomie del XXI secolo in una Europa veramente fondata sulla sussidiarietà e sulle autonomie personali, sociali, territoriali, chiediamo di salvarsi queste due date in agenda:

  • seguire online il Maastricht Debate del 29 aprile 2024, con Maylis
  • essere a Milano con Maylis il 16 maggio 2024

Restate aggiornati su Maylis Roßberg, EFA e Autonomie e Ambiente su Twitter.

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A cura della segreteria interterritoriale AeA e del segretariato EFA - Firenze - Bruxelles, 17 aprile 2024

Meno di 30 giorni all'assemblea di Imola

2024 11 06 autonomieeambiente scritta pullover ufficiale

Anticipazioni sull'agenda
della IV assemblea generale
di Autonomie e Ambiente
Imola - 6 e 7 dicembre 2024

Fra un mese esatto a Imola, una delle città della Romagna più ricche di tradizioni di autonomia, solidarietà e coesione sociale, si terrà la IV assemblea generale di Autonomie e Ambiente (AeA), presso il centro congressi dell'Hotel Donatello.

La rete politica AeA è nata per San Martino cinque anni fa, l'11/11/2019. Autonomie e Ambiente ama definirsi una sorellanza, più che un'alleanza, che riunisce forze territoriali storicamente autonomiste, gruppi civici modernamente territorialisti, attivisti e intellettuali impegnati per le autonomie personali, sociali, territoriali, ancorati ai valori della Carta di Chivasso del 1943 e a princìpi di autogoverno e sussidiarietà ancora più risalenti.

L'assemblea di Imola avrà come tema guida il motto "L'AUTONOMIA CURA". Quella dell'autogoverno, libero, responsabile, competente e solidale, al più basso livello possibile è una prospettiva spirituale e universale: in tutto il mondo anziani, bambini, persone fragili, famiglie e imprese hanno bisogno di comunità coese e di autorità locali forti, che abbiano poteri concreti e risorse certe per migliorare i beni comuni e i servizi pubblici.

L'assemblea è stata organizzata a Imola grazie alla forza politica territoriale locale, Rumâgna Unida, alla collaborazione dello storico Movimento per l'Autonomia della Romagna, alla generosità di alcuni cittadini del civismo indipendente della città.

Parteciperanno esponenti di European Free Alliance - EFA, la famiglia politica europea delle regioni e delle autonomie.

L'assemblea si dividerà in due sessioni: la prima, venerdì 6 dicembre dalle 15 alle 19, sarà dedicata all'ascolto di oratori cruciali (keynote speakers) che approfondiranno, in piena libertà scientifica e culturale, questioni di grande rilievo come le ingiustizie territoriali, la costruzione di una sanità pubblica di prossimità, il collasso della libertà d'informazione, l'erosione della democrazia; la seconda sessione, sabato 7 dicembre dalle 9 alle 13, vedrà l'intervento di tutti i leader politici e civici presenti, per aggiornare insieme l'agenda politica di Autonomie e Ambiente per il nostro impegno politico in Italia e, insieme agli autonomisti e ai localisti di tutto il continente, per l'Europa, la solidarietà internazionale, la pace.

L'evento è totalmente autofinanziato dai partecipanti (la sera del venerdì 6 dicembre ci sarà all'Hotel Donatello di Imola una cena sociale ad hoc per la raccolta di fondi).

Le sessioni sono pubbliche, ma per intervenire è richiesta la registrazione scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Alcuni oratori cruciali
della prima sessione
(venerdì 6 dicembre 2024 - h 15-19)

- tutti gli oratori cruciali del venerdì sono confermati -

       

 

Prof. VittorioDaniele
Università della Magna Graecia di Catanzaro
Ordinario di Politica economica - Insegna Economia dello sviluppo
Autore, fra l'altro, di: La crescita delle nazioni. Fatti e teorie, 2008; Il divario Nord-Sud in Italia 1861-2011, (con Paolo Malanima), 2011; Il paese diviso
Nord e Sud nella storia d’Italia
(2019); L’Italia differenziata - Autonomia regionale e divari territoriali, (con Carmelo Petraglia), 2024

Storia ed evoluzione dei divari territoriali in Italia

 

 

 

Dott.ssa OrnellaMancin
medico di famiglia -presidente di Cooperativa Medicina Futura
Decennale esperienza nella Medicina Generale Integrata (MGI) e nella promozione di una sanità pubblica di prossimità
Diversi suoi interventi sono stati pubblicati su https://www.quotidianosanita.it/

 
Credere, studiare, impegnarsi in prima persona per una sanità pubblica e prossima  
 2024 12 06 Imola Mattiazzi Dott.ssa TizianaMattiazzi
LAI - Libera Associazione d’Idee
Dall'agire individuale alla cooperazione, storie di donne e uomini al servizio della comunità  
 

Dott. SergioBagnasco
Vicepresidente Comitato Referendario per la Rappresentanza (Co.Re.Ra.)
Membro del direttivo nazionale del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC)
Riconosciuto mentore della resistenza democratica contro le leggi elettorali ingiuste. Autore, fra l'altro, di: Misfatti elettorali -Da Acerbo a Rosato,
viaggio tra i sistemi elettorali, 2017

Democrazia illiberale, democratura: trappole verbali e realtà che stanno erodendo la democrazia   
 

Prof. TizianoBonini Baldini
Università degli studi di Siena
Professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi - Si occupa di radio, piattaforme, culture digitali
Autore, fra l'altro, di: La radio in Italia - Storia, industria, linguaggi (con Marta Perrotta), 2024
Socio fondartore di "CheFare" https://che-fare.com/

 
 Le radio: storie, crisi, speranze di un futuro di informazione prossima, corretta, plurale  
2024 12 06 Imola DAntonio

AgostinoD'Antonio
Dirigente della Confederazione Sammarinese del Lavoro della Repubblica di San Marino
Già coordinatore politico (per 15 anni) Comitato referendario per il passaggio dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche alla regione Emilia – Romagna ai sensi dell’Art. 132 della Costituzione
Tribuno di Romagna

Vivere, lavorare, far sentire la propria voce dalle c.d. "aree interne"  
 2024 12 06 Imola Licheri

Antonello Licheri
già vicesindaco e sindaco del suo paese natale (Banari, SS)
e consigliere regionale della Sardegna
E' stato segretario regionale di Sinistra Italiana, da cui si è staccato nel 2020
per portare avanti un ideale di sinistra autonomista
E' autore, fra l'altro, di
Elettori silenziati - Democrazia a rischio, 2023

Elettori silenziati, democrazia a rischio - C'è speranza in nuovi movimenti civici popolari  
       

 

 Imola, 6 novembre 2024 - a cura della segreteria interterritoriale

 

Morire di centralismo autoritario

Con il passare delle ore il catastrofico terremoto che ha colpito molti territori turchi, curdi e siriani, nella notte fra il 5 e il 6 febbraio 2023, si rivela nella sua terrificante gravità.

Le forze sorelle e i gruppi civici, autonomisti e ambientalisti della rete Autonomie e Ambiente, attraverso la presidenza, esprimono tutta la possibile solidarietà.

Seguiamo la vicenda attraverso i collegamenti internazionali di Alleanza Libera Europea (ALE, European Free Alliance), in particolare con la forza politica localista, interculturale, federalista, libertaria del Partito Democratico dei Popoli, che è il movimento del sistema politico turco a cui siamo più vicini.

Questa immensa tragedia deve essere una occasione di riflessione e, per tutte le cancellerie dell'Europa e del Mediterraneo, di ripensamento. Questo potrebbe essere il momento per una tregua immediata, a carattere umanitario, di ogni conflitto in corso, dallo Yemen ai territori palestinesi, dal Nagorno-Karabakh (Artsakh) alla linea del fronte russo-ucraino.

E' davanti agli occhi di tutti che di centralismo autoritario si muore di più che di un terremoto, per quanto terribile. Non ci riferiamo solo al fatto che i territori curdi del Bakur e del Rojava, oltre a molte altre province sotto giurisdizione turca e siriana, erano già state martoriate dalle guerre combattute dai regimi contro i loro stessi popoli. C'è qualcosa di più profondo.

Le cronache dai luoghi del dolore, come quelle dell'ottimo Mariano Giustino (corrispondente di Radio Radicale) ci informano di un'amara verità: quei regimi centralisti autoritari hanno lasciato licenza di costruire e inquinare, ma non hanno mai permesso la formazione di servizi locali decentrati, autonomi, forti, gli unici che possano assicurare la resilienza delle comunità locali nei momenti di crisi.

Il centralismo è autoritario sempre, paralizzante in tempi di crisi.

Il presidenzialismo è sempre prolifico di opere faraoniche, inutili e, in caso di disastri naturali, assassine.

Il militarismo è sempre pericoloso e d'inciampo di fronte alle necessità di operare capillarmente nei territori colpiti da eventi tragici.

Vedere intere province distrutte dalla guerra, inquinate, divise dalle persecuzioni politiche, lasciate prive di autorità locali civili e democratiche, oltre che di servizi locali di protezione civile e di assistenza, sia di monito per tutti.

Per noi è una spinta profonda a continuare le nostre battaglie civiche, ambientaliste, autonomiste.

 

 

 

No all'impraticabile autonomia differenziata, ma dopo?

Gino Giammarino, il rappresentante AeA per Napoli e per tutta la circoscrizione Sud ha avuto più di una occasione per partecipare a incontri pubblici di critica all'autonomia differenziata, così come proposta attualmente dal ministro leghista Calderoli. Una di queste occasioni è stata l'incontro al Gambrinus di Napoli dell'11 luglio scorso, promosso dal deputato rossoverde Francesco Emilio Borrelli (nella foto Gino Giammarino in quella occasione).

Giammarino ha ribadito con chiarezza la posizione maturata all'interno della sorellanza e del nuovo allargato patto promosso da Autonomie e Ambiente, insieme a EFA, per le prossime elezioni europee del 2024. Una posizione articolata ma chiara, che può essere riassunta in questi punti: 1) l'autonomia differenziata proposta dal leghismo di Salvini e Calderoli è impraticabile; è solo uno specchietto per le allodole che verrà fatto luccicare ancora per un po', per tenere tranquilli i non pochi amministratori locali autonomisti che sono ancora prigionieri dell'imbroglio politico del centralista e presidenzialista Salvini; 2) come hanno denunciato importanti costituzionalisti (Cassese, Olivetti, Palermo), la sua attuazione, nei termini proposti da Calderoli, potrebbe avere risvolti neocentralisti; 3) come denunciato da molti territorialisti, l'impostazione leghista lascia intatti, anzi rischia di cristallizzare, i guasti del colonialismo interno e le attuali disparità economiche e sociali.

Ciò detto, con Gino Giammarino e con tutta la nostra rete per le autonomie e per l'ambiente, dobbiamo esporci nel delineare un'alternativa autonomista, mentre nelle sinistre, nel centro, nelle destre dominano prospettive pericolose di ricentralizzazione, centralismo e presidenzialismo.

La nostra proposta positiva, per lo sviluppo di tutte le autonomie personali, sociali e territoriali, per la piena attuazione della Repubblica delle Autonomie, si fonda su pilastri ben più solidi:

1) La territorializzazione delle imposte, che è già prevista in Costituzione e negli Statuti speciali, ma che è stata osteggiata in ogni modo, sia a livello del centralismo italiano, che nel mercato comune europeo, che nella globalizzazione; facciamo un esempio, semplice e forse triviale: se si chi compra un televisore in Aspromonte, almeno l'IVA di quell'acquisto deve restare in Aspromonte e, ovunque l'azienda produttrice di quel televisore abbia sede legale e fiscale (Milano, Lussemburgo, o anche le Cayman), essa deve pagare una tassa sul suo profitto e una parte di quel contributo deve restare in Aspromonte.

2) La piena attuazione della solidarietà interterritoriale, prevista dalla Costituzione (terzo comma dell'art. 119: La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante).

3) La separazione dei poteri e l'attribuzione di precise responsabilità, in attuazione del principio di sussidiarietà, come sancito nell'art. 5 del Trattato sull’Unione Europea e dall'art. 118 della Costituzione: si deve sempre partire dall'attribuire funzioni amministrative ai comuni, l'istituzione più vicina al cittadino, salvo che, per assicurarne l'esercizio, sulla base di principi di sussidiarietà, non sia opportuno che esse vengano svolte da associazioni intercomunali o da autorità ancora più ampie.

Siamo ad una svolta storica, in Italia e in Europa: ancoriamoci alla Carta di Chivasso e riattiviamo processi di autogoverno e buongoverno dal basso, oppure continueremo a declinare, a impoverirci, a emigrare, a subire ingiustizie, sotto i commissari, le agenzie, le burocrazie sempre più alte e lontane, i leader mediatici, gli aspiranti duci di sempre nuove forme di centralismo autoritario.

Napoli, 22 luglio 2023 - a cura della segreteria interterritoriale

 

 

Occitani per una nuova Europa

Riceviamo e volentieri rilanciamo, pressoché integralmente, un appello occitano per le prossime elezioni europee 2024. L'Occitania è, per definizione, uno spazio europeo. Gli Occitani vivono in diversi stati dell'attuale Unione Europea, a cominciare da Spagna, Francia, Italia. Il loro è un messaggio transnazionale e confederale, che ispira tutti i territori, le regioni, le culture, le diversità, le autonomie, i popoli e le nazioni nel cammino per il pieno autogoverno, al più basso livello possibile.

APPELLO PER UNA LISTA EUROPEA "PER L'AUTONOMIA DELL'OCCITANIA" E PER TUTTE LE AUTONOMIE
 
Le elezioni europee sono ancora distanti, almeno all'apparenza, ma crediamo sia necessario iniziare un dibattimento tra tutte le forze occitane (senza esclusione di natura politica) che portino avanti un'idea autonomista o indipendentista.
Le elezioni europee sono le elezioni più "occitane che ci siano", la nostra nazione si estende infatti su 3 stati (Italia, Francia, Spagna) che fanno parte dell'Unione europea.
Inoltre il formato delle elezioni europee consente una più facile presentazione alle elezioni consentendo di presentarsi senza la raccolta firme (che in Italia e Catalogna rischia di essere una chimera insuperabile visti i numeri esigui di residenti nelle zone occitane), [grazie a] un simbolo presente nel Parlamento europeo.
È necessario mettere alla finestra tutte le divisioni che hanno impedito finora all'occitanesino politico di affermarsi come movimento politico credibile e popolare.
Crediamo sia giunta l'ora di provarci!
Le condizioni politiche (con lo sciovinismo in crescita ovunque come dimostrato dalle recenti elezioni politiche in Italia e Francia e come i sondaggi mostrano in Spagna con Vox) dicono che se continuiamo a essere divisi rischiamo di sparire!
Siamo una delle nazioni non riconosciute più grandi nel mondo ma anche una di quelle dove lingua e cultura stanno velocemente sparendo, inglobate dalla cultura "globale" che finge di tutelare le culture minoritarie ma in realtà le relega a folklore, a diventare una cultura per macchiette: bene, per tutto questo siamo fermamente convinti che si debba reagire! Uniamoci, non in un listone che annulla le diversità e finisce per essere solo elettorale e di élite senza il seguito popolare, ma in un manifesto programmatico semplice, con pochi punti chiari e unitari, su cui tutti siamo concordi!
Noi ci siamo! Chi ci vuole seguire in questa impresa?
 
Versione originale in lingua occitana:
APÉL PER UNA LISTA TRANSNACIONALA "PER L'AUTONOMIA DE L'OCCITANIA"
Las eleccions europèas son encara distantas, au mínim a l'aparença, mas crei qu'es necessari d'iniciar un debat entre totes las forças occitanas (sense exclure de natura politica) que promovon una idèa autonomista o independentista.
Las eleccions europèas son las eleccions mai "ocitanas qu'existisson", la nacion se estén en realitat sus 3 estats (Itàlia, França, Espanha) que son dins l'Union Europèa. A mai, lo format de las eleccions europèas permet una presentacion mai aisada a las eleccions permetent de presentar-se sense la recolha de signaturas (que en Itàlia e en Catalonha risca d'èsser una quimera insuperabla considerat los nombres escasses de residents dins las zonas occitanas) mas amb un simbòl present dins lo parlament europèu.
Una lista unificada a las eleccions europèas amb un simbòl unic d'una realitat autonomista e federalista seria una realitat mai unica qu'una rara en Europa!
Es necessari d'escampar totes las divisions qu'an impedit fins ara a l'occitanisme politic de s'afirmar coma movement politic credible e popular.
Es temps d’i provar!
Las condicions politicas (amb lo chauvinisme crescut a tot arreu, coma demostrat per las recentas eleccions politicas en Itàlia e en França e coma las sondatges mostran en Espanha amb Vox) ditz que si seguèm dividits, nos risquèm de desaparéisser!
Som una de las nacions mai grandas del monde, mas tanben una d'aquelas on la lenga e la cultura s'esvanisson rapidament, englobadas per la cultura "globala" que finta de protegir las culturas minoritàrias mas que las relega al folklore e que se convertiá en una cultura de manchas: ben, per tot aquò, nos convencèm fermament que cal reaccionar! Unim-nos, non pas dins una lista que anula las diversitats e que finís per èsser solament electorala e d’elit sense lo seguiment popular, mas dins un manifèst programatic simple, amb qualques punts clars e unitaris, sus çò que tots som d’acord!
E soi aquí! Qui nos vòu seguir dins aquò?
 
Approfondimenti sull'Occitania:
Fonte:
 
La bandiera dell'Occitania:
Flag of Occitania with star
 Fonte: Di Nimlar - Derived from Image:DrapeauOccitan.png, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=945312
 
 
 
 

Pace e bene per il 2023

Pace e bene per l'anno nuovo 2023, questo è l'augurio della sorellanza di Autonomie e Ambiente a tutte le famiglie, le comunità, i territori, i popoli della Repubblica Italiana.

Andiamo avanti con umiltà, consci dei nostri limiti, ma fieri e ambiziosi. Siamo al servizio di un progetto di collaborazione fra storiche forze delle autonomie con una vasta rete di movimenti civici e ambientalisti territoriali, di forze politiche a "chilometro zero", di realtà politiche di antica tradizione ma spesso anche radicalmente innovative.

Siamo una presenza essenziale per il futuro di una repubblica italiana e di una Europa delle regioni che siano fondate sulle autonomie personali, sociali, territoriali. Antichi ideali di autogoverno e buongoverno sarebbero perduti per le generazioni future, senza la nostra diligenza e la nostra costanza.

Ripercorriamo insieme ciò che ci ha unito nel 2022 e che ci unirà anche nel futuro:

Auguri!

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L'immagine è un estratto di una mappa delle regioni europee del Comitato europeo delle regioni 

Fonti:

https://cor.europa.eu/it

https://medienfriz.wordpress.com/2017/09/25/mappa-delle-regioni-europee/

 

Parole vive per le autonomie e l'ambiente - Tutti gli interventi e le conclusioni politiche

Sabato 11 marzo 2023 si è tenuto il seminario online organizzato dal Forum 2043, in collaborazione con Autonomie e Ambiente, sul tema "Parole vive per le autonomie e l'ambiente - Rilettura integrale della Carta di Chivasso". Siamo già entrati nell'ottantesimo anno da quando la Carta fu scritta, nel 1943, eppure le parole di Chivasso sono vive, giovani, profumano di primavera per la democrazia, le autonomie, l'ambiente, la pace,  la libertà. Sono ancora essenziali per coloro che credono nella Repubblica delle Autonomie, nell'Europa dei popoli, in un mondo liberato da autoritarismi, colonialismi e militarismi.

Com'era nelle intenzioni degli organizzatori, il seminario ha rafforzato tutti i movimenti civici, ambientalisti, storicamente autonomisti, modernamente decentralisti, che hanno partecipato. Essi hanno il compito di portare avanti la visione del partigiano e martire Émile Chanoux e promuovere gli ideali di autogoverno dei territori, sussidiarietà verticale e orizzontale, autonomie personali, sociali e territoriali, che sono incisi nella Costituzione italiana, grazie all’impegno di padri costituenti come Giulio Bordon, Piero Calamandrei, Tristano Codignola, Andrea Finocchiaro Aprile, Emilio Lussu, Aldo Spallicci, Tiziano Tessitori.

Le due sessioni, di un'ora ciascuna circa, sono state registrate e sono disponibili attraverso l'archivio politico multimediale di Radio Radicale:

https://www.radioradicale.it/scheda/693128/parole-vive-per-le-autonomie-e-lambiente

Sul canale YouTube di Autonomie e Ambiente è stata pubblicata, in estratto, la lettura pubblica integrale della Carta di Chivasso.

Come ha sintetizzato Roberto Visentin (presidenza Autonomie e Ambiente, AeA) nelle sue conclusioni, la Carta di Chivasso è ciò che ci unisce e ci definisce. I suoi valori ci sostengono e ci consentono di essere come acqua nel deserto della politica di questa incompiuta "Repubblica delle Autonomie". Le nostre sconfitte sono lezioni. Le nostre differenze sono attrezzi per affrontare e realizzare davvero, territorio per territorio, il grande cambiamento ambientale che ci aspetta.

Hanno partecipato, fra gli altri, Massimo Moretuzzo (nella foto), candidato alla presidenza del Friuli - Venezia Giulia alle elezioni dei prossimi 2-3 aprile 2023, esponente autonomista, civico, ambientalista del Patto per l'Autonomia, sostenuto da gran parte del centrosinistra. E' intervenuto anche Erik Lavevaz, già presidente della Valle d'Aosta, ed esponente dell'Union Valdôtaine, fortemente impegnato nel profondo rinnovamento in corso all'interno dello storico Mouvement e per la ricomposizione delle posizioni autonomiste, che devono riunirsi contro l'eterno ritorno del centralismo.

La rete di Autonomie e Ambiente (AeA) è una larga e inclusiva sorellanza di forze e gruppi politici territoriali attivi nelle varie regioni e province autonome della Repubblica Italiana. Con la collaborazione della famiglia politica europea degli autonomisti, l'Alleanza Libera Europea (ALE - European Free Alliance, EFA), si sta organizzando per la partecipazione alle elezioni europee del 2024.

Di seguito la sinossi completa dell'evento:

2022 07 06 repubblica delle autonomie ancora diversificata FORUM 2043 piccola

Sabato 11 marzo 2023 ore 16-18

Seminario pubblico

PAROLE VIVE

PER LE AUTONOMIE
E L'AMBIENTE

Evento organizzato dal Forum 2043
in collaborazione con Autonomie e Ambiente

Interventi

Parte prima ore 16-17

Mauro Vaiani (OraToscana – segreteria di Autonomie e Ambiente – coordinamento Forum 2043) - Apertura lavori

Eliana Esposito (Siciliani Liberi) – Canto dell’autogoverno

Mauro Vaiani – Introduzione

Sara Borchi e Stefano Fiaschi – Lettura integrale della Carta di Chivasso

Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia)

Erik Lavevaz (Union Valdôtaine – già presidente della Valle d’Aosta)

Silvia Fancello "Lidia" (rappresentante EFA-ALE e referente AeA in Sardegna)

Alfonso Nobile, "Alessandro" (Siciliani Liberi)

Andrea Acquarone (autonomista ligure e animatore di "Che l'inse!")

Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera, attivista per l'autogoverno e per la salute in Sardegna)

Parte seconda ore 17-18.00

Samuele Albonetti (Rumâgna Unida, già coordinatore del Movimento per l’Autonomia della Romagna)

Maria Luisa Stroppiana (Assemblada Occitana - Valadas)

Gino Giammarino (editore e attivista per l'autogoverno di Napoli e del Sud, Forum 2043)

Walter Pruner (autonomista trentino)

Silvia Fancello "Lidia" (rappresentante EFA-ALE e referente AeA in Sardegna)

Giovanna Casagrande (Sardegna Possibile)

Alfonso Nobile, "Alessandro" (Siciliani Liberi)

Milian Racca (Liberi Elettori Piemonte)

Roberto Visentin (vicepresidente europeo EFA-ALE, presidente AeA) – Conclusioni politiche

Mauro Vaiani – Saluti finali

A conclusione dell'evento si è lanciato un appello per le donne, la vita, la libertà di tutti, e per la pace, dappertutto, con l’ascolto della canzone Baraye di Shervin Hajipour nella versione remix di DJ Siavash (fonti: https://youtu.be/I0bEMX6Avp0 - https://djsia.com/)

Hanno mandato un messaggio perché non sono potute intervenire le persone amiche:

Alfredo Gatta (Pro Lombardia, vicepresidente di AeA)

Lucia Chessa (RossoMori - Sardegna)

Luana Farina Martinelli (Caminera Noa)

* * *

Per seguire gli sviluppi dell'evento è indispensabile iscriversi al canale Telegram del Forum 2043: https://t.me/Forum2043

Si ringrazia per la collaborazione tecnica e creativa: Renzo Giannini - Il Lampone - https://www.youtube.com/lorenxman

Informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Parte la Rete Civica Solidale

A Roma, presso la Camera dei Deputati, lunedì 30 giugno 22025, è stata presentata l'iniziativa politica Rete Civica Solidale. Alla conferenza stampa sono intervenuti i sette promotori: Angelo Chiorazzo - vice Presidente Consiglio regionale della Basilicata - Basilicata Casa Comune; Paolo Ciani - Deputato e Segretario Democrazia Solidale – Demos; Giuseppe Irace - Segretario di PER - Persone e Comunità; Alberto Felice De Toni, sindaco civico di Udine, e Stefania Proietti, presidente civica della Regione Umbria (questi ultimi due sono intervenuti con un collegamento a distanza).

Persone, movimenti civici territoriali e il partito Demos, si sono messi in gioco insieme, per creare uno spazio politico nuovo di partecipazione dal basso, in vista delle elezioni politiche che si terranno entro il 2027. I promotori sono tutti, in grado e modalità diverse, legati al centrosinistra, in particolare alla tradizione cristiano-sociale. Qui si può leggere integralmente il documento dei promotori.

Il presidente di Autonomie e Ambiente (AeA), Roberto Visentin, e il vicepresidente segretario, Mauro Vaiani, invitati dai promotori, hanno partecipato a questo evento, insieme a diversi amministratori locali ed alcuni esponenti della cultura, dell'impegno civile, della politica.

La segreteria interterritoriale di AeA ha apprezzato i valori espressi nel documento base: restituire concreta priorità alla costruzione della pace e della solidarietà internazionale, con uno sforzo comune di tutti gli Europei; la chiara coscienza che è in atto una drammatica erosione della democrazia (anche per le leggi elettorali ingiuste che sono in vigore); l'urgenza di custodire la "casa comune", gli ecosistemi locali e l'intero pianeta, da una economia distruttiva; la restituzione di libertà e responsabilità alle persone che si impegnano in politica nei loro territori.

Ancora più apprezzata da AeA è stata la scelta di una modalità confederale, aperta, inclusiva, dal basso. Ciò che per gli ambienti autonomisti è scontato, è praticamente sconosciuto nella politica italiana. Tutti i principali partiti sono piramidi - spesso cristallizzate e inaccessibili a persone nuove, specie giovani, donne, indipendenti.

L'avvio della Rete Civica Solidale è parso tanto più opportuno perché si è distinto, nei contenuti e ancor più nel metodo, da altre iniziative di questo momento politico, in cui c'è una domanda enorme di novità (nuove idee, ma anche nuove persone, perché quelle attualmente al potere lo sono ormai da trent'anni). Novità che non si può riversare negli otri vecchi...

E' noto che esponenti di diversi partiti si rapportano molto goffamente con il civismo, con le storiche autonomie, con i nuovi movimenti territoriali, pensando di poterli guidare, più che collegare (ricordiamo due casi eclatanti: De Pascale in Emilia e in Romagna; l'assessore Onorato a Roma).

Altri autocandidati "federatori" sembrano volersi calare dall'alto su ciò che vorrebbero unire, rischiando di riprodurre dinamiche leaderistiche troppo verticali per poter veramente accogliere e raccogliere comunità e gruppi di cittadini autonomi e liberi (che sono in fuga dalle urne, perché già abbondamente delusi in passato dalle sirene di altri leader, sia populisti che tecnocrati).

Alla nuova Rete Civica Solidale non solo gli auguri, ma la disponibilità al dialogo su come valorizzare, insieme, le diversità e le autonomie nella nostra Repubblica.

 

Firenze, 1 luglio 2026 - A cura della segreteria interterritoriale

 

Patto Autonomie Ambiente verso l'Europa

Gino Giammarino, giornalista, editore, attivista e rappresentante di AeA a Napoli e nella circoscrizione Sud, ha intervistato la presidente EFA, Lorena López de Lacalle Arizti, per un approfondimento su come sta crescendo e cambiando il partito politico europeo delle autonomie e su come avanzano i lavori per la partecipazione di una grande lista interterritoriale, il "Patto Autonomie Ambiente", alle prossime elezioni europee del 2024. E' in corso una grande chiamata per tutto il civismo, l'ambientalismo, il territorialismo, a una grande riscossa contro il centralismo autoritario. Una lettura da non perdere:

https://napolivera.info/2023/07/16/autonomia-autogoverno-europa-intervista-a-lorena-lopez-de-lacalle-presidente-dellefa/

Per esempio il Sudtirolo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Piercesare Moreni (associato Autonomie e Ambiente del Trentino)

ll modello sudtirolese: una ispirazione mancata

La guerra in Ucraina pare volgere al termine. Malamente, verrebbe da dire, con la discesa in campo di Trump e l'inconsistenza europea. Ma quali sono state le ragioni che hanno portato al conflitto? Chi aveva ragione e chi aveva torto? A domande complesse non esistono risposte semplici. Ma proviamo a procedere per gradi.

Senza poter approfondire qui le cause ancora più remote dell'inimicizia, possiamo partire dalla guerra del Donbass: popolazione russofona sottomessa anche con la violenza dallo stato ucraino. Il conflitto ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando dei manifestanti armati occuparono alcuni palazzi governativi  nell' Ucraina orientale. Queste manifestazioni facevano parte di alcuni più ampi moti di protesta che si svilupparono in seguito all'annessione  alla Federazione Russa della Crimea.

I secessionisti, volendo emulare quanto accaduto in Crimea dopo l'intervento militare russo nella penisola, chiesero l'indizione di un referendum per l'indipendenza, che fu negato dal governo ucraino. Il referendum, che fu ugualmente svolto l'11 maggio 2014 nelle aree controllate dai secessionisti, non fu riconosciuto e non fu verificato da alcuna organizzazione internazionale.

La situazione esplose nelle proteste dell'Euromaidan nel 2014, e l'instaurazione di un governo guidato da Petro Porošenko a seguito di nuove elezioni. Ne seguì un'ondata iconoclasta: similmente a quanto avvenne nei paesi baltici in seguito al crollo dell'Unione Sovietica. I manifestanti anti-Russia abbatterono le statue risalenti all'epoca sovietica, le amministrazioni cambiarono il nome dei luoghi pubblici che evocavano il passato sovietico e li sostituirono con i nomi degli esponenti ucraini che avevano collaborato coi tedeschi durante la seconda guerra mondiale. In particolare furono abbattute le statue di Lenin, che vennero sostituite con quelle dedicate a Stepan Bandera, nazionalista ucraino ma anche collaborazionista con la Germania nazista.

Anche la data della festa nazionale venne modificata: non più il 9 maggio, che per i Russi è la Giornata della vittoria, ma il 24 agosto, la Giornata dell'indipendenza ucraina dall'URSS. Tutto ciò non ebbe invece luogo in Ucraina orientale dove, anzi, qualsiasi tentativo in tal senso venne fortemente osteggiato dalla popolazione.

La situazione fu percepita dalla comunità russa come sempre più difficile anche a seguito della revoca delle autonomie che erano state concesse dai governi precedenti. Dopo la rivolta dell'Euromaidan, le regioni orientali insorsero contro il nuovo corso politico di Kyiv, ufficialmente per il timore della repressione linguistica del russo, anche se la legge emanata nel 2012 che permetteva alle amministrazioni regionali e municipali di scegliere il russo come lingua ufficiale rimase in vigore fino al 2016.

Quello che è successo negli anni successivi è tragica cronaca.

Riflettendo sulle vicende delle regioni russe che si sono scontrate con il governo centrale ucraino, non mi è stato possibile non riandare con la memoria alla questione sudtirolese e come, tra mille errori, sia stata ricomposta.

Al termine della tragica Grande Guerra il nazionalismo italiano, poi pienamente realizzato dal regime fascista, impose la lingua italiana, vietò l'uso della lingua tedesca e cercò di popolare di italiani il Sudtirolo. Non solo: venne abolita l'autonomia comunale, si procedette all'italianizzazione dei nomi di luoghi e cognomi, si proibí l'insegnamento in lingua tedesca, si decise il licenziamento dei dipendenti pubblici di madrelingua tedesca... E molte altre sciagurate azioni ancora.

Al termine del secondo conflitto mondiale, la realpolitik tradí le aspirazioni sudtirolesi di plebiscito per scegliere in quale nazione vivere - non dimentichiamo che la presenza russa a Vienna durò sino al 1956 - costringendoli a rimanere in Italia.

Ne seguirono trattative, ma anche tensioni, fino alla cosiddetta stagione delle bombe, gli attentati che costrinsero la Repubblica Italiana ad ad avviare un percorso di riconoscimento dell'autonomia speciale al Sudtirolo, e coerentemente anche al Trentino, la cui storia è strettamente connessa con quella tirolese.

Tali provvedimenti prevederono l'autonomia legislativa e amministrativa, l'autonomia finanziaria, la tutela delle minoranze linguistiche, le quote proporzionali per l'accesso agli impieghi pubblici: un modello di autogoverno che, con il tempo, con grande fatica, con il coraggio dei compromessi, è riuscito a riconciliare l'identità locale con l'appartenenza allo stato italiano e, coerentemente, alla realtà europea, che ha fatto scomparire la frontiera Italia-Austria.

Oggi, alle porte di casa, abbiamo faglie etniche e problemi di autogoverno territoriale, che in alcuni casi sono vere e proprie bombe ad orologeria: Transinstria in Moldavia, nei Balcani la Bosnia Erzegovina e molte altre realtà meno note, il Kossovo, il Caucaso con i conflitti tra Armenia e Arzeibaigian che hanno distrutto l'Artzach. Ma quante altre ne dovremmo ricordare!

I morti, i feriti, i lutti, le distruzioni provocate dalla guerra russo-ucraina sono spaventose.

Alcune stime, infine, indicano il costo mensile della guerra russo-ucraina in 25 miliardi di dollari. 25 miliardi di dollari AL MESE! Senza contare i morti, i lutti, le distruzioni. Forse aver tratto ispirazione dal modello autonomista sudtirolese sarebbe costato molto meno... O no?

Coloro che non credono nell'autogoverno dei territori, ci stanno portando verso una tragedia, o quanto meno verso la povertà.

Trento, 26 marzo 2025

 Fonte dell'immagine di corredo al post: https://it.wikipedia.org/wiki/Südtirolhttps://it.wikipedia.org/wiki/Südtirol

 

Per far vivere la democrazia in Europa e oltre

A Naoned (Nantes), capitale della Bretagna storica, si è chiusa oggi, sabato 10 maggio 2025,  l'Assemblea generale della famiglia politica europea delle autonomie, di coloro che credono nella sussidiarietà, delle forze politiche territoriali che coltivano l'ideale dell'autogoverno per tutti e dappertutto: l'Alleanza Libera Europea, meglio nota come EFA (European Free Alliance). Autonomie e Ambiente era presente, essendo orgogliosamente partner di EFA nella Repubblica Italiana, attraverso i delegati di diverse realtà regionali. Qui l'elenco dei delegati regionali provenienti dall'Italia che sono stati presenti (nell'ordine in cui appaiono nella foto):

 

2025 05 08 173848 Nantes delegati tutti

 

Sotto la grande tenda di EFA si incontrano realtà sociali e culturali, amministratori e uomini di governo o di opposizione, movimenti civici e locali, storici movimenti per l'autodeterminazione, realtà molto diverse tra di loro, ma tutte testardamente determinate a conservare le proprie diversità, la diversità delle proprie comunità e dei loro patrimoni storici, culturali e ambientali. Non meno di una quarantina di regioni e territori d'Europa vi sono rappresentati, in diverse forme. In un precedente approfondimento vi avevamo dato alcuni dettagli sulla partecipazione italiana e sulle varie realtà che si sarebbero incontrate a Naoned.

Qui anticipiamo e diffondiamo alcune notizie importanti sui risultati dei lavori.

Partiamo riassumendo un concetto semplice e radicale espresso da una delle oratrici che più hanno entusiasmato l'assemblea EFA, Lydie Massard, attivista dell'Unione Democratica Bretone, già parlamentare europeo EFA: con vecchie e nuove forme di centralismo la Francia, gli altri stati, le stesse istituzioni europee stanno allontanando la democrazia dai territori e così la stanno uccidendo.

Per far vivere la democrazia la dobbiamo conservare e anzi sviluppare nelle comunità locali, laddove i governati possono davvero conoscere i governanti e quindi sceglierli; dove i governanti vivono insieme ai governati e ne condividono la vita quotidiana, quindi anche le conseguenze delle loro scelte. La metastasi legislativa, le imposizioni tecnocratiche, la rigidità e il conformismo delle burocrazie centrali e centraliste devono essere fermate, perché soffocano il lavoro degli agricoltori, degli artigiani, degli imprenditori; impediscono alle comunità di essere responsabili e creative nella cura dei servizi pubblici, dei beni comuni, del territorio; opprimono le autonomie personali, delle famiglie, delle formazioni sociali.

EFA ha rinnovato il Bureau, il proprio organo direttivo permanente, composto da 13 esponenti effettivi e da 13 supplenti, nel rispetto della parità di genere. Dare spazio alle donne, ai giovani, a rappresentanti del maggior numero possibile di territori, è un impegno costante nella lunga storia di EFA, dalla sua fondazione nel 1981.

Dai territori della Repubblica Italiana è stato rieletto il presidente di Autonomie e Ambiente, Roberto Visentin (Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia), come effettivo. Come supplente è stata eletta Silvia Lidia Fancello, rappresentante EFA-AeA in Sardigna e referente del Comitato Sardigna Pro S'Europa.

Presidente di EFA è stata confermata l'attivista e studiosa basca Lorena López de Lacalle (Eusko Alkartasuna). E' stato invece nominato un nuovo giovane segretario generale: Oriol Cases i Vilà (Esquerra Republicana de Catalunya).

I rappresentanti riuniti nell'assemblea di Nantes, pur proveniendo da territori diversi e da differenti retroterra politici e culturali, sono riusciti ad assumere all'unanimità diverse posizioni politiche. Fra le altre, ricordiamo il sostegno a tutte le autonomie d'Europa, con speciale menzione per la Bretagna e la Corsica, oltre che per l'indipendenza della Groenlandia; la ferma condanna della tragedia che ha portato all'espulsione e all'oppressione degli Armeni dell'Artsakh; la conferma della solidarietà delle autonomie europee verso tutti i popoli oppressi del mondo; la tutela delle lingue regionali e delle minoranze etno-linguistiche; la difesa del territorio dagli ecomostri; l'impegno contro l'inquinamento, specie quello dei cosiddetti "forever chemicals", come PFAS, e delle sostanze non biodegradibili, come le microplastiche; la contestazione del centralismo europeo, oltre a quello degli stati; la difesa del parlamentarismo, contro i "capi" che si dicono eletti dal popolo e che invece sono eletti dalla mediacrazia, come gli aspiranti "podestà" d'Italia e "napoleone" d'Europa; l'impegno per la democrazia, a tutti i livelli, dal più piccolo comune fino alle istituzioni europee, contro gli eccessi della polarizzazione, i populismi, gli estremismi. 

Non è la missione di EFA mettere d'accordo i territori d'Europa su tutto, ma anzi mantenere il pluralismo che essi rappresentano e contengono. Tuttavia, attraverso una più forte democrazia europea, una politica europea costruita ascoltando tutti i suoi territori, anche le questioni più complesse, come la politica estera e di sicurezza europea, possono essere affrontate in modo molto più coraggioso e innovativo, di quanto stiano facendo gli attuali vertici UE, della NATO e delle principali cancellerie. E' stato necessario sostenere l'Ucraina e la sua resistenza, cosa che è stata fatta dagli Europei, con grandi sacrifici (e controversie). Tuttavia, allargando lo sguardo, non è difficile da capire che le guerre non arrivano all'improvviso, come calamità naturali. I conflitti hanno origini risalenti e solo un impegno politico, economico, culturale, continuo e costante per la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato, la protezione di tutte le autonomie personali, sociali, territoriali, può prevenirli.

Ulteriori approfondimenti sui lavori di Nantes saranno presto disponibili sul sito europeo e sul sito di Autonomie e Ambiente.

EFA continua il suo cammino per farsi conoscere e riunire attivisti, amministratori, studiosi, da tutte le cento regioni d'Europa.

Nell'immagine la tradizionale foto di gruppo di tutti i partecipanti all'evento EFA.

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Nantes, 10-11 maggio 2025 - A cura della segreteria interterritoriale

 


 

 

 

 

Per la libertas europea

Il documento politico finale della III assemblea generale di Autonomie e Ambiente (Udine, 10 giugno 2023)

Un patto per le autonomie, l’ambiente, l’Europa, la pace, a 80 anni dalla Carta di Chivasso e a 75 anni dalla Costituzione

III Assemblea generale – Udine, sabato 10 giugno 2023

Documento politico finale

1 Verso le elezioni europee 2024

1.1 Noi siamo eredi di coloro che scrissero la Carta di Chivasso il 19 dicembre 1943 con Émile Chanoux; seguiamo le orme dei padri e delle madri costituenti, che furono anche persone amiche delle autonomie come, fra le altre, Giulio Bordon, Piero Calamandrei, Tristano Codignola, Maria De Unterrichter Jervolino, Andrea Finocchiaro Aprile, Emilio Lussu, Aldo Spallicci, Tiziano Tessitori; proseguiamo quella necessaria collaborazione politica fra territori che fu già perseguita da Bruno Salvadori e dalle liste “Federalismo”.

1.2 Senza rinunciare alle nostre diversità culturali e politiche, ci riuniamo in una forma inclusiva e innovativa, attorno ai valori della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali; dell’Europa dei popoli, dei territori, delle regioni; della solidarietà internazionale e della pace. Prendiamo le distanze da ogni nostalgia per le “nazioni” centraliste e autoritarie del secolo scorso.

1.3 Vogliamo esserci, alle prossime elezioni europee del 6-9 giugno 2024, non in solitudine ma insieme alle sempre più ampie reti civiche, ambientaliste, riformiste, territorialiste, che si stanno ribellando alle piramidi politiche dei partiti centralisti e autoritari.

1.4 In collaborazione con la nostra famiglia politica autonomista europea, ALE/EFA, ci impegneremo perché il nostro patto per le autonomie, l’ambiente, l’Europa, la pace, possa essere votato in tutte le circoscrizioni della Repubblica, un simbolo di speranza per l’autogoverno di tutti i territori.

1.5 Dopo anni in cui populismo, giustizialismo, ciarlatanismo, ci hanno costretti all’angolo, rialziamo la testa e ci andiamo a riprendere il posto che ci spetta.

1.6 Man mano che ci addentriamo nel XXI secolo molti amministratori locali e attivisti dei territori comprendono quanto saranno drammatici i cambiamenti che dovremo accettare se vogliamo lasciare un mondo abitabile ma anche una società libera alle generazioni future. Siamo chiamati a una scelta: o essere spettatori passivi, in attesa che qualcuno, dall’alto o da altrove, ci dica come dovranno cambiare i nostri consumi, i nostri redditi, i nostri stessi pensieri; oppure fare la differenza nel cambiamento, territorio per territorio.

1.7 Non ci rassegneremo alle leggi truffa, che impediscono agli elettori di scegliersi i propri leader locali, tra persone che siano espressione dei territori, delle nostre diversità e che parlino le nostre lingue madri.

1.8 Siamo l’unica parte politica cosciente del fatto che non esistono soluzioni semplicistiche, valide per affrontare tutte le diversità dei territori “italiani”, tanto meno di tutti quelli “europei”. Abbiamo la competenza e la determinazione necessarie per mettere al riparo i territori della comunità europea dal ritorno dell’eterno centralismo italiano, dal rischio del centralismo tecnocratico europeo, dalle distorsioni e dagli abusi delle grandi concentrazioni di potere della globalizzazione.

1.9 Stiamo facendo spazio a una nuova generazione di leader locali capaci, territorio per territorio, di individuare e percorrere la strada migliore per la loro comunità, per affrontare la transizione ecologica, fermare l’impoverimento, l’abbandono e lo spopolamento, promuovere le pari opportunità, autogestire localmente i servizi pubblici, salvaguardare tutti i beni comuni, mettere le persone al riparo dalla sorveglianza universale e dalla prepotenza digitale, ricostruire economie locali che restino aperte ma abbiano anche una misura di autosufficienza e, soprattutto, biodiversità e diversità alimentare, economica, tecnologica, finanziaria, sociale e culturale.

2 Promemoria programmatici

2.1 In attesa dei necessari approfondimenti programmatici su molti temi della prossima campagna elettorale europea, vogliamo lasciare qui solo alcuni promemoria su cui, valorizzando le nostre diversità, siamo stati uniti sin qui.

2.2 In materia di transizione ecologica pretendiamo pluralismo e neutralità tecnologica. Ciascuna comunità locale, nell’interesse delle generazioni future, si doterà di soluzioni locali innovative, per: porre fine al massiccio avvelenamento del pianeta con i nostri rifiuti non biodegrabili; ricostruire cicli di economia circolare locale; produrre energia rinnovabile, liberando i territori dalla schiavitù del fossile e del fissile.

2.3 Siamo schierati per la sanità pubblica, universale e gratuita, irrinunciabile e imprescindibile, rispettosa delle autonomie personali e professionali, unica capace di prevenzione, unica garanzia di fronte a crisi, pandemie ed emergenze. Ne vogliamo il controllo come comunità territoriali, per assicurarne la prossimità e la capillarità. In adesione a saldi principi di sussidiarietà, promuoviamo la pluralità dei centri pubblici di ricerca e la produzione pubblica e locale di farmaci e dispositivi sanitari.

2.4 In vista dei grandi cambiamenti che dovranno investire modalità, capacità e velocità dei trasporti, riteniamo prioritarie piccole opere di messa in sicurezza, ammodernamento, sviluppo, cura e manutenzione in tutti i territori, invece che sacrificare le risorse di intere generazioni su opere improbabili e sproporzionate come, per esempio, il ponte di Messina.

2.5 Il ritorno dell’austerità nell’Eurozona non ha giustificazione alcuna, ma è anzi un rischio mortale, purtroppo reso possibile da elite ignoranti e testarde, a cui si sono aggiunte di recente le giravolte dei sedicenti “sovranisti”.

2.6 Noi saremo sempre presenti e attivi sul fronte del sostegno politico europeo alla sperimentazione di monete locali, complementari, fiscali, con finalità di moltiplicatore degli scambi in solidarietà fra cittadini di territori circoscritti.

3 Il futuro della libertas europea

3.1 L’Europa ha la storia, le competenze, le risorse, per essere una perpetua et firma libertas, un esempio di parità di genere e di lotta contro ogni discriminazione, un faro di libertà, un rifugio per i perseguitati, un continente in cui non dovrebbero esistere prigionieri politici ed esiliati.

3.2 Crediamo in una comunità europea ispirata dal confederalismo e dai principi della sussidiarietà. Non abbiamo bisogno di essere acriticamente subalterni alle narrazioni imperiali, alle agende globali, a progetti di ingegneria sociale. Lasciarci andare, per debolezza spirituale e insipienza culturale, alle potenti tendenze globali all’omologazione culturale e politica, sarebbe per noi non solo inaccettabile, ma in ultima analisi anche autodistruttivo per le nostre stesse istituzioni.

3.3 In tempi di drammatica crisi, noi ci attacchiamo ai pilastri dell’Europa: dalla Convenzione europea sui diritti umani del 1950 allo spirito e alla lettera degli accordi di Helsinki del 1975. Chi cerca scorciatoie, chi ignora la storicità e la profondità delle inimicizie, chi rifiuta la tregua, mette in pericolo il pianeta. L’Europa deve tornare a rappresentare una speranza, anche di equilibrio fra gli opposti apparati militari-industriali del mondo.

3.4 Sappiamo che dovremo portare anche in sede europea la nostra resistenza contro il presidenzialismo e più in generale contro le elezioni mediatiche, gestite da poche concentrazioni di potere (sia il vecchio potere finanziario che il crescente potere digitale), visto che si aggirano per l’Europa personaggi che vorrebbero candidarsi presidenti dell’Europa (che temiamo la vorrebbero quindi come un superstato stile USA, Cina Popolare, o Federazione Russa).

3.5 Noi crediamo che a prevalere saranno i nostri ideali confederali e l’Europa del futuro sarà quella confederazione di “staterelli” (il cui numero preoccupava tanto Jean-Claude Juncker nel 2016-2017, ai tempi dei referendum per l’autogoverno della Scozia e della Catalogna). E’ nostra intima e lungimirante convenzione che l’autogoverno, nello spazio confederale, non riguardi infatti solo antiche nazioni e popoli ancora senza stato, ma tutti i territori d’Europa.

3.6 In caso si aprano processi di riforma del sistema elettorale europeo, lavoreremo per leggi elettorali proporzionali, senza soglie artificiali, con il territorio europeo diviso in circoscrizioni non più grandi delle regioni storiche, perché i territori (in particolare le nostre 21 regioni e province autonome) abbiano la certezza di eleggere almeno un proprio europarlamentare, oltre che garantire a ogni cittadino elettore che il suo voto sarà uguale a quello di ogni altro.

3.7 Essendo, per la nostra storia, ferocemente contrari alla pompa e alla concentrazione di potere, sceglieremmo Strasburgo come sede unica e definitiva dell’europarlamento e delle famiglie politiche europee.

* * *

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Perché trovarsi a Imola!

Salvatevi la data: 6-7 dicembre 2024.

Ci troviamo a IMOLA, una delle città romagnole più cariche di storie e significati per riflettere sull'Europa che vogliamo.

Celebriamo la IV Assemblea generale di Autonomie e Ambiente. L'evento è organizzato dalla forza sorella del territorio, Rumâgna Unida. Saranno con noi rappresentanti di EFA (European Free Alliance) e del suo ramo giovanile, EFAy.

Il tema guida dei lavori sarà il motto:

L'AUTONOMIA CURA

 

Chi siamo e cosa facciamo a Imola il 6 e il 7 dicembre 2024

Autonomie e Ambiente (AeA) è una sorellanza di forze territoriali; rappresenta in Italia la storica EFA, la famiglia politica europea dei territori in cerca di autogoverno. A Imola si tiene la IV Assemblea generale, con delegati dei territori, esperti, attivisti e dirigenti politici. Rivendicheremo per le persone, le formazioni sociali, i territori; un’autonomia che cura: le crisi, le guerre, il terrorismo in Europa e nel mondo; la povertà e le malattie; gli anziani e i bambini; l'emarginazione e l'oppressione dei diversamente abili e delle differenze; il degrado urbano e il consumo di suolo nelle città, l'abbandono e lo spopolamento delle aree interne; vecchie e nuove forme di inquinamento (comprese quelle invisibili); l’ambiente e il pianeta per le generazioni future; il conformismo dei media; l’erosione della democrazia; l’incompetenza e l’autoritarismo di vecchi e nuovi centralisti.

Organizzazione dei lavori

  • Venerdì 6 dicembre 2024 dalle 15 alle 19 circa: ascolto di alcuni ospiti politici e istituzionali, esperti e attivisti amici delle autonomie, rappresentanti di movimenti amici, alleati o in dialogo con AeA e con EFA
  • Sabato 7 dicembre 2024 dalle 9 alle 13 circa: gli interventi dei rappresentanti delle forze territoriali appartenenti o candidate ad AeA e a EFA, e dei rispettivi movimenti giovanili

Perché venire a Imola!

Dove domina il centralismo il declino è evidente in ogni campo: dalla sicurezza internazionale ai servizi pubblici del più piccolo dei nostri comuni. Dobbiamo reagire contro ogni inutile e pericolosa concentrazione di ricchezze e di potere. Sono invitati a parlarne insieme, in vista di ulteriori azioni comuni, coloro che sono amici delle autonomie e politicamente autonomi dal conformismo e dal bipolarismo coatto: attivisti, consiglieri eletti, parlamentari di gruppi politici e civici territoriali e locali.

Ulteriori informazioni

Per restare informati è necessario iscriversi alla newsletter di AeA: https://www.autonomieeambiente.eu

I lavori della IV Assemblea generale saranno pubblici e si svolgeranno in lingua italiana.

Sarà al più presto reso noto il luogo dei lavori (una sede dovrà si potrà anche prenotare la stanza per chi dovrà pernottare).

Per accreditarsi alla IV Assemblea è necessario scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 2024 12 06 07 IV AG perche venire a Imola biglietto